introduttivo del Capitolo 2. Vengono poi messe in luce alcune significative differenze
con il sistema linguistico italiano. L’ultima parte del Capitolo (paragrafo 2.5) è invece
dedicata alla illustrazione del metodo seguito per la raccolta dei dati e alla presentazione
degli apprendenti che si sono offerti di collaborare. Anticipiamo brevemente che si è
trattato di narrazioni in italiano L2 e in russo L1 di una storia illustrata, la nota Frog
Story di Mayer. Ci siamo inoltre serviti di narrazioni in italiano L1, al fine di ottenere
un confronto con la produzione di parlanti nativi. Cogliamo l’occasione per ringraziare
sia gli apprendenti russi, sia i parlanti nativi italiani per la loro disponibilità.
Nel corso del Capitolo 3 vengono presi in esame i dati raccolti da quattro diversi
punti di vista, approfonditi anche nel capitolo teorico di introduzione: l’analisi
quantitativa e qualitativa dei tipi lessicali riscontrati nelle registrazioni di nativi e
apprendenti (particolare attenzione è dedicata ai tre verbi maggiormente prodotti nelle
narrazioni); la distribuzione dei verbi di maniera e dei verbi di direzione, che, come
vedremo, mette in rilievo il problema di classificazione della lingua italiana; la presenza
e l’incisività dei Verbi Sintagmatici; i loci in cui viene lessicalizzato l’elemento
‘direzione’ di un evento di moto, seguendo il modello di Bernard Wälchli. L’ultimo
paragrafo (3.5), invece, è dedicato all’esame dei verbi di movimento utilizzati per la
narrazione di uno specifico evento fondamentale nella storia illustrata e raccontata dagli
apprendenti.
Nelle Conclusioni, infine, confluiscono i risultati delle diverse analisi e, con una
visione d’insieme che racchiude tutti gli argomenti toccati, cercheremo di trarne
conclusioni significative in merito agli obiettivi che ci siamo prefissati.
5
CAPITOLO 1: IL QUADRO TEORICO
Nel Primo Capitolo ci occuperemo di illustrare brevemente l’impianto teorico
entro il quale trova spazio il presente lavoro. In particolare, per prima cosa ci riferiremo
ai contributi di alcuni autori che si sono dedicati alla definizione e alla caratterizzazione
di un evento di moto; in secondo luogo, dopo aver in breve presentato il processo della
lessicalizzazione, vedremo come essa, in relazione agli eventi di moto, costituisca un
parametro valido per una classificazione tipologica delle lingue. Infine, discuteremo
della posizione particolare della lingua italiana all’interno del quadro teorico delineato.
1.1. EVENTI DI MOTO E LESSICALIZZAZIONE
L’ argomento di questo paragrafo è innanzitutto la caratterizzazione di un evento
di moto tipico, secondo i lavori di alcuni linguisti, quali Leonard Talmy, Cristoph
Schwarze, Angelika Becker e Mary Carroll. Vedremo quali sono le componenti
semantiche necessarie affinchØ si possa parlare di ‘evento di moto’.
Descriveremo brevemente il processo della lessicalizzazione, per arrivare poi ad
applicarlo, in una prospettiva tipologica, all’ambito degli eventi di moto appena
descritti: Leonard Talmy, Dan Slobin, Bernhard Wälchli e Raphael Berthele ci faranno
da guida con i risultati delle loro ricerche.
1.1.1. Definizione e descrizione di un evento di moto
La questione propedeutica di fronte alla quale ci troviamo all’inizio della nostra
ricerca consiste nel definire un evento di moto, per poi capire da quali elementi esso sia
composto.
6
1
Con Becker / Carroll (1997: 18-32), precisiamo innanzitutto che l’evento di moto
fa parte della categoria delle relazioni spaziali, comprendenti anche le relazioni stative.
Queste ultime definiscono lo spazio di un’entità (theme) localizzata in relazione a quello
di un’altra entità (relatum). In questo caso lo spazio del theme rimane invariato nell’arco
2
di tempo considerato:
(1) la tazza è sul tavolo
In (1) il theme è rappresentato dalla tazza, mentre il relatum dal tavolo. La loro
3
relazione spaziale è espressa dalla preposizione sul.
