un mio “Flickr” ed entrare a far parte di una comunità ancora poco
conosciuta e apprezzata, ma con grandi potenzialità educative al suo
interno.
Il rapporto con You Tube, il terzo mezzo esplorato in questa tesi, è
nato in contrasto ai media che lo presentavano solo come strumento
amplificatore di fenomeni di bullismo; non credevo, e non credo
tuttora, possibile che quel sito potesse essere solo negativo, volevo
riuscire a dimostrare che, utilizzato nel modo giusto, potesse essere
una svolta per l’educazione dei ragazzi di oggi.
Effettuare il tirocinio di 200 ore, proprio della laurea specialistica in
Pedagogista, presso la biblioteca Sala Borsa Ragazzi del Comune di
Bologna e lavorare in una realtà scolastica come quella di San Lazzaro
di Savena mi ha permesso di entrare in contatto con bambini e
adolescenti sempre più attratti dalle realtà multimediali e questo mi ha
portato a convincermi ancora di più di come sia indispensabile
un’educazione ai mezzi di comunicazione di massa, capace di dare
uno sguardo problematico e consapevole a tutti i soggetti presenti.
La tesi è composta da quattro capitoli.
Nel primo capitolo, Tecnologie in educazione secondo un’ottica
problematicista, analizzo l’evoluzione delle tecnologie
dell’educazione, attraverso i modelli interpretativi di riferimento
(comportamentismo, cognitivismo, problematicismo pedagogico).
Successivamente sviluppo l’inserimento dei concetti multimedialità,
ipertestualità e telematica, attraverso l’analisi dei processi formativi
basati sulla FAD (formazione a distanza).
Nel secondo capitolo, Media Education, inizio a descrivere i diversi
media (stampa, cinema, radio, televisione, fotografia e immagine,
musica, pubblicità e Internet), passo poi a una definizione di
educazione ai mezzi di comunicazione di massa, spiegando le
motivazioni di un insegnamento attualmente indispensabile nei diversi
4
ambiti. Concludo tracciando uno sviluppo di un progetto di Media
Education.
Nel terzo capitolo, L’Educazione all’immagine, parto da uno
sguardo storico cronologico all’iconologia didattica, poi descrivo il
percorso che ha avuto negli anni all’interno dela Scuola italiana e
dell’ambiente extra scolastico, analizzando diversi tipi di immagini
(immagini per gioco, figurine, fumetti e cinema d’animazione), infine
parlo del rapporto tra immagine, media e tecnologie.
Nel quarto e ultimo capitolo, Educare alle immagini attraverso le
nuove tecnologie, descrivo i possibili utilizzi di mezzi quali i
videogiochi, la fotografia e i filmati digitali, tracciando un percorso
che parte dalle esperienze di Second Life e Active Worlds, passa da
Flickr e arriva a You Tube.
5
1. TECNOLOGIE IN EDUCAZIONE SECONDO
UN’OTTICA PROBLEMATICISTA
1.1. Tecnologia e tecnica: un legame interdipendente
In una tesi il cui tema riguarda le tecnologie dell’educazione è
necessario chiarire quale sia il significato del termine “tecnologia”,
troppe volte sovrapposto e confuso con quello di “tecnica”.
Spesso, infatti, i due concetti vengono erroneamente scambiati e
creano incomprensioni.
La parola tecnologia comunemente e riduttivamente è usata per
indicare in generale una macchina o più macchine fra loro collegate
1
.
Se si aggiunge al termine l’aggettivo “nuove” si ottiene, nel senso
comune, l’indicazione di macchine relative all’informatica e ai
computer. Questa accezione porta a soffermarsi sull’aspetto “duro”
delle tecnologie, cioè sugli hardware
2
, tralasciandone l’aspetto
morbido, in altre parole i software
3
.
Invece è fondamentale ricordare che la parola tecnologia, come ci
suggerisce la sua origine etimologica greca, contiene al proprio
interno il suffisso “logos” che presuppone un ragionamento intorno a
qualcosa, che, in questo caso, è la tecnica. Come evidenzia Calvani, e
come poi viene ripreso da Guerra, essa è “un insieme di
comportamenti finalizzati che in virtù di prove ed esperienze
socialmente convalidate è stato accreditato come adeguato per il
conseguimento di un linguaggio preposto”
4
.
