questo lavoro sono stati presi in esame, privilegiandone due in
particolare: l’universo femminile e le innovazioni narrative.
Nel primo capitolo viene presentata l’autrice, analizzanto il contesto
socio-culturale e politico della nazione indiana e del romanzo.
Nel secondo capitolo si è trattato in maniera approfondita il percorso
di vita della donna indiana; si è cercato di dare una visione d’insieme,
completa, analizzando il percorso esistenziale da quando la donna
viene alla luce fino alla morte. Non si è trascurato alcun aspetto
perché ognuno di essi è fondamentale per capire fino in fondo la
discriminazione alla quale le donne sono sottoposte; si parte quindi
dagli aborti selettivi per poi fare una panoramica sulla prospettiva di
vita, concludendo con la sati (conseguenza dei matrimoni combinati
spesso fra giovani spose e anziani mariti) e la condizione delle
vedove.
Per quel che concerne il terzo capitolo, ho trovato la complessità dei
personaggi femminili molto affascinate e questo ha portato a studiarli
a fondo, analizzandoli minuziosamente. Nel romanzo questi
personaggi sono i più ricchi e la Roy non risparmia dettagli a loro
riguardo; allo stesso modo ho ritenuto importante non tralasciare nulla
affinché il lavoro risultasse completo e presentasse a pieno ogni
singolo personaggio; oltretutto sarebbe stato limitativo osservarne solo
alcuni aspetti, un lavoro di questo tipo infatti, non avrebbe sottolineato
adeguatamente l’importanza di questi ruoli in The God of Small
Things. Essendo le donne dei personaggi cruciali al fine dello
svolgimento della vicenda, risulta altrettanto importante studiarne a
fondo la psicologia e le motivazione del loro agire.
2
L’ultimo capitolo è dedicato ad un aspetto che non merita di essere
tralasciato: la forma narrativa e il linguaggio. Le innovazioni che la
Roy apporta sono molto interessanti e, nel capitolo, si analizzano
quelle attuate sulla struttura, sul narratore e sul linguaggio.
Vengono inoltre prese in considerazione le immagini simboliche di
cui la Roy si serve nel romanzo.
3
Capitolo I
The God of Small Things, testo e contesto
1.1 L’autrice e i contenuti autobiografici
Una piccola panoramica sulla vita di Arundhati Roy, soprattutto
sulla sua infanzia, sembra confermare che la maggior parte dei primi
romanzi hanno una forte impronta autobiografica.
Suzanna Arundhati Roy nasce nello stato dell’Assam il 24
novembre 1961; sua madre Mary Roy, una siriana-ortodossa era
un’attivista e una maestra, suo padre un indù bengalese. I suoi genitori
divorziano quando la Roy e suo fratello sono ancora molto piccoli e
Mary Roy è costretta a tornare nel villaggio di Aymanam presso la sua
famiglia natale con i suoi due bambini.
Successivamente Mary Roy apre una scuola a Kottayam che diviene
molto rinomata, anche se, come dichiara Arundhati Roy :
“Yet folks in town don’t know quite what to make of her. Or me. The
problem is that we are both women who are unconventional”
1
L’infanzia della Roy è evidentemente molto simile a quella di Rahel,
con genitori separati che hanno le stesse origini e madri con lo stesso
sogno: insegnare. Il giudizio delle persone esterne alla famiglia rimane
immutato: sia Ammu che Mary Roy non sono viste di buon occhio a
1
A.Roy, The Chequebook and The Cruise Missile, Londra, HarperCollinsPublishers, 2004, p. 8
(Eppure nella sua città non sanno bene cosa pensare di lei. O di me. Il problema è che siamo
entrambe donne non convenzionali).
4
causa della loro condizione di divorziate. Mary Roy è una donna che
ha lottato per vedere riconosciuti i propri diritti, divenendo famosa per
una causa in cui metteva in discussione le leggi di successione della
chiesa cristiana-ortodossa che limitavano la quota di successione che
una figlia poteva ricevere ad un quarto di quella del figlio maschio.
Vincendo questa battaglia legale Mary Roy ha cambiato le leggi dello
stato indiano. Sicuramente più forte e sovversiva della Ammu del
romanzo, ma comunque molto simile al suo alter-ego letterario, il
quale, in maniera meno plateale, sovverte comunque delle regole
prestabilite a discapito del genere femminile.