Contrariamente, una relazione spaziale di movimento implica due stati differenti:
il primo corrisponde allo spazio occupato dal theme nel momento iniziale (source),
mentre il secondo allo spazio occupato dal theme nel momento finale (goal). Il relatum
diventa quindi l’entità in relazione alla quale si definisce lo spostamento del theme nello
4
spazio e nel tempo:
(2) Giorgio ha messo la tazza sul tavolo
In (2) il theme è sempre rappresentato dall’entità ‘tazza’; il relatum, ossia il
tavolo, costituisce anche il punto d’arrivo del movimento, cioè il goal. Il punto iniziale
(source), invece, non è descritto nell’esempio visto e può essere interpretato come un
qualsiasi spazio che non sia la superficie superiore del tavolo. Un cambiamento di
prospettiva, però, permette di esplicitarlo:
(3) Giorgio ha preso la tazza dallo scaffale
1
Quest’opera presenta una buona analisi sull’acquisizione delle relazioni spaziali nelle lingue seconde,
con riferimento all’inglese, al francese e al tedesco. L’ampia prospettiva in cui si inserisce verrà qui presa
in considerazione, però, solo parzialmente.
2
Gli esempi (1) - (3) sono stati adattati da Becker / Carroll (1997: 30).
3
Le autrici suggeriscono una suddivisione dello spazio in piø sotto-spazi, per meglio definire le relazioni.
Nel nostro esempio, la relazione spaziale stativa interessa il sotto-spazio ‘superficie superiore’ del
relatum.
4
Lo spostamento nello spazio avviene secondo i tre assi coordinati: verticale (sopra-sotto), orizzontale
(destra-sinistra) e sagittale (fronte-retro). (Becker / Carroll 1997: 24-25)
7
In (3), al contrario, è il goal a non essere espresso, ed è quindi interpretabile come
un qualsiasi spazio che non sia lo scaffale.
Nei due esempi (2) e (3) la relazione spaziale tra theme e relatum è espressa dalle
preposizioni articolate sul e dallo, mentre si evince il movimento dal verbo utilizzato
(mettere e prendere).
Vediamo ora da quali elementi è composto un evento di moto. A questo proposito
ci riferiamo a Talmy (1985: 60-61), che nel suo contributo individua sei componenti
semantiche essenziali:
• Motion, il processo di spostamento (Moto);
• Figure, la Figura;
• Ground, lo Sfondo;
• Path, il Percorso;
• Manner, la Maniera;
• Cause, la Causa.
In particolare le prime quattro componenti (Moto, Figura, Sfondo e Percorso)
costituiscono l’evento di moto basico: il Moto (che si riferisce alla presenza di per sØ di
uno spostamento) è costituito da un oggetto (la Figura) che si muove rispetto ad un altro
oggetto (lo Sfondo), seguendo un Percorso in relazione ad esso. Maniera e Causa, se
presenti, costituiscono invece un evento esterno al moto che lo rendono complesso
(Talmy 1991). Nel dettaglio, la Maniera indica il tipo di movimento effettuato dalla
Figura: ad esempio, il verbo camminare individua un movimento effettuato per mezzo
degli arti inferiori; o ancora, il verbo correre indica lo stesso tipo di movimento,
caratterizzato però dalla velocità. La Causa, invece, identifica la situazione che ha dato
origine allo spostamento; la si può osservare, ad esempio, nel verbo della frase the
pencil blew off the table (Talmy 1985: 61).
Non tutte le componenti devono necessariamente essere espresse in un evento di
moto, così come alcune possono confluire insieme in un unico elemento grammaticale
di superficie, come vedremo meglio nel paragrafo 1.1.2. Segue un esempio in italiano
adattato da Bernini / Spreafico / Valentini (2005: 1-2):
8
(4) Il ragazzo | scendeva | nel giardino
FIGURA | PERCORSO | SFONDO
| MOTO
Schwarze (1985: 355-356) individua, invece, sei componenti semantiche di un
evento di moto, che in parte seguono il modello di Talmy. Ne riportiamo l’elenco, con
alcuni esempi dell’autore.
• L’oggetto localizzato, che subisce lo spostamento:
(5) arriva il postino
• L’oggetto localizzante, tramite il quale viene definito lo spazio di
localizzazione:
(6) il postino arriva vicino alla porta
In questo esempio la porta è l’oggetto localizzante, mentre lo spazio vicino
alla porta è lo spazio di localizzazione.
