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1. Introduzione
1.1 L’Omochiralità in Natura
Molte realtà differenti come ad esempio, i vortici, certe architetture molecolari, la luce
polarizzata circolarmente, le galassie a spirale, le viti, ecc., hanno in comune la proprietà
della chiralità. Nonostante non ci sia alcun motivo apparente per prediligere una tra le due
forme speculari, ci sono tuttavia un gran numero di esempi di omochiralità in natura.
Ad esempio, ci sono batteri, piante rampicanti, gusci di molluschi, che si avvolgono
preferenzialmente in un senso. A livello molecolare gli amminoacidi, che compongono le
proteine e gli zuccheri, che costituiscono gli acidi nucleici, sono esempi di omochiralità.
Molti autori ritengono l’omochiralità delle molecole biologiche un requisito necessario alla
vita. Ciò ha ispirato di conseguenza un gran numero di teorie ed esperimenti. Bonner ha
classificato le teorie proposte in biotiche e abiotiche.1
Le teorie biotiche suppongono, che l’omochiralità si sia originata in seguito all’esistenza di
primitive forme di vita, in grado di riprodursi in presenza di numerose unità costruttive
racemiche. Queste teorie sono consistenti con la nozione, che forme di vita in competizione
gradualmente selezionano un enantiomero rispetto all’altro. Secondo tali teorie,
l’omogeneità enantiomerica prebiotica, non è un prerequisito per l’origine della vita. Bonner
classifica le teorie biotiche come speculative e probabilmente impossibili da verificare
sperimentalmente.
Le teorie abiotiche al contrario, presuppongono che l’omochiralità si sia originata in
conseguenza di processi chimici e/o fisici, che hanno portato all’iniziale formazione di un
piccolo eccesso enantiomerico, che è stato successivamente amplificato. Secondo queste
teorie, le molecole che caratterizzano i processi vitali (DNA, RNA, proteine), si sarebbero
originate in presenza di una predominanza di una forma enantiomerica sull’altra. La
3
formazione abiotica di un eccesso enantiomerico, può essere la conseguenza di meccanismi
casuali (ad esempio la spontanea cristallizzazione preferenziale di un enantiomero, da una
miscela racemica, dove un’eccesso enantiomerico nell’uno o nell’altro enantiomero è
egualmente probabile), o di meccanismi determinati. In conclusione si può affermare che
l’ipotesi più probabile, considera la formazione di un piccolo eccesso enantiomerico iniziale,
attraverso l’intervento di meccanismi determinati o casuali, che viene poi successivamente
amplificato. I principali meccanismi determinati sono i seguenti: 2
1 Differenza di energia dovuta alla violazione della parità
2 Stereoselettività indotta da luce polarizzata circolarmente
3 Stereoselettività mediata da cristalli chirali
(1) Secondo la prima teoria, la formazione di un iniziale eccesso enantiomerico è
l’inevitabile conseguenza della differenza in energia tra i due enantiomeri, dovuta alla
violazione della parità. Nel 1957 la violazione della parità (cioè, la differente probabilità di
realizzazione di un fenomeno, rispetto alla sua immagine speculare) come proposta da Lee e
Yang è stata scoperta nelle forze nucleari deboli.3 Alcune conseguenze della violazione di
questo principio sono:
a) la chiralità esiste a livello delle particelle elementari e di conseguenza gli atomi sono
chirali.
b) gli enantiomeri non hanno la stessa energia.4 La vera degenerazione enantiomerica,
richiede che l’immagine speculare sia fatta di antimateria.2 Di conseguenza, la costante
dell’equilibrio ipotetico tra D ed L alanina non è esattamente uguale a 1 ma, risulta
leggermente a favore di quest’ultima.2
4
NH2
+
O
OH
L<Alanina
+ NH2
O
OH
D<Alanina
Schema 1.
(2) La luce polarizzata circolarmente (LPC) può essere responsabile della formazione di un
piccolo eccesso enantiomerico. Un esempio in cui questo agente chirale, agisce per
fotodistruzione enantioselettiva, creando un piccolo squilibrio in una miscela racemica di
canfora, è riportato successivamente.5
O
+
99%ee 20%
l <CPL
rac
OO O
Resa
Resa 1%
Schema 2.
Dato che ci sono sorgenti di LCP nell’universo,6 in grado di giustificare la formazione locale
di un piccolo eccesso enantiomerico, questo agente chirale, viene ritenuto una possibile
causa della chirogenesi. (3) Esistono esempi in letteratura, dove un cristallo chirale, agisce
da induttore chirale, realizzando una sintesi asimmetrica.
