vicino ha acceso ancor di più il mio interesse per
l’argomento.
Una volta a Buenos Aires ho trovato una realtà molto
viva, soprattutto per quanto riguarda l’ambito culturale e
l’attivismo politico. I segni della crisi del 2001 sono
evidenti e la situazione non è ancora del tutto
normalizzata. Le tracce di ciò che significarono le
privatizzazioni, le liberalizzazioni e l’apertura dei mercati
sono tutt’ora evidenti anche nelle piccole azioni
quotidiane. La quantità spropositata di taxi, le tantissime
linee di autobus, le banche straniere presenti ad ogni
angolo delle strade. A volte anche piccole operazioni,
come mandare una cartolina possono rivelare l’effetto
della privatizzazione: da noi si compra un francobollo, si
cerca una buca della posta ed il gioco è fatto! In
Argentina bisogna stare attenti a quale francobollo si
compra, di quale compagnia, perché poi si rischia di
dover fare tutto il giro della città per trovare la buca della
posta “giusta”, quella della stessa compagnia del
francobollo.
Nei tre mesi di permanenza a Buenos Aires mi sono
resa conto delle tante contraddizioni presenti nel Paese.
2
Una nazione in cui l’attività principale ed il vero “motore
di sviluppo” è il settore agricolo, ma che a causa di
contestazioni e problemi vari si trova con i supermercati
praticamente vuoti. Una città in cui convivono modelli
totalmente contrapposti: da un lato si notano le
manifestazioni della modernità e della società di
consumo e dall’altra si incrociano lungo le strade i
cartoneros – persone che vivono raccogliendo dai rifiuti
il materiale riciclabile per rivenderlo – figure
emblematiche dell’impoverimento brutale del paese. Ma
Buenos Aires è anche una città che lascia tanto. Il calore
e la cordialità della gente, la forza di volontà e la dignità
di riconoscere di aver fatto degli errori insieme alla
volontà di intraprendere un’altra strada, le manifestazioni
di dissenso verso ciò che non si reputa giusto e molto
altro non si possono dimenticare e lasciano un segno
profondo.
A quasi sette anni dalla crisi economico-finanziaria,
l’Argentina è un paese in ripresa. Tuttavia, negli ultimi
mesi, i problemi economici sono tornati ad essere sentiti
dalla popolazione. Il settore agricolo, che è stato il
comparto trainante della crescita economica, ha dato
3
avvio ad una contestazione che sta dilaniando il paese.
L’inflazione sta tornando a crescere e c’è chi prospetta di
nuovo lo “spettro del default”
2
. La questione continua a
rimanere aperta e di non semplice risoluzione.
Nonostante ciò, la “rinascita” del settore industriale -
tanto castigato dalle riforme precedenti - ha dato il suo
contributo al ri-sollevamento dell’economia argentina. Si
è verificata una riattivazione del mercato interno (di cui
le imprese recuperate hanno beneficiato molto). Le
politiche di Néstor Kirchner sono state un’ottima base di
partenza per la ripresa del paese.
Il fenomeno delle imprese recuperate, si lega alle
privatizzazioni, alla crisi, alla perdita di potere
dell’industria nazionale, alle politiche del lavoro volte
alla flessibilizzazione del mercato, alla crisi dei sindacati
e via dicendo. Di tutto questo si parla nel primo capitolo
della tesi, ripercorrendo la storia della nazione dal 1976
ad oggi.
2
Un articolo pubblicato da La Repubblica il 30 giugno 2008 viene
titolato proprio “Argentina, ritorna lo spettro del default”. Cfr
OPPES A., “Argentina, ritorna lo spettro del default”, La Repubblica,
30 giugno 2008.
4
Nel secondo capitolo, invece, si entra nel vivo del
discorso affrontando temi fondamentali come cosa si
intende per “impresa recuperata”. Si presentano
brevemente i casi di autogestione operaia nati prima del
2001, si espongono le modalità e le strategie utilizzate
dai lavoratori per rimettere in funzione le imprese fallite.
