Simbolo universalmente riconosciuto di questo periodo di transizione è il quotidiano
El País, che si fregia - oggi - del titolo di giornale più venduto in Spagna, grazie ad
una tiratura di 450.000 copie (850.000 di domenica), e ad un record di cui è stato
protagonista nel 2005: una crescita netta del 15%
2
.
Fondato nel 4 maggio 1976, El País rappresenta un punto di riferimento centrale del
dibattito e della vita spagnola, ed esprime al meglio la vivacità della cultura
democratica della Spagna di oggi, cultura che El País stesso ha contribuito a creare.
Nell’editoriale del primo numero, veniva definito dal direttore Cebrìan come un
“diario independiente, de calidad, de vocación europea y defensor de la democracia
pluralista”
3
. Oggi, nella home-page del sito, si vanta di essere un giornale
d’avanguardia.
Fu pioniere nell’adottare il “Libro de Estilo”, la figura del “Defensor del Lector” e
un ”Estatuto de Redacción” (il primo in Spagna), e propone, adesso, prodotti
editoriali innovativi e coraggiosi, che vanno incontro alle plurali esigenze di una
società civile vitale ed in fermento, e che lo rendono il quotidiano più diffuso e più
influente del Paese.
Le chiavi del successo di questo giornale stanno nel modello perseguito da Juan Luis
Cebriàn, il primo direttore del quotidiano spagnolo e, da qualche anno,
Amministratore Delegato del Gruppo Editoriale Prisa, a cui fa capo El País. Stanno
nella matrice liberale e laica, nel rigore informativo d’ispirazione anglosassone
(netta separazione tra notizie e commenti), nell'attenzione ai fatti internazionali (ai
quali sono solitamente dedicate le prime dieci/dodici pagine), nell'apertura e
sensibilità culturale, nel rifiuto di una tipologia giornalistica basata sullo
scandalismo e sul sensazionalismo e, soprattutto, nella costante difesa della libertà e
2
Fonte: Oficina de Justificación de la Difusión e Estudio General de Medios.
3
El País, 4/5/1976.
6
della democrazia, nobile obiettivo che ne ispirò la nascita e ne decretò
l’affermazione.
Analizzare la storia de El País porta, infatti, ad indagare quell’originale periodo della
storia di Spagna definito, da alcuni, come “transición pactada”, transizione
negoziata.
La transizione politica spagnola è l’insieme dei fatti che – gradualmente e
pacificamente – scardinarono l’intero sistema di potere franchista, dando vita al
nuovo regime democratico.
Il sistema dei mezzi di comunicazione rivestì un ruolo di primo piano all’interno di
questo processo, ed attraversò, esso stesso, un periodo di transizione, da cui risultò
una trasformazione radicale dell’intero apparato mediatico nazionale.
La stampa, in particolare, si rese protagonista nella fase di passaggio dal regime
franchista alla democrazia. La sua evoluzione in senso democratico non solo trainò
l’evoluzione di tutto il sistema mass-mediatico del Paese, ma incise notevolmente
sul processo d’instaurazione e radicamento del nuovo stato democratico, riuscendo
ad esercitare, per tutta la durata della transizione, una forte influenza, sia sulle élite,
che sull’opinione pubblica.
Alcuni settimanali d’informazione generale furono ferventi oppositori del regime
franchista, ed ebbero un ruolo strategico negli ultimi anni della dittatura,
avvantaggiati dal fatto che il regime del Caudillo concedesse loro maggiori libertà
rispetto alla stampa quotidiana.
Prendere in esame, invece, il settore della stampa quotidiana, significa assumere
come riferimento temporale il 4 maggio 1976 - data della fondazione del quotidiano
El País – ed operare un confronto tra “il prima” e “il dopo”, andando ad osservare la
profonda rivoluzione che tale quotidiano operò nel sistema mediatico nazionale, una
7
rivoluzione che viaggiava parallela alle trasformazioni politiche che il Paese stava
vivendo.
Il presente studio si propone di analizzare il ruolo che ebbe El País all’interno della
transizione democratica, mettendo in evidenza il fatto che il quotidiano non fu un
semplice narratore dei fatti che si successero, ma divenne, esso stesso, attore
protagonista degli eventi che punteggiarono la cronologia della transizione,
contribuendo, di fatto, all’avvento della democrazia e al suo radicamento.
