II
Un capitolo è basato sul ruolo e la responsabilità sociale delle imprese che sempre più
cercano di permeare l’ambiente in cui operano con le più svariate iniziative legate al
mondo della cultura e del no profit. Il motivo è il gradimento che il pubblico sembra
riservare alla comunicazione etica delle imprese. Gli ultimi tre capitoli trattano della
teoria della Comunicazione d’Impresa, della sua evoluzione nella Comunicazione
Organizzativa e delle varie attività che compongono la Comunicazione Corporate.
La seconda parte si occupa degli strumenti della Comunicazione Corporate:
Pubblicità, Vendita Personale, Relazioni Pubbliche, Sponsorizzazioni, Promozioni e
Direct Marketing sono trattate in maniera dettagliata. L’ultimo capitolo descrive le
aree in cui agisce la Comunicazione d’Impresa.
La terza parte è quella più creativa e dinamica. Dopo aver accennato alla storia
della fotografia e alla figura di Margaret Bourke-White, viene trattato il caso
aziendale del Gruppo Marcegaglia, una delle realtà industriali e finanziarie più
importanti a livello internazionale.
L’analisi, anche dal punto di vista comunicazionale, ha portato alla
realizzazione di un book dal titolo “Marcegaglia – The Art of Steel”. Lo stile
ispiratore del progetto fotografico allegato a questo elaborato è basato sulla tecnica
dell’americana Margaret Bourke-White (1904–1971): la prima pionieristica fotografa
d’industria che ha raccontato in maniera originale aspetti poco noti della realtà
industriale statunitense degli anni Trenta del Novecento. Lo scopo primario di
“Marcegaglia – The Art Of Steel” è quello di documentare ma allo stesso tempo
valorizzare attraverso l’obiettivo della macchina fotografica e del linguaggio annesso
l’intero Gruppo Marcegaglia attraverso il rapporto che si instaura tra l’uomo, le
macchine e l’ambiente di lavoro. Il fine è anche quello di evocare concetti e
valori, stimolando la sensibilità individuale, generando coinvolgimento, condivisione,
complicità e un forte senso di appartenenza al Gruppo da parte dei dipendenti di tutti i
livelli.
Infine, intendo ringraziare profondamente tutti i docenti della Facoltà di
Economia dell’Università degli Studi di Parma che ho avuto modo di incontrare in
III
questi anni e che hanno caratterizzato con la loro professionalità e competenza il mio
cammino culturale ed umano. Grazie ai loro consigli spero di aprirmi ad un servizio
attento e qualificato nella società in cui sono chiamato ad operare.
Parte I
La Comunicazione Corporate
La Comunicazione Corporate: dalle Relazioni Pubbliche all’editoria culturale
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1.LA COMUNICAZIONE: ASPETTI GENERALI
La comunicazione è un processo consistente nello scambio di messaggi,
attraverso un canale e secondo un codice, tra un sistema (uomo, animale, macchina,
ecc.) e un altro della stessa natura o di natura diversa.
I rapporti tra due o più individui che si scambiano, anche inconsapevolmente,
segnali di natura culturale, sociale, emozionale, operativa, ecc. sono considerati nel
concetto di comunicazione.
Poiché il fenomeno comunicativo è fenomeno dinamico in continua
evoluzione, l’applicazione pratica delle nozioni acquisite dovrà essere flessibile,
sempre pronta ad adeguarsi e ad adattarsi a nuovi contesti e contingenze oltre che
provare ad anticipare le tendenze future.
In riferimento alla comunicazione bisogna considerare che si verifica a diversi
livelli. Il primo che potrebbe essere definito primordiale, è senz’altro comune a tutti
gli esseri animali e al genere umano. A tale livello la trasmissione di informazione si
realizza mediante segnali di varia natura (posturale, tattile, olfattiva, ecc.) percepiti
attraverso gli organi sensoriali (gusto e olfatto per i segnali chimici; udito, vista e
tatto per quelli fisici) e correlati nell’ambiente, al tipo di informazione che deve
essere fornito e al grado di acutezza sensoriale.