Si parla delle motivazioni che hanno spinto i lavoratori a
recuperare le imprese e della scelta della forma
cooperativa. Si spiega come mai il 95% delle imprese
fallite siano state convertite in cooperative di lavoro. Si
ricordano brevemente i caratteri generali delle
cooperative e si ripercorre la storia del cooperativismo
argentino. Infine, l’ultimo paragrafo fornisce un
“inquadramento numerico” del fenomeno delle imprese
recuperate. Sono presi in considerazione i dati quali il
numero di imprese recuperate in tutto il territorio
nazionale, la distribuzione geografica e le
differenziazioni in base alle province, i settori d’attività,
la distribuzione dei salari e così via.
Nel terzo capitolo, si analizza il complicato tema
della legislazione a cui le imprese autogestite si sono
appellate, ovvero la Legge Nazionale di Concordato e
5
Fallimento e la Legge d’Esproprio. Nel paragrafo
dedicato alla legislazione, viene presentato il caso della
legislazione italiana: in Italia, negli anni ottanta, la crisi
economica ha generato problemi simili – benché,
naturalmente, più ridotti – a quelli argentini e gli operai
di molte piccole e medie imprese italiane hanno attivato
processi di recupero delle fabbriche in via di fallimento.
La “legge Marcora” ha introdotto scenari molto
interessanti in Italia, i quali potrebbero essere replicati –
con le dovute differenze – anche nel paese latino
americano. Anche per questo motivo tra Italia ed
Argentina sono in atto alti gradi di collaborazione
nell’ambito delle cooperative. Dopotutto, sono gli stessi
argentini ad affermare di vedere l’Italia come un
“modello”, come ciò a cui sperano di arrivare in campo
di cooperativismo e di imprese recuperate.
Il capitolo terzo, è relativo ai rapporti tra imprese
autogestite, Stato e società civile, per questo vengono
presentate alcune politiche pubbliche adottate dagli enti
statali – Ministeri vari, Governi Locali e Università
pubbliche – e si riassume la storia e le caratteristiche
delle associazioni di imprese recuperate.
6
Nel quarto capitolo vengono presentati tre casi di
studio. I dati mostrati in questo capitolo, sono
essenzialmente il frutto di interviste ai Presidenti delle
cooperative e di visite all’interno degli stabilimenti
produttivi nei primi due casi - quello della Cooperativa
Textil Pigüé Ldta e quello della Cooperativa Artes
Graficas El Sol Ldta - e di interviste fatte ai direttori di
progetto e ai responsabili delle aree del progetto nel caso
del progetto di cooperazione internazionale “Redes de
empresa, redes de persona”, che coinvolge dodici
imprese recuperate.
L’obiettivo di questo lavoro è di analizzare a fondo il
fenomeno delle imprese autogestite. In particolare si
tratta di capire cosa sia un’impresa recuperate, perché
nasce e come. Quali sono stati i processi che hanno
portato molti lavoratori a reagire in questo modo e come
mai è un fenomeno diffuso così largamente in Argentina.
Quali modalità organizzative sono state adottate con
quali difficoltà e quali sono le loro potenzialità e
prospettive future.
Il settore delle imprese recuperate sta diventando
sempre più forte e si affaccia con forza nel panorama
7
nazionale ed internazionale. A mio avviso tutto questo
potrebbe essere letto come una risposta forte e decisa alla
crisi. Come una delle vie che i lavoratori argentini hanno
deciso di intraprendere al fine di risollevare l’economia
nazionale.
8
Capitolo 1
Breve storia dell’Argentina dal 1976 ad
oggi
Quando c’è una crisi qualcosa si
rompe, oggi la stiamo ricostruendo.
3
Il movimento delle Imprese Recuperate sorge
principalmente in risposta alla crisi economica-
finanziaria scatenatasi in Argentina nel 2001.
Per questo motivo è utile ed interessante ripercorrere
quali sono state le tappe politiche ed economiche che
hanno portato a tale crisi, così da comprendere a pieno il
fenomeno delle Imprese Recuperate.
9
3
Intervento di Juan Sonez nel seminario “Argentina: economia
sociale e imprese recuperate”, svoltosi il 26 giugno 2008 presso la
Città dell’Altra Economia (Roma).
1.1 L’Argentina dal 1976 ad oggi
Il 1976 è considerato uno degli anni più importanti
della storia argentina a causa del colpo di stato militare.
