MODELLI DI ORGANIZAZIONE E DI CRESCITA NELLE BANCHE DI MEDIA DIMENSIONE
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sempre possibile rivolgersi all’ufficio informazioni per avere ulteriori
notizie su modi, tempi ed eventuali difficoltà del percorso. Anche i costi
sono tutti assolutamente noti e predefiniti per cui è agevole valutare fin
dove è possibile arrivare in base alle disponibilità economiche. I
passeggeri (lavoratori) del convoglio (azienda) non possono portare
alcun contributo alla definizione del percorso e neppure al lavoro del
macchinista. Partecipano cioè in maniera passiva al viaggio, sapendo
costantemente a che punto sono e quale è la stazione di destinazione.
Analogamente, nella realtà di quegli anni l’azienda si muoveva
all’interno di un mercato consolidato, stabile e con regole e riferimenti
precisi. I prodotti erano ben definiti, potevano essere fortemente
standardizzati, certificati e testati e non venivano richieste particolari
personalizzazioni in funzione delle esigenze dei clienti. Il personale
riceveva precise normative e indicazioni su cosa doveva fare e non si
lasciava alcuno spazio significativo agli addetti, nell’ambito della
metodologia di lavoro, per eventuali scostamenti delle norme.
Il potere in azienda era di vertice e l’organizzazione
fortemente piramidale, con chiari limiti e passaggi di responsabilità e
deleghe tra i vari strati dell’organizzazione. Il controllo era impostato a
livello globale di unità produttiva/prodotto e il singolo non era
particolarmente responsabilizzato e/o premiato in funzione del suo
contributo alla vita dell’azienda.
D’altra parte, neppure veniva richiesta al dipendente una
speciale autonomia o una capacità innovativa perché esse si sarebbero
scontrate con l’esigenza di ottimizzare i cicli produttivi e fornire
prodotti/servizi il più possibile standardizzati e uniformi.
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La burocrazia e la documentazione cartacea erano il sistema
nervoso della struttura organizzativa e anche i sistemi informatici erano
di tipo centralizzato (mainframe) con capacità elaborative messe a
disposizione dei vari utenti, nell’ambito però di procedure informatiche
assolutamente consolidate e standardizzate. Non vi era particolare
necessità di scambio di informazione tra le diverse realtà produttive
interne e tra l’azienda e il mercato, salvo che per trasmettere (di livello in
livello nell’ambito della gerarchia) le istruzioni su come rispettare le
norme e raccogliere dalla clientela le macro esigenze percepibili o
proporre offerte, anch’esse il più possibile standardizzate.
In questa logica la banca aveva creato una struttura
organizzativa estremamente potente e gerarchizzata, con numerosi
servizi di direzione centrale studiati per fornire alle dipendenze
periferiche tutta una serie di supporti decisionali e operativi tali da
consentire un lavoro semplice e standardizzato e, in ultima, analisi
rendere economicamente produttiva l’attività di fornitura dei servizi alla
clientela. I supporti informatici erano incentrati su applicazioni real-time
in sistemi informativi operanti presso i centri elettronici delle singole
banche che ricevevano, attraverso reti di telecomunicazione, con limitata
capacità di traffico, i dati relativi alle operazioni effettuate presso i
terminali periferici delle agenzie e restituivano alla clientela
informazioni su supporto cartaceo con alquanto ritardo rispetto alle
transazioni stesse.
I sistemi di controllo e di valutazione dell’operato del
personale erano incentrati sull’ispettorato e sulla verifica del rispetto
delle norme vigenti e dell’onestà e correttezza professionale.
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Il mercato, infine, veniva aggredito dalle banche attraverso i
tradizionali strumenti di vendita, basati sul rapporto personale dei
responsabili delle dipendenze periferiche con i clienti e sulla richiesta da
parte dei medesimi di prestazioni alla banca, allorché ne ravvisavano la
necessità. Raramente al cliente venivano proposti servizi differenziati e/o
aggressivi in antagonismo con la concorrenza presente sulla medesima
piazza.
