4
ultimi anni zone che mai si erano viste nei film precedenti girati a Parigi, come il
quartiere avveniristico della Dèfense.
1.2 Parigi: dati principali del turismo
Parigi è una città con circa 11 milioni di abitanti che si estende su 1200km quadrati
lungo la Senna. Si trova al centro dell’Ile-de-France, una regione con un quinto dei
residenti di tutta la Francia. Diventata nel corso dei secoli punto di riferimento culturale
è di conseguenza riuscita a divenire una tra le città più visitate in assoluto, arrivando a
trascinare la sua nazione come destinazione turistica con il più alto numero di visitatori
internazionali al mondo.
Grazie al patrimonio artistico e naturale che questo stato offre, nel 2006 coi suoi 78
milioni di visitatori stranieri, la Francia è in testa a questa classifica (+2,7% rispetto al
2005) seguita dalla Spagna e dagli Stati Uniti, nonostante una crescita del turismo
inferiore dell’Europa (+4%) nei confronti dell’america centrale (+6,1) rispetto al 2005.
Il numero delle notti passate dai turisti stranieri in Francia è stato di 491 milioni nel
2005 e si sono confermate queste cifre anche nel 2006, mentre in dieci anni il numero di
escursionisti è notevolmente aumentato: se nel 1996 erano 86 milioni nel 2006 si sono
registrati 116 milioni di turisti che visitano la capitale in giornata. Queste cifre sono
significative per capire la rilevanza turistica che la Francia ottiene trascinata dalla sua
capitale, con una spesa di 34 miliardi di euro da parte dei turisti stranieri.
Infatti la regione della Ville Lumière, l’Ile-de-France, nella ripartizione regionale del
turismo francese e straniero occupa la prima posizione su 22 totali, con un 32,3% delle
notti complessive nel 2006, segue con ampio distacco la regione Provence-Alpes-Cote
D’azur col 11% e con dati quasi irrilevanti per le altre regioni della nazione transalpina
1
.
La conferma della forte attitudine all’arte e al turismo di questa città, ci viene conferita
dai dati che il bilancio turistico francese del 2005 mette a disposizione sulla
frequentazione dei principali siti turistici parigini.
1
Ministre des Transports, de l’Equipement, du Tourisme et de la Mer direction du Tourisme. Bilancio
dell’anno turistico 2006 http://www.tourisme.gouv.fr/fr/z2/stat/bilans/bilan_2006.jsp, 7 febbraio 2007.
5
Il museo del Louvre ha battuto il suo record storico di frequenze stabilito nel 2004 del
22% con 7,55 milioni di visitatori nel 2005, mentre il museo della Gare D’Orsay con
2,92 milioni di visitatori ha aumentato del 13% il numero di ospiti rispetto all’anno
precedente. Anche la torre Eiffel ha visto crescere questo dato del 3% con 6,43 milioni
nel 2005.
In Francia quindi dal 2005 il turismo e tornato ad essere la prima fonte di guadagno
derivante da soldi esteri, addirittura davanti agli introiti dell’industria automobilistica
2
.
1.3 Parigi e la sua storia: dalle origini all’800
Parigi nasce nel territorio odierno dell’Ile de la Cité nel III secolo a.c. da parte della
tribù di origine celtica dei Parisii.
Nel 52 a.c. Giulio Cesare conquistò quel territorio dopo sette anni di guerre coi galli e lo
fece diventare una città romana sotto il nome di Lutetia. La dominazione romana finì
nel V secolo con la calata dei franchi quando il loro re Clodoveo nel 508 fissò a Parigi
(dal nome della prima tribù insediata) la capitale del regno e fondò la dinastia
merovingia. Essa regnò per più di trecento anni fino all’ascesa di Pipino il Breve, che ha
deposto l’ultimo re merovingio Childerico III e fu incoronato re dei Franchi. Morto
Pipino subentrò il figlio Carlo, diventato poi Magno grazie alle sue vittoriose campagne
militari. Conquistò il regno dei longobardi nel 774, vinse in Spagna contro mussulmani
e baschi, coi bavari e gli avari ad est, e occupò il territorio dei Sassoni tra il Reno e
l’Elba (772-884), facendosi incoronare a Roma imperatore dei romani da Papa Leone
III. Alla sua morte ci furono varie divisioni interne che portarono a numerose invasioni
dei vichinghi, fino all’ascesa dei capetingi che regnarono per oltre tre secoli (987-1328).