Il governo militare cambiò radicalmente il modello di
sviluppo seguito dai governi precedenti
4
: il ministro
dell’economia, Martinez de Hoz, era convinto che per
ottenere un miglioramento dell’economia bisognasse
lasciare libera la “mano invisibile del mercato” ed
abbandonare le politiche d’interventismo statale.
La riforma economica dei militari era così articolata:
una progressiva riduzione delle barriere doganali
e l’eliminazione dei sussidi alle esportazioni;
la liberalizzazione del mercato dei cambi e di
quello finanziario;
la riduzione della spesa pubblica e del deficit
dello Stato attraverso la privatizzazione delle imprese
pubbliche.
4
Il modello di sviluppo precedente - quello iniziato da Juan
Domingo Perón e proseguito dai governi successivi - si è basato
essenzialmente sulla massiccia industrializzazione e
sull’implementazione di politiche sociali.
10
Tutte queste disposizioni miravano alla
liberalizzazione dei mercati e all’apertura dell’economia
argentina alla concorrenza estera. Venne liberalizzato
anche il settore bancario ed i tassi d’interesse furono
lasciati liberi di fluttuare secondo l’andamento del
mercato.
Il settore finanziario diventò molto importante, ma
anche molto instabile poiché venne legato all’ingresso di
capitale straniero.
“La grande riforma di Martínez de Hoz,
pertanto, anziché favorire la concorrenza e, con
essa, la selezione naturale degli operatori
economici locali secondo criteri di efficienza,
finisce per premiare la loro capacità
speculativa. Molte imprese compensano le
perdite dell’attività ordinaria con grandi
guadagni finanziari, mentre le banche
acquisiscono il controllo di una quota sempre
maggiore del sistema economico nazionale”.
5
.
Durante il periodo della dittatura iniziò ad
aumentare il debito estero (vedi tabella 1).
5
SILVESTRI F., L’Argentina da Perón a Cavallo (1945-2003).
Storia economica dell’Argentina dal dopoguerra ad oggi, Bologna,
CLUEB, 2004, pagina 94
11
Tabella 1: Sviluppo del debito estero 1975 – 1983
ANNO DEBITO
TOTALE
(IN MILIONI
DI DOLLARI)
AUMENTO %
1975 7.875 - -
1976 8.280 405 5,14
1977 9.679 1.399 16,9
1978 12.496 2.817 29,1
1979 19.034 6.538 52,32
1980 27.072 8.038 42,23
1981 35.671 8.599 31,76
1982 43.634 7.963 22,32
1983 45.087 1.453 3,33
Fonte: A.Moscato “Note sulla situazione argentina e l’origine del
debito estero” su Proteo, 2002-1
Nel 1982 il governo militare decise di attaccare le
isole Falkland-Malvine
6
, situate di fronte al territorio
argentino, ma sotto la giurisdizione britannica.
La vittoria che i militari contavano di ottenere doveva
controbilanciare le preoccupazioni del popolo riguardo le
questioni economiche ed i diritti umani. Paradossalmente,
6
Il territorio delle Isole Falkland-Malvine è composto da tre
arcipelaghi: le Isole Falkland propriamente dette, la Georgia del Sud
e le isole Sandwich meridionali, tutte dominio coloniale britannico
dal 1833.
12
invece, la sconfitta segnò la fine della dittatura militare ed il
ripristino dello stato di democrazia.
Nelle elezioni del 1983 fu eletto presidente Raúl Ricardo
Alfonsín.Il nuovo governo democratico ereditò una
situazione delicata, sia dal punto di vista politico che da
quello economico. Il Presidente Alfonsín dovette rispondere
ai problemi legati alle violazioni dei diritti umani ed ai delitti
compiuti dalla dittatura militare. Fece istruire processi contro
le giunte militari e creò una commissione nazionale col
compito d’indagare sui “desaparecidos”
(CO.NA.DEP.)
