8
temporalità dell'ente allamano, presenza, ma costituito dell'esserci; le cose in relazione
ma in quanto considerate in sé, oggetti teoretici, sottomano.
Costitutivi di questi due modi di essere delle cose sono un tempo-per che rimanda e il
tempo concetto, senza rimando. Il tempo si distingue in concetto e fenomeno in base al
percorso delle ricerche heideggeriane come sono esposte da SuZ e Grundprobleme.
Il percorso è duplice: dal concetto (Bergson, Hegel, Aristotele) al fenomeno come
condizione di possibilità (Kant, Husserl, Heidegger): tempo originario come inautentico
e derivato a seconda delle diverse relazioni. E poi dal fenomeno (temporalità
inautentica) al concetto tradizionale come costituito. Uno dei due cammini è il percorso
di scadimento o derivazione, l'originarsi, e l'altro è il modo di accesso che risale
all'origine. SuZ si muove in direzione della fondazione dell'esserci nella temporalità, ma
poi da essa deriva la temporalità autentica, inautentica e il tempo derivato-volgare.Si
tratta di una sorta di allontanamento dall'origine, per quanto riguarda le analisi su
fenomeno e concetto di tempo, ma c’è dapprima un risalimento all'origine che è la
fondazione dell’intenzionalità in essere-nel-mondo, procurare, cura, temporalità.
Si potrebbe dire che il percorso è completo, ma solo per quanto riguarda il risalimento
all'origine (temporalità-cura) e la derivazione da questa origine del tempo come
concetto. Il risalire avviene però in base a una comprensione d'essere, che resta
inspiegata: la derivazione dalla temporalità si ferma al tempo volgare e non passa
all'allamano e sottomano. L'interpretazione temporale del problema dell'essere avrebbe
dovuto essere assunta dalla terza sezione di SuZ denominata tempo ed essere.
L'incompiutezza rappresenta il problema che noi crediamo di poter ricostruire grazie
alle analisi contenute in Sophistes Vorlesungen, le quali sono cenni di interpretazione
temporale, e grazie a Grundprobleme der Phänomenologie, che mostrano proprio, dopo
una analisi di diversi modi di intendere l'essere, un risalire dal concetto di tempo al
tempo originario e di qui la derivazione dei concetti, sottomano dall'allamano. In SuZ si
ha un percorso dalla temporalità originaria (cura) alla temporalità autentica (storicità)
alla temporalità inautentica (intratemporalità) al tempo (come concetto volgare). Il
percorso di Grundprobleme è inverso: dal tempo volgare al tempo originario, attraverso
9
Aristotele e poi si ha la derivazione della comprensione di essere come sottomano e
allamano.
Se si pongono concetto e fenomeno di tempo in correlazione a tempo nella scienza e
tempo nella storia, storia e scienza hanno comunque un concetto di tempo, che si fonda
nel fenomeno: il tempo storico come fenomeno è il tempo-storicità, a meno che non si
consideri non la storia, bensì la storicità come fenomeno.
Nel saggio del 1915
2
, tale problema si trova alla sua prima formulazione scritta: la fisica
ha a che fare con la misura del tempo, di un tempo vuoto e indifferente mentre la storia
utilizza un tempo esprimente qualità, contesto, significato. Il concetto di tempo viene
suddiviso in storico e fisico. La differenza che in tal modo si forma viene analizzata
come misura e tempo volgare, derivato del tempo fisico o per la fisica, e estasi-
temporalità, che è il tempo originario. Il termine qualitativo, che qui viene utilizzato,
verrà in seguito rifiutato da Heidegger in riferimento a Bergson.
La differenza tra storia e natura è presente anche nei Prolegomena zur Geschichte des
Zeitbegriffes del 1925, uno dei progetti di SuZ. L'evoluzione della trattazione di
concetto e fenomeno di tempo consiste nella connessione con intenzionalità e cura
secondo una fondazione successiva di questi tre punti di vista. Il problema che si pone è
cosa significhino fondazione, origine, derivazione, che sono parte della struttura
dell'esserci e quindi della storicità.