Tutte queste forme di comunicazione, riguardano ovviamente anche il genere
umano, pur se l’evoluzione e le superiori facoltà degli uomini le relegano spesso a
ruoli di secondo piano. Esse rimangono però di fondamentale importanza soprattutto
nei primissimi periodi di vita dell’individuo, cioè quando ancora non si è acquisita la
cognizione di forme verbali di linguaggio e i rapporti interpersonali dipendono dalle
primitive percezioni sensoriali istintive e congenite. È ormai scientificamente provato
che già nelle prime ore di vita il neonato instaura con la madre un immediato legame
di carattere olfattivo e si sostiene che la capacità di distinguere la voce materna
risalga addirittura al periodo prenatale.
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Con lo sviluppo degli altri sensi, soprattutto il visivo, acquista predominanza il
cosiddetto “linguaggio del corpo”, un linguaggio innato che trasmette messaggi
convenzionali (inizialmente assenti) e istintivi di genere posturale, o comunque di
mutamento fisico, originati dal subconscio dell’individuo.
I messaggi inviati da un sorriso, da un volto corrucciato, dal tingersi roseo delle
gote e da tanti altri atteggiamenti assunti dal volto e dal corpo in genere, sono
espressioni di un linguaggio universale da tutti ugualmente decodificabile senza
precostituite conoscenze. Gradualmente il linguaggio corporale puro (innato) viene
“contaminato” da segni convenzionali acquisiti, evolvendo in un linguaggio misto
detto gestuale. Con il passare del tempo e la completa padronanza delle facoltà che
distinguono il genere umano, le varie tipologie di comunicazione si arricchiscono di
nuovi linguaggi, nuovi codici e, soprattutto, possono usufruire di mezzi di
veicolazione del messaggio che supera ogni barriera di tipo spazio-temporale.
Volendo proporre una singolare analogia si potrebbe dire che l’evoluzione di un
individuo percorre l’intero iter evolutivo del genere umano: l’uomo contemporaneo
nasce uomo primitivo, diventa homo sapiens-sapiens, e conclude il ciclo come homo
tecnologicus.
La coscienza di se stessi e degli altri, le facoltà ricettive unite alla razionale
percezione dello spazio e della realtà circostante, la propensione all’aggregazione
sociale, con la conseguente necessità di comunicare emozioni, esperienze, i pensieri
formulati e le informazioni, hanno spinto l’uomo all’adozione del linguaggio verbale,
o più precisamente, alla sua invenzione. Infatti, anche se l’emissione di suoni per
l’uomo è innata, il modo in cui essi possono essere formulati è infinto. Affinché più
soggetti possano comunicare fra loro e trasmettere informazioni è necessario che
diano convenzionalmente un unico significato allo stesso suono, oppure facciano
corrispondere ad un determinato suono un determinato significato.
Conseguentemente, ogni comunità sociale elabora un proprio linguaggio ugualmente
decodificato da tutti i membri della comunità stessa, pena l’esclusione e
l’emarginazione dalle relazioni sociali.
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Per millenni la forma orale è stata l’unico mezzo di trasmissione di
informazione ma, come dicevano i latini, “scripta manent, verba volant”: la
trasmissione dell’informazione orale presuppone la presenza contestuale
dell’emittente e del ricevente nel medesimo luogo, con ovvie limitazioni. La svolta
arriva con il messaggio grafico, con l’apposizione di segni, incisi o dipinti, su una
superficie, che inizialmente erano le pareti stesse delle caverne, poi tavole d’argilla,
stele, papiri, ecc. È straordinario che graffiti e primordiali pitture murarie
(raffiguranti per lo più scene di caccia e di vita quotidiana) siano così giunti dal
paleolitico ai giorni nostri, testimonianza di un pensiero espresso migliaia di anni
prima e “fissato” a futura memoria. Con la rappresentazione di disegni che rinviano
ad immagini di oggetti riconoscibili (il cui esempio ci è fornito dalle tavolette
numeriche dai geroglifici egizi) nasce la scrittura ideografica, poi evolutasi, con
l’introduzione dei segni fonetici, fino alla scrittura moderna. Fin dalla sua comparsa
si usò la scrittura, o comunque, la rappresentazione grafica, a scopi propagandistici,
mistico-religiosi e informativi. Basti pensare a quello che fu il primo esempio di
propaganda politica, cioè la narrazione della magnificenza, delle gesta mitiche e della
potenza del faraone Ramesse II che, attraverso la propaganda, riuscì a trasformare
quella che era stata una sconfitta (la battaglia di Qadesh contro gli Ittiti di Mutavallis
– 1824 a.C.) in una grande vittoria decantata su stele, pareti e colonne dei templi,
contribuendo alla creazione di quel mito ancora oggi noto a tutti.
