in maniera più esatta. Non dipingo niente che non veda:
Emendamento: non dipingo niente che non mi faccia
venire la pelle d’oca. Fai bene attenzione—
non chiamarlo mai amore: l’amore è una musica,
non un banco dei testimoni.
Nessun rigattiere dove iniziano le mie scale
1
.
Una cucina, una camera da letto, uno studio:
una testa spettinata. Prendo il pennello—lo prendo,
lo getto via, cesello, scrosto,
obbligata a dipingere solo
quello che vedo: una via lattea in una padella, autentica
lucentezza da idillio di poliestere, intere biblioteche
di incubi agghindati
nei toni color carne del desiderio,
sul
tutto e l’unico: luce
e buio:
nero e bianco.
Passeggiata di Mezzanotte
Straordinaria adunata di bambini: fuori
sull’espresso dell’orfanotrofio. Ma sono fiocchi
o bende quelle che hai in testa? Dove stai
andando? Chi
ti ci porterà? Nostra Signora in Blu:
inguantata e sogghignante,
con i tacchi a spillo
su un marciapiede che non c’è.
Guardano accigliati, mettono il broncio, si succhiano il dito:
ma che razza di vacanza è questa?
Meglio le spiagge assolate di Cuba, l’ideale
per bambini che cullano tumori
invece di bambole. Sicuramente sei abbastanza grande
per andarci da solo,
se solo ti fidassi del buio
per sorreggerti.
Nero pidocchioso; nero suolo.
Se mezzanotte è così,
non sperare di arrivare al mattino. Meglio
1
Rag and bone shop, oltre ad essere una sorta di bottega di rigattiere era anticamente in Irlanda un negozio dove
si vendevano fertilizzanti. Il verso è tratto da: The Circus’ Animals Desertion di W. Butler Yeats.
2
perder tempo a fantasticare, ogni viso
un palloncino simile a un cammeo sciolto
da ogni legame ma
con fili che ti
sbucano
sempre più a fondo
le orecchie
Ferri di cavallo e onde
Questa testa mezza rasata: non chirurgia—
coquetterie. Il mio dito: una sigaretta
tiro una boccata lunga e fredda.
Se questa posa non funziona, insegnamene un’altra
Hypocrite Voyeur,
specchio mio, madre
mia.
Macchie Mutevoli
L’ora della festa da Nostro Signore e Nostra Signora
di Mississauga! Ospiti d’eccellenza
sfoggiano visoni,
leopardi e ocelot;
gettali
nella gabbia-tappeto persiano
della Stanza del Padrone,
dove si aggirano i camerieri
dopo che la cena è servita.
(La ragazza non parla bene inglese
ma loro sorridono molto.)
Sotto il tappeto, lo spettro
di un altro tappeto. Sotto la pelliccia presa a prestito,
pallida fodera di pelle.
3
Cenerentola con il Visone
Funziona in tutte le lingue. Sono sufficienti:
pelle completamente nuda, e un principe
con una scarpa-feticcio. Tu indossi
i suoi guanti da guida, e il visone di sua mamma,
quello che non sono riusciti a portare
al mercatino dell’usato quando lei se ne è sbarazzata.
Ti sta bene—si adatta
alle tue spalle scolpite di sego e persino
a quella striscia di rossetto che hai sopra l’occhio.
Le sorelle in una fiaba dei Grimm si sono tagliate le dita dei piedi
per farsi entrare le scarpe. Da qualche parte, al chiaro di luna
un canto di fanciulle in pena per il loro principe cosacco, ma
tu lo sapevi già
da tempo. Niente fiori di ciliegio per te.
Niente coroncine di fiori o abiti da sera, soltanto
nudità,
un sorriso nuvoloso
e tutte quelle scarpe piene di sangue.
Cenerentola Dopo Mezzanotte
È così che va: sigaretta,
cellulare, un letto di piume che sembra
un wafer ricoperto di zucchero a velo. Bisogna spiegare “wafer”
ai nostri a casa. Ora è il momento buono per far visita:
albeggia a Donetsk, sebbene l’appartamento
di Mamma sia perennemente in ombra.