Nel saggio del 1915 Heidegger ricava il concetto di tempo delle scienze storiche dalla
funzione che tale concetto ha nella storia e dallo scopo che la storia si prefigge.
3
Concetto, funzione e scopo sono comprensibili solo per differenza dalla scienza della
natura, del cui concetto di tempo occorrerà indagare altrettanto accuratamente funzione
e scopo.
La ricerca di Heidegger è, nel 1915, 10 anni prima delle lezioni Prolegomena, impostata
sulla differenza di due concetti di tempo, i quali, potremmo dire, sono entrambi basati
2
Nel saggio del 1915: der Zeitbegriff in der Geschichtswissenschaft, m.h. frühe Schriften
10
su un fenomeno di tempo. Il concetto di tempo della storia appare qui l'originario
rispetto al concetto di tempo-misura della natura: un originario qualitativo di fronte al
quantitativo, una connessione rispetto ad una astrazione.
Storia e natura hanno due diversi concetti di tempo. Lo scopo della natura è la
dominazione dell'ente
4
e il concetto di misurazione è ciò che esprime la funzione del
tempo nella fisica,
56
mentre la storia ha per oggetto l'uomo in quanto realizzazione
dell'idea di cultura:
7
il suo oggetto è peculiare perché è sempre passato. Non esiste più,
nel senso stretto della parola, esso è a distanza.
La funzione del tempo in tale superamento della distanza temporale, che è lo scopo vero
e proprio della storia, è comprensibile attraverso la metodica. Il primo compito della
storia, è garantire l'autenticità delle circostanze da essa studiate, e ciò è possibile solo
attraverso la prova delle fonti.
89
Il secondo compito è la localizzazione di una
connessione tra diversi fatti verificati.
10
Il tempo nella storia deriva dalle fonti e dalle
connessioni tra fatti isolati ricavabili dalle fonti (contesto). Ne consegue che il tempo si
diversifica qualitativamente nel senso che è connessione di eventi, non omogeneo, è
portatore di significati, al contrario che nella fisica. Il tempo storico non è indifferente,
ma si differenzia qualitativamente, mentre nella fisica il tempo si distingue dal posto
3
Frühe Schriften, 359: „Welche struktur muß der Zeitbegriff der Geschichtwissenschaft haben, um als
Zeitbegriff dem Ziel dieser Wissenschaft entsprechend in Funktion treten zu können?“
4
Frühe Schriften, 361: „Über die Mannnigfaltigkeiten der Erscheinungen Herr zu werden durch das
Gesetz“
5
Fr Schr 363-5.
6
Ibidem, 363-5 : „Welche Funktion eignet dem Zeitbegriff in dieser Wissenschaft? Gegenstand der
Physik ist-...die Gesetzlichkeit der Bewegung... Offenbar handelt es sich bei dem Verhältnis von
Bewegung und Zeit um die Messung der Bewegung mit Hilfe der Zeit. Die Messung als quantitative
Bestimmung ist eine Angelegenheit der Mathematik. Das Fundament der experimentellen Physik bildet
die Theoretische, d.h. die mathematische Physik. ... Die Bewegungen als Gegenstände der Physik werden
also mit Hilfe der Zeit gemessen. Die Funktion der Zeit ist es, Messung zu ermöglichen... die Zeit bildet...
ein notwendiges Moment in der Definition der Bewegung.“
7
Frühe Schriften, 368-9: „Ziel der Geschichtswissenschaft ist demnach, den Wirkungs- und
Entwicklungszusammenhang der Objektivationen des menschlichen Lebens in ihrer durch Beziehung auf
die Kulturwerte verstehberen Einzigartigkeit und Einmaligkeit darzustellen.“
8
Cfr. Frühe Schriften, 370. Si tratta dell'apriori della ricerca storica, ed è il problema della storicità stessa.
9
Frühe Schriften, 371: „Für die Wissenschaftliche Verwendbarkeit einer Quelle muß ihre entstehungszeit
festgelegt sein“.
10
Frühe Schriften, 372; Sul problema della storia confronta GA 59.
11
nella successione.