Arundhati Roy ha successivamente studiato per diventare
architetto, come Rahel (salvo poi abbandonare gli studi) e sempre
come Rahel ha un matrimonio fallito alle spalle. Di Ammu ha invece
la voglia di scappare da Ayemenem, come dichiara nel suo libro-
intervista The Chequebook and the Cruise-missile
2
Va inteso che questi sono solo degli spunti ai quali l’autrice si
ispira per scrivere il libro. È impossibile non notare delle similitudini
con la vita della Roy, ma è anche evidente che molte situazioni sono
romanzate e che gli epiloghi reali sono molto meno tragici di quelli
del romanzo.
1.2 Induismo, intoccabilità e il sistema delle caste
Il sistema delle caste è l’antica divisione induista della società che
organizza il mondo umano in un contesto di ordine socio-cosmico che
2
Ibidem, p. 3.
5
esiste dal tempo della creazione. Il concetto di casta infatti appare fra i
primi miti della creazione induista. Nel Rig Veda, un inno sacro
composto fra il 1200 e il 1000 a.C. il concetto di casta è associato al
mito della creazione di Purusa, il primo uomo cosmico dal quale
l’universo si è formato. La creazione dell’umanità e la sua divisione in
quattro caste deriva dallo smembramento sacrificale di questo essere
cosmico:
“When the gods divided the Man, into how many parts did they
disperse him? What became of his mouth, what of his arms, what were
his two thighs and his two feet called? His mouth was the brahmin
(the priest class), his arms were made into the noble (vaisyas), and
from his feet the servants (sudras) were born. The moon was born
from his mind; the sun was born from his eye”.
3
Come si evince dal mito della creazione, la divisione societaria
quadripartita contempla anche differenti compiti a seconda della casta
di appartenenza:
ξ Bramini: la più alta casta, quella dei preti, officianti nei templi e
durante le cerimonie religiose, autorizzati ad imparare e recitare
le sacre scritture.
ξ Ksatriya: casta alla quale appartengono re, guerrieri,
amministratori.
3
W. O’Flaherty, Hindu Myths: A Sourcebook Translated from the Sanskrit, London, Penguin,
1975, p. 28 (Quando gli dei hanno diviso l’Uomo, in quante parti l’hanno disperso? Cosa ne è stato
della sua bocca, cosa delle sue braccia, come furono chiamate le sue due cosce e i suoi due piedi?
La sua bocca divennero i bramini (la classe dei preti), le sue braccia divennero i nobili (ksatriyas),
le sue due cosce furono la plebe (vaisyas), e dai suoi piedi nacquero i servi (sudras). La luna
nacque dalla sua mente; il sole dai suoi occhi).
6
ξ Vaisya: casta che comprende agricoltori, mercanti e uomini
d’affari.
ξ Sudra: la casta più bassa, i cui componenti sono designati a
servire e a lavorare nei campi o come operai.
La casta non indica semplicemente l’occupazione che l’appartenente
ad essa deve avere, ma impone anche abitudini ed interazioni con i
membri di tutte le altre caste. I membri delle caste più alte godono di
benessere e opportunità maggiori, rispetto ai membri delle caste
inferiori.
Questa suddivisione però, non rappresenta tutta la società induista,
infatti, al di sotto della casta dei Sudra ci sono gli outcast (fuori casta)
altrimenti detti intoccabili (untouchables). Questi sono sempre
economicamente e socialmente dipendenti dalle caste più alte,
percepiti come la parte più impura della popolazione. Le comunità di
intoccabili tradizionalmente si occupano delle mansioni più umili:
“…Such as toilet cleaning and garbage removal which requie them to
be in contact with bodily fluids. They are therefore considered
polluted and not to be touched”
4
.
Sono considerati sporchi, inquinati e, non possono essere toccati dai
membri delle altre caste che, altrimenti, verrebbero inquinati a loro
volta, perciò gli appartenenti alle caste superiori temono il contatto
con loro. L’importanza della purezza del corpo e del cibo, è il
4
A.Elliot, Caste and The God of Small Things, www .english.emory.edu/Bahri/caste.html,
autunno 1997, p. 1, consultato a febbraio 2008 (...Come pulizia dei bagni e rimozione dei rifiuti
che implica che siano in contatto on i fluidi corporei. Sono pertanto considerati inquinati e non
toccabili).
