Negli ultimi anni si è assistito alla introduzione sempre più
massiccia della tecnologia del computer nella gestione aziendale. Quella
che in precedenza era ritenuta principalmente una attività di
organizzazione del lavoro umano si è progressivamente trasformata in un
problema di adeguamento della tecnologia alle necessità dell’azienda.
Inizialmente la tecnologia non presentava caratteristiche che la rendessero
facilmente adattabile. Richiedeva infatti l’impegno di particolari specialisti
che conoscessero estremamente bene il funzionamento del computer per
poterlo programmare ad eseguire determinati compiti. Col tempo la
tecnologia ha compiuto grandi passi in avanti e il rapporto di dipendenza
delle aziende da questo nuovo strumento di gestione è andato via via
aumentando. L’imprenditore ha fatto sua la tecnologia del computer
perché permetteva di automatizzare i compiti ripetitivi, con conseguente
miglioramento della loro correttezza e velocità di esecuzione, e di
diminuire il numero degli addetti. Per molto tempo l’imprenditore ha
guardato all’automazione dei compiti come alla possibilità di avere più
persone a minor costo. Quasi subito però sono emersi, dall’entusiasmo
iniziale, i problemi relativi alla realizzazione del software, attività
quest’ultima che richiede un impegno intellettuale non banale perché non è
tanto facile far funzionare la macchina nel modo desiderato. Con il passare
del tempo la tecnologia diviene sempre più sofisticata ed affidabile, e con
essa cresce di conseguenza l’entusiasmo e la volontà di applicarla ai più
svariati settori aziendali.
Ma in tal modo l’attenzione tendeva a focalizzarsi più sul problema
tecnologico di per sè, che su quello organizzativo e gestionale generale nel
quale la tecnologia va inquadrata. In altre parole si è sempre più
consapevoli che una tecnologia, per risultare vincente, deve convivere
4
armonicamente con la struttura aziendale. In questo contesto, il ruolo delle
tecnologie dell’informazione e della comunicazione risulta essere piuttosto
ambiguo: da un lato, tali tecnologie favoriscono l’innovazione
organizzativa, dall’altro,
1
generano nuova complessità ambientale e nuove
sfide organizzative e strategiche.
Nel primo capitolo si da una definizione di innovazione, cercando di
comprendere quali sono i motivi per cui un’impresa deve innovare, e come
l’innovazione deve essere gestita. Si inizia a dare una visione
dell’innovazione analizzando le diverse correnti teoriche in particolar
modo il contributo di Schumpeter, prendendo in considerazione le sue
diverse opere, e in particolar modo si indica quale è la distinzione fra
innovazione di prodotto e di processo, inoltre vengono confrontati i diversi
contributi fra innovazioni radicali e incrementali, mantenendo sempre
chiara la differenza che sussiste fra innovazione e invenzione. Il capitolo
viene completato dall’esposizione dei principali modelli introdotti negli
ultimi venti anni per spiegare i principi di gestione dell’innovazione ed i
principi fondamentali della balanced scorecard, moderno strumento di
gestione aziendale che consente di vedere l’azienda sotto varie
“prospettive”.
Nel secondo capitolo si analizzano la balanced scorecard ,modello
capace di disegnare un sistema di misure intorno al quale costruire sistemi
di pianificazione e controllo fortemente connessi alle strategie e capaci di
orientare più efficacemente i comportamenti aziendali rispetto al passato, e
le mappe strategiche che forniscono una rappresentazione visiva della
strategia con cui integrare gli obbiettivi dell’impresa nelle quattro
prospettive della balanced scorecard.
1
Cfr. PONTIGGIA A., Organizzazione dei sistemi informativi: Modelli per l’analisi e la
progettazione, Etaslibri, Milano, 1997, p. 15-17
5
Il terzo capitolo concentra l’attenzione sulle caratteristiche
fondamentali dei processi di innovazione applicati all’interno delle mappe
strategiche aziendali inserititi specificamente nella prospettiva dei processi
aziendali interni ed in particolare vengono approfonditi : la Ricerca ed
individuazione delle opportunità per lo sviluppo di nuovi prodotti o servizi
(par 3.1), la gestione del portafoglio della ricerca e dello sviluppo (par
3.2), la progettazione e sviluppo dei nuovi prodotti o servizi (par 3.3) e l’
introduzione sul mercato dei nuovi prodotti o servizi (par 3.4). Il capitolo
poi si conclude con l’analisi delle interrelazioni con le altre prospettive di
analisi dell’azienda e più precisamente i diversi obiettivi che questi si
pongono rispetto alla prospettiva del cliente (par 3.5), alla prospettiva
economico-finanziaria (par 3.6) e alla prospettiva dell’apprendimento e
della crescita (par 3.6).
