E come ha potuto stabilire il primato di dittatura più lunga in un’Europa
diffidente e dolorosamente segnata dalla morte e dal terrore? Quali allora le
differenze di fondo? Quali le aperture? Quale, in ultimo, il retroterra storico,
politico, culturale pronto ad accogliere la dittatura militare di Francisco Franco
Bahamonde?
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INTRODUZI
I
ONE
Le origini del fascismo spagnolo vanno rintracciate intorno agli anni venti e
trenta, anni che, come sappiamo, rappresentano l’atto di nascita dei più grandi
sistemi totalitari della storia contemporanea. Saranno anni di grande vigore
ideologico per l’Europa intera; ideologie forti, totalitarie, spesso irrazionalistiche,
comunque sintomatiche di un particolare momento storico e rifugio di ansie
generazionali che propugnano grandezza e prestigio nazionale.
La rottura con l’ordine precedente si avverte non soltanto a livello politico ma
anche a livello culturale. Le avanguardie artistiche del novecento (surrealismo,
espressionismo, dadaismo, futurismo) esprimono e proiettano alla perfezione la
società europea degli anni tra le due guerre, con il loro carico di novità e aggressività,
immaginazione e modernità, trasgressione e rottura, velocità e nevrosi.
In altre parole c’è, nella società europea di questi anni, una grande
complessità e confusione: la ricerca di nuove soluzioni non convenzionali al sistema
del liberalismo parlamentare avvertito come caduco e non funzionale, e del
capitalismo classico. L’esplosione di soggettività, la ribellione contro l’ordine
stabilito, ma soprattutto la crisi irreversibile dello stato liberale, costituiscono la base
iniziale del fascismo.
Per ciò che si riferisce alla Spagna, è interessante chiedersi se il fascismo ha
avuto una qualche risonanza, se ha trovato dei canali di diffusione ed espansione. La
risposta è affermativa anche se vi sono, senza dubbio, sfumature e differenze
importanti rispetto al movimento italiano.
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E’ inesatto asserire che c’è stato un fascismo europeo unico. Quelli esistiti, di
fatto, sono “fascismi europei”.
Ogni società politica, tenendo in debito conto le sue caratteristiche storiche e
sociali, economiche e anche psicologiche, formalizza un sistema fascista
differenziato, in una congiuntura di radicalizzazione accentuata. Il termine generico
di fascismo, spesso applicato dalla storiografia per designare l’insieme dei regimi
totalitari di destra che si imposero nell’Europa degli anni venti e trenta, si presta a
confusione poiché omette particolari importanti, ad esempio le specificità nazionali
su cui tanto insiste uno studioso come Renzo De Felice, le diverse matrici
ideologiche, il sostrato culturale preesistente o anche la piccola linea demarcativa che
distingue un regime autoritario da uno totalitario, come sottolinea Karl Bracher.
Ad ogni modo, un comune denominatore tra i vari fascismi si può
rintracciare: la paura per un’eventuale rivoluzione (bolscevica, internazionale) porta
a optare per la sicurezza a dispetto della libertà. Poi ogni fascismo sarà però
autonomo. Ad esempio la Spagna e il Portogallo, paesi prevalentemente agricoli,
accentueranno gli aspetti tradizionali, paternalisti e cattolici, mentre la Germania e
l’Italia, specialmente la Germania, più industrializzati, accentueranno gli elementi di
secolarizzazione, “pagani” e modernisti.
La particolarità del fascismo spagnolo è di combinare “dottrina” e “spada”. Il
nuovo fascismo spagnolo sarà, o pretende di essere, il vecchio stato del secolo XVI
attualizzato, non dissimile dalle affermazioni mussoliniane che si richiamano alle
antiche glorie della Roma Imperiale.
Religione e tradizione, monarchia e impero con l’incorporazione delle
tecniche organizzative del controllo politico e sociale, in altre parole partito unico,
sindacalismo statale corporativo, gerarchizzazione militare della società civile sono
le sintesi dello slittamento rapido verso il caudillaje del generale Franco.
Questo studio si snoda su tre direttrici diverse ma allo stesso tempo
complementari e ugualmente importanti ai fini di un’indagine sulla particolarità del
fascismo spagnolo: il franchismo, la Falange, “Acción Española”.
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Si parte da un esame politico-istituzionale del governo di Madrid quale si
presenta all’indomani della guerra civile: le soluzioni del Caudillo per garantirsi al
potere, l’analisi dei miti, dei decreti, il rapporto con le potenze straniere.
Si passa quindi, ad analizzare l’ideologia del franchismo, andando alla ricerca
delle sue origini. Queste sono da rintracciarsi nelle elaborazioni programmatiche
della Falange, a cui viene dedicata un’ampia sezione, e nelle formulazioni di
principio del gruppo legato alla rivista “Acción Española”, che costituisce l’ultima
piattaforma ideologica su cui affonda le proprie radici la dittatura personale del
Generalissimo Francisco Franco.