11
Ciò che nella storia ha a che fare con il tempo, con il contare, è
determinato adddirittura dall'inizio del sistema di datazione, (la nascita di Cristo, la
fondazione della città di Roma), e determinato in base a un valore e a un significato
qualitativo. Ecco il significato della cronologia per la storia: l'inizio della datazione
esplica il concetto di tempo della storia, poichè l'inizio non è indifferente.
12
Questa prima distinzione permane nell’opera successiva.
Le analisi su Hegel e Bergson nel primo capitolo di questo lavoro riguardano entrambe
una interpretazione filosofica del concetto di tempo, la successione, ed entrambe si
basano su una interpretazione della definizione della fisica di Aristotele, di cui Hegel
opera addirittura una parafrasi, mentre Bergson, volendosene distaccare interpretandola
come spazio, si mostra dipendente da essa proprio attraverso le analisi di numero (e
movimento) che distingue in quantitativo e qualitativo. La successione si mostra come
tempo sottomano, essendo in ciò connessa al tema della costruzione dei concetti a
partire dai fenomeni, con la particolarità che è il tempo il fenomeno (che è l'esserci) da
cui poi si possibilizzano i concetti (sottomano).
La differenza ontologica allamano e sottomano, che vale anche per il tempo come
fenomeno e concetto, è un prodotto del tempo stesso, dell’esserci come temporalità
originaria generante il tempo derivato, la successione di sottomano, ma nell’esperienza
quotidiana
13
non incontriamo l'ora come sottomano, nè la successione come fluire di
ora, bensì un tempo telico, tempo-per (um-zu), il tempo del procurare, della
quotidianità media, che si muove nel rimando, nella mondità: la temporalità originaria
inautentica.
Il tempo “volgare” trova la sua genesi nella temporalità in quanto dell’a-(che)-fare,
dell'Um-zu, del carattere ontologico di rimando che è incluso nell'ora. Gli ora vengono
11
373, Fr.Schr.
"Ich frage in der Physik ...nach wieviel Schlägen des Sekundenpendels. Frage ich nach dem Wann eines
historischen Ereignisses, so frage ich nach der Stelle im qualitativen historischen Zusammenhang, nicht
nach einem Wieviel."
12
Frühe Schriften, 374.
13
SuZ, §78-81 e Grundprobleme der Phänomenologie, 383.
12
livellati, perdono estensione, databilità, significatività e divengono successione di
sottomano. La mancanza di relazione e di rimandi, come ente sottomano, è il concetto di
tempo. Il tempo del mondo rappresenterebbe in Heidegger la definizione del punto ora
in quanto um-zu.
In una sorta di movimento circolare dal tempo come successione si passa alla
temporalità e da essa si deduce la successione. Se questo è il percorso di ricerca
dell’originario e simul il il cammino di derivazione, la temporalità squaderna i differenti
significati di essere.
La fisica di Aristotele mostra, nel mentre dona la definizione del tempo concettuale,
l'originarsi di essa dal tempo originario inautentico come procurare. Il tempo viene
caratterizzato da Aristotele come contato al movimento secondo il tempo. Questa
definizione è solo apparentemente una tautologia: essa descrive il modo di accessibilità
del tempo. La definizione aristotelica rinvia alla temporalità attraverso il fenomeno
dell’uso dell’orologio, l'aver a che fare con il quale non viene interrogato bensì
presupposto.
Le analisi della fisica possono anche essere viste come analisi riservate alla
intratemporalità come origine del concetto volgare di tempo, ma essa stessa temporalià
originaria inautentica. Il tempo, non essendo movimento, è in relazione al movimento in
quanto contato, numerato, non numero. Da tale numerato si ha l’ora di un movimento di
una cosa, come cambiamento di luogo. Il tempo è, in quanto il movimento ha un
numero, un numerato, contato. Heidegger intende numero come ∆ Υ Λ Τ Π Ρ Ξ Π Η Θ Ρ Θ
La definizione aristotelica fissa esattamente questo orizzonte nel quale troviamo il
tempo come contato al movimento: il prima e il poi, Früher und Später, Vor und Nach.
