4
Il puntino che separa “italiano” da “l2” vuole invece essere un mero orpello
grafico, finalizzato a ricalcare la sintassi di un indirizzo di posta elettronica,
rendendo chiaro anche al lettore occasionale che l’informatica (intesa come
disciplina di studio e non in riferimento a una inutile tecnolatria) avrà un peso
sostanziale nel corso della dissertazione, trattante, come ormai implicitamente
dichiarato, l’applicazione dell’attività detta blogcasting alla didattica dell’italico
idioma.
Allorché il suddetto lettore occasionale volesse seguire questo percorso
all’interno del titolo, potrebbe trovare non particolarmente immediati i concetti
fondamentali elencati; per ovviare a ciò si ritiene che un’occhiata più approfondita
all’interno di questi ultimi non possa che giovare alla coerenza e alla completezza del
testo. Si è scelto di presentare questi elementi in piccole sottosezioni dedicate, sia per
offrire una chiarezza grafica della trattazione dei singoli punti sia per aiutare il
destinatario interessato principalmente a una lettura selettiva degli argomenti.
1.1 Che cos’è un blog
Avendo citato il blog e il podcast come costituenti del prodotto che sarà alla
base dell’analisi, diventa necessario e irrinunciabile definire questi strumenti
chiaramente sin dal principio, a cominciare dalla parte più solida, che funge da base
per la proposta sopra introdotta: il weblog, o web log, o ancora semplicemente blog,
accezione che lo scrivente usa come principale in quanto più diffusa e ormai
internazionalmente riconosciuta e accettata.
L’adattamento italiano del termine blog tende a una definizione accostabile a
“diario in Rete”, sicuramente corretta dal punto di vista della funzione più comune di
questa risorsa, ma forse fuorviante per uno scopo accademico, per perseguire il quale
sarebbe più attinente una traduzione letterale del nome, quale ad esempio “traccia in
Rete”. Sottolineando questa sfumatura è possibile immediatamente intuire una
potenzialità del blog, poiché la “traccia” che lascia si va a configurare come un
percorso studiato dal docente per guidare il discente nell’apprendimento, lasciando
oltretutto una documentazione scritta che resterà raccolta e pronta alla consultazione,
alla stregua di un e-portfolio.
5
Rimandando l’applicazione didattica dello strumento alla sezione 1.4, si vuole
ora esaminare nel dettaglio come questo si presenti al fruitore finale: la struttura
portante del blog sorge dalla scrittura di una pagina web, solitamente creata in modo
automatico tramite processi di pubblicazione guidata, il che permette anche all’utente
senza conoscenze di linguaggi di programmazione (ad esempio HTML
2
) di creare la
cornice ideale per gli interventi, detti post, che scriverà all’interno di questa base.
L’interfaccia che il visitatore del sito vedrà è gestita dai template, le “vesti
grafiche” applicabili al blog: questi tre elementi citati concorrono a costruire la
struttura portante della pagina, alla formazione della quale contribuiscono
contemporaneamente anche altri elementi, che permettono di riconoscere e
distinguere un blog a colpo d’occhio. Un blog, infatti, nonostante la mancanza di
convenzioni rigide, difficilmente risulterà a primo impatto riconoscibile come tale se
mancante dei post, cioè gli interventi o articoli che si pubblicano, che vengono
registrati e visualizzati in ordine cronologico decrescente
3
e offrono la possibilità al
visitatore di registrare un commento; quest’ultima è un’altra caratteristica intrinseca
e irrinunciabile della struttura, che offre all’atto didattico una potenziale gamma di
applicazioni tutt’altro che indifferente, come sottolineato nella sezione 3.4.
Ulteriori risorse che si rivelano imprescindibili e di conseguenza saranno usate
all’interno della proposta [email protected] sono i collegamenti ad altri blog
(detti blogroll) o generalmente a siti di interesse nei casi in cui, come potrebbe essere
nell’applicazione alla didattica, l’argomento su cui il blog verte sia monotematico;
inoltre si ricordano l’archivio di tutti gli interventi pubblicati, i permalink (ovverosia
i collegamenti univoci a un preciso post) e infine i feed RSS e gli aggregatori, a cui è
dedicata l’intera sezione 3.5.