Per millenni la scrittura continuò ad essere utilizzata per testi politici
mitologico-religiosi ma il suo uso rimaneva prerogativa di pochissimi eletti; si può
benissimo dire che al suo grado di diffusione tra le masse corrispondeva il grado di
civilizzazione dei popoli (realtà tuttora attuale). Forse è anche per questo che la
trasmissione di messaggi attraverso immagini iconografiche non ha mai conosciuto
momenti di crisi, probabilmente perché si può rappresentare figurativamente il
linguaggio del corpo che rimane un messaggio universale decodificabile da chiunque.
Le tante opere di carattere religioso che almeno dal Medioevo sino al XIX° secolo
sono state commissionate dalle autorità ecclesiastiche per la decorazione delle chiese
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e degli edifici religiosi possono ben paragonarsi ai moderni manifesti pubblicitari,
dove la forza di un’immagine ha il compito di attirare l’attenzione dello spettatore e
trasmettergli un preciso messaggio, in questo caso di
propaganda religiosa. Con una rete di relazione stabilita da
gesti e da sguardi Michelangelo
Merisi (1571?-1610) detto il
Caravaggio narra meglio di
qualsiasi linguaggio verbale la “Vocazione di San Matteo”
(sopra); Leonardo da Vinci (1452-1519), “L’ultima cena di
Cristo” (a sinistra); e
Michelangelo Buonnaroti
(1475-1564), in quello che
può definirsi il più bel “manifesto” di tutti i tempi, fa
giungere a chiunque lo osservi il vibrante messaggio
di monito del suo “Giudizio Universale” (in alto a destra).
Solo con l’invenzione della stampa (sperimentata dal tipografo tedesco Johann
Gutemberg, 1400-ca 1468, inventore dei caratteri mobili) il processo comunicativo
conobbe una più larga diffusione tra le masse e diede vita a quel sistema di
informazione che superava ostacoli prima insormontabili; nascono, appunto, i mass-
media, che veicolano il messaggio di uno o più emittenti verso il numero più
possibile di riceventi con riduzione dei limiti spazio-temporali. L’espressione di segni
e di suoni su supporti sempre più sofisticati, la possibilità di trasmettere prima i suoni
e poi le immagini da un punto all’altro della terra, via etere per mezzo di cavi e con
trasmissioni satellitari (telefono, televisione, radio, computer e periferiche derivate) ci
portano alla realtà dei giorni nostri. Una realtà in frenetico fermento il cui potente
motore continua ad essere, come agli albori dell’umanità, la comunicazione rafforzata
dall’acquisita capacità di trasmettere informazione in tempo reale in qualsiasi punto
della terra, tanto che il fenomeno su cui più si discute in questi ultimi anni è la
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“globalizzazione”, cioè l’abbattimento virtuale di qualsiasi frontiera e distanza tra i
popoli della terra.
