5
carcinoma della colecisti, il carcinoma ampollare, il linfoma,
l’epatocarcinoma e infine dalle metastasi
4
. Il
colangiocarcinoma, cioè il tumore primitivo più frequente
dell’albero biliare, ha una incidenza maggiore nella quinta e
nella settima decade dove, tra l’altro, è più frequente nel sesso
maschile che in quello femminile (5:2)
1,2,3
.
La diagnosi della natura di una stenosi delle vie biliari
tende a dimostrare in prima istanza la sede della lesione, ma
principalmente la natura di essa, distinguendo tra forme
benigne e forme maligne. Infine, tra le forme maligne, la
diagnosi ha lo scopo di definire l’estensione della neoplasia.
La diagnosi di sede risulta di solito più semplice
rispetto a quella di natura e molte metodiche non invasive come
l’ecografia, la tomografia e la risonanza ci vengono incontro a
questo scopo
6,7,10,11,12,13,14,17,18,19
.
Al contrario, la diagnosi della natura di una stenosi
spesso è estremamente complicata, se non impossibile. Essa
gioca un ruolo fondamentale nelle successive scelte
terapeutiche e la sua corretta identificazione pre-operatoria
influirà positivamente sulla prognosi e/o sulla qualità di vita del
6
paziente.
E’ per questo motivo che nel corso degli anni si sono
andate evolvendo nuove metodiche strumentali o endoscopiche
per risolvere questa problematica. Ancora oggi non esiste una
metodica che integri perfettamente l’efficienza con la non
invasività, pertanto la scelta nell’utilizzo di una piuttosto che di
un’altra si basa sostanzialmente sulle caratteristiche del
paziente
6
.
A prescindere dalla invasività, la metodica più
affidabile alla quale poter ricorrere per fare una diagnosi
corretta della natura delle stenosi del tratto biliare è
sicuramente la colangiografia retrograda endoscopica
20,21,35,36
.
Questo esame assume rilievo in quanto permette non solo di
visualizzare l’intero albero biliare, ma anche di operare indagini
aggiuntive di tipo citologico o istologico, che possono
aumentare la sensibilità e la specificità di questa metodica
21-34
.
La citologia biliare ed il brushing endoluminare sono
tecniche con alta specificità, ma sensibilità estremamente
variabile a seconda delle casistiche. Questa alta variabilità
dipende, in primo luogo, dalla quantità di cellule che è possibile
7
prelevare: talvolta, infatti, la neoplasia causante stenosi può
solo comprimere la via biliare e non infiltrarla, come accade nel
caso dell’adenocarcinoma pancreatico; in secondo luogo
dipende dal tipo di neoplasia causante la stenosi: molti tumori
dei dotti biliari sono infatti di tipo scirroso ed hanno una
probabilità minore di esfoliare nel lume
124
.
8
ANATOMIA
Vie biliari intraepatiche
Il fegato è un organo parenchimatoso situato a livello
dell’ipocondrio destro. Esso è diviso in due porzioni maggiori ed
in un lobo dorsale o caudato.
A livello del parenchima epatico esistono un sistema biliare, un
sistema sanguigno ed uno linfatico. Microscopicamente questi
tre sistemi vanno a costituire, insieme agli epatociti, i lobuli
epatici, considerati le unità strutturali del fegato.
I lobuli epatici sono strutture di forma grossolanamente
poligonale, del diametro di circa 1 mm e dell’altezza di 1,5-2
mm, delimitate da uno straterello di tessuto connettivo derivato
dalla suddivisione della capsula fibrosa perivascolare. Ogni
lobulo risulta costituito da numerose lamine cellulari delimitanti
un sistema labirintico di spazi irregolari in cui è contenuta una
rete capillare di vasi a decorso tortuoso (sinusoidi). Nel lobulo
epatico (o classico) le lamine cellulari e i capillari presentano
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una disposizione radiale tendendo a convergere dalla periferia
verso il centro. L’asse del lobulo epatico è occupato dalla vena
centrolobulare, nella quale sboccano tutti i sinusoidi contenuti
nel lobulo epatico. Le zone dove tre o più lobuli adiacenti
vengono a contatto assumono un aspetto irregolarmente
stellato e vengono indicate con il termine di spazi portali o
portobiliari di Kiernan. In questi spazi il connettivo perilobulare
si addensa a formare un involucro alle diramazioni interlobulari
della vena porta, dell’arteria epatica e del condotto biliare, ai
vasi linfatici e ai nervi. Le vene centrolobulari confluiscono nelle
vene sottolobulari tributarie a loro volta delle vene epatiche che
convogliano il sangue nella vena cava inferiore. Le ramificazioni
dell’arteria epatica e della vena porta, distinte e affiancate sino
alla periferia del lobulo epatico, confluiscono nello stesso
sistema di drenaggio allorquando si immettono nella rete dei
sinusoidi intralobulari. In altri termini, il sangue che circola nei
sinusoidi epatici è arterovenoso.