Se solo lei ti vedesse adesso. Se tutti potessero
soltanto vederti, avvolta di visone
su un cuscino di velluto rosso. Gli slip
ti entrano ancora, e hai le gambe che si allungano come rami
di betulla—raccontalo a Mamma. Dille
della moglie al cottage con i bambini
e nessuno che crea problemi qui.
Dille che ti è stata offerta
una vacanza a Istanbul, spese pagate
e shopping fino a svenire. Ma tu non—
sverrai, è così.
Sei proprio decisa tu!
Niente può fermarti, neanche
quelle scarpe troppo strette
4
su quei piedi che non senti più.
Matrimonio Imitazione
Frizzante bionda champagne
(della Crimea, vintage, extra-fruttato)
desidera incontrare businessman canadese
(2 auto, cottage. Moglie e figli optional)
per regolari rendez-vous. Niente legami,
o promesse, solo
la merce, su richiesta. Escursioni nel fine settimana
alle cascate del Niagara, o meglio ancora,
a Buffalo (lo shopping è migliore lì). Cellulare
scarpe e l’eccentrico reggiseno
sexy o la maglia, per chiudere con
il regalo finale: visone.
Più tutto quanto si può risparmiare per la patria
(le mie due sorelle minori;
mio fratello che deve fare l’università).
Divorzio imitazione
garantito.
Non Chiamarlo Mai Amore
Bohdan—abbreviato Bobo. Avvocato di giorno,
amante di notte. Tutte quelle cene d’affari,
quelle conferenze fino a tarda notte quando entri nella cabina telefonica
della fantasia e ne esci vestito da super-eroe:
boxer celesti macchiati di cuori color cannella.
Chi può resisterti Bobo? Non la tua frizzante
bionda di Poltava. Lei sogna te
più-dolce-delle-barbabietole-da-zucchero da quando è diventata
abbastanza grande da tenere segreti i suoi sogni. Mani sui fianchi,
o infilate nell’elastico teso dei tuoi boxer, mentre minacci
sonore risate o scopate. Lo champagne,
stappato, borbotta nella sua stretta cella;
tende viola-passione le si offrono piega
dopo piega perché conti tutta la notte.
5
Due Strade
Vecchie ragazze di contea,
specializzate
in sopravvivenza ai disastri nucleari: Varka
e Darka, sebbene presto saranno Barb
e Donna. Ragazze da un altro pianeta,
ragazze della Zona Morta, dei Duri a Morire.
Sorelle maggiori iscritte alla Ukrainian Girls International
“interessate a una sincera amicizia e a un matrimonio
che duri a vita”. Madri con i cuori piatti
come i piedi: code per il latte e la carne lunghe una vita.
I fratellini rubano automobili di giorno; fanno i custodi
di notte in parcheggi custoditi, giocano a poker a due mani
con le pistole sul tavolo. Padri? Hanno
tagliato la corda molto tempo fa: diserzione, sparizione,
morte-per-vodka.
Darka fa la badante
al Bloor West Village. Varka lavora sotto
i tavoli in luoghi dove non serve
una divisa. Condividono un appartamento in un seminterrato
un po’ fuori Dundas e sognano Mississauga; comprano
da Biway e mandano a casa foto scattate
di fronte alle fontane del centro commerciale.
Qui, anche il cielo è biondo
e i fantasmi non hanno ombra.
Il Giardino dei Sogni
Sono la tua guida, la tua musa e mentore.
La mia fredda mano ti reclama, come un ripieno al mercurio,
come una macchia di inchiostro. Sono pittura
su una lavagna; potresti impararmi
come una tavola pitagorica, infilarmi
in una presa per illuminare la notte. La mia carne
è ampia; meglio il digiuno che la carestia. Imparerai
piccolino, imparerai.
Il cielo è nero; su di esso risplendono i tuoi capelli,
fuoco fatuo per le luci del nord. Tu fai
la Eva di Cranach, senza cappello, con la testa da un lato e code di visone
al posto di catene dorate. Io,
io sono Madame Moitessier, di Ingres, non seduta,
con indosso solo la sottana.