2
Una competente definizione di Hyper Text Mark-Up Language si trova in Musciano C., Kennedy B.,
HTML: the definitive guide, O’Reilly, Sebastopol, 2002, p. 18: «HTML is a document-layout and
hyperlink-specification language. It defines the syntax and placement of special, embedded directions
that […] tell [the browser] how to display the contents of the document, including text, images, and
other support media».
3
È fondamentale che l’ultimo articolo pubblicato abbia visibilità immediata all’utente, perciò viene
posto in cima alla catena di interventi; con le successive pubblicazioni i post scivoleranno indietro
lasciando visibilità agli aggiornamenti più recenti, ma resteranno sempre registrati all’interno della
grande “traccia”, che è l’essenza fondamentale del blog, e saranno istantaneamente raggiungibili
tramite i permalink.
6
1.2 Che cos’è un podcast
Convenzionalmente si riconosce il 2004 come data di nascita dell’attività detta
podcasting, poiché nell’ottobre di quest’anno A. Curry annunciò sul suo blog (a
riprova di come queste tecnologie vadano “a braccetto” tra di loro) la creazione di un
software in grado di scaricare automaticamente sul proprio computer, previo
abbonamento a un servizio gratuito, le trasmissioni audio messe a disposizione da
alcuni siti per i propri utenti, già conosciute con il nome di podcast
4
.
La denominazione di questa nuova tecnologia non è ovviamente casuale: nasce
– sebbene non tutti gli studiosi concordino con questa versione – dal connubio di
iPod, il rinomato lettore di musica digitale prodotto da Apple Inc. e del termine
inglese broadcasting, che identifica una trasmissione di tipo “da uno a molti”.
Il richiamo al prodotto della casa produttrice americana permette anche di
notare una caratteristica fondamentale del podcast, come sottolinea M. Traferri:
«iPod nasce proprio per svincolare la musica da ogni supporto e renderla libera,
trasportabile, tascabile, ascoltabile ovunque […]. E i podcast […] nascono per
liberare l’informazione, per renderla […] tascabile, trasportabile, affrancata da
vincoli e quindi ascoltabile in ogni momento»
5
.
Orbene il podcast è per definizione tematico, a differenza di altri mezzi di
comunicazione di massa che non lasciano oppure offrono limitata scelta di argomenti
specifici, è asincrono, cioè può essere ascoltato dall’apprendente
6
(nel caso dei già
esistenti podcast didattici) senza vincoli legati a orari o frequenze ed è fruibile anche
in modalità offline, poiché una volta scaricato è disponibile sul proprio computer e
per essere usato non necessita di una connessione attiva; inoltre, essendo pubblicato
sulla Rete, travalica i confini geografici che imprescindibilmente limitano altri mezzi
di trasmissione “da uno a molti”, come la radio, e si veste della prerogativa di poter
essere ascoltato anche dal più remoto eremo del globo raggiunto da un collegamento
4
La prima ricorrenza del neologismo “podcasting” è attribuita al giornalista americano B.
Hammersley, all’interno di un articolo firmato sul Guardian nel mese di febbraio 2004.
5
Cfr. Traferri M., Podcasting che funziona, Apogeo, Milano, 2006, pp. 1–2.
6
Si rispetta l’opinione di G. Porcelli sul tecnicismo “apprendente”: «un brutto forestierismo […]
unidimensionale in quanto pone in rilievo un solo tratto della personalità del soggetto», ma si è scelto
di utilizzarlo comunque, accanto a diciture parasinonimiche, al fine di evitare noiose ripetizioni. La
citazione è tratta da Porcelli G., Grammatica e persona in crescita in Cambiaghi B. (cur.), La
didattica della grammatica, X quaderno del Centro di Linguistica dell’Università Cattolica, La
Scuola, Brescia, 1997, p. 18.
7
a Internet.
Nell’anno 2005 sono nati i primi videopodcast, anche abbreviati in vidcast o
sagacemente detti vodcast, dove v.o.d. è acronimo di video-on-demand, cioè la
suddetta prerogativa tematica, valida anche per questa tecnologia che all’audio del
podcast accompagna filmati digitali.