La tecnica viene generalmente considerata un oggetto culturale, una
macchina tesa a soddisfare i bisogni pratici, ma non bisogna
1
Cfr. L. GUERRA (a cura di), Educazione e tecnologie, Ed. Junior, Bergamo, 2002, p.7.
2
Hardware è una parola inglese che significa letteralmente oggetto (ware) duro (hard).
Questo termine indica i componenti fisici di una macchina elettronica.
3
Software deriva dall’unione dell’aggettivo inglese soft (morbido) e del nome ware
(oggetto). In campo tecnologico viene usato per indicare tutti i programmi necessari per
fare funzionare le macchine, cioè gli hardware.
4
A. CALVANI, Manuale di tecnologie dell’educazione, Ed. ETS, Pisa, 1995, p. 14.
6
dimenticare che il suo significato originario (tèchne) è arte e questa
connotazione è e dev’essere nel suo DNA.
Attualmente si pensa non sia più possibile dividere così nettamente la
ragione dall’arte, ambedue sono presenti nell’Uomo che ha bisogno di
entrambe le componenti per creare qualsiasi cosa. Ad esempio lo
scultore quando decide di realizzare una statua inizialmente parte da
un blocco di creta, che lentamente, grazie all’azione della sua mente in
collaborazione con la sua mano, prende forma arrivando poi a
delineare un qualcosa che probabilmente non era nemmeno nelle
intenzioni dell’artista, qualcosa nato dalla passione mossa dalla
tecnica, dalla pratica fatta dalla teoria. Ed anche nella tecnologia
funziona nello stesso modo, perché nulla si crea senza l’utilizzo della
pratica insieme alla teoria.
Calvani evidenzia come arte, tecnica e conoscenza, in passato, non
venissero separate
5
, la differenziazione è stata fatta solo dopo
l’avvento delle macchine.
Nella nostra cultura il concetto di tecnica si è evoluto ed è andato nella
direzione dell’area scientifico-applicativa, piuttosto che in quella
umanistica. In altre parole oggi questa idea “rimanda ad esperienze in
cui prevale la diligenza riproduttiva, il rigore meccanico del
procedimento, l’oggettività delle regole e dei comportamenti: molta
ragione e poca passione.”
6
.
Questa concezione ha portato alla formazione di un pregiudizio che
divide nettamente l’attività creativa dell’uomo dalla componente
tecnica, l’arte dalla ragione. Non bisogna però dimenticare che sia
l’arte sia la tecnica sono formate da un insieme di elementi, quali i
materiali e gli strumenti, che vengono manipolati dall’individuo
secondo modalità variabili che riguardano:
la capacità di utilizzarli, cioè la padronanza della tecnica;
5
Cfr. A. CALVANI, op. cit. p.16.
6
L. GUERRA, op. cit. p. 8.
7
la capacità di esserne utilizzati, cioè di percepire e di farsi
influenzare dalle qualità primitive dei materiali.
7
COMPETENZA
TECNOLOGICA
TECNICA
STRUMENTI
ARTE
MATERIALI
Figura 1 Elementi che formano la competenza tecnologica.
La definizione di tecnologia appare perciò complessa e non è possibile
incasellarla in un’unica concezione, bensì è utile, come propone
Guerra
8
, analizzarla a tre livelli:
1. analisi descrittiva di tecniche;
2. comparazione di tecniche;
3. identificazione e analisi di modelli in cui le tecniche si
collocano.
Attraverso questo processo è possibile, infatti, trovare quale tra
tecnica e individuo sia il mezzo e quale sia il fine.
Il rapporto tra tecnologia e tecniche può venir così riassunto:
la tecnologia studia le relazioni tra materiali, strumenti e
tecniche;
le tecniche non sono mai perfettamente applicabili e
riproducibili;
le tecniche non hanno un valore positivo oggettivo;
la tecnologia studia il rapporto tra tecnica e civiltà.
