5
analizzato dal verismo e dai suoi principali esponenti Verga e Capuana, il primo con il
romanzo I Malavoglia2(1881) e il secondo con Il marchese di Roccaverdina3(1901). Questi
due autori sono acuti nell analisi delle motivazioni che spinsero all emigrazione, tra cui
l emergere di una dignit dell esistenza tale da re ndere chiara la necessit della partenza.
Per quanto riguarda l emigrazione Ł, peraltro, necessario aggiungere che essa pu essere
analizzata, raccontata e interpretata soltanto fin quando resti emigrazione; essa Ł, difatti, la
fase che va dall insorgere del conflitto fino al momento della partenza, e se si vuole indagare
questo fenomeno Ł necessario porre l attenzione soltanto su questa fase. Tutto ci che viene
dopo Ł immigrazione, Ł il travaglio che l immigrato vive nel suo quotidiano e questo
quotidiano deve, come sostiene Chiellino, essere raccontato con gli occhi e la struttura
linguistica del posto di arrivo, poichØ ci che segue alla partenza si svolge in spazi e tempi
definiti da diversit culturali non presenti nella lingua delle origini.4
Un altro aspetto importante da considerare Ł il fenomeno del ritorno dell emigrato; la
comunit di provenienza, e spesso di riflesso anche la letteratura, tendono a negargli ogni
conquista sociale e personale che egli abbia potuto ottenere in emigrazione e, come
suggerisce Pirandello in numerose sue novelle5, il ritorno Ł un vero errore mortale
soprattutto quando si Ł stati particolarmente fortunati in emigrazione. Torna, in questi casi,
allo scoperto il conflitto che Ł rimasto sospeso nel momento dell emigrazione e
l impossibilit di comunicare con coloro che, rimas ti in patria, hanno visto la partenza quasi
come un tradimento. Questo conflitto sar ancora ma ggiore nella seconda met del
novecento quando, anzichØ oltreoceano, l emigrazione era orientata perlopiø verso l Europa
centrale. Questo conflitto sociale, questa continua negazione dell identit e delle conquiste
ottenute all estero si accentua maggiormente quando Ł accompagnato dal fenomeno della
pendolarit dell emigrante, tipica caratterizzazion e dell emigrazione verso Germania
Federale, Belgio e Francia.
Per concludere Ł fondamentale sottolineare che la grande emigrazione a cavallo tra 800 e
900 (ma anche quelle successive del secondo dopoguerra) sono tuttora considerate, in Italia,
come un grande tabø collettivo6, sul quale poco si Ł scritto e poco si continua a scrivere. Le
recenti vicende dell istituzione di un ministero apposito per gli Italiani all estero (scomparso
2
Giovanni, Verga: I Malavoglia, in: Tutti i Romanzi a cura di Enrico Ghidetti, 3 Voll., volI I, Firenze 1983, p. 494
3
Luigi, Capuana: Il marchese di Roccaverdina, in: Aldo Borlenghi (a cura di), La letteratura italiana. Storia e testi.
Narratori dell ottocento e del primo novecento. Vol. 64, tomo II, Milano/Napoli 1962, p. 385
4
Carmine, Chiellino: Am Ufer der Fremde. Literatur und Arbeitsmigration 1870-1991, Stuttgart 1995, pp450-462
5
Luigi, Pirandello: Il vitalizio, Scialle nero, Il fumo, Filo d aria, Nell albergo Ł morto un tale, in: Giansiro Ferrata (a
cura di), Opere di Luigi Pirandello, Maschere Nude, Milano 1971, voll. 1-6
6
Carmine, Chiellino: I modelli letterari per raccontare la grande emigrazione (1861-1915), da
http://www.webgiornale.de , visitato il 5/9/2006
6
dopo una sola legislatura) e della conseguente istituzione di specifici distretti elettorali Ł,
sicuramente, simbolo della volont dello stato ital iano di recuperare, almeno in parte e -
forse solo per fini politici, questa ferita rimas ta finora aperta.
