5
In questa parte della tesi ho trovato dei validissimi riferimenti negli
scritti del Garin, del Grayson, del Volkmann-Schluck, ma soprattutto
del prof. Giovanni Santinello, l’unico che ha trattato
contemporaneamente sia Alberti che Cusano sotto il profilo estetico.
Quindi il lavoro si conclude con delle riflessioni sul ruolo e il
contributo del pensiero di Cusano e Alberti alla creazione dell’estetica
moderna, meditando sui rispettivi modi e finalità e cercando di
cogliere gli accenti di novità e le ripercussioni future.
Nel caso dell’Alberti ci si sofferma in particolare sulla ripresa del
canone classico e sull’uso etico e politico, oltre che architettonico, di
questo. Si cerca di leggere la sua architettura all’interno della più
ampia dimensione politica e sociale della renovatio.
Per Cusano invece, si medita sul nuovo valore che viene attribuito
all’arte, in virtù di un rinnovato concetto di mente e di immagine,
operato all’interno della sua filosofia.
Infine, è fondamentale rivolgere una particolare attenzione allo
studio della mens e allo speciale valore che le viene attribuito a partire
dall’Umanesimo; quindi al rinnovato interesse che coinvolge l’uomo,
la sua capacità gnoseologica e la sua potenza creativa (fattori
determinanti della modernità della storia).
LE BIOGRAFIE
7
CUSANO E ALBERTI
Niccolò Cusano e Leon Battista Alberti sono due figure che la storia non hai mai
messo in relazione, se non in maniera marginale e secondaria: difficilmente infatti
si potrebbe pensare che tra i due sia mai intercorso alcun rapporto.
Niccolò Cusano
1
o, meglio, Nikolaus Krebbs, cardinale tedesco nato a Cues nel
1401, fu letterato, filosofo, dottore in legge, astronomo e matematico; visse tra la
Germania e l’Italia dove partecipò attivamente alla vita e alla politica della Chiesa;
scrisse innumerevoli trattati di matematica, di fisica, di teologia, di politica, di
astronomia; di lui annoveriamo un tentativo di riforma del calendario, il disegno di
una carta geografica del centro Europa e la scoperta di almeno ottocento codici di
autori latini tra cui il De Republica di Cicerone, nonché una raccolta personale di
codici tra le più famose del secolo per la quantità e la varietà dei generi.
2
Cusano partecipò agli eventi più importanti della storia della Chiesa e fu amico e
collaboratore dei più illustri studiosi dell’epoca: questo gli conferì una grandissima
fama non solo come cardinale e uomo di Chiesa, ma anche come filosofo e
matematico.
Leon Battista Alberti, nacque a Genova nel 1404; la sua famiglia, come è ben noto,
era di origine fiorentina ma fu in esilio per lungo periodo. Dopo essersi dedicato
agli studi giuridici senza troppi risultati, si dedicò all’architettura e allo studio delle
arti scrivendo trattati sulla pittura, la scultura, l’architettura e la prospettiva, e
marginalmente sulla fisica e la matematica, ma anche una serie di riflessioni
personali sulla famiglia, l’amicizia, la politica e alcune rime e operette di
argomento leggero e scherzoso.
Prese parte al collegio degli abbreviatori apostolici e alla vita ecclesiastica.
Come architetto operò a Firenze per conto della famiglia Rucellai completando la
facciata di Santa Maria Novella, progettando il Palazzo Rucellai e l’allestimento
per la Cappella di S. Pancrazio; in seguito fece lavori di completamento per la S.S.
Annunziata per conto di Lodovico Gonzaga; fu alla corte di Lionello d’Este;
realizzò gli esterni della chiesa di S. Francesco a Rimini, il Tempio Malatestiano;
fu a Roma alla corte del papa Nicolò V che lo incaricò di restaurare e riabbellire la
città nell’anno del Giubileo del 1450; quindi a Mantova realizzò la chiesa di
S.Sebastiano per il duca Lodovico Gonzaga e il progetto per S.Andrea.
1
Fu Enea Silvio Piccolomini, suo amico fin dalla gioventù, a chiamare Krebbs ‘il Cusano’,
da Cues suo paese natale.