In ambito educativo l’avvento delle tecnologie ha portato allo
schieramento di due filoni di pensiero: gli apocalittici e gli integrati.
7
Cfr. L. GUERRA, op. cit. , p. 9.
8
Cfr. L. GUERRA, op. cit. , p. 9.
8
I primi sono coloro che pensano che le macchine siano fonte assoluta
di nefandezza pedagogica, mentre i secondi vedono nei nuovi
strumenti una funzione salvifica.
In realtà si ritiene non sia possibile fare una netta distinzione fra
posizioni che giudicano le tecnologie educative, perché esse non
hanno, e non possono avere, un valore universale positivo o negativo,
poiché questo dipende dall’uso che si fa di esse. Infatti se è vero che
stare tre giorni davanti al computer collegato al Web possa creare dei
disturbi definiti “intossicazione da Internet”
9
, si può anche affermare
che giocare a pallone per 72 ore in un giardino non provochi solo
benefici. Insomma l’uso del computer, così come di tutte le altre
tecnologie, può avere esiti positivi se preso nelle giuste dosi e nei
modi più appropriati.
Si può invece sottolineare che il computer e le sue applicazioni
generano ancora passioni
10
.
In Italia il compito di alfabetizzare alle nuove tecnologie viene
demandato ad esperti di informatica, i quali si occupano di questo in
ore specifiche e spazi particolari. In questo modo gli insegnanti, anche
se sollevati dall’aver delegato questo compito, si ritrovano esclusi da
un processo di apprendimento degli alunni, che dovrebbe avere
modalità flessibili e attivare la consapevolezza di una possibile
collocazione in progetti educativi e didattici
11
.
Infatti, il computer con tutte le sue applicazioni può essere considerato
una nuova frontiera di qualificazione dell’esperienza di
apprendimento, ma solo adottando un modello critico di mediazione
didattica che permetta di analizzare in modo complesso la tecnologia
educativa.
Questa idea di complessità, secondo quanto viene evidenziato da
Guerra, riprende e sviluppa i temi del problematicismo pedagogico
12
,
9
S.N., Intossicato da Internet, La repubblica, 2/03/1999.
10
Cfr. L. GUERRA, op. cit. p. 12.
11
Cfr. L. GUERRA, op. cit. p.16.
12
Cfr. L. GUERRA, op.cit., p. 20.
9
un modello che permette di avere ipotesi diverse, ma sempre in una
logica problematicista.
1.2 Le principali correnti interpretative delle tecnologie
dell’educazione
Attualmente la nostra società vive un momento di molteplicità di
aspetti, linguaggi, strategie e strumenti utilizzate in ambito educativo.
Ciò crea un ambiente di apprendimento molto articolato e complesso
che ben si colloca in una prospettiva pedagogica problematicista.
L’agire didattico tende a creare la sua azione all’interno di “ambienti
di apprendimento”, ossia particolari contesti che favoriscono specifici
progetti in soggetti inesperti, che derivano da un’integrazione di
sviluppi culturali, normativi e tecnologici.
TECNOLOGIE
DELL’EDUCAZIONE
CORRENTI
PEDAGOGICHE
CORRENTI
PSICOLOGICHE
COMPORTAMENTI
SMO
COGNITIVISMO
PROBLEMATICISMO
Figura 2 Correnti pedagogiche e psicologiche che hanno analizzato le tecnologie.
Per poter interpretare l’utilizzo delle tecnologie è necessario
evidenziare le diverse correnti psicologiche e pedagogiche che se ne
sono occupate.
1.2.1. Il comportamentismo
Il comportamentismo è una corrente psicologica che è nata e si è
sviluppata negli Stati Uniti a partire dagli anni Venti dello scorso
secolo per poi diffondersi in Europa e anche in Italia.
L’atto di nascita di questo movimento può essere fissato con la
pubblicazione di un articolo di John Watson nel 1913, “La psicologia
10
così come la vede il comportamentista”, il cui obiettivo era spiegare
quali fossero i reali obiettivi del funzionalismo.