A conclusione del lavoro, è presentato un esempio di utilizzo del
modello di analisi esposto descrivendo la mappa strategica della Saatchi &
Saatchi una delle più importanti agenzie pubblicitarie a livello mondiale,
che ha adottato una nuova strategia basata su una visione dell’innovazione
totalmente stravolta :”essere venerati come la serra delle idee creative
rivoluzionarie che sono in grado di trasformare il business, il marchio e la
reputazione dei nostri clienti”. L’impresa al fine di migliorare la propria
perforfamance economico-finanziaria (specie in termini di valore per gli
azionisti), nel 1997 ha affiancato ad un cambiamento strategico, l’uso della
Balanced Scorecard e delle mappe strategiche.
6
CAPITOLO I
LA CREAZIONE DELLE DINAMICHE DI
INNOVAZIONE
Sommario: 1.1 Il Concetto di innovazione – 1.2 Le diverse tipologie
di innovazione – 1.3 Il contributo Schumpeteriano – 1.4 Le fasi e le attività
di innovazione: la creazione delle dinamiche di innovazione – 1.5 I
riferimenti della creazione del valore nella balanced scorecard
1.1) Il concetto di innovazione
La prima difficoltà cui si va incontro quando si parla di innovazione
è quella di trovare una definizione comune ed universale accettata di
questo concetto.
Esaminando la letteratura che si è occupata dell’argomento, ci si
accorge subito delle continue riformulazioni che il concetto di innovazione
ha subito nel corso degli anni, muovendosi da un paradigma all’altro ed
assumendo caratteri sempre nuovi e inesplorati. Il problema più evidente
riguarda la scarsa possibilità di comparare fra loro gli studi empirici
sull’innovazione condotti all’interno delle diverse correnti teoriche.
Questo concetto non è tanto giovane come si possa immaginare ma è
il risultato di una lunga evoluzione susseguitasi negli anni, tra cui
7
annoveriamo diversi contributi come quello dell’economista Kirzener.
Secondo Kirzener (1973), la funzione dell’imprenditore è soprattutto
quella di innovatore che dà impulso, attraverso il suo instancabile spirito
d’iniziativa, a tutta l’economia; l’imprenditore-innovatore è la forza
motrice del processo dinamico, poiché è dalla sua immaginazione e dalla
sua iniziativa che scaturiscono le innovazioni in grado di rompere
l’equilibrio preesistente e di generare profitti
2
. Alchian da una visione della
sopravvivenza che dipende dal trinomio innovazione, imitazione e
selezione
3
. Nelson e Winter rivelano che la conoscenza tecnologica
posseduta dalle imprese sia soggetta a cambiamento nel tempo
4
.
Schumpeter uno dei padri delle teorie manageriali moderne,
evidenzia che l’innovazione costituisce l’opportunità di conquistare
posizioni di mercato a spese delle imprese pre-esistenti. Una delle
problematiche evidenziate da Schumpeter è che le innovazioni, nel lungo
periodo, incontrano nella loro strada schiere di imitatori, che
progressivamente riducono le rendite dell’innovazione originaria fino a
che una nuova innovazione non generi nuove rendite, proponendo nuove o
vecchie imprese come leader del settore. La competizione dinamica che ne
risulta, è quindi un processo di “distruzione creatrice”
5
per cui lo sviluppo
economico si attiva distruggendo continuamente i frutti del vecchio
processo e creandone uno nuovo
6
.
Fatta questa panoramica, cerchiamo, di dare una definizione di
innovazione. Si definisce innovazione un cambiamento fondamentale che
2
KIRZNER I.M., Competition and Entrepreneurship, University of Chicago Press, Chicago,
3
ALCHIAN A., Uncertainty, Evolution and Economc Theory, in The Journal of Political
Economy, 58 (3), 1950, p. 211-222.
4
NELSON R.-WINTER S.G., An Evolutionary Theory of Economics Change, Harvard University
Press, Cambridge, 1982.
5
SCHUMPETER J. (1942), Capitalism, Socialism and Democracy, New York, Harper & Row; trad. It.