7
,
7
Secondo le stime ufficiali presenti nel rapporto del CO.NA.DEP, “Nunca
Más”, i desaparecidos furono circa 9.000 persone, anche se fonti non
ufficiali stimano che le persone scomparse furono 30.000. Si ritiene che la
tecnica di sequestrare e far sparire le vittime della repressione sia stata in
qualche modo ideata per perseguire due obiettivi: uno era evitare quanto
verificatosi pochi anni prima in Cile all'indomani del golpe militare del
generale Pinochet, allorquando le immagini televisive degli arresti di massa
e degli oppositori ammassati negli stadi avevano suscitato ondate di
indignazione dell'opinione pubblica mondiale. In secondo luogo la finalità
era quella di terrorizzare la popolazione soffocando così ogni possibile
dissenso al regime. Le modalità degli arresti e l'assoluto mistero sulla sorte
degli arrestati, fecero sì che le stesse famiglie delle vittime tacessero per
paura. Di conseguenza, in Argentina il fenomeno rimase taciuto per lungo
tempo e totalmente ignorato nel resto del mondo. Le vittime, vengono
chiamate desaparecidos, perché dopo esser state arrestate e rinchiuse in
luoghi segreti di detenzione (senza alcun processo, quasi sempre torturate)
venivano o sedati e lanciati nel Rio de la Plata oppure imbarcati su aerei
militari e gettati nell’Atlantico col ventre squarciato affinché non tornassero
a galla. Solo in pochi casi, dopo un processo sommario, senza alcuna reale
garanzia legale, gli arrestati vennero rimessi in libertà.
13
ovvero i dissidenti del regime che furono fatti letteralmente
“sparire”. Si occupò della ricostruzione del pluralismo e
dei suoi meccanismi, cercando di rendere stabili le
istituzioni democratiche.
Nel paese imperversava una crisi economica dovuta
principalmente all’iperinflazione. Per risolvere la
situazione, il Presidente Alfonsín lanciò il “Piano
Austral”, il quale prevedeva la riforma monetaria,
l’aggiustamento fiscale, il blocco del tasso di cambio a
livello nominale e la politica dei redditi. Il piano
economico inserì una nuova moneta, l’Austral
8
, e, per
aumentare le entrate dello Stato, introdusse dazi
doganali, aumentò i prezzi dei servizi pubblici, inserì uno
schema di risparmio forzato per i lavoratori, congelò i
prezzi
9
ed i salari e regolò al ribasso i tassi d’interesse
8
Nel giugno 1985 l'Argentina introdusse l'Austral (una nuova unità
monetaria) al cambio di 1 Austral per 1.000 Pesos argentini. Il
cambio ufficiale dell'Austral in termini di dollaro USA veniva
annunciato su base giornaliera dalla Banca Centrale. Nell'ottobre
1987 è stato introdotto un doppio sistema di cambi: accanto al
cambio ufficiale vi era un cambio libero di mercato al quale
venivano effettuate tutte le operazioni con la sola eccezione di quelle
per le quali era prevista l'applicazione del cambio ufficiale.
http://www.forexchange.it/cambio-Peso-Argentina-ARGENTINA-ARS.asp
9
I prodotti agricoli fecero eccezione: in questo caso i prezzi non
furono congelati, ma venne fissato un tetto massimo.
14
per i prestiti ed i depositi a 30 giorni
10
. In un primo
momento questa manovra economica dette dei risultati
straordinari tanto da far pensare di aver trovato il sistema
per rimettere l’economia argentina in carreggiata.
Successivamente, però, l’inflazione tornò a crescere
sempre di più, portando ad un’ulteriore diminuzione del
benessere della popolazione.
Nel 1989 si tennero nuove elezioni che portarono alla
vittoria Carlos Saúl Menem. Il nuovo presidente impose
un drastico programma di austerità d'ispirazione
neoliberista con l’obiettivo di frenare l'inflazione,
pareggiare il bilancio, privatizzare le aziende di Stato e
saldare i debiti del Paese con le banche.
Uno dei primi passi di Menem fu varare la “Legge di
riforma dello Stato”
11
con la quale iniziarono le
privatizzazioni.
“Furono venduti tutti i settori fino a quel
momento in mano allo Stato, dalla compagnia
petrolifera a quella telefonica,
10
Si passa dal 30% al 25% per i depositi e dal 28% al 24% per i
prestiti.
11
Ley de reforma del Estado, numero 23.696 del 17 agosto 1989 e
pubblicata nel Bollettino Ufficiale il 23 agosto 1989.
15
dall’aeronautica civile alla concessione di
strade, ferrovie e metropolitane, fino ai
principali beni pubblici: gas, acqua,
elettricità”.