• Il moto, ossia il fatto stesso che l’oggetto localizzato cambia la relazione
spaziale con l’oggetto localizzante;
• La prospettiva, cioè il fatto che gli spostamenti possono anche essere
definiti tramite il punto di vista di un osservatore; è il caso del
5
comportamento deittico dei verbi andare e venire;
• La localizzazione, costituita dalle relazioni locali che definiscono la strada
percorsa dall’oggetto localizzato; le costituenti della strada sono l’origine,
l’arrivo e il luogo di passaggio.
5
La deissi di questi due verbi sarà oggetto del paragrafo 2.3.1.
9
• La maniera, ossia il modo in cui si effettua lo spostamento.
(7) il postino arriva di corsa
Successivamente, Leonard Talmy (2000) rivede e semplifica la propria
6
classificazione delle componenti semantiche di un evento di moto, individuando:
• la Figure, l’oggetto che viene localizzato nello spazio;
• l’ Activating process, generalmente codificato nel verbo. Esso può avere
due distinti parametri: fixity oppure transition, a seconda che sia
rispettivamente un processo di stato o di moto.
• l’Association function, che pone in relazione la Figure con il proprio
ambiente;
• il Ground, la parte dell’ambiente in relazione alla quale la Figure si trova
o si muove.
L’esempio in (4), secondo questo nuovo modello, risulterebbe così interpretato
(Bernini / Spreafico / Valentini 2005: 1-2):
il ragazzo scendeva nel giardino
(8)
FIGURE ASSOCIATION FUNCTION GROUND
ACTIVATING PROCESS
Come anche in Talmy (1985), Maniera e Causa costituiscono eventi esterni
(chiamati co-events) che rendono il moto complesso.
6
Come ben sottolineato da Berthele (2004: 95), qui Talmy utilizza il termine motion event per designare
sia il caso di moto, sia il caso di una localizzazione stativa. Berthele propone il piø generico e meno
‘dinamico’ spatial localization event.
10
1.1.2. La lessicalizzazione
Vediamo ora cosa si intende con il termine lessicalizzazione, riferendoci in
particolare al lavoro di Ježek (2005).
Innanzitutto è necessario cominciare dal concetto di lessico, che generalmente
viene inteso come l’insieme delle parole di una lingua. Da qui, poi, trae origine lo studio
delle singole parole: ad un’attenta analisi esse si presentano come “contenitori di
informazioni di vario tipo e appare chiaro che il loro significato ha mille sfaccettature,
che si evidenziano anche nel modo in cui possono essere utilizzate dal punto di vista
sintattico.” (Ježek 2005: 9)
Separando il piano della forma da quello del contenuto, e definendo con
quest’ultimo termine ciò che comunemente viene chiamato ‘significato’, il processo
attraverso il quale un contenuto viene associato ad una parola si chiama ‘codifica
lessicale’, o ‘lessicalizzazione’. Infatti la lessicalizzazione “può essere descritta come la
diretta associazione di un concetto con una forma lessicale, che ha quale risultato
l’esistenza di una parola.” (Ježek 2005: 17)
Alla luce di questa definizione è possibile avere tre interpretazioni del concetto di
7
lessicalizzazione: innanzitutto, in senso ampio, la codifica lessicale è un qualsiasi
procedimento di associazione di un concetto a una parola che prima non esisteva nella
lingua in questione. In questo senso, ad esempio, la parola cognata codifica il concetto
di ‘sorella del marito’, ed è quindi frutto della lessicalizzazione di questo concetto.
In un senso piø ristretto, la codifica lessicale può indicare il procedimento per cui
una sequenza di elementi lessicali, oppure una forma della flessione nominale o verbale
di un elemento lessicale, acquisisce per gradi il valore di unità lessicale con significato
indipendente. Ad esempio, il participio presente del verbo cantare si è lessicalizzato e
ha dato vita ad un nuovo elemento lessicale, cioè il sostantivo cantante.
Un’interpretazione piø statica del concetto di lessicalizzazione prevede l’analisi
non piø dal punto di vista del processo di codifica, ma del risultato del processo stesso:
ogni parola, in questo senso, rappresenta una lessicalizzazione. Così, ad esempio,
l’inglese possiede due lessicalizzazioni per il concetto di ‘libertà’, ossia liberty e
freedom.
7
Gli esempi sono sempre tratti da Ježek (2005: 18-19).
