2
strumenti atti a rinnovare il modo di pensare e organizzare la “produzione” di
salute nella Regione.
Altrettanto utile è tenere in considerazione le proiezioni demografiche (specificate
nei capitoli successivi) in cui si evidenzia che la struttura della popolazione
italiana si sta profondamente squilibrando: da un lato il crollo delle nascite,
dall’altro l’aumento vertiginoso degli anziani
9
, in mezzo, la riduzione rilevante di
quella fascia d’età che produce reddito
10
.
La società italiana negli anni futuri, pur non mostrando una marcata diminuzione
totale della popolazione, metterà in risalto uno sconvolgimento nelle relative
fasce di età con un’inversione
della piramide demografica
(come mostrato nella Fig.
accanto).
La presente tesi, in linea con le
disposizioni normative
nazionali e regionali, intende
proporre un nuovo modello
operativo in cui ogni
professionista, con le
specifiche competenze, si
mette al servizio del paziente per divenire la “persona giusta al momento giusto
con la proposta terapeutica adeguata” con l’obiettivo di avvicinarsi il più possibile
alla famosa dichiarazione di SALUTE
11
, come fu definita dall’OMS nel lontano
1946 che, ancor oggi, è solo di principio. La riforma delle professioni sanitarie
12
e
la riorganizzazione del SSR, impongono una scelta di campo e nuove metodologie
stipulato il Piano di rientro tra lo Stato e la Regione Lazio, obbligando, la stessa, a porre in essere i
successivi adempimenti. Riferimento Bibliografia – Libri n. 34.
9
Riferimento Bibliografia –Riviste n. 1. L'invecchiamento è un processo difficilmente prevedibile: a
fronte di persone indipendenti, capaci di agire in autonomia, ve ne sono altre che non sono in
grado di conquistarsi spazi di vita e risentono di situazioni di fragilità e solitudine.
10
Riferimento Bibliografia – Libri n. 11, Pagg. 17 -23.
11
L’OMS (WHO) nel preambolo del documento della sua istituzione recita “È diritto fondamentale di
ogni essere umano il possesso del migliore stato di salute, che ciascuno è capace di raggiungere,
intendendosi per salute non solo assenza di malattia, ma un completo stato di benessere fisico,
mentale e sociale”.
12
Riferimento Bibliografia – Normativa n. 23; art. 2 “Lo Stato e le regioni promuovono … sviluppo e
la valorizzazione delle funzioni delle professioni sanitarie dell’area della riabilitazione, al fine di
contribuire, anche attraverso la diretta responsabilizzazione di funzioni organizzative e didattiche,
alla realizzazione del diritto alla salute del cittadino, al processo di aziendalizzazione e al
miglioramento della qualità organizzativa e professionale nel Servizio sanitario nazionale, con
l’obiettivo di una integrazione omogenea con i servizi sanitari e gli ordinamenti degli altri Stati
dell’Unione europea”.
3
operative, non più rimandabili, quali lavorare in rete “RETE”
13
14
, operando
secondo la propria formazione, inquadramento contrattuale e istituzionale e
riversando, in modo responsabile, le proprie specifiche competenze in un
progetto organizzato e conforme alle indicazioni scientifiche per il superamento
della disabilità.
La presente tesi, prendendo in prestito le considerazioni scientifiche derivanti
dalla professione infermieristica, non pretende né di sovrapporsi né di “rubare”
un ruolo da essa faticosamente acquisito (case manager), ma vuole porre sulla
necessità che in presenza di un bisogno spiccatamente riabilitativo esso sia preso
in carico dal professionista competente.
La presente tesi, a tal fine, vuole promuovere la figura del fisioterapista
coordinatore distrettuale in funzione di Case Manager il quale, si attiva dopa la
valutazione multidisciplinare, effettuata nel PUA, seguendo ed accompagnando il
paziente per tutta la durata del progetto riabilitativo, attraverso la rete dei servizi
territoriali (ambulatori territoriali, ADI, RSA, ospedale, ecc.)
15
, utilizzando nuove
modalità operative – organizzative
16
al fine di ottimizzare le risorse così da
limitare il fenomeno del paziente radar
17
e costose sovrapposizioni di interventi.
Nell’Azienda Sanitaria Locale Roma E, ove lo scrivente presta servizio, è in atto
una “riorganizzazione aziendale” che sposta il centro organizzativo dall’ospedale
al distretto. In questa fase di riorganizzazione viene chiesto ad ogni operatore
professionale di ripensare alla propria modalità operativa passando dalla
semplice esecuzione di una prestazione a un discorso di integrazione con altre
figure professionali al fine di soddisfare globalmente il bisogno sanitario,
sociosanitario, sociale dell’utente
18
.
13
Vedi nota in Glossario e Acronimi. Riferimento Bibliografia – Rapporti vari n. 40; dalla prefazione
del Ministro della Salute Livia Turco: “Abbiamo un sistema di cure che funziona come un radar a cui
il paziente appare per essere curato e scompare alla vista una volta guarito” (rapporto presente sul
sito: www.epicentro.iss.it).
14
Riferimento Bibliografia – Riviste n. 11.
15
Riferimento Bibliografia – Riviste n 12, riferimento Bibliografia – Riviste n.15. si evidenzia che il
buon dimensionamento del problema assistenziale e l’utilizzo di alternative forme di assistenza
quali l’ADI riducono drasticamente il tasso di ospedalizzazione degli anziani sofferenti di patologie
croniche.