Ed è in questo periodo, nel Medioevo, che Parigi visse un periodo di grande prosperità:
nel 1163 iniziò la costruzione di Notre Dame. Nella prima metà del 1200 ci fu la nascita
della Sorbonne e della Saint Chapelle mentre il Louvre divenne una fortezza sulla riva
della Senna.
Con l’estinzione della dinastia capetingia arrivarono i momenti più bui, soprattutto a
causa della Guerra dei Cent’anni e il dominio britannico nel 1420.
2
Ibid. bilancio dell’anno turistico 2005
http://www.tourisme.gouv.fr/fr/navd/dossiers/taz/att00002082/bilantouristique200507.pdf.
6
Fu solo dopo la vittoria grazie a Giovanna d’Arco nel 1429, che la Francia riuscì a
rimandare definitivamente oltre manica gli inglesi nel 1453.
Solo a fine ‘400 quindi, Parigi riuscì a rialzarsi e fu proprio in quel periodo che
nacquero alcuni tra i suoi più importanti monumenti. Grazie a Luigi XI prima, e al
fascino che il rinascimento italiano ebbe sulla monarchia francese in quel periodo, si
poté assistere alla creazione di magnifiche opere come la Place des Vosges.
Ma purtroppo nel XVI secolo la capitale era di nuovo allo sfascio per via degli scontri
tra Cattolici, monarchia e i protestanti Ugonotti culminati con l’uccisione di 3000 di
questi ultimi nel 1572, nel tragico “massacro della notte di San Bartolomeo”.
Luigi XIV, detto il Re Sole, salì al trono nel 1643 alla tenera età di cinque anni e regnò
fino al 1715 portando le casse dello stato alla bancarotta a causa di ribellioni interne ma
soprattutto per via dei numerosi e grandiosi progetti edili, uno su tutti la reggia di
Versailles.
Gli successero Luigi XV e Luigi XVI. Gli eccessi di quest’ultimo e della regina Maria
Antonietta portarono, il 14 luglio 1789, alla rivolta della popolazione con la presa della
Bastiglia, dando origine alla Rivoluzione Francese.
Gli ideali populisti però spianarono la strada in breve tempo al regno del Terrore, nel
corso del quale ci fu la morte di 17000 persone alla ghigliottina.
Tutto ciò portò chiaramente ad instabilità all’interno del paese. Ne approfittò un
generale di nome Napoleone Bonaparte che divento primo console.
Fattosi incoronare dal Papa nel 1804 come imperatore dei francesi, Napoleone,
nonostante la conquista di gran parte dell’Europa, azzardò troppo facendosi battere in
Russia nel 1812 e poi a Waterloo nel 1815. La Francia rimane tutt’oggi legata alla
figura di Napoleone grazie anche alla creazione del codice giudiziario nazionale, e varie
opere tra cui l’Arco di Trionfo.
Caduto Bonaparte per la Francia fu di nuovo un periodo difficile, ci furono la
restaurazione e la Monarchia di Luglio, fino a che Napoleone III, nipote di Napoleone
Bonaparte, con un colpo di stato salì al potere. E’ sotto il suo impero che Parigi venne
trasformata nella città più bella d’Europa.
Egli affidò il compito di modernizzarla al Barone Haussmann. Quest’ultimo, insieme ai
migliori architetti e ingegneri, demolì le vie strette e malsane nate nel medioevo e
realizzò una città fatta di ampi spazi creati in ordini geometrici da strade e boulevard.
7
Migliorò la rete idrica e fognaria, e diede alla luce parchi stupendi. La sua propensione
alla guerra lo porto ad una sconfitta nel 1870 contro i prussiani che gli valse la cattura
dal nemico. Quando la voce raggiunse il popolo, questo scese in piazza per ottenere una
repubblica.