Proprio nella diplopia hysteron-proteron si ha il cardine che fa di Aristotele il fondatore
del concetto tradizionale del tempo e al tempo stesso la possibilità di una individuazione
del tempo originario. Il tempo è infatti il contato al movimento secondo il tempo, poiché
prima e poi sono relazioni temporali, determinazioni, espressioni temporali, perciò
spesso in tedesco si traducono con Vor und Nach, proprio per evitare di definire il
tempo attraverso definizioni temporali, cioè di dare una tautologia.
13
In realtà occorre mantenere la definizione del tempo attraverso il tempo poichè si tratta
di due tempi diversi, del tempo derivato e del tempo originario: è la genesi del tempo
tradizionale attraverso il tempo originario come contare attraverso cui si ha il tempo
successione come contato. La definizione del tempo esplicita come all'essenza del
tempo appartenga l'espressione della sua origine.
Il tempo come contato è il tempo derivato, ma il proteron-hysteron è la temporalità,
sebbene la temporalità originaria inautentica. Heidegger traduce infatti proteron e
hysteron con i termini che sono le sue traduzioni della temporalità originaria
inautentica, Behalten e Gewärtigen, che sono a nostro avviso le traduzioni in tedesco
dei termini latini di Husserl ritenzione e protensione, i quali diventano perciò le nostre
traduzioni italiane dei termini di Heidegger.
L’origine del tempo derivato avviene attraverso numerare, ritenere, protendere e
attraverso il dire (presentare): ora lì. Ciò significa che il presentare, attraverso ritenere e
protendere, esprime il movimento individuando un ora, dicendolo o leggendolo nella
scrittura dell'orologio, o del primo orologio, il sole.
Heidegger analizza l'originarsi del concetto attraverso un dire ora, una prassi della cura
calcolante. Ciò che è detto nel seguire un movimento, il con-contato (mitgezählt), ora, è
il tempo.
14
Il tempo ha la doppia definizione di contante e contato (Gezählte-Zählende).
Gli ora sono comprensibili e dicibili secondo il prima e il poi. "Dicibile" è il "come" del
loro sorgere.
E' il parlare, che analizziamo nella struttura della cura e del procurare e della
temporalità originaria che dice gli "ora". Il tempo volgare come concetto di tempo è un
prodotto del linguaggio, dello “zoon logon echon” che, in quanto logos (Rede), è un
esistenziale, è l’esserci stesso.
La definizione aristotelica richiede l'osservazione concreta del fenomeno della
temporalità originaria autentica ed inautentica. Il fenomeno del tempo è esplicitazione
del tempo originario e originarsi del concetto di tempo. Tali analisi vengono da noi
14
connesse a quelle di SuZ e Grundprobleme der Phänomenologie sulla intratemporalità
come correlato della temporalità originaria inautentica (del procurare, del comportarsi
dell’esserci in rapporto al’ente).
Nel secondo capitolo il tema del presentare e del procurare come parlare è ripreso nelle
analisi attraverso le quali Heidegger reinterpreta Kant temporalmente, operando una
connessione tra il tempo e l'immaginazione come sintesi passiva, in cui l’analisi della
possibilità dell'intelletto e l'analisi della possibilità della intuizione divengono l'analisi
della possibilità della relazione tra i due: intuizione categoriale. Tale è il significato di
sintesi a priori: non c'è conoscenza senza questa relazione di cui le categorie sono il
punto centrale e l’immaginazione è il come o l'in-quanto-che di questa relazione.
L'unità della appercezione è possibile attraverso tre sintesi immaginative relate al tempo le quali
sono il fondamento della sintesi a priori e quindi della conoscenza. La sintesi a priori della
appercezione si fonda nella sintesi dell’ immaginazione, che è produttiva ed è la possibilità della
sintesi della appercezione.
L’immaginazione è unità di recettività e spontaneità, la possibilità di due immaginazioni
o di due modi di essa, produttivo, legato all'intelletto, o riproduttivo, legato alla
intuizione. La facoltà dell’immaginazione può essere definita in quanto empirica, come
facoltà di intuizione senza la presenza dell'oggetto:
15
è
16
un intuire, e perciò ricettivo,
senza il presente dell'oggetto e perciò non primariamente ricettivo: spontaneità e
ricettività simultaneamente. Nell’immaginazione empirica si tratta di oggetto, nella
trascendentale e pura si ha indipendenza dall'oggetto, una totale spontaneità: produttiva
e non ri-produttiva.