11
L’associazione tra concetti e parole è molto complessa e influisce
profondamente sulla struttura del lessico di una lingua e sulle differenze che ci sono tra
le strutture di piø lessici di lingue diverse. Questa complessità è dovuta principalmente
al fatto che il rapporto tra i concetti e le parole che li veicolano non è quasi mai
biunivoco. In altre parole, ad un contenuto non corrisponde quasi mai una singola
forma, e viceversa.
Ad ogni modo, esistono due possibilità diverse di lessicalizzazione:
• lessicalizzazioni sintetiche: una combinazione di concetti è espressa
tramite una singola parola. Per esempio, la parola camminare esprime i
due concetti di ‘moto’ e di ‘strumento’ (a piedi);
• lessicalizzazioni analitiche: un concetto globalmente unitario è espresso da
8
piø parole. Così, ad esempio, abbiamo espressioni come fare un gol (ma
non *gollare), dare un pugno (ma non *pugnare).
La distinzione appena vista è molto importante per la nostra ricerca, in quanto il
confronto interlinguistico in termini tipologici si baserà soprattutto sul modo in cui
italiano e russo lessicalizzano le componenti semantiche di un evento di moto. E’
necessario quindi fare alcune considerazioni preliminari e generali sulle diverse
caratteristiche di una lingua, che possono emergere in uno studio sul lessico.
Innanzitutto lessicalizzazione sintetica e analitica possono convivere nello stesso
sistema linguistico. In alcuni casi sono utilizzate per lo stesso concetto, come accade
nell’italiano saltare / fare un salto oppure tardare / fare tardi. Altre volte, invece, solo
un tipo di lessicalizzazione trova spazio per l’espressione di determinati concetti. In
italiano, ad esempio, abbiamo solo la codifica analitica per portare giø o portare su.
Per di piø, alcune lingue non lessicalizzano determinati concetti, ossia non
possiedono una parola isolata per esprimerli. Ciò accade sostanzialmente per due
motivi: primo, i concetti costituiscono un elemento esterno al linguaggio. Il concetto di
‘gioia’, ad esempio, può essere presente nella rappresentazione mentale di un individuo
8
Per convenzione, l’asterisco indica che le espressioni che lo seguono non sono grammaticalmente
corrette.
12
senza che la sua lingua lo lessicalizzi. Secondo, il lessico di una lingua è spesso legato
ad elementi culturali del popolo che parla quella lingua. Abbiamo così il neerlandese
kaasschaaf, ‘utensile per afferrare il formaggio’, oppure il frisone klunen, ‘camminare
con i pattini evitando i punti del percorso in cui il ghiaccio è pericoloso’.
Inoltre, il significato di una parola in una lingua può coprire il significato di piø
parole in un’altra lingua: il concetto contenuto in un elemento lessicale di una lingua
può coprire il segmento concettuale espresso in un’altra lingua da piø elementi lessicali
distinti. Ad esempio, la parola italiana tempo copre i significati espressi in inglese dalle
parole time (tempo cronologico), tense (tempo verbale) e weather (tempo
meteorologico).
1.1.3. Lessicalizzazione di eventi di moto e classificazione tipologica
La lessicalizzazione degli eventi di moto costituisce un ambito d’indagine
importante nel campo della tipologia linguistica. Seguendo il contributo di Talmy
(1985), infatti, in base alle strategie adottate da ogni lingua per la codificazione
linguistica dell’evento di moto, e in particolare della componente Percorso, è possibile
operare una distinzione in due macro-tipi linguistici: in un primo tipo, detto ‘Verb-
framed’, il percorso dell’evento di moto descritto è lessicalizzato direttamente nella
radice verbale. In questo gruppo troviamo, fra le altre, le lingue romanze con i verbi
sortir del francese o uscire dell’italiano, ad esempio. Questi verbi contengono nella
radice il significato di ‘moto dall’interno verso l’esterno’. Nel secondo tipo individuato
dall’autore e detto ‘Satellite-framed’, il percorso viene invece lessicalizzato nella
categoria dei satelliti. Essi sono costituenti della radice verbale tanto quanto la flessione
o gli ausiliari, ma spesso appartengono a categorie grammaticali ben definite e
riconosciute, quali prefissi o preposizioni. Satellite indica dunque un ruolo affidato ad
elementi grammaticali già esistenti, cioè quello di essere associato al verbo e di entrare
a far parte del suo valore semantico (Talmy 1985: 102). Di questo secondo tipo fanno
parte, fra le altre, le lingue germaniche: il tedesco ausgehen o l’inglese to go out sono
13
validi esempi di percorso del moto lessicalizzato nel satellite, rappresentato qui dal
9
prefisso separabile aus- o dall’avverbio out.