2
Questa raccolta di codici, ora conservata a Cues presso l’Hopitali Sancti Nicolai, fu
arricchita da acquisti e doni nel corso di numerosi viaggi e legazioni. La biblioteca era
tanto famosa che persino un grande erudito come Pico della Mirandola espresse il
desiderio di recarsi in Germania per poterla visitare.
8
Non abbiamo documenti che attestino gli incontri o le frequentazioni tra il filosofo
tedesco e l’architetto italiano (a lungo sono state ricercate dai maggiori studiosi
dell’argomento quali il prof. Santinello e il prof. Gavagna); in realtà sappiamo
bene che il Cusano esercitò una forte influenza sul pensiero di filosofi, letterati e
scienziati della seconda metà del quattrocento e che anche Alberti dimostra di aver
subito il fascino che la personalità di un pensatore come il Cusano poteva all’epoca
suscitare tra i suoi contemporanei.
Alberti, come è noto dalla lettura dei suoi scritti De re aedificatoria e Ludi
mathematici, dimostra di aver conosciuto almeno le opere di Cusano a carattere
scientifico anche se, per sua indole, non era interessato a cogliere la complessità
degli argomenti trattati; d’altro canto sappiamo che Cusano possedeva nella sua
biblioteca una copia manoscritta degli Elementis artis pictoriae di Leon Battista
Alberti.
3
C’è un elemento in particolare sul quale si sono concentrati gli studi ed è il comune
interesse che Cusano e Alberti nutrono per il De architectura di Vitruvio
4
(considerato dal Santinello il “ luogo ideale d’incontro” tra i due) perché entrambi
citano, l’uno nei Ludi matematici (1451) e nel De re aedificatoria (1452), l’altro
nel De staticis experimentis (1450), gli stessi passi.
5
Bisogna considerare inoltre le occasioni pubbliche e politiche nelle quali i due
possano essersi incontrati e il ruolo di intermediari svolto da alcuni amici comuni:
il matematico Paolo dal Pozzo Toscanelli, l’umanista Giovannandrea Bussi,
Tommaso da Sarzana (papa Nicolò V), Enea Silvio Piccolomini (papa Pio II),
uomini di Chiesa e illustri personaggi dell’epoca.
La prima occasione d’incontro tra Cusano e Alberti è la città di Padova dove
entrambi svolsero i propri studi. Alberti si iscrisse al Liceo Barzizza di Padova nel
1415 per volere del padre che all’epoca si trovava a Venezia a dirigere la sede
mercantile della famiglia.
Rimase nella città veneta per cinque anni dopodiché si trasferì a Bologna per
studiare diritto.
In questi anni è attestata la sua amicizia con il matematico Paolo dal Pozzo
Toscanelli che si iscrisse all’Università di Padova nel 1417; è probabile che le due
famiglie dei Toscanelli e degli Alberti si conoscessero da lunga data per la comune
origine fiorentina.
3
È il Cusan.112 della biblioteca di Cues.
4
Sappiamo che un codice appartenuto alla biblioteca di Cusano e ora conservato a
Bruxelles (è il Bruxell. Bibl. Reg. 10615-10729, fol. 183v.) contiene estratti dell’opera di
Vitruvio, secondo l’index codicum a cura di KLIBANSKY, R.-BASCOUR, H. contenuto in: De
pace fidei cum epistola ad Johannem de Segobia, London, 1959 pp. 129-135.
5
Si rimanda alla bibliografia: GAVAGNA, R.: Cusano e Alberti a proposito del De
architettura di Vitruvio, in: “Rivista critica di storia della filosofia”, XXXIV 1979, pp.
162-176; GAVAGNA, R.: Un abbinamento editoriale del ‘500: Vitruvio e Cusano, in:
“Rivista critica di Storia della Filosofia” XXX, 1975 pp. 400-410; SANTINELLO, G.: Nicolò
Cusano e Leon Battista Alberti: pensieri sul bello e sull’arte, in: AA. VV. Atti del
Convegno di Bressanone, Firenze 1960, pp. 147-178.