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6
CAPITOLO I
IL
FRANCHI
I
SMO
1. REGIME AUTORITARIO O TOTALITARIO?
Il franchismo rimane ancora oggi uno dei fenomeni politici meno studiati
dell’Europa contemporanea sia perché, essendo un fatto relativamente recente, non si
è potuto ancora sviluppare un ampio dibattito storiografico paragonabile, ad esempio,
a quello che si è avuto in Italia in merito al fascismo; sia perché quarant’anni di
dittatura hanno chiuso ancor più la Spagna nel suo isolazionismo che è stato così, al
tempo stesso, storico e geografico.
Risultano, quindi, divergenti le linee interpretative seguite dalla storiografia
spagnola, rispetto a quella del resto d’Europa. Mentre gli stranieri hanno dato peso
alla conoscenza e all’approfondimento della storia politica, gli spagnoli hanno dato
importanza alle realtà economiche e sociali del loro paese.
1
Le ragioni di tale
fenomeno si possono rintracciare nell’intolleranza del regime a fornire un’immagine
del paese diversa da quella ufficiale, meramente propagandistica e celebrativa:
questo ha avuto un peso determinante nella produzione scritta, visiva e radiofonica di
tutta una generazione di spagnoli.
Pertanto risulta difficile ricostruire la storia del franchismo perché ciò vuol
dire dover conoscere diverse realtà che hanno caratterizzato sin dall’inizio il
1
Cfr. M. PLANA, La Spagna Franchista, Guaraldi Editore, Rimini-Firenze, 1977, pp.11-12.
7
movimento, soprattutto da un punto di vista ideologico. Insieme alla ideologia sarà
necessario tener conto dello sviluppo economico della Spagna, per comprendere
anche la realtà politica che è alla base della dittatura franchista.
Per quanto concerne l’interpretazione generale del franchismo, gli studiosi di
temi politici, specialmente stranieri, lo hanno giudicato un fenomeno diverso dai
fascismi classici, così la Spagna franchista è rimasta ai margini della problematica
storica sul fascismo europeo, che ha visto fiorire una così vasta messe di studi.
Sono state usate le più svariate espressioni politico-ideologiche per
qualificare il franchismo. Definizioni come “reazione di tipo classico”, “regime
autoritario tout court”, “clerical-fascismo”, “fascismo cattolico”, “regime a
pluralismo limitato” e così via, che non rappresentano certo schemi interpretativi ma
colgono tuttalpiù aspetti e tendenze generali della realtà politica del regime spagnolo.
Gli stessi termini di franchismo e fascismo, riferiti al caso spagnolo, sono
carichi di ambiguità. Nel linguaggio corrente del dibattito storico, l’espressione
“franchismo” viene usata per designare il periodo della storia di Spagna che
comprende gli anni del governo di Franco, mentre con “fascismo” viene delimitato il
complesso dell’ideologia e della struttura falangista, così come si presentava nella
sua fase iniziale. La Falange viene considerata, quindi, come la variante spagnola del
fascismo classico e il suo ruolo limitato alla sola fase costitutiva dello Stato Nuovo,
cioè, fino alla fine della seconda guerra mondiale. Successivamente, il
pretorianesimo e il nazionalismo di stampo monarchico e cattolico avrebbero finito
per prevalere sullo spirito autenticamente “rivoluzionario fascista”.
2
Nella realtà dei fatti, dopo il crollo degli Imperi Centrali, il regime franchista
si vede costretto a prendere le distanze dal fascismo e da qualsiasi gruppo o
movimento che potesse in qualche modo ricollegarlo ad esso, ivi compresa la
Falange. Ciò non soltanto per evitare di essere accomunato alla stessa sorte, ma
anche e soprattutto, come vedremo più avanti, per motivi economici. L’orientamento
di Franco sul piano diplomatico ha avuto, inevitabilmente, ripercussioni sul dibattito
storiografico, che s’ è profuso in puntualizzazioni semantiche dei due termini.
2
M. PLANA, op. cit., p. 13.
8
Nel linguaggio politico della sinistra spagnola, invece, il termine “fascismo”
ha sempre indicato la dittatura aperta e brutale al servizio degli interessi di classe e le
forme violente dell’esercizio del potere politico da parte del regime di Franco.
3
Vi sono due elementi presi in considerazione da alcuni studiosi, nello sforzo
di distinguere il franchismo dal fascismo classico: in primo luogo, i modi
dell’avvento al potere conseguito in seguito ad un’insubordinazione militare che
avrebbe determinato il prevalere dei militari sui movimenti politici; in secondo
luogo, il fatto che i presupposti dottrinari della Falange, ideologicamente vicina al
Fascismo, non hanno trovato pieno riscontro nelle istituzioni del franchismo.
