condividiamo e scambiamo (video, musica, ecc.); il problema che si è
venuto quindi a creare riguarda l‟organizzazione di questa nuova
conoscenza, e la capacità di accesso degli umani a questo vasto
orizzonte di informazioni.
In questo momento possiamo essere certi che migliaia di persone
stanno consultando documenti over internet dalle proprie case, dagli
Internet Point e dagli uffici, migliaia di utenti umani in grado di
decifrare la struttura ed il contenuto della rete e di utilizzarla in modo
funzionale. La singolarità della situazione sta nel fatto che il contenuto
di Internet è in maggior parte incomprensibile per le macchine, dato
che è stato concepito e prodotto in un‟ottica unicamente umana.
Al fine cambiare la situazione e dare la possibilità alle macchine di
comprendere ed interpretare contenuti “umani”, è nato il concetto di
“Semantic Web”, ovvero “Web Semantico”.
Nell‟idea del Web Semantico si annovera il progetto di una nuova
struttura delle informazioni, nuovi modelli per la rappresentazione
della conoscenza, i quali dovranno essere in grado di essere consultabili
dagli umani e in buona parte anche dalle macchine, poiché avranno –
nel futuro prossimo – il compito di interpretare le nostre ricerche ed
effettuarle al nostro posto in un modo decisamente più performante del
nostro, dato che dispongono di una quantità di dati superiore alla nostra
cultura individuale ed una potenza di calcolo superiore al più geniale
dei nostri esemplari.
L‟organizzazione maggiore che si occupa della progettazione, dello
sviluppo e della promozione degli standard web semantici è il W3C
(World Wide Web Consortium). Dal 1994 il W3C ha pubblicato più di
novanta documenti, simili a definizioni di standard, chiamati “W3C
Reccomendations”, che non sono altro che specifiche e guide
all‟interno delle quali muoversi per creare il mondo del Web 3.0.
La realtà del “Web Semantico” non è così distante da noi,
attualmente; numerose tecnologie e altrettanto numerosi standard sono
già stati inventati: parliamo degli URI Uniform Resource Identifiers per
identificare documenti univoci all‟interno della rete; parliamo dell‟RDF
Resource Description Framework, in qualche modo analogo al concetto
degli URI e l‟OWL Web Ontology Language, per codificare la
conoscenza in un‟ontologia derivata da modello standard, interpretabile
dalle macchine. L‟obiettivo consiste nel trasferire tutte le risorse
sintattiche della rete in un‟altra rete di stampo semantico.
Semantic Journalism
Come molti altri professionisti, ma forse un po‟ sopra rispetto alla
media, i giornalisti e più in generale i professionisti della
comunicazione, utilizzano internet per i social network, per la ricerca di
informazioni, per comunicare con colleghi e non, per statistiche e
ricerca e per la stesura dei contenuti.
La trasformazione del Web 2.0 nel Web 3.0, nel Web Semantico,
coinvolge quindi più o meno direttamente anche il mondo
dell‟informazione, tanto che, in alcuni ambienti, si parla del prossimo
semantic journalism.
La storia insegna: nessuna delle evoluzioni del web, dalla sua nascita
sino ad oggi, non ha influenzato pesantemente la vita del giornalismo,
sia on-line che offline: ricerca di contenuti, interpretazione di testi,
organizzazione di concetti, automazione della ricerca, sono alla base
del Web 3.0 e, in qualche modo, strettamente correlati con la diffusione
delle notizie, con i criteri di notiziabilità, con la credibilità della notizia.
I giornalisti e gli editori hanno l‟obbligo, dunque, di prepararsi alle
eventualità del Web, in modo tale da non farsi cogliere alla sprovvista
dalla tecnologia e mantenere – al passo con i tempi – gli impegni di
corretta e completa informazione alla quale si è votati.
I - INTERNET: STORIA DI UNA RETE
“Il Web è più un'innovazione sociale che
un'innovazione tecnica. L'ho progettato perché avesse
una ricaduta sociale, perché aiutasse le persone a
collaborare, e non come un giocattolo tecnologico. Il
fine ultimo del Web è migliorare la nostra esistenza
reticolare nel mondo. Di solito noi ci agglutiniamo in
famiglie, associazioni e aziende. Ci fidiamo a
distanza e sospettiamo appena voltato l'angolo.”