Dopo una prima fase, contrassegnata dalle rivolte della Comune spente nel sangue, la
Terza Repubblica vide l'inizio dello scintillante periodo della Belle Époque,
caratterizzata dalle famose costruzioni architettoniche in stile art nouveau e da notevoli
progressi in campo artistico e scientifico. Nel 1889 nacque l’edificio che diventerà poi il
simbolo di Parigi: la Tour Eiffel
3
.
Ed è in questo frangente storico di notevole fermento culturale che, come già riferito, i
fratelli Lumière daranno il via alla più spettacolare delle arti: il cinema.
1.4 Parigi dagli anni ’20 al ’40 : l’impressionismo e l’avanguardia
Negli anni Venti, nonostante la Francia sia stata la culla della settima arte, le
produzioni nazionali sono inferiori rispetto alle realtà tedesche e americane e la
produzione è assicurata dalle piccole case con un budget limitato. Ma nonostante tutto,
le associazioni e i cineclub trasformano la Francia di questo periodo in un grosso polo
culturale, legando il cinema alle altre arti per creare consensi intellettuali. Il cinema
d’autore effettua importanti ricerche in quello che viene definito “impressionismo o
“première vague”, adatto a creare discussioni teoriche. A questo movimento partecipano
registi come Delluc, Epstein, Gance, L’Herbier, creando un cinema come evento
estetico. Vengono trovate affinità con la musica considerate entrambi arti del tempo e
del ritmo. Clair rileva tre fattori che creano il ritmo nel cinema e sono: “la durata di ogni
visione, l’alternanza delle scene o motivi dell’azione e il movimento degli oggetti
registrato dall’obiettivo” (citano in “L’Herbier”, 1945). Ruolo fondamentale è attribuito
al montaggio che deve creare l’effetto dinamico nel tempo e può creare un ritmo
musicale nel film. Gli autori dell’impressionismo lavorano su progetti con una
bipartizione interna. Da un lato si creano soggetti tratti da romanzi dell’800 che
garantiscono uno schema narrativo e la comunicazione con il pubblico. Ne è un esempio
3
Cfr. AAVV, Enciclopedia I percorsi della storia, Istituto geografico DeAgostini, Novara 1997 pp. 470-
476 778-780
8
La Roue (La rosa sulle rotaie, 1922) di Gance, che tratta una storia quasi incestuosa tra
un ferroviere e la figlia adottiva. Oppure c’è chi, come L’Herbier, vede il cinema come
arte della modernità, interagendo con il modernismo delle altre arti. Un altro tipo di
ricerca invece è effettuato da Jean Epstein, coniugando regia e scrittura. In un cinema
che cerca la psicologia dei protagonisti e le mescola per capire le influenze che gli
ambienti e gli ogetti hanno sul comportamento degli uomini
4
.
In parallelo alla “première vague” vi è la ricerca dell’Avanguardia, fondamentale per le
sperimentazioni portate avanti, nel creare un cinema come arte indipendente. Diventa
quindi puro, onirico astratto, con la volontà di andare contro il cinema ufficiale e al suo
linguaggio ritenuto dagli avanguardisti una merce con la sola vocazione industriale per
accontentare il pubblico. L’avanguardia vuole creare un immagine forte per non
produrre film con delle inquadrature casuali e senza un senso. Ci deve essere un filo
conduttore tra intensità e uno schema fuori dal comune. Intensità che deve essere unita
alla potenza dell’immagine e andare contro le leggi ufficiali del cinema di questo
periodo. Nonostante la modernità, l’avanguardia non utilizza la tecnologia e procede
con un ritorno all’artigianale. La capitale di questo movimento insieme a Berlino, è
proprio Parigi : Montmartre e Montparnasse, sono i luoghi principali dove artisti e
intellettuali da tutto l’Occidente si riuniscono per dar vita a questa corrente eccezionale.
Qui più che l’astrazione c’è la voglia di un cinema puro, i registi vogliono ricreare i
movimenti del post cubismo, del dada e del surrealismo. Autori fondamentali sono
Fernand Léger, Germane Dulac, Henri Chomette, Luis Buñuel, Salvator Dalì, con la
volontà di fare un cinema in quanto tale, puro, levando tutto ciò che non è ritmo visivo
ma narrativo
5
.