14
cfr. 348, ga 24
15
Tale definizione, che effettivamente è quella dell’immaginazione empirica in Kant, Anthropologie,
§28, Cass. VIII, s.54, citata da Heidegger"ein Vermögen der Anschauungen auch ohne die Gegenwart
des Gegenstandes".
16
GA 25 p. 413
15
L'intuibile deve essere dato a priori, e dato a priori significa per Heidegger tempo come
successione. La pura immaginazione (trascendentale) porta il puro molteplice delle
intuizioni in una pura immagine. Bilden è perciò produrre, producere e Ein-bilden è
produrre, nelle dimensioni temporali o nelle tre estensioni temporali: Nach-bilden,
Vorbilden, Abbilden.
17
L’immaginazione empirica è limitata al passato. L'immaginazione trascendentale ordina
in rapporti temporali, attraverso gli schematismi, il collegamento tra intelletto e
sensibilità, ove le categorie sono già pensate in rapporto temporale. I concetti
fondamentali che vediamo emergere nel confronto heideggeriano con Kant sono
l'unione di intelletto e sensibilità attraverso l’immaginazione e il tempo come
unificazione di intelletto e sensibilità: il tempo ha la stessa definizione dell'
immaginazione.
Il tempo è visto come successione e come rinvio o guardare verso: Kant vede due modi
del tempo o due tempi. Da qui Heidegger esplica la definizione di tempo come
autoaffezione. Ciò che affeziona è la successione, e affeziona in modo non-tematico,
così da lasciar vedere qualcosa. Affezionare è un costante porre-a-lato e lasciar-
vedere.
18
L'affezionato stesso è ciò che provoca l'affezionare dell'affezionante.
Il tempo è qui il presentare di qualcosa come vediamo nelle analisi della struttura della
temporalità. L'ora della successione di ora è un rinvio, segno, poichè è strutturalmente
lasciar-vedere. Questo ha senso nel contesto della conoscenza della natura, si tratta di
un presentare.
Il parlare è il presentare, l’esprimersi dell’esserci, e relaziona tempo come autoaffezione
originaria e io-penso come spontaneità dell'autoappercezione: l’ipotesi risolutoria del
problema della connessione io-penso e tempo si svolge nel collegarli tramite il
presentare.
17
GA 25, p. 416
18
Ibidem
16
L'io penso non è nel tempo ma il tempo stesso in uno dei suoi modi: il presentare. Kant
usa le strutture originarie dell'ora, ma non lo riconosce nella sua teoria: pone insieme il
tempo come intuizione e la spontaneità dell'io penso senza interrogarsi sul'intero e
scopre il tempo nella struttura del conoscere. Heidegger vi vede l'appartenenza non nel
senso di forma dello svolgersi del conoscere, bensì come entro-che del conoscere. La
struttura del tempo scoperta nello schematismo è nel suo significato fondamentale
inespresso la stessa struttura dell'esserci.
La comprensione della possibilità della conoscenza sintetica a priori risiede nella
fondazione delle definizioni disparate di spazio e tempo nella riunificazione originaria
di sensibilità e intelletto come comprendente apriorico intuire: puro non oggettivo
antecedente guardare a un intero, forma della intuizione interna, forma universale
dell’autoaffezione.
19
Il puro pensiero (categorie) e il puro intuire (tempo) vengono riuniti. La spontaneità
dell'io, la cui azione è il puro pensare, va riunita al tempo come intuizione pura: tempo e
categorie sono riuniti. Le categorie, i concetti, sono in relazione ad oggetti. Il pensiero
in quanto relazionantesi a priori a oggetti è l'origine delle categorie.
20
La soluzione per
il problema dell'unità delle categorie, che in Aristotele è grazie al riferimento alla
sostanza, ciò che i medioevali chiameranno analogia, è il ricondurle al tempo. Le forme
del giudizio sono viste come modi di unificazione e le categorie come modi di unità.