Le applicazioni dei videopodcast nell’ambito dell’e-learning non sono mancate
fin dalle prime apparizioni dello strumento, in misura ancor più vasta del “fratello
maggiore”; un ulteriore valore aggiunto agli elementi esaminati in questa sezione è,
nell’opinione dello scrivente, l’introduzione di un filo conduttore che tenga unito
tutto il materiale fornito dall’insegnante e che possa guidare il discente
nell’apprendimento. Questo filo conduttore è, come prevedibile, il blog, a cui si
assimilerà dunque il (video)-podcast, dando così alla luce una nuova risorsa che
sembra implorare un battesimo didattico: il blogcasting.
1.3 Il prodotto dell’integrazione: il blogcast
Una definizione univoca di blog, come già sottolineato, non esiste; si può
dunque ben immaginare quanto siano confuse le idee sul prodotto dell’incontro delle
due tecnologie sopra definite. Alla parola “blogcast” sono infatti stati attribuiti
almeno due significati, di cui uno ha scarso valore in questo contesto
7
, mentre l’altro
evidenzia con arguzia la natura di amalgama di questo strumento: «a blogcast is a
portmanteau of two better known media types, the blog and the podcast into a single
website. A blogcast is a podcast with an associated text summary, which can be
indexed by search engines to make the podcast searchable»
8
.
Le parole chiave del blogcast sono dunque tre:
∞ indicizzazione, cioè la possibilità di essere trovato dai motori di ricerca grazie
ad alcune parole chiave, le quali verranno evidenziate dall’autore degli
interventi sul
∞ blog, che in questo contesto viene calato nel ruolo di supporto testuale al
7
A partire dal 2005 Microsoft Corp. ha attivato alcuni blogcast, ma in realtà questi altro non sono che
podcast il cui nome è stato cambiato al fine di non richiamare, in un servizio da essa offerto, il lettore
digitale iPod prodotto dalla concorrenza.
8
Cfr. http://en.wikipedia.org/wiki/Blogcast.
8
∞ (video)-podcast, che a sua volta presenta all’utente finale, ad esempio, la
lettura di un testo in italiano da parte di un madrelingua, oppure un filmato
inerente all’argomento trattato nel post, ecc.
A tali parole bisogna aggiungere “l’asso nella manica”, contenuto nel suffisso
-ing, che, come descritto per il podcasting, denota l’attività con la quale queste
risorse vengono scaricate automaticamente sul computer dell’abbonato al servizio. Il
vantaggio del “giocare questa carta” sta nell’essere svincolati da una connessione
attiva per tutta la durata dedicata al modulo, potendo fruire del contenuto anche
offline ed eventualmente inserire l’intero post all’interno di un lettore digitale di
ultima generazione, ad esempio il succitato iPod, e leggere, ascoltare e/o vedere la
lezione anche lontano dalla propria postazione.
La possibilità di implementare un servizio di blogcasting all’interno di uno
spazio web è, secondo lo stesso A. Murray, “padre” della tecnologia, estremamente
semplice e per questo si può intravedere nella sua idea un grande potenziale di
diffusione; il web designer americano non ha mai pensato però a una applicazione
alla didattica, di cui verrà abbozzato un esempio nella sezione seguente e fornita
un’analisi dettagliata nello scorrere del capitolo 3.
1.4 Applicazione del blogcasting alla didattica dell’italiano come L2
Si riprendono hic et nunc le parole chiave sopra evidenziate, al fine di mettere
in luce il ruolo che possono giocare all’interno della proposta denominata
[email protected]. Se l’indicizzazione svolge la sua funzione solo all’interno
dell’ambito informatico, il blog e il podcast sono la nuova linfa vitale che si vuole
suggere da quella sfera per donarla alla didattica: si analizza quindi brevemente, a
titolo puramente esemplificativo e al fine di sottolineare le potenzialità dei due
strumenti anche inseriti in un contesto prettamente scolastico, una possibile
applicazione di questi ultimi nella realizzazione di una “unità didattica” [UD] secondo
il modello proposto da G. Freddi
9
.
9
Così come descritto ed esemplificato in Porcelli G., Principi di glottodidattica, La Scuola, Brescia,
1994, pp. 143–149.