4
Questo può essere vero per il secondo periodo, giacché la vita del franchismo
sul piano interno comprende due periodi. Al primo corrispondono l’intesa con la
Falange e il regolamento dei conti sorti dalla guerra civile.
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Infatti, teso nello sforzo
di coordinare l’eterogeneo universo politico che ruota attorno alla vittoria del Fronte
popolare e concorre con essa, Franco non può far altro, per compiere i primi passi
verso la costituzione dello Stato Nuovo, che appoggiarsi alla Falange, in quel
momento unica formazione politica con una struttura e con dei programmi. Essa
rappresentava il solo canale sul quale convogliare le energie per porre le basi
politiche e istituzionali del futuro regime che nasceva sulle macerie di una guerra
civile sanguinosa; guerra che apriva una ferita nella storia del paese.
Nel secondo periodo, la Chiesa si sostituisce alla Falange per sostenere il
regime; il regime si dà, così, un’apparenza di liberalismo.
6
Il primo periodo è quello più fortemente repressivo, in cui il regime è
indiscutibilmente totalitario.
7
Vengono disciolti partiti politici, logge massoniche,
sindacati, i loro beni confiscati e si dà la caccia ai loro membri. Gli ufficiali e i
soldati vengono giudicati come criminali comuni, e giustiziati a migliaia. Sul corpo
insegnante, antifranchista, si abbatte una repressone particolarmente dura: 6000
3
Cfr. M. PLANA, op. cit., p. 13.
4
Ibidem, p.16.
5
Cfr. J. GEORGEL, Il Franchsmo: storia e bilancio 1939-1971, Società Edtrice Internazionale,
Torino, 1972, p. 44.
6
Ibidem, p. 44.
7
Slle differenze tra regime autoritario e totalitaro, K. BRACHER, Il Novecento secolo delle ideologie,
Laterza, Roma-Bari, 1999, pp. 113-121.
9
maestri vengono fucilati, 7000 messi in prigione, decine di migliaia destituiti; 1200
su 1800 per la sola città di Barcellona. L’insegnamento superiore spagnolo, che
contava 430 professori alla vigilia della guerra, presenta nel 1939 un triste bilancio:
100 sono morti, 148 sono emigrati, 25 vengono revocati. Il nuovo regime sceglie
come sua politica lo sterminio dei “rossi”.
8
Il Decreto di Epurazione degli insegnanti, emanato il 7 dicembre del 1936,
all’inizio della guerra civile quindi, è una vera e propria ordinanza di persecuzione
contro il libero insegnamento:
Dicendo che la possibilità di resurrezione di una Spagna
migliore di quella che abbiamo potuto vedere in questi anni è in
diretto rapporto con la giustizia e lo scrupolo che si porranno nella
epurazione dell’Insegnamento in tutti i gradi, si dice tutto.
Il carattere della epurazione che oggi si persegue non è solo
punitivo, ma anche preventivo. È necessario garantire agli spagnoli
che, con le armi in mano e senza risparmiare sacrifici e sangue,
salvano la causa della civiltà, che non si tornerà a tollerare né a
proteggere e stipendiare coloro che avvelenano l’anima popolare,
primi e maggiori responsabili di tutti i crimini e le distruzioni che
terrorizzano il mondo e che hanno seminato lutti nella maggior parte
dei focolari onorati della Spagna. […] proporre la separazione
inesorabile dalle loro funzioni di insegnanti per quanti, direttamente o
indirettamente, hanno contribuito a sostenere e diffondere le idee e le
istituzioni del cosiddetto “Fronte popolare”. Gli individui che fanno
parte di tali orde rivoluzionarie, i cui disordini causarono tanto terrore,
sono semplicemente figli spirituali di docenti e professori che,
attraverso istituzioni come la “Libertà di insegnamento”, forgiarono
generazioni che non credevano in nulla ed anarchiche. […] Le
Commissioni di epurazione, rivolgendosi, per informazioni, a
qualsiasi autorità pubblica o a privati, dovranno far presente la
gravissima responsabilità della quale si farà carico, di fronte a Dio e
alla Patria, chi occulterà determinate notizie.
9
Il Caudillo riorganizza la vita civile e i pubblici poteri attraverso una serie di
Decreti e Ordinanze che dal ’36 al ’45 si susseguono rapidamente, oltre a porre sotto
la propria autorità la Falange che, trasformata in partito unico (FET de las JONS)
sorveglia la nazione, specialmente attraverso i sindacati di Stato.
8
J. GEORGEL, op. cit., p. 44.
9
L. CASALI, Partito, società e stato nei documenti del fascismo, del nazionalsocialismo e del
franchismo, Clueb, Bologna, 1996, pp.313-314.
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