21
Il pensiero si relaziona all’intuizione, ma anche le intuizioni pure spazio e tempo
devono affezionare i concetti. Spazio e tempo sono quindi visti come affezioni che
toccano al concetto, cioè ciò che fa di un oggetto un oggetto. Si tratta di una affezione
dell'animo in quanto concetto da parte dell'animo in quanto intuizione: autoaffezione,
affezione della spontaneità (concetto) da parte della passività (intuizione), che sono non
separate ma collegate facoltà. Vi è una sintesi originaria che non è sintesi della
19
GA 25, 161
20
GA 25, 246
21
GA 25, 247-251
17
riflessione ma è l'immaginazione stessa: tale sintesi unifica attività e passività.
22
Si
tratta di una sintesi che è la connessione tra intuizione in quanto syndosis (datità) e
spontaneità del pensiero.
L’immaginazione è fonte di tale sintesi che unifica sintesi di giudizio e syndosis di
intuizione, in quanto “facoltà di intuire anche senza il presente dell'oggetto”:
23
è come le
intuizioni sensibili, lasciar incontrare, ma non è presente, il che richiama l'atemporalità
dell'io penso. Si tratta di affezione in quanto intuizione, ma anche di funzione, in quanto
ha caratteri del pensiero. La synthesis originaria che sta a fondamento della syndosis
della intuizione e della sintesi dell'intelletto è una sintesi immaginativa e relata al
tempo.
La conclusione di Heidegger è che le categorie in quanto concetti del comprendere non
sono da derivare da una tavola dei giudizi: il luogo d'origine delle categorie (concetti,
sottomano) è da chiarire attraverso la imaginatio speciosa temporis: la sintesi produttiva
temporelata in quanto vera possibilità della conoscenza riunificante le due radici di
conoscenza, intelletto e sensibilità rende possibile ciò che Kant chiama giudizi sintetici
a priori: unità di recettività e spontaneità attraverso un intuire, ma non primariamente
ricettivo, bensì senza il presente o la presenza dell'oggetto e una spontaneità non totale.
Si tratta dell’unità-sintesi originaria in cui dapprima spazio e tempo vengono dati.
La sintesi è qui un esser-dato e non un pensare, poichè l'esser-dato pertiene, in quanto
passività, alle intuizioni di spazio e tempo, sebbene la sintesi sia normalmente funzione
concettuale, dal lato della spontaneità: l'unità spazio e tempo è data attraverso una
sintesi passiva. L'interpretazione di Kant si basa (nella domanda su unità di io-penso e
tempo) sulla possibile comprensione tra la relazione tra passività e attività, ossia è una
domanda sulla intenzionalità, tra l'intenzionalità d'atto e fungente. Il tempo è ciò che in
questa interpretazione unisce logica e sensibilità. L’immaginazione viene esplicitamente
definita come sintesi passiva.
22
GA 25, 275
23
Kant B 74, A 50
18
Il tempo è autoffezione e l'io penso è appercezione, ma in Kant non c'è ricerca del loro
essere insieme. Perchè sia possibile la relazione dell'intelletto ai fenomeni occorre
prima domandarsi come la sensizzazione dei puri apriorici concetti intellettuali in un
dato a priori sia possibile: solo se la categoria, il concetto puro a priori dell'intelletto,
già è utilizzabile con oggetti, cioè solo se contiene già qualcosa di sensibile. Ciò che
una categoria contiene di sensibile è la condizione di riferibilità della categoria alla
sensibilità: lo schema del puro concetto intellettuale.
Lo schema è la sensizzazione, è produzione di immagine. Immaginare è produrre, una
prassi, una poiesi: è sintesi speciosa, produttiva di un visibile, di un aspetto, di una
specie; non è puramente intellettuale perchè non darebbe species, e non è sensibile,
poichè la sensibilità intuisce ma non dà immagine.