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Il prezzo è giusto, i giardini vuoti, i sogni
non pagano l’affitto. Qualunque cosa
avessi pensato di dissotterrare qui
è ultraterrena: le luci della ribalta
ci afferrano dal buio, ci tengono
per i capelli, poi
ci lasciano cadere.
Gli Stranieri Possono Sposarsi
ma perché gli amanti non dovrebbero fare il guancia
a guancia? Il mio poeta accigliato dagli occhi neri
appena uscito dai boschi di Hutsulshchyna: mai visto,
mai indossato uno smoking prima.
Quello che vuole il mio maritino, io lo voglio dieci volte di più.
Fermacapelli e code di cavallo, io con i capelli che profumano ancora
di pane fresco. La cecità di quella bionda
sulle sue ginocchia di fibra miracolosa.
Discoteca alle nostre spalle, pelle d’oca
su pelle di notte. Dolcezza, sertseh,
balli o anneghi? La tua mano,
fa Ciao o Arrivederci?
Non credere che io non sappia leggere
il tuo tipo di poesia, non credere
che ti lascerò scappare
mio leone, mio Byron, mio
Bohuslav-chiamami-Brian:
cuscino fantasma nel mio letto di sogni.
I grandi Campi di Casa
Dormi, bambino, dormi. Dio solo sa
dov’è il tuo papà: non qui,
grazie a Dio; ma il mio grembo è abbastanza grande
per te.
Beato te, sembri uno
che è stato investito da un camion.
Beata me. Risplendo di grigio
non di verde, mentre succhio miele
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da cannucce di sigaretta.
Dormi, dormi un po’,
finché la cenere non si consuma,
piccola figlia bambola di pezza,
piccola me bambola di pezza.
Fatti l’Uno per l’Altra
Un altro giorno, un’altra notte, un’altra
pollastrella bionda. Più vecchia stavolta,
tu con gli occhi abbassati
e seducenti.
Lui ha occhi solo per te, adesso,
si è persino tolto l’orologio
anche se proprio non riesce a togliersi gli occhiali.
Per vederti meglio, mia
cara la Signora di Mississauga può tenergli in caldo
la cena tutta la notte, per quanto lo riguarda.
Lui ha te, ragazza, e tu hai
quella imponente giacca di volpe, con le spalline
che stai accarezzando
con la mano distesa, il pollice
rosso dove te lo sei succhiato
(le brutte abitudini dell’infanzia sono dure a morire).
Non volevo ferirti, neanche
minimamente. Il veleno che hai respirato
per via delle piogge acide della tua infanzia
lui lo neutralizzerà ad ogni mossa
delle sue cosce grosse come prosciutti
mentre tu punti
le carte di credito nel suo portafogli;
il suo palazzo di carte rivestito d’oro.
Amato Nemico
Qualunque sia la passione consumata, loro sono distesi
su un letto King-Size, Ramada Inn
(in quale città o paese non si sa). Lei indossa
il ciondolo e il braccialetto di diamanti, o relativo fac-simile,
regalati alla moglie per il quindicesimo anniversario. La sua sottoveste
8
evoca il blu del mare dei Caraibi, la sua mente è fissa sul
fidanzato depennato a Zhytomir,
la madre assente, la figlia adolescente
che dovrà mantenere tra una quindicina d’anni. Come stende
la mano ingioiellata sul petto di lui: c’è oro
in quelle colline! Nonostante
il sorriso idiota di lui, gli occhiali
appannati, lo sguardo vuoto
come l’orologio di media qualità.
Nel buio d’estate, cosacco sussurra
a fanciulla: vieni, mia cara,
in giardino. Le stelle sono così luminose
che riusciresti a trovare un ago in un pagliaio.
Luminose come i tuoi capelli cotonati, sul
buio ostinato, palese
che mette radici nei tuoi capelli.
La Madonna Dorata
Oro di Clairol, niente carati,
stavolta. Il suo parka richiama
i colori della Vergine: bianco
e blu oltremare. In una tutina
di felpa rosa il bimbo fa i primi passi
sulla luna del seno di mamma.
Giuseppe? È a spalare neve
a Etobicoke. Lo Spirito Santo è
alla svendita dei grandi magazzini, e Dio è
a giocare a golf in Florida.