Tim Berners-Lee
1.1 Una panoramica della rete Internet
La prodigiosa espansione della rete telematica ruota intorno alla
rivoluzione digitale, sia nei suoi aspetti tecnologici che in quelli sociali
e culturali. La rete di cui stiamo parlando ovviamente si chiama
“Internet”. Possiamo in effetti affermare che il vero simbolo dell'era
digitale, ovvero di quel complesso processo di sviluppo tecnologico in
cui siamo tutt'ora immersi, è Internet.
Definire Internet non è facile in quanto è un fenomeno che possiede
aspetti importanti e caratteristici in molti contesti: dal tecnologico al
sociologico, dal culturale all'economico presenta delle sfaccettature che
ne compongono l'identità.
Tuttavia, dovendo scegliere un primo metodo di approccio,
possiamo interpretare la sua importanza come fenomeno sociale e
culturale in relazione alle tecnologie su cui esso si basa: «[..] dal punto
di vista tecnico, dunque, possiamo dire che Internet è una rete di reti
telematiche (una inter-rete, in inglese internet), che collega in tutto il
mondo migliaia di reti, basate su tecnologie e infrastrutture diverse,
grazie ad un insieme di protocolli comune denominato TCP/IP
(Trasmission Control Protocol/Internet Protocol).»1. Prendendo spunto
dalla stessa rete possiamo affermare che «It (internet) is a "network of
networks" that consists of millions of private and public, academic,
business, and government networks of local to global scope that are
linked by copper wires, fiber-optic cables, wireless connections, and
other technologies.»2. Traduciamo nel seguente modo: «Internet è una
“rete di reti” composta da milioni di reti private e pubbliche,
accademiche e lavorative, e reti governative che abbracciano realtà
1
F. Ciotti e G. Roncaglia, Il mondo digitale, introduzione ai nuovi media, Gius.
Laterza & Figli, Roma, 2000, pp. 127-128
2
AA. VV., Wikipedia, http://en.wikipedia.org, 08/2008
locali e globali, connesse tramite cavi, fibre ottiche, connessioni senza
filo e altre tecnologie.»
Per spiegare facilmente il concetto di “rete di reti”, possiamo
utilizzare una similitudine con un'infrastruttura ferroviaria: ciascuna
sottorete che fa parte di Internet è assimilabile ad una rete ferroviaria
nazionale, e Internet stessa può essere assimilata al sistema ferroviario
mondiale. Affinché i treni possano passare da una rete nazionale ad
un'altra, è necessario che esse condividano le norme di costruzione di
binari (ad esempio lo scartamento, cioè la distanza tra i binari), che gli
enti ferroviari si accordino sugli orari in cui far passare i treni, e cosi
via: servono delle norme comuni, dei protocolli.
Proseguendo l'analisi ancora dal punto di vista tecnico, Internet è
caratteristica anche per il sistema “distribuito” con il quale si estende
sul territorio, una molteplicità di intrecci che definisce un insieme vasto
di percorsi funzionanti che portano i messaggi da un punto A ad un
qualsiasi punto B. Come una stazione ferroviaria è collegata a più
stazioni, ogni host di Internet è connesso con una moltitudine di host
(ma non con tutti). In questo modo, indipendentemente dal carico delle
linee, dalle eventuali interruzioni ed imprevisti, un sistema
programmato adeguatamente sarebbe comunque in grado di garantire
una continuità di scambio di informazioni, più o meno veloce.
Su Internet la densità di traffico è cosi elevata e comune che gli
intasamenti di una linea e la conseguente scelta di un'alternativa per
portare l'informazione a destinazione sono estremamente frequenti. Al
fine di rendere possibile l'instradamento dei pacchetti di informazioni,
viene utilizzato uno schema di indirizzamento: ogni computer è dotato
di un IP, di un indirizzo unico costituito da quattro numeri in sequenza
che vanno da 0 a 255, separati da un punto, ad esempio “192.168.0.1”.
Paragonando questo sistema al comune sistema postale, possiamo
immaginare come gli uffici postali di tutto il mondo, passando di
ufficio in ufficio – avvicinandosi sempre più alla destinazione – in base
alla competenza territoriale. «Anche su internet esistono degli host
particolari, detti router, che fanno le veci degli uffici postali, e si
preoccupano di smistare i messaggi da un computer all'altro leggendo
l'indirizzo di ciascun messaggio.»3
I messaggi su Internet non vengono spediti “interamente”; bensì
vengono divisi in pacchetti, spediti autonomamente sulla rete. I
pacchetti sono segnati con un numero d'ordine che li identifica, per poi
essere ricomposti dall'host di destinazione. La regolamentazione della
divisione dei pacchetti e dell'invio è ad opera di un protocollo che è alla
base di Internet: il TCP/IP.