Modello elicottero: in questi ultimi decenni del secolo, la situazione del
mercato e dell’operatività delle aziende in generale e delle banche in
particolare, è invece paragonabile al volo di un elicottero. Infatti gli
spostamenti sono assolutamente liberi nelle tre dimensioni dello spazio e
il mezzo di trasporto può raggiungere il punto di arrivo scegliendo
liberamente il percorso che ritiene più idoneo per ridurre tempi e costi
del viaggio, minimizzando ovviamente anche i relativi rischi. Il punto di
partenza e quello di arrivo sono ben conosciuti, ma non vi sono altri
vincoli lungo la rotta che quindi può svilupparsi a discrezione del pilota
e degli occupanti della cabina. Anche i passeggeri possono infatti portare
un proprio contributo di esperienze e di capacità per facilitare il
raggiungimento della meta prevista. Ovviamente anche i rischi sono più
alti perché muoversi nell’aria con possibili perturbazioni e incontri con
oggetti volanti é ben diverso che viaggiare sui binari.
Analogamente, all’interno delle aziende degli anni novanta, si
sono provocati dei radicali stravolgimenti nella organizzazione, dal
momento che esse si sono trovate a dover operare in un mondo
completamente diverso e privo di qualsiasi vincolo. Sono cioè scomparse
le regole fisse di comportamento, le richieste del mercato si sono fatte
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sempre più variegate e personalizzate sull’esigenza del singolo cliente e i
prodotti richiesti sono sempre meno standardizzati e più complessi.
Il mondo contemporaneo è cioè passato da una realtà
conosciuta e consolidata a un sistema articolato e globale nel quale,
secondo la logica sistemistica, ogni cambiamento, anche di piccola
entità, di uno qualsiasi degli elementi che costituiscono il sistema stesso,
porta a conseguenze che si distribuiscono a macchia d’olio interessando
gli altri componenti e richiedendo costantemente una grande capacità di
riorganizzazione e di adeguamento alle nuove esigenze da parte di tutti.
Specialmente le aziende di servizi, costrette dal mercato a
questa nuova impostazione, si sono dovute riorganizzare e ristrutturare
radicalmente per non risultare inadeguate rispetto alle nuove esigenze e
quindi per non perdere rapidamente competitività. E’ scomparsa la
precedente struttura rigidamente piramidale, che ha dovuto cedere il
posto a una organizzazione di tipo sistemistico a rete neuronale, nella
quale l’elemento portante è divenuto il network di telecomunicazioni e i
beni principali sono i dati elaborati, l’informazione ed il know-how.
Colui che guida l’azienda ha dovuto abbandonare la classica
direttiva di tipo autoritario per adottare un’impostazione basata sulla
leadership. Il nuovo management deve rendere noti a tutti gli obiettivi di
ogni fase aziendale e fornire indicazioni sui medesimi e sulle principali
linee guida da seguire per raggiungerli; poi tutta l’organizzazione si deve
attivare, creando il sistema di lavoro più idoneo via via che si procede
nella realizzazione del progetto.
Le attrezzature produttive e i sistemi informativi si sono
radicalmente modificati, mettendo a disposizione di ogni addetto grosse
capacità di elaborazione locale e di telecomunicazione con tutte le altre
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realtà dell’azienda, in modo da consentire un costante allineamento di
notizie, obiettivi e metodologie tra i settori, in funzione delle continue
modificazioni del “Sistema azienda”.
Il lavoratore partecipa in maniera attiva alla vita aziendale e al
raggiungimento degli obiettivi, con sistemi di verifica e di misurazione
del contributo apportato, di tipo diverso, basati principalmente sulla
valutazione specifica dei singoli settori produttivi. Anche i costi non
vengono più considerati a livello globale, ma sono distribuiti sulle
singole unità produttive, creando dei veri e propri conti economici per
ogni settore, in modo da poter comprendere, istante per istante, se un
certo prodotto/servizio ottenga del valore aggiunto per l’azienda, oppure
porti a delle perdite e potere quindi intervenire costantemente per
aggiustare il tiro e concentrare tutte le capacità produttive sul reale core
business della società.