16
Riferimento Bibliografia – Riviste n. 16. Il case manager utilizzando metodologie di pianificazione
attraverso il “problem solving”, il paziente viene seguito fino al raggiungimento del miglior stato di
salute con miglioramento della qualità dell’assistenza e della continuità assistenziale.
17
Riferimento Bibliografia – Rapporti vari n. 40; dalla prefazione del Ministro della Salute Livia
Turco: “Abbiamo un sistema di cure che funziona come un radar a cui il paziente appare per essere
curato e scompare alla vista una volta guarito” (rapporto presente sul sito: www.epicentro.iss.it).
18
Riferimento Bibliografia Riviste n. 25. Il Piano Sanitario 2002-2004 della Regione Toscana si
prefigge l'obiettivo primario di una stretta collaborazione tra Enti locali, Sanità e Terzo Settore per
l'adeguamento e la gestione dei servizi di assistenza agli anziani: in particolare, sono due gli
strumenti per raggiungere tale scopo, ossia le Società della salute, per gestire la parte assistenziale
non ospedaliera, e i Piani integrati di salute, attivati a livello di zona-distretto. I valori a cui è
improntato il complesso degli interventi sono la continuità tra ospedale e territorio, la garanzia di
4
In questa Azienda è istituito il PASS (una forma di PUA) per la presa in carico del
paziente da parte della rete territoriale. In questo nuovo contesto organizzativo
viene richiesto l’elaborazione di protocolli operativi ispirati all’EBM, EBPH, Risk
Management, di prevenzione primaria ispirata al piano di prevenzione della
Regione Lazio.
Verificando un latente malessere legato alle molteplici difficoltà di relazionarsi
operativamente in rete, la presente tesi, intende promuovere il benessere
organizzativo degli operatori e il miglioramento della “customer satisfaction” dei
fruitori del servizio attraverso l’utilizzo di nuovi modelli operativi condivisi. In
particolare si intende testare il lavoro svolto nell’ambulatorio con un gruppo di
pazienti inseriti in un progetto di intervento riabilitativo e sociosanitario di
prevenzione primaria in rete per la prevenzione delle cadute dell’anziano.
Cambiare strategia: il passaggio dall’ospedale al
territorio.
“… Secondo me la missione delle cure … è quella di curare il malato a casa sua …
intravedo la sparizione di tutti gli ospedali … ma che serve parlare ora dell’anno
2000 …”. Florence Nightingale – 1889.
L’affermazione della Nightingale, già nel lontano 1889, pone l’accento sul
problema che l’ospedale non sempre è una congrua risposta ai bisogni di cura del
paziente. La sfida più importante, oggi, è recuperare e sviluppare il concetto di
integrazione socio-sanitaria che è stato per molti anni sacrificato da una visione
culturale esasperatamente scientista (positivista, post cartesiana), secondo la
quale il concetto di salute si riduceva a quello di assenza di malattia e, per
estensione, quello di malattia ad una semplice esperienza di patologia d’organo
19
.
Il percorso di riforme, avviato negli anni ’90 della PA, del SSN o in generale del
WS, seppure con molte difficoltà; sposta la concezione dell’erogazione delle cure
cura indipendentemente dalla tipologia e dal grado di cronicità della malattia, il sostegno alle
famiglie con anziani non autosufficienti, l'innovazione e diversificazione dell'offerta di servizi, il
riconoscimento del diritto dell'anziano alla scelta delle prestazioni più adeguate.
19
La scienza medica ha subito con il passare dei secoli (dal XVII secolo in poi) l’influenza dei diversi
modelli di pensiero filosofico che si sono avvicendati (meccanicismo, positivismo, ecc.). Con il
passare degli anni si è passato da un paradigma biomedico, con il principio del riduzionismo
biologico (in cui ogni analisi, in prospettiva scientifico sanitaria, si tenta di smontare e di ricercale
l’elemento biologico più piccolo) e il concetto di schema eziologico classico (in cui il processo
patogenetico inizia sempre da una lesione d’organo, da cui seguirebbe un difetto funzionale
caratterizzante la malattia), ad un paradigma sistemico di cui l’espressione più elevata è la
definizione di salute dell’OMS del 1946. Negli anni si è compreso che lo spezzettamento dell’uomo e
il relativo studio pezzo per pezzo non è sufficiente a fornire adeguate risposte alla condizione di
malattia. Si è scoperto che la “malattia” è qualcosa di complesso in quanto vi è una pluralità di
causazione, temporali e spaziali, che risentono della soggettività del vissuto dell’individuo. In fin dei
conti la sfida moderna e passare dal concetto di “To cure” al “To care” (riferimento Bibliografia –
Libri n.8, riferimento Bibliografia – Libri n. 17).
5
da “ospedale-centrica” a “distretto – centrica”
20
divenendo così l’istituzione
principe radicata nel territorio e più vicina ai bisogni dei cittadini
21
.
Nel ridefinire i confini del WS
22
non si può operare attraverso una semplice
operazione matematica di riduzione della spesa rimuovendo prestazioni ma
occorre progettare una strategia sanitaria ed economica di “LTC”
23
24
.
Il PSN 1998 – 2000
25
nel tentativo di proiettarsi in maniera innovativa nel terzo
millennio ha cercato di
rispondere alle nuove
sfide determinate dal
<<Processo di
invecchiamento della
popolazione, effetto
congiunto di due
fenomeni, diminuzione
della natalità e
mortalità e
allungamento della
20
Riferimento Bibliografia – Seminari n. 5. Intervento del Direttore Generale ASL Roma E Dott. P.