Lo schematismo in quanto regola della rappresentazione è l'immaginazione, regola
della produzione di un visibile per i puri concetti intellettuali: la facoltà
dell’immaginazione è spontaneità e recettività e la sensizzazione della sintesi speciosa
avviene attraverso di essa. L’immaginazione è produttiva e riproduttiva; la produttiva, o
spontanea è quella che pertiene alla sintesi speciosa dello schematismo. Il concetto,
nello schema, non è concetto in quanto tale, bensì è compreso in quanto funzione di
indicazione. Nella struttura della regola della sintesi speciosa della facoltà
dell'immaginazione vi è la connessione tra concetto da rappresentare con ciò che lo
deve rendere osservabile. L'immagine apriori è il tempo stesso. Lo schema puro delle
categorie è rappresentabile in questo apriorico a-che: nel tempo. In esso la sintesi viene
determinata e schematizzata ed ottiene un'immagine. Lo schema come regola della
sintesi speciosa del tempo rappresenta, in immagine temporale, le categorie.
24
Lo
schema è la sintesi secondo la categoria: schema della categoria attraverso la specie
temporale. Heidegger utilizza l'espressione "phaenomenon sich zeigende Kategorie"
25
,
col che chiarisce ciò che lui intende per fenomeno: una categoria che si mostra.
24
GA 21, 377
25
GA 21, 378
19
Le categorie aristoteliche vengono dunque ridotte attraverso schemi temporali e
fenomeno è unità di sensibilità e categoria o intuizione categoriale in cui si manifesta il
tempo come regola della determinazione di tempo. Poichè Kant si muove da sintesi
empiriche, si riferisce nelle tre sintesi, che sono tutte immaginative, solo nella sintesi
della riproduzione direttamente all’immaginazione. Le tre sintesi sono del concetto,
dell'intuizione e dell’immaginazione, ma si fondano tutte nella sintesi pura
immaginativa. Kant chiama le sintesi immaginative sintesi nel modo dell'apprensione,
riproduzione, ricognizione: la sintesi immaginativa è il tempo.
Kant afferma essere tali sintesi sottoposte al tempo, mentre Heidegger afferma
l’immaginazione essere possibile solo come tempo: sostiene che essa è lo stesso tempo
originario come temporalità.
26
La relazione che Kant vede tra tempo e immaginazione
intende il tempo nel senso volgare, come appare nelle interpretazioni della intuizione
pura, il tempo come successione: Kant attribuisce dunque la sintesi della
immaginazione solo alla riproduzione. Heidegger porta l'interpretazione a tutte e tre le
sintesi in quanto immaginativamente connesse. Al proposito la differenza tra Heidegger
e Kant emerge attraverso uno schema
27
dello stesso Heidegger secondo il quale Kant
attribuirebbe al soggetto tre facoltà, intuizione come ricettività, pensiero come
spontaneità e immaginazione. Il tempo pertiene all’intuizione, al pensiero l'analisi della
appercezione trascendentale e all'immaginazione la connessione tra io-penso e tempo, o
tempo e intuizione attraverso le sintesi di apprensione e riproduzione, che sono riunite
dalla sintesi nel modo della ricognizione.
La modifica di Heidegger oltre al fondare la ricognizione nella precognizione consiste
nell'unire esplicitamente e senza oscillazioni tempo e io penso attraverso le tre sintesi e
chiamare temporalità ciò che in Kant è la pura temporelata sintesi immaginativa. In
Kant resterebbe cioè proprio il senso del futuro come nascosto. Proprio in esso (in
quanto potenza) invece vede Heidegger la possibilità di un intero dei fenomeni
separatamente analizzati. Le tre sintesi hanno un ruolo nella fondazione della relazione
d'oggetto e la terza, divenuta pre-cognizione, ha un ruolo preponderante, ma il secondo
26
GA 25 342
27
GA 25, 365.
20
lato dell’intenzionalità, oltre a quello della relazione d'oggetto, è l’oggettualità: stante di
contro star-di-contro.
L'orizzonte di unità è ciò che viene così tematizzato, il fondarsi delle categorie nel
progetto anticipante dell’oggettività a priori, che è parte dell’unità delle tre sintesi
temporali immaginative: l'origine delle categorie in quanto appartenente al collegare
dell'io penso è un'origine da esplicarsi nella temporalità, le tre sintesi sono collegate in
quanto il tempo è la loro unità, il tempo come retenzione protensione e urimpressione,
ma nel senso che la protensione o praecognizione è preordinata rispetto alle altre.