12
Le privatizzazioni furono accompagnate
dall’introduzione della parità tra la moneta argentina e
quella statunitense, attuata per mezzo della “Legge di
convertibilità dell’Austral”
13
. La legge stabilì una
relazione di cambio fisso tra la moneta nazionale ed il
dollaro statunitense.
Un dollaro equivaleva a diecimila australes.
L’austral fu sostituito dal peso convertible il cui valore
era di un dollaro.
Questa legge, di conseguenza, rese la moneta argentina e
quella statunitense equivalenti e la relazione tra le due
monete divenne 1:1.
La Banca Centrale della Repubblica Argentina perse le
proprie funzioni dal punto di vista della politica
monetaria: per mezzo della parità tra il peso ed il dollaro
12
RIZZA R., SERMASI J. (a cura di), Il lavoro recuperato, Ed.
Bruno Mondatori, Milano, 2008, pagina 10.
13
Ley de convertibilidad del Austral, numero 23.928 del 27 Marzo
1991e pubblicata sul Bollettino Ufficiale il 28 Marzo 1991.
16
la politica monetaria argentina si legò a quella
statunitense.
In campo lavorativo la “Legge nazionale sul
Lavoro”
14
, introdusse riforme volte a flessibilizzare il
mercato del lavoro.
Il governo Menem fu tra i promotori del “Trattato di
Asunción”
15
attraverso cui Brasile, Uruguay, Paraguay
ed Argentina diedero origine al Mercosur. L'obiettivo era
formare un forte blocco economico sudamericano e
stabilire un mercato comune tra i membri.
Il primo mandato di Menem ebbe degli ottimi
risultati dal punto di vista economico: l’inflazione, che
nel 1989 era giunta fino al 4.923,6%
16
, scese
sensibilmente e si registrò una buona crescita economica
14
Ley Nacional de Empleo, numero 24.013 del 13 novembre 1991,
promulgata parzialmente il 5 dicembre 1991 e pubblicata sul
Bollettino Ufficiale del 17 dicembre 1991.
15
Firmato il 26 marzo 1991 nella Capitale del Paraguay. Ai paesi
fondatori (Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay) si è aggiunto il
Venezuela nel 2006. Vi partecipano inoltre in qualità di Stati
osservatori la Bolivia, il Cile, la Colombia e l’Ecuador. Nel 1995
sono stati contestualmente aboliti i dazi doganali tra i quattro Paesi
fondatori e istituita una tariffa doganale comune verso paesi terzi.
16
Cfr LAMANNA DI SALVO D. “Il mercato finanziario argentino:
un’analisi macroeconomica della crisi finanziaria del 2002”, Rivista
SSF, s.d., Rubrica: Approfondimenti.
17
(nel 1992 l’aumento del PIL raggiunse l’8,7%). Ci fu
un’espansione della domanda interna accompagnata
dall’incremento del livello dei consumi e degli
investimenti esteri.
Nel 1995 si tennero nuove elezioni presidenziali nelle
quali Carlos Menem venne riconfermato. Nel secondo
mandato, però, la situazione iniziò a peggiorare.
Le riforme che Menem aveva apportato al sistema
economico-finanziario argentino rendevano il paese
vulnerabile a tutti gli eventi esterni: a seguito della crisi
messicana si registrò una diminuzione degli investimenti
verso l’Argentina di circa il 16%. Le crisi dei paesi del
sud-est asiatico
17
, il default della Russia
18
ed il
programma di svalutazione del Real brasiliano ebbero
conseguenze ancora più drammatiche. In particolare, la
17
La così detta “crisi asiatica” scoppiò nel 1997 in Thailandia. Poco
dopo coinvolse la Malesia, l’Indonesia, la Corea del Sud e Taiwan
portando ad una svalutazione delle rispettive monete. La crisi sorse
in conseguenza di alcune speculazioni finanziarie, che provocarono
la forte svalutazione delle monete ed il ritiro dei capitali da parte
degli investitori stranieri e delle banche. Tutto ciò generò, di
conseguenza, un forte indebitamento delle aziende ed una forte
recessione economica.
18
Nel 1997, a seguito della crisi asiatica si verificò in Russia il
deprezzamento del rublo, al quale seguì, nei primi mesi del 1998 il
default del debito pubblico e una successiva recessione.
18