Grasso: “La riorganizzazione della ASL Roma E, da due anni a questa parte, in conformità al piano
di rientro regionale ha mantenuto o perfino aumentato le risorse economiche attribuite ai Distretti
con obiettivi specifici di integrazione socio – sanitaria e di collaborazione con la municipalità …
siamo stati i primi, e per ora gli unici, a mettere sulla carta con ogni Municipio di competenza
accordi di collaborazione e progetti integrati … e ripartizione delle spese …”.
21
Riferimento Bibliografia – Seminari n. 5. Intervento del Direttore Sanitario Dott. M. Goletti “La
riorganizzazione della ASL Roma E … un’organizzazione che ha come “cabina di regia” il Distretto
per rispondere ai bisogni socio sanitari della popolazione di competenza … siamo partiti
dall’organizzazione di alcuni tavoli monotematici in cui a vario titolo tutti gli operatori vi hanno
partecipato detti “Cantieri” … ci siamo dati un’organizzazione a matrice ove il territorio e l’utenza è
al centro del nostro operare … oggi in questa inaugurazione partecipata è il punto di arrivo ma
anche il punto di una nuova partenza del cantiere cure primarie per affrontare le sfide che questo
nuovo modo di concepire l’assistenza impone …”.
22
Riferimento Bibliografia – Rapporti n. 30 “Attualmente, come è noto, la dipendenza degli anziani
è vistosamente onerosa per il settore pubblico dell’economia, specie al settore pensionistico e in
parte sanitario … un’operazione semplicemente ragionistica di tagli di spesa non porta
complessivamente ad una reale spesa inferiore” pagg. 15 – 20.
23
Vedi nota in Glossario e Acronimi.
24
Riferimento Bibliografia – Riviste n 3, in questo articolo che riporta uno studio svolto in Canada
mette in evidenza i fattori determinanti l’assistenza di lungo termine e il ruolo del facilitatore case
manager nel determinare, progettare l’appropriato percorso di assistenziale.
25
Riferimento Bibliografia – Normativa n. 19: <<Un sistema sanitario moderno, che guarda al
terzo millennio, non può ritornare ai modelli degli anni ‘70 né può limitarsi alla transizione degli
anni ‘90, ma deve svilupparsi promuovendo la collaborazione dei diversi livelli di responsabilità in
modo da realizzare un sistema al contempo autenticamente nazionale e locale. Nazionale, in
quanto capace di garantire livelli di assistenza uniformi sull’intero territorio e all’intera collettività di
cittadini, assicurando servizi accreditati secondo criteri uniformi, sia per gli aspetti strutturali sia
per quelli organizzativi. Locale, in quanto valorizza le responsabilità regionali e aziendali nella
programmazione, nella produzione e nella erogazione dei servizi sanitari. È quindi necessario
proseguire e rendere più incisivo il processo di regionalizzazione e di aziendalizzazione del sistema,
improntando il servizio sulla collaborazione fra tutti i livelli del SSN, oltre che fra il SSN stesso e le
istituzioni e i soggetti sociali con i quali interagisce.>>
6
vita>>
26
ovvero al miglioramento dell’aspettativa di vita cui deriva un aumento
delle “fragilità”
27
, “disabilità”
28
e delle patologie croniche
29
o a lungo termine.
Quindi, in un contesto di riorganizzazione dei servizi e di superamento dello
spezzettamento del paziente in organi e funzioni e la semplice cura degli stessi,
occorre che le politiche sociali e sanitarie siano realmente universalistiche ed è
necessario che le persone e/o le famiglie con situazioni di bisogno più acuto o in
condizioni di maggiore fragilità, siano messe in grado di poter usufruire dei
servizi rivolti a tutti o specificatamente dedicati
30
. A questo fine non basta
definire le priorità, ma bisogna soprattutto sviluppare azioni positive miranti a
incoraggiare e facilitare l’accesso ai servizi e alle risorse disponibili, per far sì che
questi elementi qualificanti siano elementi di garanzia del principio di equità di
accesso
31
. I professionisti del settore sanitario e del settore sociale devono
collaborare ad un fine comune attraverso la razionalizzazione dei servizi
territoriali della ASL e del Comune o Municipio e la messa in rete delle esperienze
e delle informazioni con gestione integrata degli stessi. È arrivato il momento di
“cavalcare l’onda”: perseguendo obiettivi di benessere sociale e sanitario;
sviluppo del “Welfare delle responsabilità”
32
e del “Welfare delle opportunità”
33
con responsabilità condivise in una logica di sistema allargato di governo,
valorizzazione del “federalismo solidale”
34
.
26
Riferimento Bibliografia – Rapporti n. 30 pag. 15.
27
Vedi nota Glossario e Acronimi.
28
Vedi nota Glossario e Acronimi.
29
Riferimento Bibliografia – Seminari n. 9. Relazione Dott. ssa Bellantani Mariadonata “ Si rileva
una centralità capovolta tra il rapporto giovani e anziani … e si evidenzia sempre più spesso la
solitudine dei “grandi anziani … cambia la medicina ”
30
Riferimento Bibliografia – Normativa n. 25.
31
Riferimento Bibliografia – Normativa n. 28.
32
Ovvero sviluppo delle politiche sociali e sanitarie sorrette da responsabilità condivise a livello di
Governo, organi di governo locali, organizzare e progettare il sistema anche con il terzo settore,
rendere protagonisti attivi i cittadini, ecc.