E' l'unità del tempo in quanto estasi che costituisce la possibilità di soggetto e oggetto
come star-di-contro. E' il tempo come autoaffezione che scaturisce dal sé e che
affeziona lo stesso sé che dà resistenza e collegamento. Il tempo è nelle operazioni del
soggetto, nelle sintesi, ma affeziona il soggetto. L'oggetto a priori, la resistenza che il
soggetto si dà è il tempo: il tempo affeziona il soggetto.
28
Il soggetto si rapporta ad enti
in quanto essi sono dati. Il soggetto è indirizzato (passività, dunque) a donazione.
29
All'idea di oggettualità pertiene la donazione, l'esser dato.
Tempo e oggettualità sono identificati nel senso che il carattere di esistenza proprio
dell'oggettualità è un carattere rappresentabile attraverso il tempo, che è dato come
successione, che come resistenza, affeziona, condiziona la recettività. Le tre sintesi, le
quali producono l’oggettualità, la resistenza, il tempo e sono relate attraverso di esso,
che come intuizione è donazione. L’autoaffezione rappresenta la struttura nascosta
dell’intenzionalità fungente, della genesi: il tempo è inteso come dato in quanto
relazione temporale attraverso le sintesi: esso determina il come della oggettualità, dello
star di contro, in tal modo appartiene strutturalmente alla oggettualità. Il tempo come
successione scaturisce dalle tre sintesi come funzione originaria. L’unione delle tre
sintesi attraverso la relazione col tempo porta a coinvolgere anche le categorie: esse
costituiscono la oggettualità. Consideriamo le tre sintesi in rapporto alle analisi sul
tempo di Husserl.
28
GA 25, 391
29
Ibidem
21
Le analisi husserliane della temporalità sono relative al presente della percezione
ritenzionale e protenzionale. Una eventuale analisi del ricordo-rievocazione e della
attesa futura richiederebbe una nuova analisi temporale, e non una semplice
considerazione traslata trasferita dalla analisi della percezione. I fenomeni dell’attesa e
del ricordo, cioè il futuro e il passato non riempiti da percezione d’oggetto, o lontani.
Queste distinzioni non sono presenti nelle lezioni husserliane sul tempo, ma Heidegger
assiste negli anni venti anche alle lezioni sulla sintesi passiva, in cui Husserl distingue
ritenzione e rievocazione, di cui la prima sarebbe percezione, mentre la seconda il
ricordo: la temporalità della percezione non è ricordo, o se lo è occorre distinguere
ricordo come rievocazione e come ritenzione. La percezione di una struttura temporale
ha una struttura temporale, cioè occorre distinguere due temporalità, che possiamo
indicare con la temporalità di cogito e di cogitata. La temporalità d'oggetto è costruita
sulla base della temporalità costituente o temporalizzazione. Nella ritenzione si ha il
passare dell'oggetto temporale, e non l'oggetto temporale in quanto passato
30
: nel primo
caso si ha un oggetto in flusso, nel secondo un oggetto che è il tempo stesso.
L’impressione originaria include in sé appunto ritenzione e protensione, è il modificarsi
del flusso, è un duplice continuo fluire in avanti e all'indietro: anticipazione e trattenere
dello svanente oggetto.
In Heidegger si hanno ritenzione e protenzione nella temporalità inautentica e
ripetizione e precorrimento nella temporalità autentica. Si tratta di due modi del polo
soggettivo, del cogito, mentre il polo oggettivo è visto come intratemporalità, in cui la
successione è la temporalità d'oggetto, cogitatum, perceptum. Duplice è la
modificazione in quanto si hanno due lati nel rapporto intenzionale: il fluire presente
percettivo ritenuto e proteso e l'evento in quanto passato, ciò che era presente, ora
passato remoto. Riportiamo così la temporalità d'oggetto all'atto nel quale l'oggetto
viene percepito, e l'analisi riguarda l'atto percettivo nella sua struttura. Gli atti
intenzionali sono delle ritenzioni protensioni, ma la forma stessa di tali ritenzioni
protensioni è un fluire esteso, è la soggettività stessa, o il polo costituente l'ora.
30
Piana, Problemi, 130.