3
Ciotti F. e Roncaglia G., Il mondo digitale, introduzione ai nuovi media, Gius.
Laterza & Figli, Roma, 2000, pp. 127-128
1.2 Cenni storici sul World Wide Web
Fin dai primi giorni di progettazione, l‟obiettivo della rete Internet
consisteva nello sviluppo di una piattaforma utilizzabile con interfacce
umane, in grado di creare interazione e scambio di informazioni tra i
singoli utenti. Dai primi giorni di progettazione ad oggi è passato molto
tempo, e gli sviluppi attuali del WWW mostrano come, ad un certo
punto dell‟evoluzione, la rete abbia acquisito una sorta di indipendenza,
di vita propria, intraprendendo una strada di sviluppo che trascende gli
schemi prefissi a tavolino e che non dipende da un unico potere,
economico o sociale che sia.
Il primo checkpoint fu raggiunto nel momento in cui Internet
vantava una diffusione pressappoco globale, connettendo gli utenti con
mezzi funzionali ed efficaci come il protocollo di trasferimento file
(FTP, File Transfer Protocol), la posta elettronica (E-mail), ed infine,
la connessione interattiva e remota ad un server (TELNET). L‟elemento
innovativo reale che fa la differenza tra la precedente connessione
telefonica, è la collaborazione, lo scambio libero di informazioni
digitali. Un altro elemento di nuova introduzione è la comunicazione
asincrona delle informazioni: diversamente dalla comunicazione
telefonica, lo scambio di messaggi non è limitato alla compresenza
spaziale e temporale. La limitazione caratterizzante del primo
checkpoint riguardava la difficoltà di accesso: l‟utente doveva avere
una buona conoscenza della rete ed essere informato circa i punti di
accesso ed i server attivi ed utili, e non erano certo informazioni di
facile reperibilità.
I primi passi che furono mossi nella direzione di una maggior facilità
di condivisione di informazioni, alleggerendo l‟onere di know-how
dell‟utente, furono i Public Anonymous FTP Servers, dei server gratuiti
ad accesso pubblico con lo funzione di repository per informazioni
digitali varie ed eventuali (programmi, dati, documenti, ecc).
Il secondo checkpoint fu raggiunto nel decennio compreso tra gli
anni ‟80 e ‟90, quando alcune ricerche parallele portarono a risultati
interessanti: il bisogno di fornire all‟utenza un‟interfaccia user-friendly,
in grado di facilitare l‟accesso alle informazioni, rese possibile lo
sviluppo del primo net browser, chiamato “Gopher”. Gopher fu il
primo programma che permise agli utenti di navigare e ricercare
informazioni in modo strutturato, allontanandosi dalle complicazioni
tecniche e presentandosi come uno strumento per il pubblico, anche
non esperto. Tale browser fu introdotto nel 1991 nell‟Università del
Minnesota, per questioni di ricerca in un server adibito alla gestione
delle rubriche telefoniche.
L‟intuizione rivoluzionaria porta la firma di Tim Berners-Lee, che
pensò di unire il concetto di “Web” al concetto di “Browser”,
concependo il “Web Browser”. L‟idea consisteva nel creare una piccola
applicazione, chiamata Enquire, un principio di browser web in grado
di ricercare ed ottenere informazioni nella rete.
L‟idea dell‟ipertesto, ovvero l‟idea che concepisce un documento
anche come contenitore di informazioni per raggiungere altri
documenti, in qualche modo collegati al primo, o semplicemente parte
del primo. Questa visione dei fatti e l‟intuizione di Berners-Lee
ricordano le teorie di Vannevar Bush, in particolare memex (“memory
extender”), un ipotetico computer orientato alla connessione
ipertestuale di contenuto, proposto nel 1945 in un magazine americano
chiamato The Atlantic Montly, con l‟articolo As we may think, “come
potremmo pensare”.
La reale innovazione che Tim Berners-Lee apportò al Wolrd Wide
Web, consiste nella combinazione di tre elementi caratteristici dei
sistemi di connessione di informazioni:
ξ Un protocollo standard per il recupero di ipertesti e
documenti, accessibile tramite ciascun server che supporta il
protocollo HTTP.
ξ Un sistema di identificazione unica in grado di
caratterizzare univocamente ciascun documento (URI).
ξ Un formato semplice per la creazioni di interfacce
utilizzabili da umani con estrema facilità (HTML).
“[..] These ingredients allowed a global network of interlinked
information items published over the Internet, to grow in a constantly