33
Intervento del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali M. Sacconi alla 12°
Commissione permanente (Igiene e sanità) del 05/06/2007 “un Welfare che interviene nel ciclo di
vita operando a rafforzare l'autosufficienza della persona in modo da prevenire il formarsi del
bisogno nella fase successiva della vita stessa.
34
Riferimento Bibliografia – Normativa n. 28.
7
Capitolo 1: Il paziente moderno.
Il paziente moderno è il cittadino che vuole maggiore partecipazione e sicurezza
delle cure (il cosiddetto “quarto stato in medicina” rif. Bibliografia – libri n. 8 pag.
421), ma anche il soggetto anziano con le sue problematiche di cronicità alle
quali, in un futuro
35
, l’Azienda Italia
36
potrà non essere in grado di produrre una
risposta efficace. I cambiamenti demografici
37
pongono la nostra società in una
prospettiva nuova aprendo questioni che andranno affrontate con scelte
adeguate e coraggiose. La mortalità eccessiva osservata nel 2003 in Europa, ad
esempio, ha rappresentato drammaticamente il tema, forse trascurato nelle
politiche per la salute, dell’isolamento sociale come fattore di rischio elevato.
Studi internazionali rilevano l’importanza delle reti di “prossimità” come fattore di
protezione per la salute degli individui. E’ indispensabile studiare modelli di
intervento innovativi atti a rafforzare le reti di supporto, formali ed informali, e
promuovere comportamenti sani attraverso la partecipazione di un’ampia gamma
di soggetti
38
. Le amministrazioni pubbliche, le comunità e i singoli individui sono
chiamati ad agire in modo concertato e sinergico per fronteggiare le sfide poste
dai profondi cambiamenti demografici e sociali
39
.
La centralità dei cittadini nel Servizio Sanitario:
continuità assistenziale, presa in carico, empowerment
del paziente.
Il SSN sta cercando un modello organizzativo originale
40
per mantenere, nel
prossimo futuro, l’attuale “benessere sanitario” consapevole dell’impossibilità
economica dell’erogazione assistenziale in termini tradizionali.
35
Riferimento Bibliografia - Giornali n. 2 pag. 28: Il Ministro del Welfare italiano, rispondendo alle
domande dei giornalisti in occasione della seconda assemblea mondiale sull’invecchiamento
organizzata dall’Onu a Madrid, ha indicato che è necessario incentivare la nascita di figli e lavorare
ad una riforma totale del welfare. Il giornalista descrive che l’allarme dell’Onu predispone a una
riorganizzazione delle politiche sociali, economiche e sanitarie da parte di tutti.
36
Riferimento Bibliografia – Giornali n. 3. Il giornalista descrivendo il rapporto Onu, Population
Aging 2000, commenta che il fenomeno di invecchiamento della popolazione, secondo il
censimento Istat 2001, è attivo in Italia da diversi anni. Commenta che la riforma dei sistemi
pensionistici si è trasformata in un'emergenza permanente in tutti i paesi occidentali, invecchiare
rappresenta un problema perché l'anziano ha molti nemici: la solitudine; la povertà; l'abbandono e
l'invalidità.
37
Riferimento Bibliografia – Rapporti n 31, 32, 41, 42.
38
Riferimento Bibliografia – Seminari n. 8.
39
Riferimento Bibliografia – Normativa n. 5, riferimento bibliografia – Rapporti n. 44.
40
Riferimento Bibliografia – Seminari n. 6. Relazione del Direttore Generale Istituto Superiore di
sanità, Senatrice della Repubblica Dott.ssa Monica Bettoni.<< Il nostro SSN , a distanza di 30 anni
dalla sua istituzione, sta cercando di definire un proprio originale modello organizzativo che sappia
coniugare il meglio di una gestione aziendalistica con il massimo del coinvolgimento sociale e
politico … Coinvolgimento non solo nelle scelte generali/strategiche ma anche in quelle gestionali
che spesso sono quelle che maggiormente incidono sulla fruizione dei servizi da parte dei
pazienti>>.
8
La centralità dei cittadini, la continuità assistenziale, la presa in carico e
l’empowerment del paziente
41
sono le sfide prioritarie di un moderno Servizio
Sanitario e nel contempo temi molto complessi che si potrebbero declinare in
maniera molto differente ma sono e saranno la “mission” per un pieno ed
effettivo diritto alla salute presente e futura
42
.
Siamo cresciuti, anche professionalmente, nella consapevolezza che l’ospedale
fosse il luogo unico per l’eccellenza, questo ha dato luogo a un uso inappropriato
delle strutture ospedaliere a cominciare dal pronto soccorso.
L’ospedale è una grande struttura di successo perché è identificabile
nell’immaginario collettivo. A livello territoriale il Distretto, così come definito
dall’art. 3 quater del D. Lgs 19/06/1999 n. 229
43
, è quel luogo dove domanda e
offerta si incontrano ma necessariamente deve essere anche il luogo della
programmazione integrata.
Il Distretto è il luogo fisico dove il cittadino viene preso in carico attraverso una
semplificazione dei percorsi assistenziali che non siano il risultato di una
sommatoria di prestazioni ma di una personalizzazione ispirata alla buona pratica
clinica consapevole, responsabile, efficiente e mediante l’appropriato utilizzo delle
risorse disponibili. Dare al territorio la dignità di luogo capace di garantire al
paziente una risposta concreta al suo bisogno di salute, inteso nel senso più largo
del termine, è la “madre di tutte le battaglie”. Fondamentale è, a tal fine, il
discorso sulla continuità assistenziale “24 ore su 24 e sette giorni su sette” posta
in essere dalla cosiddetta “Casa della Salute”
44
, secondo le indicazioni del Patto
sulla Salute
45
, al momento un modello sperimentale che sta trovando una
41
Riferimento Bibliografia – Riviste n. 21. Nella VMD le premesse teoriche si ispirano alla teoria
biologica olistica.