La tecnologia al servizio di questa eccezionale conquista umana, ancora solo
agli inizi della sua realizzazione, è soprattutto la tecnologia digitale (che man mano
sostituisce quella analogica) applicata ai sistemi di trasmissione dati (satellitari, via
etere e via cavo) che ha rivoluzionato la concezione stessa di utilizzo di mezzi ormai
di uso comune e larga diffusione, quali il telefono, la televisione e il computer. Le
singole potenzialità di questi mezzi, che un tempo assolvevano una funzione limitata
e specifica, si vanno ormai unificando e convergendo l’uno con l’altro allargando gli
orizzonti di utilizzo verso un sistema di comunicazione integrato capace di assolvere
a sempre crescenti necessità di un bacino di utenza divenuta mondiale. Le parole
chiave di questo sistema sono interconnessione e interattività. L’interconnessione
consiste appunto nella integrazione dei sistemi prima citati (telefonico, televisivo e
informatico) e dalle capacità di comunicazione interna, ovvero interazione di questo
nuovo sistema. L’emittente dell’informazione e il destinatario della stessa, collegati a
tale sistema, possono così comunicare in modo interattivo e proprio questa
interattività, è la più grande e innovativa conquista del mondo della comunicazione.
Solo fino ad un decennio fa il massimo dell’interattività era offerto dal
collegamento telefonico, limitato alla trasmissione di suoni, e quindi alla sola forma
di comunicazione verbale tra due soggetti. Con il sopravvento del sistema digitale
sull’analogico sono aumentate la capacità (intesa come quantità) e la velocità di
trasmissione dati. Ad usufruire maggiormente delle innovazioni tecnologiche
subendo una radicale metamorfosi, è il telefono, che è diventato il punto di
convergenza tra i diversi sistemi e perciò elemento trainante del sistema. Il telefono,
da oggetto ingombrante necessariamente collegato ad una rete fissa, si è trasformato
in un accessorio tecnologico di peso poco superiore ai cento grammi e di dimensioni
sempre più ridotte e potenzialità sempre più grandi. Collegato ad una rete mobile
(satellitare o costituita da ripetitori del segnale) è diventato una parte personale di
ogni singolo soggetto che potrà, in qualsiasi momento e da qualsiasi località, essere
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mittente e ricevente di messaggi, cioè comunicare in modo interattivo. Inoltre l’utente
del cellulare potrà facilmente interagire con internet e quindi con qualsiasi tipo di
informazione o servizio fornito in rete. Potrà scaricare rapidamente da internet interi
documenti e farli stampare direttamente da un fax ad esso collegato, scambiare
messaggi, e.mail (posta elettronica), guardare i programmi televisivi preferiti.
Anche il computer, prima collegato necessariamente alla rete fissa del telefono
(nel frattempo passata anch’essa in digitale, WI-FI, Wireless Fidelity), si è sempre
più ridotto nelle dimensioni e nel peso, tanto da essere grande quanto un’agenda e
altrettanto facilmente trasportabile. Collegato alla rete di telefonia mobile usufruisce
di tutti i vantaggi descritti per il telefono cellulare ma con le potenzialità tipiche del
computer (connessione con periferiche; elaborazione, trasmissione o ricezione dati e
stampa; navigazione in internet, ecc.). L’efficienza e le potenzialità possono essere
descritte con l’esempio del navigatore Giovanni Soldini, impegnato nella regata
“Around The World” del 1999, il giro del mondo in solitaria su barca a vela: grazie al
telefono satellitare ha potuto ricevere il messaggio della francese Isabelle Autissier
(altra partecipante alla regata) vittima di un naufragio in mezzo all’oceano. Ricevute
le sue coordinate si è potuto recare in suo soccorso e trarla in salvo tempestivamente.
Con il computer, inoltre, poteva essere costantemente collegato alla rete internet e
ricevere e trasmettere e.mail o attingere notizie da fonti d’informazione presenti in
rete (ormai ogni testata giornalistica, dell’editoria o televisiva ha un proprio sito web
su internet).
Il sistema televisivo, con l’avvento del digitale, sta mutando la sua funzione e il
suo uso. Il destinatario del messaggio non è più soggetto passivo ma soggetto capace
di interagire con l’emittente, scegliere il programma che vuole vedere nel momento
preferito, con la possibilità di zoomare e fermare immagini, cambiare prospettiva e
punto di vista, chiedere informazioni sui soggetti in esso contenuti. Inoltre, collegato
al computer ma non necessariamente, lo schermo televisivo si trasforma e schiude le
porte del mondo di internet. I tre sistemi prima considerati, quindi, si completano e
implementano in un’unica rete di interconnessioni.