9
La familiarità intercorsa tra i due è testimoniata anche dalla dedica al Toscanelli
delle Intercoenali -testo che Garin ha definito tra i più sorprendenti del secolo- e
un’altra opera che non è giunta fino a noi e di cui si sa ben poco, se non che
trattava di profezie e vicende sulla sorte di Firenze.
6
Il Toscanelli in quegli anni conobbe e strinse una forte amicizia anche con Niccolò
Cusano, suo compagno di studi, che nel 1417 si recò a Padova a studiare diritto
dopo aver frequentato per un breve periodo l’Università di Heidelberg. Il Mancini
in Vita di Leon Battista Alberti racconta che a Padova l’Alberti e il Cusano si
incontrarono per la prima volta grazie alla comune amicizia per il Toscanelli;
ipotesi, questa, che è stata avvalorata anche dal Santinello e dalla Gadol.
A Padova Cusano coltivò una grande passione per l’astronomia
7
e la matematica,
8
condivisa nel corso degli anni con il suo amico Toscanelli che spesso compare
come interlocutore o destinatario delle sue opere scientifiche, così come i suoi
maestri padovani Giuliano Cesarini
9
e Paolo da Udine, detto il Veneto.
Nel 1423 Cusano e Toscanelli si laurearono, il primo in diritto e il secondo in
medicina. Cusano, dopo un breve viaggio a Roma dove conobbe Bernardino da
Siena, tornò in Germania a studiare teologia e fu ordinato sacerdote nel 1426.
Toscanelli tornò a Firenze dove svolse per un lungo periodo l’incarico di astrologo
giudiziario e dove continuò i suoi studi.
La sua fama era tanto chiara che persino il Vasari nella Vita di Ser Filippo
Brunelleschi ci racconta di come il Toscanelli tenesse un piccolo cenacolo nella
sua casa e di come Brunelleschi, da poco incaricato di costruire la Cupola di S.
Maria del Fiore, vi si recasse ad apprendere nozioni di geometria e di fisica. Il
Garin ci dice che Brunelleschi era un ‘uomo senza lettere’ cioè senza una cultura
accademica, ma tuttavia dotato di un singolare genio ingegneristico che gli
permetteva di argomentare con il grande matematico.
10
6
GARIN, E.: La cultura filosofica del Rinascimento italiano, Firenze 1961, pp. 313-334.
7
Come testimoniano alcuni trattati: il De ludo globi (1463) e il De figura mundi
attualmente sconosciuto (c’è chi sostiene che non esista e che sia un titolo erroneo con il
quale sia stato tramandato il De ludo globi) e la reparatio calendarii
In questo trattato
Cusano calcolava di recuperare una settimana e, per contenere l’errore in futuro, non
conteggiare il giorno in più dell’anno bisestile ogni 304 anni. Presentata al Concilio di
Basilea nel 1436, non fu adottata ma apprezzata, tanto che Leone X la riprese in occasione
del Concilio Lateranense V.
Cusano si occupò anche delle eclissi di sole e di luna dal 1436 al 1461 (redasse delle
tabelle ora conservate al British Museum di Londra) e di topografia (disegnò una carta
geografica del centro Europa).
8
De geometricis trasmutationis dedicato a Paolo da Udine e a Toscanelli, De arithmeticis
complementis (1445) dedicato a Paolo da Udine, il De Caesarea circuli quadratura
(Andraz, agosto 1457), l’Aurea propositio in mathematicis (Roma, agosto 1459) e il De
circuli quadratura dedicato a Paolo Dal Pozzo Toscanelli (Rieti, luglio 1450), De
mathematicis complementis dedicato a Nicolò V (Andraz, 1453).
9
Giuliano Cesarini fu maestro, amico e collaboratore di Cusano in occasione dei Concili di
Ferrara e Firenze del 1438-39; fu cardinale e legato pontificio, nonché primo presidente del
Concilio di Basilea.
10
GARIN E., Ritratto di Paolo dal Pozzo Toscanelli, in: La cultura filosofica del
Rinascimento italiano, Firenze 1961, pp. 313-334.