42
Riferimento Bibliografia – Rapporti n. 10 << Questo intervento di ammodernamento tocca, in
primo luogo, la mission, e quindi gli stessi obiettivi, che presiedono alla piena ed effettiva garanzia
del diritto alla salute. Siamo assai più consapevoli, rispetto al passato, che alla tutela di questo
diritto non concorrono soltanto i sistemi sanitari. Abbiamo assistito ad un vero e proprio
cambiamento di paradigma, con lo spostamento dalla attenzione pressoché esclusiva verso la
malattia e la guarigione alla considerazione per la qualità della vita come parte integrante dei
percorsi assistenziali, anche quando si sa che restano pochi mesi di vita o si sarà costretti a
convivere con una patologia cronica. Abbiamo imparato, a nostre spese, quanto sia indispensabile
valorizzare salute e benessere nella accezione più ampia, e a non considerare prevenzione e stili di
vita la cenerentola dell’impegno dei sistemi sanitari pubblici. Gli esempi citati, sono solo alcuni dei
tanti che avremmo potuto richiamare, ma sono indicativi della maturazione di una nuova
consapevolezza su ciò che bisogna intendere, oggi, per tutela del diritto alla salute, e di ciò non
possiamo non tenere conto se vogliamo provare ad orientare sempre di più il sistema ai cittadini e
ai loro bisogni>>.
43
Riferimento Bibliografia – Normativa n. 21.
44
Riferimento bibliografia – Normativa n. 2. Allegato A si legge: Le regioni potranno varare progetti
relativi alla sperimentazione della Casa della Salute … .
45
Riferimento Bibliografia – Rapporti vari … n. 38; “Per realizzare la continuità assistenziale
dall’ospedale al domicilio del cittadino / paziente, che rende effettivo il diritto alla salute, oltre a
generalizzare le già consolidate forme aggregative presenti sul territorio con le Unità Territoriali di
assistenza Primaria, si conviene di promuovere ulteriori forme e modalità erogative dell’insieme
9
positiva risposta per ricomporre la frammentazione delle cure primarie
investendo sull’assistenza domiciliare come servizio uniformemente offerto su
tutto il territorio nazionale e garantendo percorsi unitari (PUA).
La fragilità del soggetto anziano: salute, servizi e qualità
della vita.
L’invecchiamento della popolazione, nei cosiddetti paesi sviluppati, e il
concomitante aumento delle malattie croniche
46
, si stima siano la causa dell’86%
dei decessi e il 77% della perdita di anni di vita in buona salute
47
e di
conseguenza dell’elevato consumo delle risorse di budget per la salute pari al
75% di media nei paesi Membri. L’involuzione della perfomance fisica cosi come
altre determinanti definite “cause delle cause” quali: urbanizzazione (riduzione
dell’attività fisica), alimentazione non conforme alle richieste (ridotte)
energetiche, politiche governative che non propongono stili di vita salutari, ecc…;
aumentano il rischio di perdita della salute influenzando anche le condizioni
psicologiche e i livelli di integrazione sociale. In questa ottica, in particolare per
gli anziani, le occasioni per “stare male” possono essere davvero numerose.
Possiamo facilmente definire che con il passare degli anni aumentano le
condizioni obiettive per badare maggiormente a se stesso, si riducono o si
annullano gli impegni lavorativi e diminuiscono le preoccupazioni della vita
delle cure primarie, attraverso l’integrazione dei medici di famiglia tra di loro e con la realtà
distrettuale, con i medici della continuità assistenziale e con i medici del 118, anche allo scopo di
migliorare le varie forme di assistenza domiciliare. Su questi temi come in generale su quelli della
medicina del territorio, della prevenzione e della tutela della salute nei luoghi di lavoro, Governo e
Regioni si impegnano a definire linee di indirizzo entro il 31 dicembre 2006”.
Riferimento Bibliografia Internet n. 11: vedi Glossario e Acronimi.
46
Riferimento Bibliografia – Rapporti vari n. 40: “Negli ultimi anni l’aumento del numero dei malati
cronici sta creando un’emergenza peri sistemi sanitari: cardiopatie, cancro, diabete, disturbi
mentali, malattie respiratorie, dell’apparato digerente e del sistema osteoarticolare sono ormai tra
le cause più diffuse di sofferenza e morte. E non è un “problema dei ricchi”: negli ultimi vent’anni le
malattie croniche si sono diffuse anche nei Paesi più poveri e oggi sono responsabili dell’86% dei
decessi in tutta Europa. I principali fattori di rischio sono l’ipertensione arteriosa, il fumo, l’obesità
e il sovrappeso, l’alcol, il colesterolo e la glicemia elevati, la sedentarietà. Si tratta di fattori
modificabili grazie a interventi sull’ambiente sociale, come è stato fatto recentemente in Italia con il
divieto di fumo nei locali pubblici, e grazie a trattamenti medici, come i farmaci antipertensivi.