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La possibilità di servizi offerta è destinata a cambiare radicalmente il sistema
società così come lo conosciamo oggi. Nel ripercorrere l’iter storico della
comunicazione umana si era affermato che la condizione ideale per trasmettere il
maggior numero d’informazioni possibili con il più alto grado d’interattività tra
emittente e ricevente, era la presenza dei due sistemi nel medesimo luogo. Oggi
questa condizione non è più necessaria perché alla presenza fisica si sostituisce la
presenza virtuale, capace di trasmettere quasi la stessa mole d’informazioni, almeno
tutte quelle che impegnano gli organi di senso visivo e uditivo. Cadute queste barriere
i primi effetti positivi interessano il mondo del lavoro e della scuola. Quasi tutti i
tipici lavori d’ufficio potrebbero già essere svolti in casa, in collegamento (anche
visivo) via computer con tutte le altre unità lavorative dell’ufficio. Gli enti e le
società di servizio pubblici e privati forniscono già, su propri siti internet,
informazioni e talora servizi ad utenti e clienti, che non avranno più la necessità di
recarsi fisicamente presso quelle sedi. Professori e relatori di ogni genere potranno
partecipare a convegni e congressi collegandosi in video-conferenza e alcuni tipi di
consulenze mediche specialistiche in genere, potranno essere fornite a distanza, con
probabili vantaggi per il paziente.
Per ciò che riguarda la scuola, va detto che la sua funzione è la formazione
culturale delle nuove generazioni. Funzione svolta tramite la circolazione di
informazioni da un’emittente (professori) ad un gruppo ricevente (studenti). In simile
contesto proprio il sistema di collegamento video tra due o più interlocutori può
fornire l’input necessario per una più moderna organizzazione del mondo scolastico e
soprattutto, per una più omogenea e razionale diffusione dell’istruzione scolastica che
annulli discriminazione sociale ed offra a tutti pari opportunità. Considerate le vaste
sacche di analfabetismo ancora presenti su estese zone del pianeta, appare subito
evidente quale immediato vantaggio trarrebbero tutti quei soggetti vivendo in aree
isolate e mal collegate con i centri urbani (situazioni tipiche nei Paesi del Terzo
Mondo), che potrebbero seguire le lezioni di un professore in collegamento video e in
modo interattivo. Probabilmente quest’ultima considerazione è più teorica che pratica
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in quanto nelle zone povere del mondo non c’è la capacità economica per acquistare
determinati tipi di servizi anche perché esiste l’interesse della classe dirigente a non
alfabetizzare le masse.
La scuola, potrà fare a meno della presenza in loco del professore, che
collegato dal suo luogo di residenza potrà impartire lezioni ad un gruppo di studenti
riuniti ubicati in altre strutture scolastiche satellite altrimenti difficili da raggiungere
ed interagire con loro. Ma anche le Università e le scuole in genere di qualsiasi parte
del mondo potranno collegarsi e avere scambi culturali e informativi tra loro e per gli
studenti di un’università di provincia si concretizza la possibilità di seguire la lezione
di un illustre professore rimanendo nel proprio ateneo.
Qualunque sia l’ambito d’uso dei mezzi di comunicazione fin qui descritti va
rilevato che un sistema così complesso ha costi di gestione altissimi che
inevitabilmente si riverseranno sugli utenti. Per abbattere i costi gestionali occorre
diversificare le fonti di finanziamento e rendere i servizi offerti economicamente
accessibili a larga parte della popolazione. Con l’accrescimento del bacino d’utenza
del mezzo di comunicazione aumenta in modo direttamente proporzionale la
potenzialità che potrebbe avere un eventuale messaggio pubblicitario veicolato con
quel mezzo. Circostanza che non può certo passare inosservata agli operatori del
settore, che sull’esempio della consolidata esperienza di successo del sodalizio
simbiotico televisione commerciale-pubblicità, guardano ora con interesse alle
prospettive di sviluppo dei settori telefonici ed internet. Sulla stessa formula del
rapporto con la tv commerciale, sia gestore di telefonia mobile e fissa che provider
internet offrono in modo del tutto gratuito il loro servizio agli abbonati. Questi, da
parte loro, riceveranno nel corso del collegamento alcuni messaggi pubblicitari,
garantendo così alle aziende emittenti del messaggio (vero motore del sistema) una
sicura audience. Per la loro particolarità e le loro implicazioni è necessario
focalizzarsi su alcuni aspetti di questa nuova prospettiva: l’utente telefonico riceverà
messaggi vocali, mentre il navigatore internet potrà essere raggiunto da messaggi
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misti visivo-uditivi (tipo pop-up). Nel primo caso quindi, sarà determinante “la forza
delle parole”, mentre nel secondo si punterà di più sull’effetto “immagine”.