Il fatturato, il profitto, i margini contributivi, ecc., non sono
più concetti di vertice dell’azienda, ma sono distribuiti a tutti i livelli, per
cui ogni collaboratore è cosciente del fatto che il proprio contributo può
portare a migliorare o peggiorare sensibilmente la situazione globale
dell’intera azienda.
Le banche, così come tutte le aziende di servizi, hanno
adottato un nuovo modello organizzativo di tipo modulare formato da
numerose realtà, spesso indipendenti tra di loro, legate da una fitta rete di
interconnessioni e telecomunicazioni, all’interno delle quali vi sono
professionisti, collaboratori e consulenti, sia appartenenti all’azienda
stessa, sia, spesso, esterni.
Indice 11
La rapidità di cambiamento dell’economia globale, delle
richieste del mercato e delle risposte in termini di offerta, obbligano le
aziende a organizzarsi per disporre della massima elasticità possibile.
Le aziende devono necessariamente rivedere alla radice la
propria struttura organizzativa, se vogliono rimanere competitive sul
mercato, e, conseguentemente, ridisegnare il loro modo di rapportarsi
con ,le altre realtà produttive esistenti nel “villaggio globale”, in modo
da cogliere i contributi di tutti in funzione di precisi obiettivi. In questa
logica devono cambiare in maniera radicale anche i rapporti con i
possibili fornitori e consulenti dell’azienda che diventano “soci in
affari”.
L’outsourcing è la risposta più idonea e significativa a questa
precisa e inderogabile esigenza di rinnovamento. Il concetto di
outsourcing nel mondo imprenditoriale non è recentissimo (anni
sessanta-settanta). In passato l’outsourcing, però, era visto
principalmente come strumento finanziario tendente a rendere flessibili
dei costi fissi e nulla più. Oggi, invece, le aziende diventano sempre più
complesse, virtuali e indefinite, per cui l’outsourcing diventa una leva
strategica di cambiamento per generare proprio l’elasticità e la
flessibilità indispensabili.
Le conseguenze di carattere economico derivanti da questa
strategia si fanno ovviamente sentire, ma probabilmente non sono
l’elemento scatenante del processo. La riprova che tale impostazione è
ormai irreversibile in tutte le aziende del mondo, è evidente nel tasso di
crescita del mercato dell’outsourcing mondiale che è ormai attestato da
alcuni anni tra il 15% e il 25% annuo.
Capitolo Primo L’EFFICIENZA NEL
SETTORE BANCARIO
La sequenza logica che identifica a livello d’azienda la relazione
strategia-obiettivi-struttura organizzativa, si sviluppa nell’ambito di un
contesto di riferimento in cui entrano in gioco sia le variabili istituzionali
del sistema organizzativo azienda di credito, sia le variabili ambientali e
di mercato.
Le une e le altre concorrono a definire complessivamente le
caratteristiche strutturali dell'attività creditizia che si specificano in
relazione alle diverse combinazioni decise dal management nel rapporto
quali-quantitativo prodotto-mercati e nelle strumentazioni strutturali,
tecnologiche, di risorse umane e finanziarie assunte e finalizzate a
supportare tale rapporto.
Bisogna, quindi, comprendere come le variabili istituzionali e di
mercato influenzino la performance del sistema creditizio e dell’attività
di intermediazione e rappresentino dei vincoli per la scelta di una
strategia.
L’efficienza della struttura deriva dal grado di coerenza con cui
essa impiega i propri mezzi interni in relazione al perseguimento degli
obiettivi assunti, della strategia e degli indirizzi adottati. Questi a loro
volta devono essere coerenti con l’ambiente ed il sistema creditizio al
fine di contenere al minimo l’incidenza della struttura sulla capacità
reddituale della banca (tale struttura influisce in maniera proporzionale
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alla relazione esistente tra costi e dimensione della gestione denaro e di
quella dei servizi).