7
Capitolo Secondo
2.1 L accordo di emigrazione Italo Tedesco
L accordo italo-tedesco di Roma del 20/12/1955 7 per il reclutamento di manodopera
italiana destinata alla Repubblica Federale Tedesca ha un significato particolare per la
politica dei due paesi: da parte italiana esso assume la valenza di mezzo di alleggerimento
della pressione demografica, soprattutto per le aree svantaggiate del meridione italiano, ed Ł
anche una soluzione al problema della bilancia dei pagamenti secondo la gi sperimentata
tendenza uomini contro carbone 8; per quanto concerne, invece, la parte tedesca tale
accordo crea un canale preferenziale nel reperimento di manodopera non specializzata per
l industria e l agricoltura 9, anche in vista di una politica di riarmo, e rende possibile al
mercato del lavoro tedesco di essere celermente saturato in ogni momento di necessit ,
risultando quindi di vitale importanza per lo sviluppo del mercato stesso. Il patto di Roma
del 1955 d vita, pertanto, ad un complesso sistema di migrazione tra i due paesi con
caratteristiche nuove rispetto alle precedenti emigrazioni italiane oltre oceano, ed assumer
nel corso degli anni la valenza di un potente col lante tra i due paesi e tra le due culture.
L accordo italo tedesco non fu, d altra parte, un p unto d arrivo a cui si giunse con facilit e
rapidit . Prima della stipula, infatti, furono nece ssari numerosi incontri tra i rappresentanti
dei due paesi, atti a considerare a fondo il problema e i suoi possibili sviluppi successivi.
In Italia la maggiore opposizione al patto veniva dalla sinistra parlamentare ed era perlopiø
di motivazioni ideologiche; nella Repubblica Federale, al contrario, l opposizione maggiore
era di natura economica, e proveniva dai lavoratori autoctoni e dai sindacati: essi avevano il
timore che l arrivo di manodopera italiana non specializzata e a basso costo avrebbe ridotto
le loro possibilit di rivendicazione salariale tra mite il sindacato10 e avrebbe, quindi, creato
una concorrenza salariale con i nuovi arrivati ad inevitabile beneficio della manodopera
straniera. Il governo federale fu, pertanto, obbligato a privilegiare la manodopera tedesca e
prefer specificare nell accordo tale istanza: si sarebbe arrivati al reclutamento di
7
Johannes-Dieter, Steinert: L accordo di emigrazione italo tedesco e il reclutamento di manodopera italiana negli anni
cinquanta, in: Jens Petersen (a cura di), L emigrazione tra Italia e Germania, Manduria-Bari-Roma 1993, pp. 139-167
8
Enrico, Pugliese: L emigrazione italiana in Germania , in: Mariella Guidotti e Sonja Haug (a cura di), Emigrazione
Italiana in Germania, rivista trimestrale Centro Studi Emigrazione Roma, Anno XLII Giugno 2005 n. 158, pp. 385-
399.
9
Ibidem, p. 386
10
Ibidem, p. 389
8
manodopera italiana solo nell eventualit in cui il mercato del lavoro fosse stato saturo.11
Questo rende chiaro come l accordo fosse, perlomeno da parte tedesca, di natura
principalmente economica e temporanea ed evidenzia come, in Germania, i Gastarbeiter
(lavoratori ospiti) fossero considerati perlopiø lavoratori temporanei, poichØ si parlava non
di immigrazione , bens del soggiorno, temporaneo o prolungato, di lavoratori ospiti
destinati a un ritorno non molto lontano nel temp o nel proprio paese 12. Un altro punto su
cui entrambi i governi vollero trovare un accordo fu la modalit di reclutamento;
nell accordo fu, infatti, specificato che il reclutamento doveva necessariamente avvenire
entro canali istituzionali tramite la Bundesanstalt f r Arbeit (ufficio federale del lavoro)13,e
che doveva essere istituito, in Italia, un ufficio del lavoro tedesco14, che avrebbe dovuto
gestire la selezione dei lavoratori in collaborazione con lo Stato Italiano. Questa procedura
fu voluta per tenere sotto controllo il fenomeno migratorio e per garantire appieno la
selezione qualitativa e quantitativa del fenomeno15, ma anche, per i tedeschi, affinchØ si
evitasse la piena dipendenza del reclutamento dal lento e macchinoso sistema burocratico
italiano.
