6
4. porre in risalto il contributo delle varie culture ed espressioni della
diversità culturale al patrimonio e ai modi di vita degli Stati
membri” 3.
Cosa accade nelle situazioni in cui persone con appartenenze culturali
diverse si incontrano, o iniziano a lavorare insieme, e come è possibile mi-
gliorare tale relazione utilizzando delle tecniche specifiche, è l’obiettivo del
presente lavoro.
Nell’arco dei miei studi e delle mie esperienze professionali, ho maturato
la decisione di voler concludere questo percorso universitario con un lavoro
che potesse racchiudere alcuni aspetti provenienti da entrambi i mondi.
Io sono un formatore, ed in questi ultimi anni, tengo frequentemente dei
corsi di comunicazione e di Programmazione Neuro Linguistica (PNL) al
personale della società in cui lavoro. Tecniche che mi sembrava potessero
essere particolarmente utili anche nelle dinamiche di comunicazione
interculturale che sono state oggetto del corso “Intercultural Dialogue ”,
frequentato nell’agosto 2005, presso l’università di Helsinki, per il progetto
Summer School.
Approfondire il legame esistente tra comunicazione interculturale e PNL,
mi è sembrato da subito molto interessante, ed in fase di progettazione della
formazione per dei nuovi inserimenti in azienda, ha assunto un’importanza
maggiore, quando ho deciso di esaminare lo scenario completandolo con le
dinamiche derivanti dall’apprendimento organizzativo.
Le realtà aziendali attuali sono sempre di più immerse nelle dinamiche
proprie della globalizzazione, e nell’avviare e nel rendere costante un
processo di formazione permanente e continua, non si possono non utilizzare
3
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea DECISIONE N. 1983/2006/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E
DEL CONSIGLIO del 18 dicembre 2006 relativa all'anno europeo del dialogo interculturale (2008) Serie
L..412/44 del 30 dicembre 2006, per ulteriori approfondimenti si possono consultare i seguenti siti:
Osservatorio dei Programmi Internazionali per le Biblioteche e gli Archivi, ANNO EUROPEO DEL DIA-
LOGO INTERCULTURALE (2008), Disponibile all’indirizzo:
www.opib.librari.beniculturali.it/italiano/programmi/AnnoEuropeoDialogoInterculturale/AnnoEuropeoDi
alogoInterculturale.htm
Comunità Europea, 2008, European Year of Intercultural Dialogue, Disponibile agli indirizzi:
ec.europa.eu/culture/eac/dialogue/year2008/year2008_en.html e www.interculturaldialogue2008.eu/
Formez, ANNO EUROPEO DEL DIALOGO INTERCULTURALE 2008, Disponibile all’ indirizzo:
db.formez.it/ProgrammiComunitari.nsf/895f7b852841d87ec125696500252e19/4742508bbe1cf6f0c1257
25e002f0eb4?OpenDocument
7
tecniche di comunicazione e di gestione aziendale come la PNL. Nella costru-
zione e nella gestione della cultura organizzativa, non si può non far riferi-
mento alle appartenenze culturali delle persone che la compongono, o con le
quali l’azienda ha a che fare per portare avanti la propria mission.
Questo lavoro non si pone l’obiettivo ambizioso di trattare a fondo gli
innumerevoli aspetti che rendono complesse le relazioni interculturali che
intercorrono tra le persone e le aziende; bensì quello di rilevare alcune
corrispondenze importanti tra loro, di come la PNL (già utilizzata con molto
successo in diversi altri ambiti da illustri studiosi) possa fungere da importan-
te strumento nella mediazione comunicativa.
Per ottenere tale scopo, il lavoro si divide in tre parti, nella prima
l’attenzione si focalizza sulle implicazioni interculturali nell’apprendimento
organizzativo, e soprattutto su quali competenze debbono far parte della
cultura organizzativa delle aziende, in cui l’internazionalizzazione diventa
sempre più spesso intercultura.
La seconda parte è centrata sulla Programmazione Neuro Linguistica, e su
alcune tecniche che possono essere contestualizzate nelle dinamiche comu-
nicative tipiche della comunicazione interculturale.
Infine, nella terza parte, viene presentata l’esperienza della Summer
School di Helsinki, come applicazione pratica degli aspetti trattati nei capitoli
precedenti. Questa esperienza è stata rilevante non solo perché ho avuto la
possibilità di poter comunicare con ragazzi provenienti da quarantacinque
paesi diversi del mondo, ognuno con le proprie peculiarità comunicative e
culturali, ma anche perché la metodologia del corso ha privilegiato il
trasferimento e l’assimilazione dell’apprendimento, secondo le caratteristiche
proprie della learning organization.
8
1. L’apprendimento organizzativo nei contesti
interculturali
1. 1 Le dinamiche dell’apprendimento organizzativo
Negli ultimi decenni, nello scenario internazionale, si è vissuto un sensibile
cambiamento sotto il profilo organizzativo e gestionale della formazione pro-
fessionale in azienda.
“la risorsa critica per l’impresa nella società postcapitalista non è
più rappresentata dal capitale né dalle risorse naturali e neppure dal
lavoro, ma dalla conoscenza e dai soggetti che la generano, e la pro-
mozione dell’apprendimento individuale e collettivo rappresenta oggi la
vera sfida per l’impresa competitiva” 4.
Questa tendenza a focalizzare l’apprendimento come fattore chiave nella
crescita competitiva dell’azienda, ha generato una serie di modalità diverse in
cui consentire all’azienda e agli individui, di crescere professionalmente.