Capitalismo, socialismo, democrzia, Milano, Etas Libri, 1977, p. 80.
6
SCANDIZZO P., Il mercato e l’impresa: le teorie e i fatti, Giappichelli, Torino, 2000, p. 17 e seg.
8
avviene in un significativo numero di ruoli che la tecnologia svolge in una
data situazione ovvero in un processo produttivo, o dentro un prodotto o
nell’intera gestione d’impresa
7
.
Quanto fondamentale debba essere il mutamento e quanto
significativo debba essere il numero di ruoli mutati che sono svolti dalla
tecnologia, non può essere definito a priori. Occorre osservare lunghi
periodi di tempo e un’ampia serie di variazioni della tecnologia per
scorporarne gli elementi fondamentali e significativi, che consentano di
dire che siamo in presenza di un evento (processo o prodotto) innovativo.
Si noti che non tutte le “invenzioni”, che pure possono condurre una
autorità pubblica a rilasciare brevetti o licenze d’uso, sono destinate ad
incontrare i favori del consumatore e ad avere successo: solo quelle che
trovano applicazioni industriali e soddisfano i bisogni latenti o manifesti
del consumatore si trasformano in innovazioni. “L’innovazione è, quindi,
una invenzione che ha avuto successo commerciale”
8
.
Le innovazioni di tipo tecnologico possono essere classificate nel
modo seguente:
a) Innovazioni radicali, che appaiono in modo discontinuo e,
soprattutto, si manifestano in fasi di depressione economica, procurando
un significativo salto in avanti nel ruolo assolto dalla tecnologia nella
società (si pensi al ruolo svolto dalla macchina a vapore durante la
rivoluzione industriale o ai cambiamenti diffusi indotti dalle moderne
tecnologie della comunicazione e informatiche).
b) Innovazioni incrementali (o marginali), che appaiono in modo
continuo nell’economia, ancorché con episodicità differente da settore a
7
WILSON J.Q., “Innovation in Organization: Notes Towards a Theory”, in THOMPSON J.D., a cura di,
Organizational Design and Research, University of Pittsburg Press, Pittsburg, 1966.
8
DI BERNARDO B.-RULLANI E., Transizione tecnologia e strategie evolutive: l’impresa industriale
verso l’automazione, Cedam, Padova, 1985.
9
settore, e concernono miglioramenti nella serie esistente dei prodotti o
processi di produzione (si pensi agli arricchimenti di qualità apportabili ad
uno strumento elettronico).
c) Nuovi sistemi tecnologici, che riguardano l’emergere di
“costellazioni” di innovazioni, tecnicamente ed economicamente
interrelate, sia radicali che incrementali (si pensi alle catene di materiali
sintetici apparse nella produzione petrolchimica).
d) I cambiamenti di paradigma tecnico-economico, che possono
anche essere definiti rivoluzioni tecnologiche, che riguardano
trasformazioni profonde, anzi epocali, della tecnologia: tali cambiamenti
hanno, inoltre, la caratteristica di avere effetti pervasivi su tutto il sistema
sociale (si pensi, ad esempio, all’innovazione rappresentata dall’energia
elettrica)
9
.
E’ utile per la nostra analisi e per una maggior comprensione
soffermarci sui concetti di innovazione incrementale e radicale. Molte
imprese spesso pongono l’accento sulle innovazioni radicali,
sottovalutando le potenzialità connesse ai cambiamenti incrementali. Studi
compiuti sui processi di sviluppo incrementale
10
indicano che nel corso del
tempo i benefici cumulativi in efficienza sono spesso molto più consistenti
dei benefici ricavabili da occasionali cambiamenti radicali.
Negli ultimi anni, miglioramenti incrementali di questo tipo hanno
ricevuto una considerevole attenzione da parte della scuola del cosiddetto
Total Quality Management
11
, che nasce dall’osservazione dei consistenti
9
CAFFERATA R., Sistemi ambiente e innovazione. Come s’integrano la continuità e il mutamento
nell’impresa, Giappichelli, Torino, 1995, p. 162 e seg.
10
come per esempio il famoso studio di Hollander sulla seta artificiale della Dupont
11
Il TMQ è l’insieme della caratteristiche che consentono a un prodotto o a un servizio di soddisfare
completamente le esigenze del mercato. Ogni processo aziendale deve produrre un output che
soddisfile esigenze di che lo acquisisce, sia esso il cliente finale, sia esso un cliente intermedio
all’azienda
10