Negli ultimi mesi di governo del Presidente Arias Navarro, poco prima dell’avvento
al potere di Suárez, uscì nelle edicole il primo numero del quotidiano El País.
Si trattava di un progetto ambizioso, che si avvaleva di una solida base, sia
finanziaria che ideologica.
Il primo direttore, Juan Luis Cebrián, proveniva dal quotidiano Pueblo di Emilio
Romero, ed era stato vice-direttore di Informaciones.
La stampa settimanale perse il ruolo di leader che aveva avuto nel tardofranchismo e
scomparvero le riviste che strenuamente avevano combattuto contro il regime di
Franco.
Le riviste d’opposizione al franchismo “cedevano il testimone” al quotidiano El
País. Quest’ultimo, erede universale di un ricchissimo patrimonio ideologico, riuscì
ad imporsi agevolmente nel panorama della stampa nazionale, grazie alla felice
combinazione di una serie di circostanze positive.
L’avvento della testata inaugurò una nuova stagione per la stampa quotidiana
spagnola che, incarnando lo spirito del tempo, s’incaricò di esprimere le aspirazioni
democratiche nutrite dalla maggioranza della Nazione.
El País si erse a paladino delle istituzioni democratiche.
La lotta continua a favore del radicamento del regime democratico, ed il
comportamento tenuto, in particolare, nei momenti più critici che si registrarono
8
all’interno del processo di transizione, hanno reso El País il simbolo universalmente
riconosciuto della giovane democrazia spagnola.
Nei capitoli seguenti si andrà ad analizzare il contesto storico, politico, giuridico
all’interno del quale si collocherà l’operato del quotidiano El País.
In primo luogo, si realizzerà un excursus del periodo della pre-transizione, e si
dedicherà particolare attenzione alla disciplina del diritto all’informazione e alla
disanima del panorama editoriale relativo al suddetto periodo, antecedente alla
transizione democratica.
Nell’ottica di descrivere la progressiva evoluzione della stampa quotidiana e
periodica, verranno analizzate, poi, le trasformazioni del sistema mediatico nel
contesto della transizione, ripercorrendo l’iter dei principali quotidiani e
soffermandosi, in particolare, sul ruolo ricoperto dalla stampa democratica
all’interno del processo d’istaurazione del nuovo Stato.
A questo punto, sarà possibile tracciare il percorso compiuto dal quotidiano El País,
intrecciandolo agli eventi storici che punteggiano il cammino della transizione
democratica, ed andando ad osservare come l’operato del quotidiano sia sempre teso
ad un unico obiettivo: la tutela delle istituzioni democratiche, messa in atto anche e
soprattutto nelle circostanze più critiche.
L’analisi degli editoriali e degli articoli d’opinione più significativi – nel periodo
che va dalla fondazione del quotidiano all’avvento dei socialisti al Governo –
permette, infine, di delineare un quadro completo ed approfondito delle opinioni che
El País nutriva in ambito politico, economico e sociale, e che esternava
quotidianamente ai propri lettori, invitandoli al dibattito, e contribuendo, così, alla
formazione di una cultura civica libera, laica e pluralista, al passo coi tempi.
9
Capitolo Primo
LA TRANSIZIONE DEMOCRATICA SPAGNOLA
1.1 La terza ondata delle democratizzazioni: il caso spagnolo
Samuel Huntington classifica la transizione spagnola all’interno della “terza ondata
delle democratizzazioni”
4
, che egli identifica come il più rilevante trend storico degli
anni Settanta e Ottanta.
Si tratta di un processo che prende il via nel 1974 nel Mediterraneo - provocando la
scomparsa dei regimi dittatoriali nell’Europa Occidentale - per poi trasferirsi
dall’altro lato dell’Atlantico, come un moto ondoso che va a travolgere,
irresistibilmente, sempre nuovi Paesi.
La Rivoluzione dei Garofani del 25 aprile 1974 aveva inaugurato le transizioni
democratiche dell’Europa Meridionale, seguite dai mutamenti di regime
dell’America Latina, dall’emergere delle nuove democrazie asiatiche, dal collasso
dei sistemi politici dell’Europa Orientale, e dai primi tentativi di democratizzazione
intrapresi dai Paesi africani.
Il processo di democratizzazione si radica sulla crisi di legittimità del regime
autoritario, e sulla disgregazione del consenso.