Il miglioramento delle condizioni di operatività e di produttività
delle strutture organizzative, coerenti con le strategie e con le variabili
istituzionali e di mercato, eleva l’efficienza allocativa globalmente
espressa dal sistema di intermediazione e ne migliora l’efficacia in
termini di aderenza degli interventi al soddisfacimento delle esigenze
individualmente e o collettivamente espresse dagli operatori in surplus e
da quelli in deficit che rappresentano le polarizzazioni ultime dei flussi
finanziari.
Efficienza finanziaria ed efficienza operativa.
In un’azienda di credito occorre distinguere fra efficienza
finanziaria ed efficienza operativa.
La prima può essere espressa dall’indicatore “redditività della
gestione denaro”, che valuta l’attitudine dell’azienda a far fruttare
proficuamente i capitali investiti nella propria attività (tutti gli
investimenti e gli impieghi produttivi). La redditività della gestione
denaro è ottenuta sottraendo dal rendimento medio dei capitali il “tasso
di copertura della gestione denaro”, cioè il rendimento che i capitali
investiti devono avere per fronteggiare il costo della provvista e le
presumibili perdite su operazioni di prestito.
L’efficienza operativa può essere stimata dall’indicatore
“incidenza della struttura” che individua le condizioni di produttività
della struttura organizzativa della banca. Quest’ultima incide sulla
capacità reddituale in misura dipendente dalla relazione esistente tra
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l’ammontare globale dei costi ad essa inerenti e la dimensione della
gestione del denaro e di quella dei servizi.
L’incidenza della struttura è espressa dalle seguenti relazioni:
• costi della struttura diviso capitali investiti: è il rapporto esistente fra
il volume dei costi sostenuti per la gestione della struttura preordinata
per lo svolgimento dell’attività d’impresa e la potenzialità operativa
della gestione denaro, espressa sotto forma di capitali investiti;
• costi di struttura, meno apporto reddituale della gestione dei servizi,
diviso costi della struttura: indica quanto i proventi da servizi siano in
grado di assorbire i costi della struttura aziendale.
Un concetto complessivo di efficienza è espresso dall’indicatore
“redditività operativa”: questa è intesa come la capacità della banca di
gestire in maniera economicamente proficua le risorse disponibili sotto
forma sia di investimenti di capitale, sia di fattori di produzione, con
caratteristiche di rigidità. La “redditività della gestione” è ottenuta
sottraendo dalla “redditività della gestione denaro” l’incidenza della
struttura come sopra definita ed è espressa come rapporto fra il risultato
lordo operativo ed i capitali mediamente investiti.
Lo studio delle relazioni tra efficienza finanziaria ed efficienza
operativa è relativamente nuovo se riferito al caso delle aziende di
credito. Per lungo tempo non fu avvertita o sembrò si potesse
sottovalutare la necessità di considerare l’efficienza operativa ed
organizzativa accanto a quella finanziaria, ovviamente essenziale, ma
non esaustiva per cogliere i profili di produttività della struttura e delle
risorse, specie di quelle non direttamente finanziarie; basti considerare
che l’efficienza finanziaria è prioritariamente influenzata dall’effetto
prezzo e dall’effetto quantità di capitali investiti e quindi, indirettamente,
Indice 15
dalle determinanti che incidono sulle quantità e sui prezzi, in relazione a
particolari contesti di politica monetaria e finanziaria
1
.
Ciò può indurre al conseguimento di risultati anche altamente
positivi, ma insufficienti ad esprimere quanto la capacità reddituale
complessivamente attinta dalla banca sia da ascriversi a fattori esogeni
(livello dei tassi di equilibrio del sistema, vincoli amministrativi,
politiche di bilancio, ecc.) e quanto a fattori endogeni riferibili a
decisioni discrezionali inerenti le funzioni di costo, il contenimento delle
spese di investimento, le più efficienti combinazioni dei fattori umani e
tecnologici oltre alle specifiche scelte e combinazioni di portafoglio.
Inoltre, il riferirsi principalmente a valutazioni di efficienza
finanziaria porta a sottovalutare il fatto che proprio dalle funzioni
organizzative vengono gestiti, e quindi largamente dipendono, gran parte
dei risultati e dei fattori che determinano l’efficienza aziendale
complessiva: numero di dipendenti, sistemi e livelli retributivi, ambiti e
livelli di professionalità, scelte di meccanizzazione e procedure
informatiche, razionalizzazione del decentramento decisionale ed
esecutivo, funzionalità delle dipendenze, ecc..