In questo periodo Parigi si propone anche come sfondo ideale per un altro regista, il
tedesco Ernst Lubitsch, che gira numerosi film nella capitale francese. Questi film
andranno sotto il nome di “Tocco di Lubitsch”, coniato da Billy Winder, per definire
uno stile umoristico e pacatamente erotico che contraddistingue le sue commedie. Da
Madame Dubarry (i.d.) del 1919 fino all’ultimo Ninotchka (i.d.) del 1939 con Greta
Garbo, la capitale si declina con tutti i suoi tratti monumentali tipici e ben noti, dalla
4
Cfr Bertetto Paolo (a cura di), Introduzione alla storia del cinema. Autori, film, correnti, UTET Libreria
editore, Torino 2004, pp. 46-52.
5
Ibid., pp. 66-72.
9
Tour Eiffel alle case con i tetti spioventi, che caratterizzeranno poi gran parte del
cinema hollywoodiano degli anni ’50 e non solo
6
.
1.5 Gli anni ’50: la Parigi francese e la Parigi stereotipata americana
Negli anni ’50, il cinema europeo è in una fase di stallo, dato che la concorrenza
americana sembra difficile da combattere non solo per quel che riguarda il mercato, ma
anche per la qualità. Manca un movimento in grado di coinvolgere un ampio pubblico,
anche se dal punto di vista internazionale c’è un ristretto gruppo di autori che sapranno
imporsi con opere rigide, creando spesso correnti culturali capaci di influenzare sia i
media che il pubblico anche in ambito extra cinematografico. Lo sviluppo, come
vedremo sarà ancora maggiore nel decennio successivo, accanto alla “Nouvelle Vague”,
per creare il cinema della modernità
7
. Analizziamo allora diversi tipi di film, sia francesi
che americani, che caratterizzano questo periodo nella rappresentazione di Parigi.
Il primo esempio riguarda la pellicola di Claude Autant-Lara che con La Traversèe de
Paris (La traversata di Parigi, 1956) opera una visione classica della città, nonostante il
film sia girato durante il secondo conflitto mondiale. Infatti la storia racconta di un
uomo che durante l’occupazione nazista, si guadagna da vivere attraverso il mercato
nero e si fa aiutare da un pittore a trasportare due valige colme di carne di maiale da un
capo all’altro di Parigi senza riuscirci
8
. L’incipit del film ci mostra quasi tutti i punti di
interesse della capitale, aprendo con la marcia dell’esercito tedesco sugli Champs
Elysées e sullo sfondo l’arco, inquadrando poi durante tutti i titoli di testa Montmartre,
l’Opera e la torre Eiffel. Inoltre le prime battute avvengono davanti ad un classico
ingresso della metropolitana parigina, presentandoci poi la pianta della città e un uomo
che chiede l’elemosina suonando l’inno della marsigliese. Il film si mostra nelle scene
finali con le stesse inquadrature di come era iniziato, cioè con la liberazione dal regime
nazista e la sfilata dell’esercito questa volta francese sugli Champs Elysées. E’ quindi la
Parigi più famosa quella che il regista decide di farci vedere.
6
Cfr. Valentina Barzaghi, in Provenzano Roberto (a cura di), Al cinema con la valigia. I film di viaggio e
il cineturismo, FrancoAngeli, Milano 2007, pp. 199-200.
7
Cfr. Bertetto, op.cit., p. 177.
8
Cfr. Morandini Laura, Morandini Luisa e Morandini Morando, Il Morandini dizionario dei film 2006,
Zanichelli, Bologna 2005, p. 1407.
10
Ma, come già anticipato, c’è anche un altro punto di vista che a fine anni ’50 inizia a
prendere corpo con la corrente che verrà poi denominata “Novelle Vague”.