D’altra parte, in Italia abbiamo un sistema di cure che funziona come un radar a cui il paziente
appare per essere curato e scompare alla vista una volta guarito. Perfetto per le malattie acute, ma
non per le patologie croniche, per le quali serve invece un modello di assistenza diverso: occorre
evitare non solo che le persone si ammalino, ma anche che chi è già malato vada incontro a
ricadute, aggravamenti e disabilità. Un sistema, insomma, adatto a malattie che non guariscono e
che devono essere seguite nel territorio, adeguatamente attrezzato. Le istituzioni devono allora
impegnarsi su questo fronte, attraverso politiche e strategie mirate. L’obiettivo è ridurre l’impatto
delle malattie croniche, portando qualità e aspettative di vita a livelli accettabili in tutti i Paesi
europei. Ai governi spetta la responsabilità di coordinare le politiche di sanità pubblica volte a
rimuovere quei determinanti sociali che favoriscono lo sviluppo delle malattie croniche. Il Ministro
della Salute vuole essere l’avvocato della salute dei cittadini, che è influenzata dalla maggior parte
delle strategie del governo: dalle politiche economiche a quelle agricole e ambientali, dalla politica
dei trasporti a quella dell’istruzione. Mettere al centro la prevenzione e il controllo delle malattie
croniche è interesse di tutti”.
47
Riferimento Bibliografia – Rapporti n. 24.
10
familiare. Tutto questo modifica la priorità nei valori di riferimento, per cui le
attenzioni per se stessi e per la propria salute assumono maggiore rilevanza
rispetto a quanto succede in altre fasce di età.
La ricerca condotta dall’ISTISSS nel 1994.
Merita di essere ricordato che lo stato di malattia viene considerato come l’inizio
della vecchiaia vera e propria
48
e la percezione dello stato di salute diminuisce
nei più vecchi senza significative differenze tra i sessi.
Tabella 1: giudizio complessivo sulle condizioni di salute – salute
percepita
49
.
3
a
età 4
a
età
M F M F
Buone 71,6 % 64,6 % 31,7 % 32,0 %
Passabili 19,9 % 29,9 % 42,5 % 44,5 %
Cattive 8,5 % 5,5 % 25,8% 23,4 %
L’anziano più vecchio frequenta lo studio del medico di base (almeno il 40 % una
volta al mese), contro il 13% degli anziani più giovani.
I ricoveri ospedalieri negli anziani della 4
a
età sono più frequenti e più lunghi in
termini di degenza senza significativa differenza tra i due sessi.
Gli anziani ultrasessantacinquenni fanno un uso quotidiano farmaci (80%) molto
maggiore dei sessantenni (13%). Parlando di farmaci le femmine fanno un uso
doppio rispetto ai maschi di tranquillanti o contro stati di ansia.
L’autonomia funzionale reale o percepita, come le considerazioni precedenti, è
scadente nella fascia di età riguardante gli anziani “più anziani”.
Tabella 2: autonomia funzionale reale e percepita
50
.
3
a
età 4
a
età
M F M F
Autonomo 97,9 % 93,7 % 33,3% 24,8%
Parzialmente autonomo 0,7% 3,9% 25,0% 39,6%
Non autonomo 1,4% 2,4% 41,7% 40,0%
È opportuno leggere la non autonomia in rapporto alla tipologia familiare, circa il
30% dei non autonomi vive da solo, indipendentemente dai mezzi di indagine
usati è un dato preoccupante in quanto ci si deve interrogare sulle modalità
48
Riferimento Bibliografia – Rapporti n. 30.
49
Ibidem.
50
Ibidem.
11
attraverso le quali queste persone vengono o non vengono aiutate. Più del 50%
dei soggetti sottoposti ad indagine da parte dell’ISTISSS
51
si percepiscono non
autonomi in quanto dichiarano di abitare in una casa con delle barriere
architettoniche.
La percezione di salute ha anche un andamento geografico, infatti nel nord ci si
sente più in salute rispetto al sud dove si tende a dare un giudizio “cattiva” sulla
propria salute.
Per comprendere in maniera complessiva la situazione del soggetto anziano
rispetto la propria salute e quindi direttamente le richieste di assistenza sanitaria,
bisogna considerare anche la componente psicologica.
Per gli anziani più giovani si può elencare una graduatoria (dal più importante o
debilitante, al meno importante) in disturbi dell’umore (47,2%), disturbi di ansia
associata ad insonnia (44,8%) o in senso generalizzato (40,9%), all’ultimo posto
i disturbi del sonno (29,4%) e la preoccupazione per la salute (ipocondria –
28,1%) e disturbi ossessivi - compulsivi (27,9%).
Per quanto riguarda gli anziani della quarta età la situazione si ribalta: al primo
posto c’è la preoccupazione per la salute (60,1%), disturbi di tipo depressivo
(47,8%), paura di allontanarsi da casa (41,9%), disturbi di ansia associati ad
insonnia (41,4%), disturbi del sonno (40,7%).
Ovviamente alcune psicopatologie sono legate alle difficoltà nello svolgere le
normali attività della vita quotidiana, altre a situazioni di solitudine ed altre,
infine, caratteristiche di un parafisiologico invecchiamento.
Tabella 3: indice di depressione GDS
52
.
3
a
età 4
a
età
M F M F
Bassa depressione 85,5% 84,2% 60,8% 56,0%
Media depressione 11,3% 11,5% 29,1% 23,1%
Alta depressione 2,9% 4,3% 10,1% 20,9%
Per concludere l’excursus di questa riflessione in merito la salute e la percezione
di salute della popolazione anziana, merita particolare riguardo il tema delle
“paure degli anziani”.
51
Ibidem.
52
Ibidem.
12
Tabella 4: paura del futuro
53
.