10
In questi anni Toscanelli iniziò a lavorare a un grande progetto che lo coinvolse
tutta la vita: la stesura delle carte nautiche per raggiungere l’Asia attraverso
l’Atlantico.
Toscanelli nel luglio del 1428 incontrò per la prima volta il principe
del Portogallo, seguirono altri incontri e richieste nel 1457, poi nel luglio del 1459
a Firenze con gli ambasciatori del re del Portogallo e infine nel giugno 1474,
quando il matematico indirizzò a Fernand de’ Martins
11
canonico di Lisbona,
‘amico e familiare’, la sua carta nautica con allegata una lettera per il re del
Portogallo in cui parlava di una via più breve per raggiungere le Indie.
12
Nel 1425 Cusano, mentre conduceva i suoi studi di teologia a Colonia, fece la
clamorosa scoperta di ottocento codici antichi conservati all’interno del duomo
della città tedesca. La notizia tributò grande fama al giovane Cusano tanto che il
cardinale Orsini lo assunse come segretario.
Pur risiedendo in Germania dove iniziò la sua attività pastorale, Cusano compì
numerosi viaggi a Roma al seguito del cardinale.
Il primo nel 1427 per presentare la sua scoperta, quindi nel 1429 per portare a
Roma un codice di Plauto, da lui scoperto, che oggi fa parte della biblioteca
Vaticana (è il Plauto Orsiniano Vat. lat. 3870).
Parallelamente anche Alberti intraprese una illustre carriera, divenendo segretario
del cardinale di Bologna Niccolò Albergati insieme a Tommaso Parentuccelli, il
futuro papa Nicolò V.
Nel 1430 fu al suo seguito in una legazione in Francia.
13
Negli anni 1432-33 Cusano partecipò al Concilio di Basilea dove si recò a
difendere la causa del conte di Menderschield, causa che ebbe esito sfavorevole e
raffreddò enormemente i rapporti tra Cusano e il Concilio; questo comportò il suo
passaggio dalla causa conciliaristica a quella papale.
14
11
Il canonico di Lisbona Pietro de’ Martins fu amico e familiare di Cusano e suo
interlocutore nel De non aliud (1461); fu uno dei firmatari del testamento di Cusano a Todi
nel 1464 insieme al Bussi e al Toscanelli. Non è da escludere che possa essere stato
Cusano a intercedere o a suggerire al Toscanelli di rivolgersi al de’ Martins.
12
Sappiamo che esistono delle copie in volgare di questa lettera redatte da Bartolomeo de
Las Casas e da Fernando Colombo. L’Uzielli parla di una copia di questa lettera che
Cristoforo Colombo avrebbe aggiunto alla fine di uno dei suoi libri preferiti l’Historia
rerum di Piccolomini. Esiste anche una seconda lettera (ipotesi che non trova d’accordo
tutti gli storici) con allegata una carta nautica spedita da Toscanelli a Colombo nel 1480. È
probabile che il Toscanelli si fosse rivolto a Colombo per veder realizzato il suo sogno,
cosa che in realtà non fu perché morì dieci anni prima dell’impresa. Cfr.: GARIN E.,
Ritratto di Paolo dal Pozzo Toscanelli, cit., pp. 330-333.
13
Molti storici hanno dubitato del viaggio di Alberti al seguito dell’Albergati, tuttavia
questo trova conferma in alcuni brani del De re aedificatoria in cui egli parla delle
costruzioni del nord-Europa che, altrimenti, non avrebbe potuto conoscere.
14
Bisogna ricordare che anche Enea Silvio Piccolomini fu uno dei più fervidi sostenitori
della causa conciliaristica e segretario dell’antipapa Filippo V. Tuttavia, non senza un po’
di opportunismo come racconta il Pastor, nel 1445 (quattro anni prima dello scioglimento
del Concilio) egli passò dalla parte del papa. Divenuto pontefice emanò, nel 1460, la bolla
Esecrabilis sulla indiscussa autorità del pontefice.