Le modalità di svolgimento, e l’intensità dei conflitti che accompagnano la
democratizzazione, sono specifici per ogni singolo caso, ma un problema che
accomuna tutti i Paesi che affrontano il passaggio dalla dittatura alla democrazia
riguarda l’effettivo radicamento dei valori e degli usi
4
Huntington, S.P. La terza ondata. I processi di democratizzazione alla fine del XX secolo. Il Mulino,
Bologna, 1995.
10
democratici all’interno di una società assuefatta alla sudditanza, aliena al concetto di
cittadinanza.
Una volta avvenuto il cambio istituzionale, infatti, il Paese va a confrontarsi con la
necessità di ricostruire una società diversa, dotata di nuovi modelli culturali ed etici,
dei codici propri di una società libera.
In questo contesto, il ruolo giocato dai mass-media è cruciale.
A tal proposito, un caso interessante da prendere in esame è quello spagnolo. In
Spagna la stampa democratica ha fornito un notevole contributo ai fini della
disgregazione del regime franchista e della instaurazione del nuovo stato
democratico.
La transizione spagnola alla democrazia succede a quella greca e portoghese, ma
presenta delle peculiarità che la contraddistinguono, e che ne fanno un caso unico ed
esemplare.
In Spagna non s’intraprese la strada della rottura immediata con il passato, ma quella
di una lunga e profonda riforma, che trasformò radicalmente il sistema politico – a
partire dal corpus legislativo franchista - senza provocare gravi traumi sociali. La
scelta di avviare una transizione negoziata (la cosiddetta transición pactada o
reforma pactada) si rivelò vincente.
I fattori e gli attori che misero in atto il processo di democratizzazione vanno
rintracciati nel contesto della pre-transizione
5
.
5
Periodo precedente alla morte di Franco, caratterizzato dallo sviluppo di mentalità favorevoli al cambio
di regime. Termine coniato da Raùl Modolo.
Serrano Blanco, L. La España actual:de la muerte de Franco a la consolidación de la democracia. Actas,
Madrid, p.110.
11
1.2 Il contesto della pre-transizione: cenni storici sul franchismo
Tra il 1939 e il 1975, la Spagna fu governata dal regime franchista. Si trattava di una
dittatura personale, che ruotava attorno al carisma del generale Francisco Franco, e
che assunse contorni diversi nel corso dei decenni, pur restando fedele ad alcune
peculiarità di fondo.
L’ideologia franchista s’ispirava a varie fonti, modulandosi a seconda delle
circostanze. Una visione autoritaria di fondo si mescolava al nazional-cattolicesimo,
ed indulgeva al populismo. La coalizione conservatrice guidata da Franco era
costituita da familias che avevano contrastanti visioni del futuro, e che il Generale
riusciva a tenere insieme usando l’ astuzia come collante. Franco manovrò abilmente
per imporre un potere assoluto, presentandosi come l’uomo della Provvidenza
6
,
incaricato di risollevare le sorti di un Paese lacerato e sanguinante, provato dalle
atrocità della Guerra Civile.
Nei primi anni della dittatura, accentrò il potere esecutivo nelle sue mani,
concedendo ai suoi ministri di realizzare solamente dei provvedimenti minori, e
ridusse le Cortes al rango di mera cassa di risonanza delle sue decisioni. Inoltre
burocratizzò il Partito, che divenne parte dell’apparato statale.
Franco godeva non solo dell’appoggio della Falange, della Chiesa e dell’Esercito,
ma anche dell’oligarchia terriera e delle lobby d’industriali e finanzieri.
S’ispirò al fascismo per la realizzazione di un apparato propagandistico con cui
mobilitare il popolo, ma ottenne come risultato una società passiva, disarticolata,
assente.
6
Franco impose il “[…peso de una mentalidad: la de quienes vencieron en la guerra civil...]”.
Tusell,J. Dictadura franquista y democracia, 1939-2004. Crítica, Barcelona, 2005, p.23.
12
Il franchismo non ebbe mai una vera Costituzione, ma solo un Corpus di Leggi,
definite Fondamentali
7
, che si delineò negli anni seguendo l’evoluzione politica,
economica e culturale del regime.
Grazie all’assenza di una vera Costituzione
8
, il regime era dotato della flessibilità
necessaria per potersi rimodellare continuamente, a seconda delle influenze
provenienti dall’interno e dall’esterno, dalle forze ispiratrici “forti” quali la Falange,
la Chiesa e l’Esercito, e dal contesto internazionale.