3
a
età in % 4
a
età in %
Per
niente
Poco Molto Per
niente
Poco Molto
Restare solo
46,4 20,8 32,8 37,3 23,9 36,8
Essere abbandonato
60,1 16,0 23,9 45,0 22,9 32,1
Dolore fisico
29,4 29,4 41,3 17,0 35,5 47,5
Della morte
42,5 26,7 30,8 41,8 26,0 32,1
Problemi economici
49,7 21,0 29,3 54,8 25,1 20,0
Restare senza casa
67,2 12,1 20,7 66,1 14,3 19,6
Non poter aiutare gli altri
25,5 29,6 44,9 49,2 29,9 20,9
Finire in ospizio
47,5 15,0 37,6 39,2 15,5 45,3
Perdere la capacità di ragionare
18,2 12,6 69,2 13,4 16,8 69,9
Non potersi muovere
15,2 12,7 72,1 8,4 9,7 81,9
Non poter badare a se stesso
15,2 13,4 71,5 10,3 11,1 78,5
Non essere aiutato
37,5 24,2 38,3 38,5 20,2 41,3
Restare solo in casa
68,3 17,0 14,7 51,7 23,5 24,8
Perdere fiducia in se stesso
46,7 11,2 42,1 45,8 23,3 31,0
Le paure più importanti sono quelle legate alla perdita di autonomia, sia fisica
che psichica, ovvero quella di dipendere da qualcun altro.
Queste paure e le riflessioni dedotte dallo studio ISTISSS sono, per il
sottoscritto, il motivo per cui queste fasce di età si rivolgono al SSN in maniera
incongrua.
L’approccio al paziente anziano non può essere esclusivamente biomedico, in
quanto convergono eventi negativi ad incidenza variabile che possono influenzare
lo stato o la “percezione” di salute. Forse siamo arrivati a definire teoricamente
che la degenza ospedaliera
54
, se non per le situazioni acute, è incongrua ed una
possibile risposta concreta è una gestione articolata nella rete dei servizi basata
su una negoziazione
55
concreta dei servizi sociali e sanitari.
53
Ibidem.
54
La critica degli anni 60 e 70 sui modelli assistenziali di tipo istituzionale, oggi finalmente sta
trovando una validazione scientifica alla luce dei modelli organizzativi istituzionali e ristrettezze
economiche. La crescita della durata media della vita ha messo in luce i limiti di un welfare state
legato al “ricovero facile”, o per la classe di cittadini di cui si discute l’istituzionalizzazione. Oggi
l’assistenza domiciliare e le altre forme di assistenza territoriale sono diventate mature ma ci sono
voluti quasi 20 anni se pensiamo alle prime normative.
55
La negoziazione ovvero la capacità di negoziare è un’arte che normalmente ognuno di noi
utilizza, possiamo pensare ad esempio alle varie fasi decisionali per andare in vacanza con i propri
familiari. Saper condurre trattative, oggigiorno, è diventato un elemento fondamentale, per chi
deve organizzare i servizi, in un clima di liberalizzazione e privatizzazione. Lavorando in rete ci si
trova spesso a trattare con gli utenti, familiari, limitazioni di budget, operatori di altri servizi in cui
13
La salute degli anziani: quale bisogni da soddisfare?
Definire la domanda di salute della popolazione anziana è un tema chiave da
affrontare, specie in un paese come l’Italia che invecchia sempre di più e che
destina più della metà delle sue risorse per la salute agli anziani. Il Ministero
della Salute, per rispondere alla domanda dei bisogni assistenziali degli anziani e
per meglio gestire le sfide derivanti, ha messo in opera una serie di progetti
come ad esempio: lo studio Argento
56
, promosso dal Profea, il master in
epidemiologia applicata dell'ISS, condotto su 11 Regioni italiane, che accanto
all'indagine multiscopo dell'Istat
57
, allo Studio ILSA
58
del CNR-Iss e alla Rete
Argento Università Cattolica S. Cuore, ha permesso (anno dei rapporti 2003) di
delineare i bisogni assistenziali dell'anziano sottolineando le differenze territoriali
ed il gap tra l'attuale offerta di assistenza ed i traguardi ottimali cui mirare
59
.
I dati che verranno presentati di seguito non si discostano particolarmente dai
dati dello studio ISTISSS del 1994 ma integrati ad esso ci permettono di
delineare la complessità assistenziale del soggetto anziano.
Il 3% delle donne ed il 2% degli uomini da 65 a 69 anni ha bisogno di
assistenza quotidiana: questa percentuale sale al 25% nelle donne
sopra gli 80 anni ed al 18% negli uomini. A 65 anni una donna ha
un’attesa di vita di 20 anni, metà della quale li passerà in buona
salute: simile il dato degli uomini
60
.
La qualità di vita percepita è molto diversa nel Paese: solo l’1% degli
anziani di Bolzano si giudica in cattivo stato di salute contro il 24%
degli anziani di Napoli della stessa età
61
.
La prevalenza di patologie croniche dell’anziano aumenta nel tempo di
circa il 50% negli ultimi 10 anni
62
.
Il costo dell’assistenza aumenta nel tempo e in funzione dell’età:
aumenta il numero di anziani “utenti” e cresce il costo sanitario
dell’utente
63
.
per giungere a degli accordi o definire dei piani assistenziali bisogna far ricorso a metodologie e
tecniche specifiche di negoziazione.
56
Vedi nota Glossario e Acronimi.
57
Vedi nota Glossario e Acronimi.
58
Vedi nota Glossario e Acronimi.
59
Da www.epicentro.iss.it.
60
Da www.epicentro.iss.it. Studio ILSA.