Senza considerare tutte quelle iniziative volte alla formazione tecnica
- che, più o meno da sempre, hanno permesso ai neo assunti di poter
acquisire quelle conoscenze operative necessarie allo svolgimento del proprio
lavoro - la formazione professionale, somministrata con l’obiettivo di miglio-
rare le performance delle risorse umane dell’organizzazione, ha assunto mo-
dalità diverse nel tempo.
“In Italia, […] negli anni Settanta, fare formazione significa ancora
prevalentemente progettare e realizzare corsi di formazione; l’analisi
dei bisogni è limitata, ed è praticamente assente la valutazione dei
risultati; se c’è non va oltre il giudizio di gradimento sul corso espresso
dai partecipanti” 5.
I destinatari principali della formazione in questo periodo sono soprattutto
manager e staff dirigenziale, raramente vengono inseriti nei corsi altre figure
aziendali.
4
Bertini G., Cavilli B., Gay G., Il processo di apprendimento individuale e organizzativo, Angeli, Milano,
2005, p. 9
5
Auteri E., Management delle risorse umane, Guerini, Milano, 2004, p. 196
9
“All’inizio degli anni Ottanta si comincia a parlare di processo di
formazione, articolato nelle fasi di analisi dei bisogni, progettazione,
erogazione e valutazione dei risultati” 6.
Tuttavia, in questo periodo la formazione viene ancora somministrata con
interventi episodici; la strategia sistemica – che invece caratterizza i percorsi
di formazione attuali – fa riferimento ad un impianto scadenzato dalle quattro
fasi del processo e ri-progetta la formazione in base alla valutazione dei risul-
tati, in un circolo virtuale orientato alla formazione permanente e continua.
Un altro aspetto molto importante nell’evoluzione del concetto di forma-
zione riguarda le modalità con le quali la stesa viene erogata.
“Il corso d’aula ha visto evolvere significativamente alcuni suoi
elementi costitutivi, con particolare riferimento ai metodi didattici
(indipendentemente dalla specificità dei contenuti); dalle relazioni di
apprendimento docente-discente di tipo verbale-frontale tipica della
struttura didattica tradizionale, nel tempo si è verificato un forte
sviluppo di altri canali di comunicazione-apprendimento, più attivi e
coinvolgenti (studi di casi, progetti di gruppo, role playing ecc)” 7.
Queste metodologie didattiche si sono rivelate molto utili non solo per mi-
gliorare l’apprendimento sia razionale che emotivo dei discenti attraverso
l’incontro con gli altri, il confronto e le relazioni, ma anche nel contribuire a
costruire quel clima di collaborazione sempre più utile alle organizzazioni.
“In sintesi si può dire: la nuova frontiera della formazione sta
orientandosi, da una funzione episodica e «a risposta», verso una
formazione «a programma» (continua, sistematica centrata sui
soggetti oltre che sull’organizzazione). Si stanno superando i «limiti
dell’aula» alla ricerca di una maggiore integrazione fra formazione e
lavoro quotidiano” 8.
All’interno di questo quadro, il formatore progetta l’intervento formativo
analizzando i bisogni della realtà nella quale intervenire, utilizzando diverse
modalità d’erogazione che mettono al centro i partecipanti, considerati come
attori del processo di apprendimento, valutandone accuratamente i risultati e
6
Ivi
7
Ibidem, p. 205
8
Ibidem, p. 208
10
le modalità di assimilazione e diffusione delle competenze in costante diveni-
re; si parla di apprendimento organizzativo, o di learning organization.
“Chris Argyris e Donald Shon (1978) hanno definito l’apprendimen-
to organizzativo (OL) come: “la rilevazione e la correzione dell’errore”.
Fiol e Lyles successivamente definirono l’apprendimento come “il pro-
cesso di migliorare le azioni attraverso una migliore conoscenza e com-
prensione” (1985). Dodgson descrive l’Apprendimento Organizzativo
come: il modo in cui le aziende sviluppano, arricchiscono ed organiz-
zano la conoscenza e le procedure nelle loro attività e nelle loro culture
ed adattano e sviluppano l’efficienza organizzativa migliorando l’uso
delle vaste abilità della loro forza lavoro (1993)” 9.
Il modo in cui si sono susseguite e completate le definizioni nel tempo,
aiuta a delineare quelli che sono gli attori dei processi di apprendimento e le
modalità di trasmissione dei saperi.
“Learning Organization può significare due cose: organizzazione
che impara e/o organizzazione che incoraggia l’apprendimento dei suoi
membri.
L’Apprendimento Organizzativo è quel processo mediante il quale i
membri dell’organizzazione agiscono come attori di apprendimento per
l’organizzazione; quando cioè, informazioni, esperienze, scoperte, valu-
tazioni di ciascun individuo diventano patrimonio comune dell’intera
organizzazione fissandole nella memoria dell’organizzazione, codifican-
dole in norme, valori, metafore e mappe mentali in base alle quali
ciascuno agisce” 10.
“Le organizzazioni, piccole e grandi, apprendono quando i singoli e
i gruppi acquisiscono nuove competenze e concretizzano, nei risultati,
azioni visibili che derivano dall’apprendimento.
9
AAVV. R., Che cos’è l’Apprendimento Organizzativo? Definizione, Disponibile all’indirizzo:
www.12manage.com/methods_organizational_learning_it.html
10
Danza P., La Learning Organization, Disponibile all’indirizzo:
www.paolodanza.it/web/approfondimenti/learningformazione.htm