Le signe du lion (Il segno del leone, 1959) di Eric Rohmer è forse l’esempio migliore di
una Parigi vista da un Parigino, non più rappresentata con i canoni classici. Quest’opera
segna l’esordio del regista nei lungometraggi e si intravedono temi e situazioni del
cinema del futuro mischiati a elementi che verranno poi archiviati definitivamente.
Il film racconta della storia di Pierre, un pittore squattrinato che fa vita da bohèmien a
Parigi, che crede di avere ereditato una grossa somma dalla ricca zia morta. In realtà
l'eredità è toccata tutta a un suo cugino, e lui rimane completamente al verde e senza un
tetto sotto cui dormire. Si lascia andare nella metropoli deserta di agosto, fa amicizia
con un barbone pittoresco, diventando lui stesso un clochard. Scivola lentamente verso
la degradazione sia fisica che morale finché la sorte non cambia: il cugino muore in un
incidente d'auto, e il protagonista, dopo varie vicissitudini, riesce ad avere l'eredità che
gli spetta. Il film è girato tutto in ambienti naturali ed è una pellicola che ci mostra
Parigi con grande attenzione per particolari suoi e dei residenti. Viene fin da subito
caratterizzata dalle sue vie, dai suoi luoghi tipici, come la visuale iniziale su Notre
Dame, ma non è però una città emozionante e romantica anzi, è una città che soprattutto
nei momenti di grossa difficoltà del protagonista appare sporca e desolante, sembra fatta
solo di pietra che ne è una presenza ossessiva nel film. Emblematica la scena dove il
protagonista Pierre esclama disperato “Ces pierres, ces pierres” in un gioco di
assonanza col suo nome.
Ecco allora come Parigi, per quanto si mostri anche in questo caso attraverso i sui
landmark, non abbia una connotazione positiva come nei film americani che vedremo
qui di seguito. Si intravede una metropoli disumana che caratterizzerà poi gran parte del
cinema europeo dagli anni ’60
9
.
Negli anni Cinquanta però, il cinema americano è padrone della scena e Hollywood
incomincia a utilizzare Parigi come ambientazione di alcuni dei suoi film. La capitale
qui, viene vista in tutto il suo splendore. E’ il luogo del romanticismo per eccellenza e
tutti i suoi landmark vengono mostrati frequentemente, mettendo in risalto Parigi come
città dove i piaceri della vita e le passioni sono il fulcro per suoi abitanti.
9
Cfr. Zappoli Giancarlo, Eric Rohmer, Il Castoro editore, Milano 1998, pp. 19-24. Cfr Morandini, op.cit.
p.1227.
11
Primo di una lunga serie di esempi è il film di Vincente Minnelli del 1951 An American
in Paris (Un Americano a Parigi). L'americano protagonista, Gene Kelly, è un giovane
pieno di belle speranze e pittore, che giunto a Parigi dopo la prima guerra mondiale,
vive i suoi giorni da "bohémien" vendendo dipinti lungo le stradine di Montmartre. Il
film ci introduce attraverso i suoi simboli più famosi ed è proprio il pittore a
rappresentarceli dipingendoli dal vivo: dagli Champs Elysées all’arco di Trionfo non
manca nulla per farci entrare nel clima della Parigi più conosciuta.