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1. 2 Etty Hillesum 1914-1943
Circostanze
Guerra, la Seconda Mondiale.
Come se non ce ne fossero state centinaia
prima: chiedete ai Cartaginesi,
agli Aztechi, ai Neandertaliani
—tante guerre quanti sono i mondi.
Amsterdam, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Occupazione: resistenza.
Esecuzioni: grida per la brughiera;
interrogatori strangolati.
Un ebreo, ad Amsterdam, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Fiorente commercio di stoffa gialla, costellazioni
terrene. Razionamenti, registrazioni,
capannelli.
Una ebrea ad Amsterdam durante la Seconda Guerra Mondiale.
Età: 27 anni. Nubile, senza figli, senza un’occupazione
in particolare. Una laurea in legge, la passione
per Rilke e il russo; una vista
da una finestra sulla Gabrielmetsustraat, 6
(il Rijksmuseum fiancheggiato da alberi).
Cuore sgombro, anima
un blocco di granito nero.
Ritratto dello Scrittore da Vecchio
Un tappeto turco per tenda.
Al muro, una fiera ragazza marocchina— una foto,
strappata da una rivista. Sulla mia scrivania
una macchina da scrivere, sigarette, questo quaderno,
questo piccolo attaccapanni
2
da cui
tutta una sera —un’ora sola—
dipende
Nessuna donna alla finestra:
nessuna lettera, nessuna spinetta,
niente perle.
2
traduzione mia per le parti in corsivo
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Sinnbild
Ognuno si sveglia
nascita dal caldo ombelico della notte.
Freddo di un giorno umido e grigio:
uno scialle luminoso sul mio maglione color terracotta.
Code per il burro, code per il pane.
Quel pezzo di stoffa zingaresca risparmiata.
Stelle gialle, altezza regolamentare, ampiezza, cuciture.
Un vestito aperto da tutti i lati al sole, al vento e alle sue carezze.
Treni, tram, biciclette proibiti.
Tutta un’estate sulla brughiera,
io con il vestito da zingara, le gambe
nude abbronzate e i capelli da zingara al vento
e poi una piccola cascina con il soffitto basso
e il profumo delle mele, e una vista sulla brughiera di notte.
Attraverso la grigia eternità dell’oceano,
la mia stretta barca.
Nascita di un Bambino mai Portato in Grembo
Dieci giorni da quando ho saputo
che eri vivo.
A quattordici anni ho fatto visita
a mia madre al manicomio. Non era
proprio una visita. I miei fratelli
entravano e uscivano dal reparto
come si trattasse di un hotel:
spendaccioni.
Käthe, che piange
su quel che è stato della sua Heimat
scalda le asciugamani, prepara borse dell’acqua calda, procura
il chinino. Tu precipiti
in questa follia
all’oscuro da ogni bandiera stella
o vita.
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Lotta con Julius
Parte Integrale della Cura:
analista, analizzato iniziare dalle basi
(ovvero pavimento: nudo, sporco).
Per gioco, all’inizio, e poi per vincere.
Uomo massiccio, niente più che una donna
(con la metà dei suoi anni, della sua stazza)
L’ho atterrato, poi
gli ho inumidito il labbro tagliato di colonia. Io,
ordinatrice del caos, rivendicatrice di terra
di mari tempestosi, impavida
rammendatrice di collant,
non male come partita per un rifugiato mezzo sordo
che sta diventando calvo: più saggezza
in un pelo delle sue sopracciglia
che in intere biblioteche.
Liberando, impacciati nella polvere e nel sudore
quel grido finale e liberatorio
che si attacca timido alla gola
quando si fa l’amore
Quotidiana Routine
Svegliarsi, lavarsi, scrivere.
Preparare la colazione per tutta la famiglia
con l’aiuto di Käthe
(Käthe, la nostra cuoca tedesca,
mi insegna come si fa la panna
montata finta.)
Tornare nella mia stanza a studiare slavo antico.
Pranzo.
Insegnare il russo al mio mercante di
Enkhuizen che ci porta sacchi d’oro
travestiti da fagioli. Insegnare il russo
alla ragazza fiera
con la testa lustra da ragazzo.
Attraversare 5 strade, 1 ponte
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