I L nder (stati) tedeschi maggiormente interessati dall immigrazione italiana furono quelli
sud-occidentali, il Baden-W rttemberg e il Bayern16 prima degli altri. D altro canto le aree
geografiche di provenienza dei lavoratori italiani erano principalmente le regioni
meridionali, che piø soffrivano della povert postb ellica e dell altissima pressione
demografica17; alla fine degli anni 60 del novecento la Sicilia contava 141.103 presenze, la
Puglia circa 82.000 e la Calabria circa 80.00018. Il meccanismo era quello dei pionieri: i
primi emigranti erano giovani uomini non sposati mentre, solo nella seconda fase, essi
vennero raggiunti da emigranti piø anziani e, solitamente, sposati; il movimento migratorio
era quasi completamente rotatorio, nel senso che i lavoratori si spostavano in Germania per
lavorare e vi rimanevano per periodi di lavoro di breve durata, perlopiø dai sei mesi ai due
anni, e tornavano quando la Repubblica Federale si trovava in recessione, come ad esempio
11
Ibidem, p. 388
12
Sonja, Haug/Frank, Heins: Italian Migrants in Germany; a statistical overview and a research bibliographical note,
in: (a cura di) Mariella Guidotti, Sonja Haug: Emigrazione Italiana in Germania, rivista trimestrale Centro Studi
Emigrazione Roma, Anno XLII Giugno 2005 n. 158, p..230
13
Gianni, D Amato: Die politisch-rechtlichen Bedingungen, in: (a cura di) Carmine, Chiellino: Interkulturelle Literatur,
Augsburg 2000, pp. 19-23
14
ibidem, p. 22
15
Ursula, Apitzsch: Dal lavoro ospite al lavoro autonomo; esperienze generazionali e differenze sociali nei lavoratori
migranti e nei loro figli, in: (a cura di) Mariella Guidotti, Sonja Haug op. cit., p. 350.
16
Sonja, Haug, Frank, Heins: op. cit., p. 228
17
Hisashi, Yano: Migrationsgeschichte, in: (a cura di) Carmine Chiellino: op. cit., pp. 1-5
18
Sonja, Haug, Frank, Heins: op. cit., p.223
9
nel biennio 1966-6719.Era, pertanto, il mercato tedesco il solo a determinare il flusso dei
migranti, e non come spesso si ritiene l alto l ivello di disoccupazione in Italia.20 Una
ulteriore terza fase fu caratterizzata da una decisa crescita della popolazione degli immigrati
e, infine, vi fu una quarta fase detta stage of maturity (livello di maturit ), nella quale la
popolazione di immigrati consisteva, sostanzialmente, di famiglie21.Questo sistema era
perfettamente funzionante giacchØ i nuovi migranti potevano beneficiare delle informazioni
e dell aiuto di coloro che li avevano preceduti e, nelle fasi successive al 1957, accadeva
spesso che i Gastarbeiter gi insediati facessero da tramite, in Italia, per il reclutamento di
nuova manodopera. Questa modalit di emigrazione po rt , in alcuni casi, al depauperamento
demografico di interi paesi e comunit 22, i quali perdevano la loro linfa vitale e il loro stesso
motivo di sopravvivenza.
La popolazione tedesca chiam i lavoratori stranier i Gastarbeiter23, (lavoratori ospiti); tale
denominazione non aveva, nella maggior parte dei casi, una connotazione negativa o di
disprezzo, ma era un chiaro simbolo dell atteggiamento tedesco nei confronti dei lavoratori
stranieri: essi erano considerati, e lo sarebbero stati a lungo, soltanto lavoratori e non nuovi
cittadini, con una vita stabile e un progetto di futuro in Germania. Questo perchØ la
Repubblica Federale Tedesca continuava a non ritenersi Einwanderungsland 24 (terra di
immigrazione), e persever a considerare il fenomeno migratorio so lo dal punto di vista di
Arbeitsmarkt25 (mercato del lavoro) negando perlomeno fino al 19 90 di essere una terra
di immigrazione; con l opinione pubblica e politica orientata in questo senso la RFT non si Ł
dotata, fino al 1990 e al 200026, di una legislazione efficace in materia di immigrazione,
continuando ad evitare e rimandare la soluzione del problema per decenni.
Da gennaio del 2000, infine, il Bundestag (Parlamento Federale) ha approvato la riforma del
Staatsangeh rigkeitsgesetz (legge sulla cittadinanza), risalente al 1913; in base alla nuova
legge i nati in Germania da genitori stranieri hanno automaticamente diritto alla cittadinanza
tedesca e possono mantenere il doppio passaporto fino al compimento del 23 anno, al
raggiungimento del quale devono obbligatoriamente scegliere una delle due nazionalit 27
19
Jens, Petersen: op. cit., p. 120.
20
Ibidem, pp. 120-121
21
Sonja, Haug, Frank, Heins: op. cit., p.232
22
Ibidem, pp. 232-233
23
Ibidem, pp. 236-237
24
G., D Amato: op. cit. pp. 20-22
25
Ibidem, p.22
26
Ibidem, p.23
27
Ibidem, p.33.