CH3 O
CH3
CH3 O
CH3
Br
H
BrHBr2
*
*Cristallo chirale
Schema 3.
∆° = −6.5 • 10<14 J
5
Nello Schema 3, il 4,4’<dimetilcalcone achirale, cristallizza in gruppi spaziali chirali.
Utilizzando come induttore chirale uno dei due cristalli enantiomorfi, l’addizione del bromo
risulta stereoselettiva, con un’eccesso enantiomerico che va dal 6 al 25%.7 Come per la LPC,
anche i cristalli enantiomorfi, possono essere responsabili della formazione di piccoli eccessi
enantiomerici locali.
A differenza dei meccanismi determinati, nei quali l’enantiomero in eccesso è prevedibile a
priori, nei meccanismi casuali la probabilità di un eccesso, nell’uno o nell’altro enantiomero,
è ugualmente probabile. La rottura spontanea della simmetria è in realtà, una inevitabile
conseguenza delle fluttuazioni statistiche, difatti, il concetto di miscela racemica è una pura
astrazione.8 Immaginiamo di preparare una miscela racemica finita, costituita cioè da un
numero N prefissato di molecole. Si può dimostrare, che la combinazione più probabile dei
due enantiomeri, non corrisponde ad un numero uguale di molecole di uno e dell’altro. La
combinazione più probabile, vede il numero di molecole di uno dei due enantiomeri in
eccesso rispetto all’altro, di una quantità pari a √N (risultato statistico, che può essere
elegantemente dimostrato attraverso il modello del random walk). Ciò significa, che in una
mole di miscela racemica, in realtà la probabilità più alta, è che ci siano circa 8•1011
molecole di un enantiomero in eccesso sull’altro. Poiché qualunque miscela racemica reale,
possiede nei fatti un eccesso enantiomerico (per quanto piccolo), dovuto alle fluttuazioni
statistiche, in presenza di un opportuno meccanismo di amplificazione della chiralità,
questo piccolo eccesso enantiomerico può essere amplificato fino ad un eccesso
enantiomerico macroscopico.
6
1.2 L’Amplificazione della Chiralità
Nel paragrafo precedente abbiamo visto come sia possibile realizzare un piccolo squilibrio
enantiomerico, partendo da una condizione iniziale otticamente inattiva. Costantemente
abbiamo ribadito la necessità di un meccanismo di amplificazione. Da soli, i processi
precedentemente descritti, non sono in grado di giustificare l’omochiralità in natura. Tra i
tanti meccanismi di amplificazione proposti,9 un’iniziale eccesso enantiomerico può essere
amplificato, attraverso una opportuna reazione.
1.3 Sintesi Asimmetrica Catalitica con Amplificazione della Chiralità
Come esempio di reazione in grado di amplificare un leggero eccesso enantiomerico,
consideriamo per iniziare, una sintesi asimmetrica catalitica con amplificazione di chiralità.
Una sintesi asimmetrica catalitica viene generalmente condotta attraverso l’uso di un
catalizzatore enantiopuro. In generale, in presenza di un catalizzatore non enantiopuro,
l’eccesso enantiomerico del prodotto è in relazione lineare con l’eccesso enantiomerico del
catalizzatore:10
eepro = eemax • eecat (1)
L’eccesso enantiomerico massimo coincide con l’eccesso enantiomerico del prodotto quando
il catalizzatore è enantiopuro. Un meccanismo di reazione in grado di giustificare tale
andamento lineare, è riportato nello Schema 4, in cui l’enantiomero R del catalizzatore,
catalizza per esempio la formazione dell’enantiomero R del prodotto, mentre la sua
immagine speculare promuove la formazione del prodotto S. I due percorsi rappresentati
sono ovviamente indipendenti e in queste condizioni l’eccesso enantiomerico del prodotto è
in relazione lineare, con l’eccesso enantiomerico del catalizzatore.
7
R
S
Sub
cat R
cat S
Schema 4.
Tuttavia, ci sono dei casi di non linearità, in cui l’eccesso enantiomerico del prodotto è
superiore o inferiore a quello previsto dall’andamento lineare. In presenza di un effetto non
lineare positivo, si realizza un’amplificazione di chiralità, mentre in presenza di un effetto
non lineare negativo, si ha un impoverimento della chiralità. Questi andamenti sono
riportati graficamente in Figura 1.10
Figura 1. Grafico dell’ eeprod. vs eecat. . A) effetto non lineare positivo, (+) NLE. B) andamento lineare.
C) effetto non lineare negativo, (<) NLE.