61
Da www.epicentro.iss.it. Studio Argento.
62
Da www.epicentro.iss.it. Studio ILSA.
63
Da www.epicentro.iss.it. Studio ILSA.
14
Nonostante l’offerta gratuita di vaccino antinfluenzale solo il 50% degli
anziani si vaccina, in gran parte presso il medico di medicina generale;
ancora troppo poco praticata la vaccinazione contro il pneumococco
64
.
Grandi le differenze geografiche: l’anziano ha una salute diversa sia
oggettivamente che soggettivamente: la disabilità media è del 12%
dei 65enni al Centro e dell’11% al Sud ed al Nord, mentre la disabilità
grave si attesta nei maschi intorno al 13%
65
.
Sottoposti allo screening per disturbi cognitivi, gli anziani di Bolzano
sono risultati positivi all’11% ma tre volte di più erano positivi per
deficit cognitivi gli anziani della Basilicata
66
.
Gli anziani sono grandi consumatori di farmaci ed il 92% degli anziani
Veneti assumono farmaci in maniera continuativa o ciclica contro il
79% degli anziani in Sardegna ed il 95% in Puglia
67
.
Le persone con disabilità sono 2 milioni 600 mila. Sebbene in Italia
aumenti l'invecchiamento della popolazione e siano 2 milioni gli anziani
con disabilità, analizzando il tasso standardizzato per età, la disabilità
risulta significativamente in declino (4,7%) rispetto a 10 anni fa (5,7%)
anche tra la popolazione anziana (18,8% contro 21,7%). La disabilità è
più diffusa tra le donne (6,1% contro 3,3% degli uomini). Le persone
confinate nell’abitazione sono 1 milione 130 mila (2,1%); tra le persone
anziane tale percentuale raggiunge l’8,7%
68
.
Esiste un’ulteriore progetto il P.A.S.S.I., avviato nel 2005, per la sorveglianza dei
fattori comportamentali di rischio e per il monitoraggio dei programmi di
prevenzione delle malattie croniche. Il PASSI prende in considerazione come
target di età la forbice compresa tra i 18 e i 69 anni fotografando alcuni stili di
vita (consumo di alcool, screening oncologici, incidenti domestici, attività fisica,
ecc.), che sono poi la base per l’instaurazione delle cosiddette malattie croniche,
che richiedono anche’essi interventi di prevenzione primaria e secondaria con un
approccio moderno ed integrato in rete sul territorio
L’impatto dell’invecchiamento sulla spesa pubblica
69
.
Successivamente all'introduzione dell'euro, l’EPC avviò studi volti ad esaminare le
conseguenze economiche e di bilancio dell'invecchiamento della popolazione,
64
Da www.epicentro.iss.it. Studio Argento.
65
Da www.epicentro.iss.it. Studio Argento.
66
Da www.epicentro.iss.it. Studio Argento.
67
Da www.epicentro.iss.it. Studio Argento.
68
ISTAT: indagine multiscopo “Condizioni di salute e riscorso ai servizi sanitari”
69
Fonte www.ministerodellasalute.it.
15
giungendo alla pubblicazione di proiezioni di spesa correlate all'età nel 2001 e nel
2003. In particolare il “Special Report n° 1/2006 European Economy European
Commission Directorate-General for Economic and Financial Affairs - The impact
of ageing on public expenditure: projections for the EU25 Member States on
pensions, health care, longterm care, education and unemployment transfers
(2004-2050). Report prepared by the Economic Policy Committee and the
European Commission (DG ECFIN)”.
Le proiezioni demografiche e l’occupazione
70
.
Nel 2050 la popolazione europea sarà lievemente meno numerosa e
notevolmente più anziana. Si prevede che i tassi di fertilità in tutti i paesi
rimarranno ben al di sotto del tasso di sostituzione naturale. Secondo le
proiezioni l'aspettativa di vita alla nascita crescerà di altri 6 anni nei prossimi
quarant'anni.
La popolazione totale dell'UE25 registrerà un lieve calo passando da 457 a 454
milioni tra il 2005 e il 2050, le conseguenze a livello economico saranno evidenti
in quanto si assisterà a forti variazioni nella struttura della popolazione per fasce
di età. Partendo dal 2010, la popolazione in età lavorativa (tra i 15 e i 64 anni)
scenderà assestandosi intorno ai 48 milioni di persone entro il 2050. Per contro,
nello stesso periodo, la popolazione anziana con più di 65 anni registrerà un
netto incremento assestandosi intorno ai 58 milioni. Il tasso di dipendenza degli
anziani, vale a dire il numero di persone con più di 65 anni in rapporto ai soggetti
in età lavorativa, dovrebbe raddoppiare. In Europa si passerà dall'attuale
rapporto di quattro persone in età lavorativa per ogni anziano a un rapporto di
due a uno entro il 2050.
Tra il 2005 ed il 2011 la crescita economica sarà sostenuta dagli sviluppi in
campo demografico e in campo occupazionale: tale periodo può essere visto
come un’opportunità per il perseguimento di riforme strutturali. Tra il 2012 ed il
2017 la crescita dei tassi di occupazione compenserà il calo della popolazione in
età lavorativa: in questo periodo, infatti, la popolazione in età lavorativa
comincerà a diminuire con il pensionamento della generazione del baby-boom.
L'effetto dell'invecchiamento diventerà predominante a partire dal 2018 e sia la
dimensione della popolazione attiva che il numero di occupati imboccheranno una
parabola discendente.
70
Fonte www.ministerodellasalute.it.