Al contrario, la bile elaborata dagli epatociti si riversa entro gli
spazi intercellulari scavate entro le pareti dei cellule epatiche
contigue (capillari biliari). Questi spazi intercellulari nel loro
10
insieme costituiscono una rete canalicolare attraverso la quale
la bile viene convogliata in condotti escretori provvisti di parete
propria presenti negli spazi portali (canalicoli biliari). La bile,
riversata nella minuta rete canalicolare, confluisce alla periferia
del lobulo in una serie di condottini intralobulari
prevalentemente concentrati vicino agli spazi portobiliari. Questi
condottini chiamati anche colangioli (canali di Hering), si
continuano con i canalicoli biliari interlobulari a livello dello
spazio portobiliare. I condotti intraepatici, affiancati alle
ramificazioni dell’arteria epatica, della vena porta, ai nervi e ai
vasi linfatici, decorrono dapprima nel connettivo contenuto negli
spazi portobiliari, quindi confluiscono in condotti di calibro
sempre maggiore fino a formare due voluminosi condotti
intraepatici che provengono dai lobi destro e sinistro del fegato.
Il dotto epatico sinistro drena i tre segmenti (II, III e IV) che
costituiscono il fegato sinistro. Il dotto che drena il terzo
segmento è localizzato dietro il corno sinistro del recesso
ombelicale e torna indietro andando ad unire il dotto del II
segmento alla sinistra della branca portale principale, al II
segmento nel punto in cui la branca sinistra della vena portale
11
ruota davanti e caudalmente al recesso del Rex. Il dotto
epatico sinistro attraversa dal di sotto il fegato sinistro alla
base del IV segmento giusto sopra e dietro la branca sinistra
della vena portale incrociandone il bordo anteriore e unendosi
al bordo epatico destro a costituire la confluenza duttale
epatica. In questa porzione trasversa riceve da una a tre
piccole branche dal IV segmento.
Il dotto epatico destro drena i segmenti V, VI, VII e VIII
e nasce dall’ unione delle due principali tributarie settoriali: il
dotto posteriore o laterale e il dotto anteriore o mediale,
ciascuno satellite della vena corrispondente. Il dotto settoriale
posteriore di destra ha un decorso quasi orizzontale ed è
costituito dalla confluenza dei dotti del VI e VII segmento. Tale
dotto si va poi ad unire al dotto settoriale anteriore di destra nel
punto in cui discende verticalmente. Il dotto settoriale anteriore
di destra è formato dalla confluenza dei dotti drenanti il V e VIII
segmento. Il suo tronco principale è localizzato alla sinistra
della branca settoriale anteriore di destra della vena portale che
prosegue con un decorso ascendente. L’unione di questi due
canali biliari principali di destra solitamente avviene al di sopra
12
della branca destra della vena porta. Il dotto epatico di destra è
breve e si unisce al dotto epatico sinistro sul davanti della vena
portale di destra formando il dotto epatico comune.
Il lobo caudato (I segmento) ha il suo proprio
drenaggio biliare. Il lobo dorsale comprende due porzioni, un
“lobo caudato proprio” posizionato nella porzione posteriore del
fegato ed un “processo caudato” passante dietro le strutture
portali per unirsi al fegato destro. Il lobo caudato proprio è
diviso in una porzione destra e in una porzione sinistra. Nel
44% dei casi tre dotti separati drenano queste tre parti del lobo,
mentre nel 26% dei casi esiste un dotto comune tra la
porzione di destra del lobo caudato proprio ed il processo
caudato e un dotto indipendente drenante la parte sinistra del
lobo caudato. Il sito di drenaggio di questi dotti è variabile: nel
78% dei casi il drenaggio del lobo caudato è presente sia nel
dotto epatico destro che nel sinistro, mentre nel 15% dei casi il
drenaggio è a carico del solo sistema duttale di sinistra. In circa
il 7% il drenaggio è a carico del sistema duttale di destra
36,37
.
13
Vie biliari extraepatiche
I dotti biliari extraepatici sono rappresentati dai
segmenti extraepatici dei dotti epatici di sinistra e di destra che
si uniscono a formare il canale biliare principale drenante in
duodeno. L’apparato biliare accessorio, costituente una sorta di
riserva, comprende la colecisti e il dotto cistico.
La confluenza dei dotti epatici di destra e di sinistra si
localizza alla destra dell’ilo epatico anteriormente alla
biforcazione venosa portale e coprendo l’origine della branca
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destra della vena porta. Il segmento extraepatico del dotto di
destra è breve mentre il dotto di sinistra ha un decorso
extraepatico molto più lungo. La confluenza biliare è separata
dalla porzione posteriore del lobo quadrato (IV segmento) dal
“piatto ilare” che corrisponde alla fusione del tessuto connettivo
che avvolge gli elementi vascolari e biliari con la capsula
Glissoniana.
Il dotto biliare principale, il cui diametro medio è di
circa 6 mm è diviso in due segmenti: il segmento superiore è
chiamato dotto epatico comune ed è situato al di sopra del
dotto cistico col quale si unisce a formare il dotto biliare comune
(coledoco).
Il coledoco decorre verso il basso anteriormente alla
vena porta a livello del bordo libero del piccolo omento ed è
strettamente unito all’arteria epatica la quale incrocia il dotto
biliare principale posteriormente, solo talvolta anteriormente.
L’arteria cistica, che nasce dalla branca destra dell’arteria
epatica, può incrociare il coledoco posteriormente o
anteriormente.