Vengono così a crearsi due categorie di verbi: i ‘verbi di direzione’ (path verbs)
10
che esprimono la componente Percorso, e i ‘verbi di maniera’ (manner verbs) che
invece esprimono il modo in cui avviene un movimento, lasciando la direzione ad
elementi secondari quali i satelliti.
Nello schema elaborato da Talmy (2000), per cui si rimanda al paragrafo 1.1.1, le
diverse conflazioni di maniera e direzione all’interno della radice verbale si traducono
in un accorpamento dell’Activating process e dell’Association function nella radice
verbale nel caso dei verbi di direzione, come mostra questo esempio tratto da Berthele
(2004):
(9) the linguist | is entering | the library
FIGURE | ACTIVATING PROCESS + | GROUND
| ASSOCIATION FUNCTION
Ad ogni modo, a seguito di ulteriori ricerche e verifiche empiriche, una
bipartizione tipologica sul fronte della lessicalizzazione della componente Percorso ha
mostrato alcuni punti deboli: due sole categorie non sembrano piø sufficienti per una
classificazione tipologica completa e rispondente la realtà linguistica. Slobin (2004) nel
suo importante contributo propone una terza categoria tipologica chiamata
‘Equipollently-framed languages’, alla quale appartengono le lingue in cui il percorso e
la maniera sono espressi in forme lessicali equivalenti; in altre parole, nessuno dei due
elementi appare come principale nella codificazione dell’evento di moto. Un esempio
(Slobin 2004: 247) è la lingua Jaminjung dell’Australia: per esprimere un qualsiasi
evento di moto viene utilizzato uno dei cinque verbi disponibili esprimenti una funzione
deittica o aspettuale, a cui poi vengono aggiunti elementi simili a satelliti che esprimono
allo stesso modo il percorso insieme alla maniera.
9
Oltre a Moto + Direzione e a Moto + Maniera, Talmy (1985:72-76) indica un terzo tipo di conflazione,
poco diffuso e per questo qui non trattato, ossia Moto + Figura. Una lingua per cui questo modello è
caratteristico è l’Atsugewi, parlato nella California del Nord, in cui, ad esempio, nella radice verbale -lup-
viene lessicalizzata la relazione spaziale (stativa o di movimento) di un ‘piccolo oggetto sferico’, come un
chicco di grandine.
10
In quest’ottica i termini percorso e direzione sono qui considerati sinonimi.
14
Inoltre, considerando il Percorso elemento obbligatorio di un evento di moto, e
dunque sempre presente, Slobin sposta l’attenzione sulla Maniera e tratta del grado con
cui è naturale per una lingua aggiungere informazioni di maniera alle espressioni di
movimento. Propone quindi la divisione delle lingue su un continuum con ai due
estremi quelle che lessicalizzano prevalentemente la maniera (le S-languages,
ovviamente) e quelle per cui la maniera resta subordinata alla direzione (V-languages).
Una divisione di questo tipo risulta meno discreta e piø lineare, crea continuità tra gli
estremi del continuum e permette alle diverse lingue di potersi inserire nel punto piø
adeguato su di esso; inoltre Slobin osserva che una lingua può muoversi nel tempo
(2004: 251) e cita come esempio proprio l’italiano: le lingue romanze, abbiamo già
detto, sono classificate generalmente come V-languages, e di conseguenza possiedono e
utilizzano meno verbi di maniera rispetto alle S-languages. Questo perchØ, secondo gli
studi di Slobin (2004: 225-227) le V-languages preferirebbero servirsi dei verbi per
codificare il cambiamento di uno stato, da dentro a fuori, o da invisibile a visibile, per
esempio. Tale cambiamento comprende anche l’ipotesi di ‘boundary-crossing’, cioè del
superamento del limite, tipicamente espresso dalla direzione negli eventi di moto. Un
parlante di una lingua Verb-framed preferirà dunque esprimere nel verbo principale la
direzione (“il gufo uscì dall’albero”), mentre l’espressione di maniera sarà prodotta piø
facilmente da un parlante di una lingua Satellite-framed (“the owl flew out of the hole”).