La psicologia compie, quindi, un’opera di rinnovamento nei metodi, i
quali diventano oggettivi e misurabili, e nei soggetti di indagine, che
sono i comportamenti e non più gli individui; il limite di questa
concezione è la verifica dell’apprendimento su cui si concentra troppo
senza lasciare spazio alla soggettività.
Le radici del comportamentismo affondano, da un lato, nelle ricerche
sull’apprendimento e sui riflessi condizionati, dall’altro nelle teorie
funzionaliste, le quali evidenziano l’importanza cruciale dell’azione
come categoria in grado di spiegare i comportamenti
13
.
Thorndike sviluppò, attraverso i suoi esperimenti sugli animali, le
tecniche del labirinto a T e del puzzle box.
Nel labirinto l'animale dopo aver percorso le gambe di tante T, si trova
davanti a luoghi di scelta rappresentati dal punto in cui la gamba della
T si incontra col suo segmento orizzontale e deve apprendere quale
delle due direzioni (destra o sinistra) è quella giusta.
Invece la richiesta tipica rivolta all'animale chiuso in gabbia era quella
di imparare che per uscire e poter trovare del cibo bisogna abbassare
una maniglia. Osservando i gatti, Thorndike concluse che il loro
apprendimento si verificava gradualmente attraverso una serie di
tentativi ed errori che portava al consolidamento delle reazioni
dell'organismo che erano state ricompensate (legge dell'effetto): «Ogni
atto che, in una data situazione, produce soddisfazione viene ad essere
associato a quella situazione, così che, quando la situazione si
ripresenta, il ripresentarsi dell’atto è più probabile di quanto fosse in
precedenza.»
14
.
Watson compie le sue ricerche tra il 1913 e il 1930 ed è in questi anni
che sviluppa concetti fondamentali per il suo comportamentismo quali
13
P. C. CICOGNA, (a cura di), Psicologia generale, Carocci, Roma, 2000, p. 42.
14
THORNDIKE, Elements of psichology, New York, Seiler, 1905, p. 203 citato in P.C.
CICOGNA, op. cit..
11
adattamento dell’organismo all’ambiente, contrazioni muscolari,
insieme integrato di movimento e azioni.
Uno dei suoi studi più noti è quello relativo al piccolo Albert. Il
bambino giocava piacevolmente con un topolino allorché gli venne
fatto sentire alle sue spalle un violento rumore. Da quel momento, il
bambino manifestò una grande paura sia per i topi, sia per altri animali
e oggetti pelosi. Il rumore era uno stimolo incondizionato in grado di
provocare per sé una risposta di paura; la sua associazione con un altro
stimolo (il topolino) faceva sì che il bambino fosse condizionato ad
avere paura anche del topolino e anche per altri oggetti aventi
caratteristiche simili.
Per Watson anche il linguaggio viene acquisito per condizionamento,
infatti ritiene che il bambino senta associare a un oggetto il suo nome,
di conseguenza quel nome finisce per evocare la stessa risposta
evocata dall’oggetto.
Watson dichiarava che se gli avessero dato una dozzina di bambini
sani, ne avrebbe potuto fare a piacimento buoni dottori, magistrati,
artisti. Secondo questa posizione, che riassume il pensiero del
comportamentismo, l'uomo è totalmente il prodotto delle sue
esperienze. Conseguentemente, assume importanza centrale lo studio
dell'apprendimento, cioè della maniera in cui l'uomo acquisisce
attraverso l'esperienza un repertorio di comportamenti motori, verbali,
sociali che verranno poi ad essere gli elementi costitutivi della sua
personalità complessiva.
Un altro importante comportamentista è sicuramente stato Skinner con
i suoi studi sul rinforzo condizionante il comportamento. La sua idea è
che alla base di ogni apprendimento possa esserci un’occasione in cui
ad una determinata risposta ha fatto seguito una ricompensa o una
punizione
15
.
Skinner studia i comportamenti di ratti osservandoli attraverso una
gabbia in cui li aveva precedentemente chiusi. Ogni volta che il topo
15
Cfr. P. C. CICOGNA, op. cit., p. 45.