11
Operando presso il Concilio, Cusano conobbe e strinse forti legami con il cardinale
Giuliano Cesarini, suo antico maestro a Padova, ora legato del papa e presidente
del Sinodo (a lui è dedicato il De docta ignorantia), con Tommaso da Sarzana
(futuro papa Niccolò V) e Enea Silvio Piccolomini, uno dei segretari del Consiglio
divenuto in seguito papa Pio II.
Negli stessi anni Alberti fu a Roma come abbreviatore apostolico
15
del papa
Eugenio IV, eletto nel 1431 dal Concilio di Basilea.
Qui iniziò i suoi studi e i suoi rilievi sulla città di Roma e i primi lavori di restauro.
Nel 1434 sempre al seguito del papa, si recò a Firenze. Il soggiorno nella sua città
gli fu di grande stimolo: conobbe l’opera di Donatello, del Ghiberti, di Masaccio e
vide la cupola di S. Maria del Fiore in costruzione. Compose il De statua,
16
un
breve trattato in latino sulla scultura dedicato a un amico: Giovannandrea Bussi, il
quale lesse in quegli anni la prima stesura del De pictura, (il trattato sulla pittura
dedicato a Filippo Brunelleschi) e degli Elementa picturae.
17
Nel 1436, sempre al seguito di Eugenio IV, Alberti risiedette a Bologna per circa
due anni e visitò brevemente Perugia
18
e Venezia, città da cui partì, nell’agosto del
1437, la legazione diretta a Costantinopoli per condurre il patriarca Giuseppe e
l’imperatore Giovanni Paleologo al Concilio di Ferrara e Firenze.
Questo Concilio, a lungo desiderato da Eugenio IV e da molti esponenti della
chiesa Romana, si poneva l’obiettivo di risanare i conflitti che avevano portato allo
Scisma con la chiesa Greca.
15
La carriera dell’abbreviatore apostolico era molto prestigiosa in quanto comportava la
redazione e la stesura degli epistolari e dei discorsi per conto delle più alte cariche della
chiesa. Questi compiti, di solito, erano affidati ai filosofi e ai letterati.
16
La datazione del De statua è molto controversa, in quanto alcuni lo vogliono coevo al
De pictura, altri, come il Grayson, pensano sia stato composto intorno al 1450 insieme al
De re aedificatoria. Altri ancora lo fanno risalire al 1464, anno in cui sembra essere stato
dedicato al Bussi, vescovo di Aleria. Il Santinello conferma l’ipotesi del Mancini il quale
afferma la contemporaneità, anzi la precedenza, della scrittura del De statua sul De
pictura. Secondo il Mancini, infatti, nella versione latina del trattato sulla scultura, può
essere rilevato un accenno al trattato sulla pittura come ad un’opera ancora da scrivere.
Riguardo alla dedica al Bussi, questa potrebbe essere stata fatta anche dopo molto tempo
rispetto alla stesura del testo, come accade in molti altri casi. Alberti era solito donare ad
amici e conoscenti le proprie opere, non componeva su richiesta o ordinazione (se si
escludono forse i Ludi mathematici che sembrano scritti per soddisfare gli interessi di
Meliauduso d’Este). Tuttavia il problema della datazione del De statua non ci riguarda in
questa sede, ci basti sapere che Alberti e Bussi si conoscevano già dal 1436.
17
Il testo porta questa dedica: “Mea tibi placuisse opuscula, id quod de pictura et it quod
de elementis picturae inscribitur, vehementer gaudeo... Peto a te, censoria tua circa literas
gravitate et diligentia, si quid offenderis quod minus probes liberrime id ad arbitrium
emendes, immutes, demum obliteres”, in: LEONI BAPTISTAE ALBERTI, Opera inedita et
pauca separatim impressa, Firenze 1890, pag 293.
18
Il 18 giugno 1437, Alberto degli Alberti fu eletto vescovo di Camerino e governatore
papale dell’Umbria da papa Eugenio IV e Leon Battista si recò a Perugia ad assistere alla
cerimonia di investitura dello zio. Alberto degli Alberti partecipò al Concilio di Ferrara e
Firenze. Nel 1449 si ritirò con commenda a Grottaferrata; gli successe al titolo di vescovo
di Camerino un Malatesta.