L’osservazione dell’esperienza porta a rilevare che, quand’anche
in passato venivano sottolineati da singole aziende di credito i risultati
raggiunti nell’ambito dell’evoluzione organizzativa, si faceva
riferimento, in maniera pressoché esclusiva, a quella di tipo tecnico-
strutturale o tecnologica da leggersi in funzione di politica di crescita
reale o di sviluppo oggettivo ed orientate, soprattutto, ad ottimizzare
quantitativamente la funzione di produzione e quindi la redditività.
Scarsi o nulli restavano i riferimenti alle altre funzioni che caratterizzano
1
Cfr. P. Ciocca, L’efficienza delle banche: un approccio macroeconomico, in “Atti del Convegno
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il sistema organizzativo d’impresa: quella di adattamento ai cambiamenti
esterni, quella di conservazione del modello strutturale e la funzione di
integrazione degli individui nell’organizzazione, di solito demandata a
tecnici o gestori intermedi, se non a società o istituzioni esterne.
Limiti di significatività dei margini di ricavo per esprimere
l’efficienza operativa della banca.
Dalle indagini svolte
2
sulle strutture organizzative, i fenomeni
sopra descritti sembrano potersi ricollegare alla prevalenza del modello
gerarchico o gerarchico-funzionale storicamente caratterizzato da una
accentuata specificazione dei singoli ruoli, dalla finalizzazione al
conseguimento del massimo output quantitativo reso dalle singole unità
operative e dalle dipendenze, dalla permanenza al vertice del massimo
potere di coordinamento sulle risorse e sugli obiettivi intermedi e finali,
dalle scarse facoltà ascritte alle sub-unità organizzative di decodificare il
modello organico della gestione aziendale, dalla introduzione di
meccanismi integrativi più finalizzati al controllo che al potenziamento
ed alla diffusione della funzione decisionale e delle responsabilità
operative, dal permanere di tratti gestionali propri della banca
istituzione
3
(inerzia e vischiosità all’efficienza, subordinata al
perseguimento dei fini istituzionali).
Sotto il profilo economico-operativo il fenomeno in esame può
essere ricondotto ad una relativa indifferenza alla struttura della funzione
di costo, ascrivibile, almeno in passato, alla permanenza di rendite
CEFOR” Roma pp.3-5
2
Cfr. M. Saita, Management Bancario, F. Angeli, Milano
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oligopolistiche connesse sia ad alti livelli medi di concentrazione
dell’attività di intermediazione creditizia, sia a politiche di salvaguardia
della stabilità delle singole aziende di credito e del sistema, praticate con
continuità dalle autorità monetarie.
I comportamenti di gestione sono rimasti ancorati
concettualmente alla teoria dell’impresa propria del modello neo-
classico, per cui l’efficienza tecnico-operativa, anziché formare oggetto
di specifiche indagini, viene assunta come ipotesi fondata sul postulato
di comportamento razionale (di soggetti economici) cioè basata
sull’esistenza di una curva di costo rispetto alla quale occorre
individuare per ogni impresa il livello di produzione ottimale sulla base
della reattività del mercato e, quindi, delle variabili quantità e prezzi. Ciò
sembra confermato dalla tendenza in atto nelle aziende di credito a
considerare i costi operativi come variabile dipendente principalmente
dal volume dei mezzi intermediati o dei capitali investiti e ad adottare un
sistema di formazione dei prezzi basato sul mark-up riferito ai costi
4
,
come margine percentuale di ricarico necessario a garantire la copertura
del costo della provvista, delle perdite sui prestiti e sugli investimenti,
dei costi fissi e il conseguimento di un utile. Tutto ciò presenta dei seri
limiti tecnici per l’incapacità di definire significativamente e
compiutamente il concetto di efficienza operativa delle aziende di credito
soprattutto se in termini comparativi.