12
fa pressione su una leva cade all’interno un pezzo di cibo. Osservando
per un certo lasso di tempo Skinner si accorge che la risposta seguita
dal rinforzo tende a ripresentarsi più frequentemente, in quanto il ratto
ha appreso come poter trarre soddisfazione da questa situazione.
Il contributo sperimentale di Skinner ha portato alla nascita del
concetto di “condizionamento operante”
16
, in quanto egli
“somministra lo stimolo di rinforzo solo dopo che il soggetto ha
effettuato un dato movimento in maniera spontanea.”
17
.
La totale dipendenza del soggetto da parte del fattore ambiente porta i
comportamentisti ad occuparsi della predisposizione dell’educatore,
che deve essere in grado di fornire gli stimoli giusti per condizionare
l’apprendimento
18
, che è inteso come induzione di comportamenti
desiderati e può essere favorito da un rinforzo positivo.
Il pensiero dei comportamentisti, in conclusione, può inserirsi in una
visione ottimista del destino umano, che grazie alla scienza può
svilupparsi in direzione di una sempre maggiore autonomia.
1.2.2. Il cognitivismo
Gradualmente si delinea un approccio psicologico dell’apprendimento
radicalmente opposto a quello comportamentisti: il cognitivismo.
Negli anni Sessanta e Settanta dello scorso secolo si è visto il ritorno
dei concetti mentali e intenzionali, dell’interesse per la capacità
simbolica umana, per la percezione e per tutti i processi che il
comportamentismo aveva ignorato.
I fattori che hanno contribuito a questa “rivoluzione” furono:
16
Prima di Skinner veniva il condizionamento veniva considerato classico, in quanto,
grazie agli studi di Pavlov, si era appreso l’associazione dello stimolo incondizionato a uno
stimolo condizionato che in precedenza non determinava risposta.
17
Cfr. P. C. CICOGNA, op.cit., p. 46.
18
Cfr. U. AVALLE, E. CASSOLA, A. MARANZANA, Cultura pedagogica, Paravia,
Cuneo, 2000, p. 493-494.
13
le linee di connessione tra cognitivismo e comportamentismo,al
di là delle polemiche iniziali
19
;
la ripresa di teorie cartesiane da parte di Chomsky e altri studiosi;
l’elaborazione di un quadro teorico in grado di unificare novità di
portata storica che hanno indotto realmente trasformazioni nel
modo di vivere e di pensare
20
.
Noam Chomsky
21
ha sostenuto la necessità di abbandonare la
concezione anti-innatista dell’apprendimento, di rifiutare la premessa
metodologica di non fare ipotesi sul funzionamento di ciò che non è
osservabile, ossia la mente, e, infine, di adottare una spiegazione di
tipo strutturalistico
22
.
Il cognitivismo si è successivamente diramato in più correnti
scientifiche, le quali hanno mantenuto alcuni punti in comune
all’approccio originario:
concezione della mente come sistema di elaborazione attiva;
modelli che ipotizzano la presenza di strutture dotate di leggi
complesse e di capacità produttive.
La psicologia cognitiva è una branca della psicologia che ha come
obiettivo lo studio dei processi mediante i quali le informazioni
vengono acquisite dal sistema cognitivo, trasformate, elaborate,
archiviate e recuperate.
La percezione, l'apprendimento, la risoluzione dei problemi, la
memoria, l'attenzione, il linguaggio e le emozioni sono processi
mentali studiati da questa corrente.
19
Tolman, infatti, ha elaborato una nuova teoria dell’apprendimento attraverso un
esperimento con topi molto simile a quello condotto da Thorndike.
20
Cfr. P. C. CICOGNA, op.cit., p. 49.
21
Noam Chomsky rappresenta uno dei punti di riferimento della reazione
anticomportamentista che si è sviluppata negli Stati Uniti.
22
Cfr. U. AVALLE, E. CASSOLA, A. MARANZANA, Cultura pedagogica, Ed. Paravia,
Cuneo, 2000, p. 497.
14