fatti: migliaia di donne vennero torturate e condannate a morte
con l’accusa di avere praticato la stregoneria ai danni della società.
The Witch of Edmonton, ispirata ad un evento realmente
accaduto, mette in scena il rovescio della medaglia, l’infondatezza,
cioè, di tali accuse e l’ingiustizia della società che nascose così,
dietro la donna – strega, le sue contraddizioni più profonde.
Il testo seguito è quello curato da Arthur F. Kinney per la
New Mermaid edition. La traduzione italiana dei passi citati è
opera di chi scrive.
iii
Introduzione
Sebbene sia il secolo delle Riforme religiose, delle grandi
scoperte scientifiche e dell’apertura verso il nuovo mondo con la
fondazione di colonie inglesi, la società inglese del XVII secolo
rimane prettamente agricola e basata sulla ricchezza della terra.
Nei primi anni del Seicento continua a svilupparsi, nei suoi
differenti aspetti, un fenomeno manifestatosi già nelle epoche
precedenti e che prenderà il nome di caccia alle streghe.
Già nell’antichità si narrava l’opera delle streghe. Le più
antiche a noi note sono quelle della letteratura greca di cui Ecate,
dea della stregoneria e regina delle tenebre, era la maggiore
rappresentante. Anche i Romani avevano i loro esempi, basti
citare Diana che, secondo i documenti della Chiesa risalenti al IX
secolo, comandava i “cavalieri della notte”.
Esempi mitologici a parte, si comincia a parlare di
stregoneria, e di conseguenza a temere i poteri demoniaci delle
streghe, solo nel IV secolo d.C., quando la Chiesa comincerà a
considerare diabolici tutti i riti pagani.
Ma il termine strega, dal latino strix, termine che indicava
una donna capace di trasformarsi in uccello rapace, e quindi di
1
volare, appare solamente nel VI secolo, intendendo coloro che
erano restati fedeli ai culti della terra, ossia al paganesimo.
Una caccia alle streghe ben organizzata dal punto di vista
istituzionale ha inizio nel XV secolo e il punto di partenza è la bolla
di Papa Innocenzo VIII, Summis desiderantes affectibus, (1484),
che recitava espressamente
“ …that all heretical depravity be put far from
the territories of the faithful…”
(“…che ogni depravazione eretica sia allontanata dai territori dei
credenti…”);
il Papa inoltre invitava i delegati a
“…correcting, imprisoning, punishing and
chastising, according to their deserts, those
persons whom they shall find guilty…”
(“…correggere, imprigionare, punire e castigare, secondo ciò che
meritano, quelle persone che essi giudicheranno colpevoli…”),
e a punire tutti coloro che
“…give themselves over the devils male and
female, and by their incantations, charms,
and conjurings, and by other abominable
superstitions and sortileges, offences,
crimes, and misdeeds, ruin and cause to
2
perish the offspring of women, the foal of
animals, the products of the earth…”
1
(“…si concedono, maschi e femmine, ai demoni e, attraverso i loro
incantesimi, e congiure, e altre abominevoli superstizioni e
sortilegi, offese, crimini e misfatti, rovinano e causano la
distruzione della prole delle donne, di quella degli animali e dei
prodotti della terra…”).
L’editto papale è testimonianza che aumentavano le paure
ed i disagi fra la gente e si temevano sempre di più i gruppi
“diversi”, quali eretici, ebrei, lebbrosi…, che iniziarono così ad
essere accusati di pratiche demoniache e di magia nera. Vero
motivo di ansia, di condanna e conseguente emarginazione era
proprio la diversità di una persona, uomo o donna che fosse, e
quella di essere strega divenne una delle conclusioni più ovvie.
Saranno proprio le donne a essere predilette per tale accusa, e
sarà la loro debolezza fisica, giuridica e soprattutto morale, ad
essere additata come causa.
Due famosi inquisitori, autori di un trattato che divenne
l’opera summa delle idee sulla stregoneria, il Malleus Maleficarum,
1
Innocent VIII: bull Summis desiderantes, Dec. 5
th
, 1484, (Taurinensis editio). Tratta da
Alan C. Kors & Edward Peters, Witchcraft in Europe 1100-1700, A Documentary
History, University of Pennsylvania Press, Inc, 1972.
3
il “Martello delle Streghe”, fanno derivare la parola femmina da Fe
– Minus, cioè più debole a preservare la fede.
2
“There are three things in nature, the
Tongue, an Ecclesiastic, and a Woman,
which Know no moderation in goodness or
vice.”
3
(“Ci sono tre cose in natura, la Lingua, un Ecclesiastico, e una
Donna, che non conoscono moderazione in virtù o vizio.”),
e ancora
“All Witchcraft comes from carnal lust, which
is in women insatiable.”
4
(“Ogni stregoneria deriva dalla lussuria carnale, che nella donna è
insaziabile.”).
Così Kramer e Sprenger commentano la posizione della
donna e questa sarà l’opinione, peraltro molto seguita, non solo di
giudici e inquisitori ma anche e soprattutto di coloro che
accusavano addirittura le loro mogli e figlie.
Fenomeno prettamente rurale, la stregoneria non era
conosciuta e temuta solo dal popolo dei villaggi, ma era tenuta in
2
The Malleus Maleficarum of Heinrich Kramer and reverend James Sprenger,
translated with an introduction bibliography & notes by the Montague Summers, New
York: Dover Publications, Inc. Part I, Question VI, Why Superstion is chiefly found in
women, p. 44.