Con Franco la Spagna attraversò la Seconda Guerra Mondiale, entrando in un
periodo dominato dalle tensioni e dalle pressioni internazionali, e dalle operazioni di
ricollocamento all’interno della politica dei blocchi. Da Paese marginale, isolato e
apparentemente condannato al sottosviluppo, la Spagna guadagnò, negli anni ’50 e
’60, un nuovo status internazionale.
Il boom degli anni Cinquanta trainò lo sviluppo socio-economico di Spagna,
Portogallo e Grecia, avviando un processo di modernizzazione.
Negli anni Sessanta, la crescita dell’economia spagnola fu sorprendente, frutto di un
contesto internazionale favorevole e, parallelamente, di un cambio strategico nella
politica franchista. Nel 1959, infatti, Franco emanò un Piano di Stabilizzazione e
Liberalizzazione Economica e, successivamente, dei Piani di Sviluppo, che
permisero l’integrazione dell’economia spagnola nel sistema internazionale.
7
Le sette Leyes Fundamentales sono le seguenti: “[…Principios del Movimiento Nacional, Fuero del
Trabajo, Fuero de los Españoles, ley Constitutiva de las Cortes, ley de Sucesión en la Jefatura del
Estado, ley de Referéndum y ley Orgánica del Estado…]”.
El País, 1/12/1978. Comparación entre la Constitución y las Leyes Fundamentales.
A Questo corpus fondamentale si aggiungevano leggi che disciplinavano settori specifici, tra cui quelle
riguardanti la carta stampata: la Ley de Prensa e Imprenta del 1938 e la Ley de Prensa e Imprenta del
1966.
8
“Las siete Leyes Fundamentales del franquismo no tienen el carácter de “Constitución escrita”, sino
que, de acuerdo con sus mejores exégetas, su, elaboración fue un “proceso constituyente” o una
“Constitución abierta”. En cualquier caso, fueron leyes de rango superior a las ordinarias, e incluso una
de ellas, la de Principios Fundamentales del Movimiento, fue declarada permanente e inalterable.”
El País, 1/12/1978. Comparación entre la Constitución y las Leyes Fundamentales.
13
La modernizzazione economica modificò la fisionomia della società spagnola che,
da prevalentemente rurale, e chiusa in uno statico tradizionalismo, si urbanizzò, si
industrializzò, e si aprì a nuove weltanschaung.
Stava prendendo forma un contesto oggettivamente favorevole al superamento della
dittatura franchista.
L’analisi delle cause della transizione palesa la presenza di un intreccio di fattori e di
attori che condussero la Spagna verso il superamento della dittatura del Caudillo.
Una prima corrente interpretativa
9
mette in rilievo il ruolo dei singoli protagonisti,
leader illuminati dotati di personalità e carisma, che hanno guidato gli eventi
manovrandone le fila. Una seconda scuola di pensiero, invece, preferisce evidenziare
la presenza di fattori strutturali che provocarono il collasso del regime franchista,
alcuni legati alla realtà nazionale, altri alla situazione internazionale.
In primo luogo, la liberalizzazione degli anni Cinquanta cambiò il volto
dell’economia spagnola, permettendo alla Spagna, negli anni Settanta, di acquisire il
rango di potenza industriale.
In secondo luogo, le spinte liberalizzatrici trasformarono il sentire comune.
Industrializzazione e liberalizzazione favorirono, infatti, la creazione di una nuova
classe media, dotata di una diversa cultura civica e politica, stimolata dagli influssi
culturali provenienti dall’Occidente, che riconosceva la democrazia come l’ideale
politico supremo. Anche il cattolicesimo si rinnovò e si
modernizzò negli anni Sessanta in seguito al Concilio Vaticano II (1962-1965)
10
.
9
V. Serrano Blanco, L. La España actual:de la muerte de Franco a la consolidación de la democracia.
Actas, Madrid, 2001.
10
Nel 1967 venne promulgata la Ley de Libertad Religiosa in adeguamento ai nuovi dettami del Concilio
Vaticano II. “En 1967 se promulga en España la “ley de libertad civil en materia religiosa” para
acoplarse, aunque sea tímidamente al Concilio Vaticano II.”.
El País, 28/7/1976, Concordato español y concordatos.
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