Bisogna però tener conto del rischio che il messaggio possa essere recepito
dall’utente telefonico o dal navigatore internet come elemento di disturbo,
vanificandone gli effetti che in casi estremi potrebbero essere addirittura di rigetto. È
proprio a questo punto che i “creativi” e gli esperti della comunicazione vengono
chiamati ad esprimersi al meglio nell’applicazione pratica delle tante nozioni teoriche
e a misurarsi in una continua sfida con una realtà varia e dinamica che corre spedita
verso il nuovo millennio.
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2.CHE COS’E’ LA COMUNICAZIONE CORPORATE ?
Corporate communications is the process of facilitating information and
knowledge exchanges with internal and key external groups and individuals that have
a direct relationship with an enterprise. It is concerned with internal communications
management from the standpoint of sharing knowledge and decisions from the
enterprise with employees, suppliers, investors and partners. Examples include:
ξ enterprises use annual reports as corporate communications tools to convey
information related to results, processes and relationships of the enterprise.
Typically, these communications occur on a yearly basis;
ξ corporations use electronic and print newsletters to share corporate diversity
hiring practices and information on new hires;
ξ enterprises use corporate Intranets to create a corporate communication
platforms to formalize processes around announcing requests to supplies to
submit RFPs (Request For Proposal);
In corporate communications the object of communications work is
company/enterprise itself as opposed to marketing communications where the object
of communications is product/produce or service provided by the
company/enterprise. The aim of corporate communications is building company's
reputation among its stakeholders (as opposed to brand building in marketing
communications).
Corporate communications may include:
ξ analyst relations
ξ internal communications
ξ investor relations
ξ corporate governance (communications aspects of corporate governance)
ξ issue management
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ξ change management (communications aspects of growth management, mergers
and acquisitions etc.)
ξ corporate social responsibility
ξ litigation (communications on/around litigation)
ξ crisic communications and crisis management.
In questo modo l’enciclopedia libera interattiva Wikipedia definisce la
Comunicazione Corporate (o Corporate Communication o Comunicazione
d’Impresa).
Questo termine comprende pubblicità (ora anche su Internet), promozioni,
relazioni pubbliche, sponsorizzazioni, direct marketing. Sono gli strumenti di
comunicazione di cui l’impresa può avvalersi a seconda delle esigenze, commerciali
o istituzionali, degli obiettivi che vuole conseguire e dei pubblici ai quali intende
rivolgersi: tra questi le aziende industriali, commerciali e di servizi, ma anche gli enti
pubblici (Ministeri, Regioni, Comuni ecc.) che, occasionalmente o in modo
sistematico, si servono delle stesse tecniche di comunicazione impiegate dalle
aziende. Tuttavia sono ovviamente queste ultime le maggiori committenti.
Sul tema vorrei citare una riflessione di un’”addetta ai lavori”. Il testo che
segue è tratto da un’intervista ad Alessia Rapone, giornalista e copywriter nella
Comunicazione Interna di Poste Italiane.
“Dentro l’azienda c’è una struttura che ha il compito di comunicare,
promuovere e favorire la cultura interna attraverso l’ascolto delle voci che parlano
dentro le mura aziendali (durante le riunioni e alla macchinetta del caffè, attraverso
slide di PowerPoint e nelle email di ogni giorno) e la loro elaborazione in un’unica
voce con cui l’azienda parla alle sue persone.