Tornando all’italiano, esso farebbe, rispetto alle altre lingue romanze, un piø
ampio uso dei verbi di maniera, ma anche di verbi che permettono di combinare
maniera e direzione insieme, permettendo combinazioni come correre via, che appunto
esprimono sia la maniera (correre) sia la direzione (via). Proprio per questi motivi è
citato come esempio di una lingua che si muove sul continuum riguardante
l’accessibilità delle espressioni di maniera. Il caso dell’italiano sarà trattato comunque
in modo piø esaustivo nel paragrafo successivo.
Wälchli (2001) propone, invece, una tipologia piø particolareggiata dei verbi di
moto, chiamata ‘typology of displacement’. L’autore individua sei diversi tipi di
movimento, che considera centrali in un evento di moto base intransitivo (dove per base
si intende un movimento di un referente umano - human - senza particolare fretta e
senza l’ausilio di alcun veicolo). I tipi sono descritti tramite le preposizioni latine
corrispondenti (nella tabella seguente, F sta per Figure e G sta per Ground):
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AD F go to G
IN F enter/go into G
SUPER F go onto G
AB F come from G
EX F come out of G
DE F come down from G
Tabella 1: I diversi tipi della direzione secondo Wälchli
Vengono inoltre individuati tre distinti loci in cui è possibile che venga codificata
la direzione:
1. V = codificazione verbale (cioè nella radice del verbo);
2. ADN = codificazione nominale (cioè nelle preposizioni, posposizioni o
marche di caso);
3. ADV = codificazione adverbale (cioè in affissi o particelle verbali).
Appare chiaro come la codificazione nel locus V sia una peculiarità delle Verb-
framed languages, mentre ADN e ADV siano i loci di lessicalizzazione della direzione
preferiti dalle S-framed languages.
Una simile tipologia è sicuramente piø dettagliata e ci permette di disegnare un
quadro piø preciso dei loci di lessicalizzazione della direzione. Inoltre la ricerca di
Wälchli ha permesso di arrivare ad alcune implicazioni (o forse sarebbe meglio dire
tendenze) tra il tipo linguistico di una lingua all’interno della typology of displacement
ed alcuni comportamenti del sistema linguistico in questione, come ad esempio il fatto
che la presenza di verbi come partire e arrivare sono correlati con lingue di tipo V; o
ancora, le lingue di tipo V hanno una forte tendenza ad avere nella frase piø di uno
spazio disponibile per il verbo, mentre le lingue di tipo ADN e ADV tendono alla ‘verb
solitarization’.
Il contributo di Berthele (2004), in una prospettiva variazionista, appare
importante per mettere in luce alcune imprecisioni nella teoria di Wälchli. In particolare,
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nella tipologia vista nella Tabella 1, viene fatto uso del sistema deittico, come
testimonia l’uso dei verbi to come e to go: vi è quindi una distinzione tra source e goal
(si veda il paragrafo 1.1.1). Berthele propone l’abbandono di questo sistema a favore di
una descrizione piø neutra possibile, che non dipenda da un particolare punto di vista
nella narrazione. Seguendo le modifiche di Berthele, la tabella precedente risulta così
modificata (Berthele 2004: 100):
Wälchli Berthele
AD F go to G F dispiace to G
IN F enter/go into G F displace into G
SUPER F go onto G F displace up
F come from G F displace away from G
AB
EX F come out of G F displace out of G
DE F come down from G F displace down
Tabella 2: I diversi tipi della direzione secondo Berthele
La tipologia linguistica appena discussa, relativa alla lessicalizzazione degli eventi
di moto, costituisce lo sfondo sul quale muoviamo i nostri passi in questa ricerca. Un
aspetto però deve essere precisato e approfondito: la situazione dell’italiano. Come già
accennato piø sopra (cfr. Slobin 2004), l’italiano presenta alcune caratteristiche
particolari che rendono difficile una sua precisa collocazione nella tradizionale
bipartizione tipologica V-languages / S-languages.
1.2. IL CASO DELL’ITALIANO: I VERBI SINTAGMATICI
Già Schwarze (1985: 361-365) focalizza l’attenzione sulla peculiarità tipologica
dell’italiano, affermando che esso “non è un tipo puro”. Inoltre, confrontandolo con il
francese, anch’esso lingua romanza, giunge ad affermare:
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