7
fondamento della letteratura sanscrita. Gli intoccabili hanno ingressi
separati nelle abitazioni, e devono nutrirsi usando utensili a parte.
Loro sono in uno stato di impurità permanente e non possono essere
purificati in alcun modo, se non attraverso la morte e la rinascita: gli
induisti credono che essere intoccabile sia una punizione per un
cattivo comportamento assunto nella vita precedente. Comportandosi
bene ed obbedendo ai dettami del proprio credo, un intoccabile può
ottenere di rinascere in una casta più alta, è infatti la rinascita l’unico
modo in cui, secondo la religione induista, si può cambiare casta.
Come paravan, Velutha in The God of Small Things appartiene a
questo gruppo di ghettizzati, ed è proprio per questo motivo che la sua
relazione con Ammu, e il loro toccarsi così erotico, divengono un atto
tanto trasgressivo da divenire uno scandalo. Con questo loro gesto
Ammu e Velutha trasgrediscono le:
“Love laws that lay down who should be loved, and how. And how
much”.
5
Stabilite dal codice di Manu
6
(altrimenti conosciuto come
Manusmriti).
Durante la colonizzazione inglese, il Governo regio diede la
possibilità di convertirsi ad alcuni Pariah, così come viene descritto
ampiamente in The God of Small Things. Purtroppo però questa
5
A.Roy, The God of Small Things, London, Prestige, 1997, p. 33 (Le leggi dell’amore che
stabiliscono chi si deve amara, e come. E quanto).
6
Manu: saggio che stilò un codice databile al I secolo d.C., in cui stabiliva e delineava in
meticolosi dettagli la condotta che gli appartenenti ad ogni casta avrebbero dovuto tenere e le
punizioni da infliggere ai trasgressori delle suddette regole.
8
conversione, come ben presto si accorsero tutti i colonizzati non portò
nessun cambiamento in positivo, anzi. Gli indiani convertiti venivano
comunque ghettizzati dagli inglesi perché non erano bianchi, avevano
quindi e comunque ingressi separati, chiese separate, scuole separate
ed inoltre non potevano più usufruire dei sussidi per gli intoccabili
stanziati dal Governo inglese. Per i loro connazionali invece,
rimanevano sempre e comunque degli intoccabili, in quanto lo erano
per nascita e, questa, è una condizione di vita inalienabile.
Come racconta Arundhati Roy in un passo del libro
“When the British came to Malabar, a number of Paravans, Pelayas
and Pulayas (among them Velutha’s grandfather, Kelan) converted to
Christianity and joined the Anglican Church to escape the scourge of
Untouchability. As added incentive they were given a little food and
money. They were known as the Rice-Christians. It didn’t take them
long to realize that they had jumped from the frying pan into the fire.
They were made to have separate churches, with separate services,
and separate priests. As a special favour they were even given their
own separate Pariah Bishop. After Independence they found they were
not entiteled to any Government benefits like job reservation or bank
loans at low interests rates, because officially, on paper, they were
Chsristians, and therefore casteless. It was a little like having to sweap
away your footprints without a broom. Or worse, not being allowed to
leave footprints at all.”
7
7
A.Roy, The God of Small Things, cit. p.74 (Quando gli inglesi arrivarono nel Malabar, un certo
numero di Paravan, Pelaya e Pulaya -tra cui il nonno di Velutha, Kelan- si convertirono al
cristianesimo e si unirono alla chiesa anglicana per sfuggire al flagello dell’Intoccabilità. Come
incentivo supplementare ebbero anche un po’ di cibo e di denaro. Li chiamavano i “cristiani del
riso”. Non gli ci volle molto per capire che erano caduti dalla padella nella brace. Furono costretti
a frequentare chiese separate, con risti separati e preti separati. Come favore speciale ebbero
persino un loro vescovo paria. Dopo l’indipendenza scoprirono di non aver diritto a nessuna
agevolazione statale, come posti di lavoro riservati o prestiti bancari a tasso ridotto, perché
9
La vita dei Pariah è sempre stata miserabile e sono stati veramente
pochi coloro i quali hanno cercato di fare qualcosa per migliorare la
loro condizione; Gandhi li aveva ribattezzati “harijans”
8
ossia figli di
Dio; egli provò a risollevare il loro status con gesti simbolici, come
mangiare con loro o essere loro amico, ma purtroppo le interazioni fra
membri di caste diverse sono molto rare, la maggior parte della
popolazione rimane nella casta di origine per il resto della propria
vita; purtroppo il sistema castale è talmente tanto radicato nella
mentalità della popolazione indiana, da far si che non ci si renda
realmente conto della pessima qualità di vita che viene riservata agli
ultimi. Nulla viene fatto per cambiare lo stato delle cose e chi come
Gandhi ci ha provato, non è riuscito nel suo intento. Il futuro che si
prospetta ad un bambino nato in questa casta non è per niente roseo e
fino alla prima metà del secolo scorso, come ci fa notare Salman
Rushdie in Midnight’s Children (1981) :
“…and cripples everywhere, mutilated by loving parents to ensure
them of a lifelong income from begging…”.