3
Ibidem, p. 42.
4
Ibidem, p. 47.
4
crescente considerazione da storici, drammaturghi e anche dagli
stessi sovrani. King James I, per esempio, convinto di essere egli
stesso vittima di malefici, prende posizione con la pubblicazione
del suo trattato, Daemonolgie, in cui si schiera apertamente
contro coloro che non credevano nell’esistenza delle streghe, e
indica i rimedi da prendere nei confronti del suddetto fenomeno.
Le sue posizioni molto dure gli fanno acquisire la nomea di uomo
con “lust for witch blood” (avidità per il sangue delle streghe).
Che si credesse o meno nei poteri magici attribuiti a queste
donne, che peraltro subirono processi, torture e condanne a morte
per avere praticato la stregoneria, non è per la nostra ricerca il
dato più importante; il fenomeno investì la letteratura e
soprattutto il teatro inglese che si avvalse di tali credenze per
creare dei personaggi ambigui, ma ricchi di fascino, che dettero
vita ad interessanti caratterizzazioni.
Alcune opere maggiori di Shakespeare come Macbeth, The
Tempest o The Winter’s Tale, ci danno un’idea del background
culturale richiamato dal testo, offerto obliquamente allo spettatore
tramite la mediazione della rappresentazione teatrale.
Oltre gli innumerevoli drammi in cui la strega è una figura
secondaria, tre tragedie giacomiane sono di maggiore interesse, in
5
quanto specchio delle credenze in materia e della realtà sociale:
The Tragedy of Sophonisba di John Marston, The Witch di Thomas
Middleton, e The Witch of Edmonton di Thomas Dekker, William
Rowley e John Ford.
5
Quest’ultima si avvale della presenza di un personaggio
femminile, tale Elizabeth Sawyer, realmente esistita e condannata
a morte, dopo un lungo processo, a Tyburn il 19 Aprile 1621.
The Witch of Edmonton drammatizza proprio gli eventi di
quel caso, mostrandoci come gli atti processuali e i pamphlet
sull’argomento siano stati una fonte inestimabile per i
drammaturghi.
A differenza di Sophonisba e The Witch, che analizzano
rispettivamente pratiche magiche classiche in un conflitto tra
Roma e Cartagine, e credenze letterarie ed accademiche
ambientate in Italia, The Witch of Edmonton si basa su
superstizioni popolari coeve di un ambiente cittadino e realistico,
Edmonton, appunto, un centro rurale nei pressi di Londra.
In un contesto sociale ben definito, in cui le classi sono
chiaramente designate, è Elizabeth Sawyer, dal basso della sua
posizione, ad essere al centro del dramma.
5
Vedi Three Jacobean witchcraft plays, edited by Peter Corbin and Douglas Sedge.
Manchester University Press, 1986.
6
Sebbene, infatti, sia presentata come strega, è un
personaggio che suscita la simpatia del pubblico. Additata come
causa di tutti i mali, viene emarginata dal popolo di Edmonton, ma
è presentata in modo così pietoso che la sua vendetta non può
non essere giustificata.
La dettagliata evocazione della vita sociale del villaggio fa
da sfondo alla vicenda privata se la si considera una premessa per
meglio mostrare i pericoli della stregoneria, ma assume
un’importanza fondamentale se si cerca nelle relazioni sociali la
vera causa dei mali di Edmonton. La simpatia e la compassione
per Elizabeth comunque non indicano una non credenza
nell’esistenza delle streghe. Il dramma sottolinea, infatti, come
questa donna, provocata dalla cattiveria altrui, faccia ricorso
all’aiuto del Diavolo e all’utilizzo di pratiche magiche per
vendicarsi.
Le credenze popolari sulla stregoneria raggiungono l’apice
proprio negli anni della pubblicazione della tragedia in questione,
un periodo che vede il maggior numero di processi e condanne.
L’Inghilterra di quegli anni mantiene una posizione separata
in merito. Più tollerante rispetto agli altri paesi e con un minore
7
numero di condanne a morte che, in ogni caso, si differenziavano
perché non eseguite col rogo ma con l’impiccagione.
6
Con la metà del XVII secolo si assiste in Inghilterra
all’inasprirsi della caccia alle streghe, ma lo stesso periodo indica
anche un declino del fenomeno. The Witch of Edmonton,
pubblicata nel 1658, è situata tra l’apice e il declino della
stregoneria.
Sebbene sia portavoce teatrale delle credenze popolari,
questa tragedia rappresenta anche un momento di riflessione sulla
crudeltà delle accuse mosse, sull’ignoranza che conduce ad
accusare una donna di crimini che forse non può avere neppure
commesso e soprattutto pone l’accento sulla donna come vittima
di una società prettamente patriarcale e misogina dominata
dall’arroganza maschile.
Il dramma, quindi, non è scettico sull’esistenza delle
streghe, come d’altronde non lo era il popolo dei villaggi, ma si
erge al di sopra della mentalità popolare condannandola non
esplicitamente ma in quanto causa di pregiudizi e ingiustizie.
6
Brian P. Levack, , The Witch – Hunt in Early Modern Europe, London: Longman
Group UK limited, 1995. Nel III capitolo in cui si parla delle basi giuridiche della
grande caccia alle streghe, l’autore precisa che solo in Inghilterra e nel New England
queste donne non venivano bruciate al rogo ma impiccate.
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