Un primo schema meccanicistico in grado di giustificare una deviazione dalla linearità, è il
seguente:
8
R
S
Sub
cat R
cat S
Cat R
+ Cat S
(inattivo) Cat S Cat R
Schema 5.
In presenza di un equilibrio di associazione, in grado di formare dei dimeri eterochirali
cataliticamente inattivi, l’eccesso enantiomerico del catalizzatore in soluzione risulterà
essere maggiore dell’eccesso enantiomerico analitico.10 Ciò si traduce in un’amplificazione
della chiralità. Un esempio di reazione autocatalitica con amplificazione della chiralità, che
segue questo meccanismo, è la reazione di Noyori discussa nel paragrafo successivo. Un
secondo modello,10 giustifica gli andamenti non lineari, attraverso la formazione di
aggregati, omo ed eterochirali, di differente reattività. Entrambi, considerano la non linearità
rappresentata nella Figura 1, la conseguenza di autoassociazioni o di associazioni tra gli
enantiomeri in soluzione. Illustreremo quest’ultimo modello con riferimento alla sintesi
catalitica enantioselettiva, condotta in presenza di un catalizzatore non enantiopuro, in cui,
si formano aggregati dimerici cataliticamente attivi (modello ML2). I dimeri omo ed
eterochirali sono in equilibrio veloce secondo lo Schema 6.
Schema 6.
CatR<CatR CatR<Cat S
+ CatS<CatS
9
I dimeri omo ed eterochirali reagiscono con il substrato e i reagenti, dando i prodotti di
reazione (Figura 2). Si assume inoltre, che la velocità della reazione sia di ordine zero
rispetto al substrato.
CatR<CatR CatR<Cat S
CatS<CatS
kRR
kSS
kRS
[x] [y] [z]
Prodotti
Figura 2. Nell’ultimo stadio irreversibile, i dimeri omo ed eterochirali di composizione x, y, z,
reagendo con substrato e reagenti, danno i prodotti con costanti di velocità differenti. Ovviamente
kRR=kSS, mentre kRS può essere maggiore, minore o uguale a kRR.
Date queste premesse, Kagan, dimostra, che tra l’eccesso enantiomerico del catalizzatore e
l’eccesso enantiomerico del prodotto esiste la seguente relazione:10
eepro = eemax • eecat •
∙ (2)
dove è la quantità relativa dei dimeri etero ed omochirali in condizione di equilibrio,
definita attraverso il seguente rapporto:
( + ) . Mentre g, è la reattività relativa e
coincide con il rapporto tra le costanti di velocità kRS/kRR. Nel caso in cui = 0 (non si
forma il dimero eterochirale) o g=1 (gli aggregati dimerici hanno la stessa reattività)
l’equazione (2) si semplifica nella (1) e quindi si ha correlazione lineare. In tutti gli altri
casi il rapporto
∙ fa da fattore di correzione nell’equazione (2), ed è responsabile della
non linearità. Ad esempio, per avere un’effetto non lineare positivo, il fattore di correzione
deve essere maggiore di uno, condizione verificata quando g<1 (il dimero eterochirale è
meno reattivo del dimero omochirale). L’effetto non lineare negativo si ha quando g>1
10
(l’eterochirale è il più reattivo). Riportiamo di seguito alcuni esempi di reazioni che
esibiscono effetti non lineari, per via della formazione di aggregati dimerici di differente
reattività. La reazione rappresentata nello Schema 7 è l’anulazione asimmetrica di Robinson
del trichetone 1 in presenza di S<prolina che fa da catalizzatore.11
Schema 7.
Riportando l’eccesso enantiomerico del prodotto 2 in funzione dell’eccesso enantiomerico
della (S)<prolina, si osserva un debole effetto non lineare negativo.10 Questo andamento è
riportato in Figura (3).
Figura 3. (<)NLE riscontrabile nell’anulazione di Robinson catalizzata da ee in (S)<prolina
Il meccanismo suggerito, confermato da studi cinetici,12 prevede la formazione di un’iniziale
enammina, che successivamente viene complessata dalla prolina. I complessi eterochirali
ottenuti sono maggiormente reattivi (g>1).
11
Schema 8.
Un’effetto non lineare positivo è osservabile nell’epossidazione di Sharpless del geraniolo
4.13
Schema 9.
Il meccanismo di questa reazione prevede l’intervento di specie attive in cui due unità del
tartrato chirale sono presenti.14 In presenza di un eccesso enantiomerico, la specie dimerica
eterochirale è meno reattiva delle specie omochirali e quindi, per quanto affermato in
precedenza, responsabile di un (+)NLE.