9
Affermazione inquietante ma purtroppo reale.
ufficialmente, sulla carta, loro erano cristiani, perciò senza casta. Era un po’ come se fossero
costretti a spazzar via le loro impronte senza scopino. O, peggio, come se proprio non fosse loro
consentito di lasciare impronte).
8
A.Tickell, Arundhati Roy’s The god of Small Things, Abingdon, Routledge, 2007, p. 26.
9
S.Rushdie, Midnight’s Children, London, Jonathan Cape, 1980, p. 92 (…e storpi dappertutto,
mutilati dai genitori affettuosi che volevano assicurare loro per tutta la vita un reddito con
l’accattonaggio…).
10
1.3 Il CPI(M)
Nel marzo del 1957 il Kerala diviene il primo stato Indiano (e
mondiale) che porta al governo un partito comunista
democraticamente eletto. Piuttosto che promuovere una rivoluzione
violenta, il leader del partito, E.M.S. Namboodiripad, propose un
passaggio pacifico al comunismo. Nel 1964 il Comunist Party of India
(CPI) si spacca quando il presidente diviene informatore degli inglesi
in cambio della sua scarcerazione. Indignati da questo gesto, avvertito
dai più come un tradimento, molti iscritti al CPI lasciano il partito,
dando vita ad una nuova fazione: il CPI(M), il Communist Party of
India (Marxists) ed è prorpio questo nuovo partito quello che si
afferma nel Kerala .
In The God of Small Things Arundhati Roy ritrae il CPI(M) con
il suo leader e i suoi iscritti, in maniera ironica. Nella realtà, come
pure nel romanzo infatti, il CPI(M) basa le sue ideologie politiche
sugli studi di Karl Marx e Friedrich Engels e, dopo l’indipendenza, il
congresso del governo indiano adotta riconoscibili politiche
economiche socialiste
10
. Ma, diversamente rispetto a tutti i movimenti
rivoluzionari marxisti nel resto del mondo, il CPI(M) non essendo
giunto al potere attraverso una rivoluzione, non ha promosso
movimenti di insurrezione sociale al fine di migliorare le condizioni
degli indiani più disagiati, abbandonando i più deboli al loro destino.
10
A. Tickell, Arundhati Roy’s The God of Small Things, Abingdon, Routledge, 2007, p.29.
11
Le fasce della popolazione alle quali il CPI(M) volge la sua
attenzione, appartengono maggiormente alle classi più basse delle
scala castale, ciò implica che, per reclutare iscritti, il partito fa leva su
motivazione non ideologiche, ma pratiche; pertanto nessuno dei
membri ha nozioni riguardo Marx ed Engels, essi semplicemente
usano il movimento comunista come mezzo per sfogare la loro
frustrazione economica. Per questo motivo Namboodiripad ed altri
leader hanno voluto indicare il passaggio al comunismo come:
“A linear progression from a barbaric past to an enlightened Marxist
present”
11
Questo ha giustificato la presenza della suddivisione castale anche
all’interno del partito, acconsentendo alla presenza dell’elite dei
brahmini, giustificandola come passaggio necessario nella
organizzazione della produzione e dello sviluppo della cultura
regionale.
Arundhati Roy denuncia l’influenza del sistema delle caste per quanto
riguarda l’appartenenza al partito. Nel suo libro The Chequebook &
The Cruise-missile ella afferma:
“If you look at the Communist parties, most of their leaders are upper-
caste. When they fight elections, candidates are carefully chosen to
represent the dominant caste of their respective ‘vote-bank’ – an
11
A. Tickell, Arundhati Roy’s The God of Small Things, cit., p. 31 (Una progressione lineare da un
passato barbarico ad un illuminato presente marxista).
12