Il ragazzo bello ed affascinante, suscita l’ interesse di una ricca ereditiera che fa
collezione di quadri ed amanti. Dopo un breve smarrimento il protagonista si accorge
che non è fatto per una vita simile e che il denaro lo interessa ben poco. Invece è più
attratto da Lise, una bella francese giovane e povera a sua volta fidanzata con un
pianista innamorato di lei. Sarà chiaramente il vero amore ad avere la meglio, unendo i
due nel lieto fine. Le immagini della città sono sempre quelle più famose, viste dalla
casa del protagonista, la tipica mansarda parigina coi tetti a spiovente, ai quartieri di
Montmartre e Montparnasse resi famosi dai celebri fautori dell’avanguardia, rendendoli
due must per gli artisti di tutto il mondo. Anche la Senna è protagonista, infatti il
giovane artista riesce a strappare un appuntamento serale a Lise sulla terrazza di un cafè
lungo la riva del fiume. E’ impossibile per ogni spettatore non conoscere queste sponde,
quasi a livello dell’acqua dal quale le separa solo un corto rialzo. Di giorno vi si poteva
vedere fino a poco tempo fa ancora qualche pescatore. Ma è meta frequente anche delle
coppiette, dei turisti che contemplano i "Bateaux-mouche" e dei clochard. Di notte
quando la riva è più solitaria e nebbiosa, diventa ancora più romantica: è qui infatti che
si svolge la scena d’amore dove Gene Kelly canta una delle più belle canzoni di George
Gershwin: "It's very clear, our love is here to stay..." e dove i due innamorati si sfiorano
ballando
10
. Ma è anche la sequenza finale a farci vivere Parigi fino in fondo: il
protagonista rivive accanto all'amata, in una visione onirica, tutti i passaggi della
sinfonia di Gershwin, fino all’entusiasmante finale sulla fontana della Concorde (altra
immagine tipica). I balli, i costumi e le musiche sono ambientate sui fondali che
sembrano essere realizzate da pittori impressionisti francesi. Bisogna però ricordare che
la maggior parte dei luoghi visti nel film, che tanto ci fan sentire i profumi della vita
parigina, sono ricostruzioni fatte in studi di posa dagli scenografi della MGM. Infatti la
10
Questa scena verrà poi citata da Woody Allen in Everyone Says I Love You (Tutti dicono I love you),
del 1996.
12
pellicola costò quasi 3 milioni di dollari nel 1951 (mezzo milione solo per il balletto
finale)
11
.
Un altro esempio di tipico film americano anni ’50 girato a Parigi è Sabrina (id.) di
Billy Wilder del 1954. Per dimenticare il figlio del padrone di cui è innamorata fin da
ragazzina, la figlia dell'autista di una ricca famiglia americana va a studiare a Parigi.
Tornerà due anni dopo trasformata in una donna di classe influenzata dalla moda e dalla
vita parigina e farà innamorare tutti e due i padroni, il dissoluto e il serio sposando
quest’ultimo. Wilder fa in questo film la massima standardizzazione della Parigi
hollywoodiana dove la città è al massimo del suo splendore, nonostante sia ricostruita e
non reale in ogni sua parte, anche nella vista sulla torre Eiffel che la protagonista
Audrey Haepburn vede dal palazzo dove segue un corso di cucina. In Sabrina si nota un
eccesso di convenzione tipico del cinema classico e le scelte comuni della commedia
rosa in questo film, riguardanti sia le scene d’amore sia la città stereotipata, possono
essere viste come puri significanti, e fanno di questa commedia una delle meno cattive e
una delle più zuccherate e convenzionali del regista
12
.
1.6 Gli anni ’60: disumanizzazione, perdita di identità e nascita della “Nouvelle
Vague”
Gli anni ’60 per Parigi sono anni di rinnovamento. Quartieri fatiscenti come Le Marais
sono stati completamente restaurati. Con i Grands Travaux effettuati da François
Mitterrand poi l’opera di miglioramento e riqualificazione è continuata. E’ stato
effettuato un miglior accesso ai musei del Louvre e D’Orsay. Grazie a questo piano
sono stati costruiti numerosi quartieri e monumenti moderni, come l’Opera de la
Bastille, la città delle Scienza e la biblioteca Nazionale a Tolbiac, e intervenendo alla
modernizzazione della Défense e alla costruzione del Grand Arche. Bisogna però dire
che la Francia, alla fine degli anni '50 visse una grave crisi politica, contraddistinta dai
contrasti della guerra d’Algeria, impossibile da risolvere militarmente. De Gaulle dopo
aver trattato coi ribelli fu costretto a proclamare l’indipendenza algerina. Inoltre le
11
Cfr.Valentina Barzaghi, in R. Provenzano, op.cit. p. 199. Cfr. Morandini, op.cit. p. 60.
12
Cfr. Cappabianca Alessandro, Billy Wilder, L’Unità/Il Castoro editore, Milano 1995 pp. 52-54. Cfr
Morandini, op.cit. p.1190. Cfr. Valentina Barzaghi, in R. Provenzano, op.cit. p. 200.