Tali margini, infatti, non riflettendo le specifiche difformità nelle
politiche dei prezzi e dei volumi relativi, non sono idonei a far risaltare
3
Cfr. E. Invernizzi, L’organizzazione del lavoro d’ufficio tra automazione e decisioni strategiche, F.
Angeli, Milano p. 206
4
Cfr. M.Onado, Il contributo del management all’efficienza delle banche in Atti del convegno
CEFOR p. 8
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18
le difformità delle strutture patrimoniali e la diversa incidenza dei vincoli
amministrativi e dei controlli monetari sulle diverse componenti
dell’attivo e del passivo, e nulla dicono sul piano delle difformità
afferenti le relazioni industriali e sindacali, sugli aspetti di struttura e di
sviluppo organizzativi, sulle determinanti della X-efficienza. Inoltre, con
riferimento al quadro ambientale, dovrebbero presupporre una certa
uniformità delle funzioni obiettivo
5
delle varie aziende di credito che, in
concreto potrebbe invece non necessariamente verificarsi, con il rischio
di lasciare spazi di ambivalenza interpretativa nell’individuazione dei
fattori che determinano una certa situazione nei livelli dei margini e dei
tassi di interesse. Gli stessi livelli, infatti, potrebbero essere conseguiti
con diverse strutture delle funzioni di costo correlabili a diverse
combinazioni organizzative, e quindi a diversi gradi di efficienza
operativa per la possibilità, ad esempio, ”di traslare l’inefficienza
operativa sugli azionisti e sui prestatori di fondi di dotazione”.
La sopra accennata tendenza a ricondurre la determinazione dei
margini di interesse e di intermediazione all’andamento dei costi
operativi, sarebbe efficace in un mercato del credito scarsamente
concorrenziale e fortemente supportato da politiche di controllo e di
salvaguardia. In un sistema creditizio meno sorretto da interventi
cautelativi e di vigilanza, e maggiormente sospinto dalle autorità
monetarie verso una più marcata e definitiva competitività, le funzioni di
costo, a livello della singola banca, oltreché rientrare nella più ampia
programmazione delle funzioni di impresa, rappresentano il necessario
punto di partenza delle analisi di produttività e di efficienza operativa
5
Cfr. G.Forestieri, Efficienza e stabilità delle istituzioni creditizie: implicazioni organizzative e
gestionali, Bancaria, p 1055
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(budget operativi) sulle quali basare più realisticamente le stesse
prospettive di redditività e di efficienza finanziaria.
Sotto questo profilo è possibile ipotizzare
6
sfruttamenti positivi di
eventuali contrazioni del margine di interesse in funzione della capacità
della banca di operare un’efficace segmentazione della clientela attiva e
passiva cui riferire sia politiche di prezzi differenziate
7
sia, e in
combinazione con queste, incrementi nei volumi dei servizi prodotti ed
offerti capaci di indurre maggiori ricavi sui servizi e, quindi, livelli
stabili nel margine di intermediazione complessivo. Ciò presuppone la
disponibilità di sistemi articolati di valutazione dei costi dei singoli
servizi per collocare su basi informative adeguate obiettivi di offerta
congiunta dei propri prodotti le cui caratteristiche di specificità si
identificano oltre che per la massima efficacia nei confronti della
clientela, anche col massimo vantaggio allocativo ed il maggior
contributo all’utile complessivo.
Relazioni di coerenza tra efficienza operativa, struttura
organizzativa e strategia aziendale
Lo scostamento da valutazioni di efficienza riferite
esclusivamente al mark-up complessivo implica, di per sé, un’attenzione
diversa allo concetto stesso di banca come sistema organizzativo: più che
struttura funzionale alla produzione ed all’offerta sempre crescente di
prodotti finanziari tipici, tale ‘sistema’ deve esprimere l’idoneità a
cogliere le necessità e le opportunità del mercato, essere aperto
6
Cfr. P. Dacrema, Politica dei servizi e disintermediazione bancaria , Bollettino delle Banche
Popolari
7
Cfr. C. Demattè , Elementi per una gestione strategica nelle banche, Banca e Notizie