7
Questi elementi sono parte integrante del processo di formazione e sviluppo
dell’iniziativa GMES e rappresentano elementi centrali di riflessione del seguente
lavoro.
Il primo capitolo è dedicato ad una panoramica generale dell’iniziativa, agli
obiettivi generali che si propone di raggiungere, e ad un inquadramento dei
soggetti coinvolti in GMES. Il capitolo presenta anche un excursus storico degli
sviluppi della politica spaziale europea negli ultimi decenni, con particolare
attenzione all’Agenzia Spaziale Europea e alla nascita dell’idea di GMES.
Il secondo capitolo affronta in modo più dettagliato le funzioni, gli obiettivi e le
posizioni di tutti i soggetti coinvolti in GMES, analizzando il ruolo di ciascuno e i
compiti assegnati. Vengono quindi presi in considerazione i principali attori
coinvolti a livello nazionale: agenzie spaziali nazionali aderenti al programma
opzionale dell’ESA per GMES, stati membri dell’UE, industrie nazionali. A
livello sovranazionale, invece, vengono presi in considerazione l’Agenzia Spaziale
Europea e la Commissione Europea. Si è scelto, inoltre, di inserire un focus
specifico sul ruolo dell’Agenzia Spaziale Italiana e dei ministeri coinvolti. Infine,
la seconda parte dell’indagine si concentra sulla struttura degli investimenti in
GMES, prendendo in considerazione i finanziamenti previsti nei programmi
quadro della Commissione Europea, i meccanismi d’investimento nell’ESA,
nonché i contenuti del piano aerospaziale nazionale italiano.
Nella terza parte si è scelto di dare rilevanza a due questioni ancora irrisolte. La
prima, relativa alla realizzazione di una struttura di governance efficace; la
seconda, invece, concernente la pianificazione di un modello economico, in grado
di consentire la sostenibilità di GMES nel lungo periodo. In seguito ad un’analisi
descrittiva di tali questioni, si utilizzano le teorie dell’integrazione europea per
comprendere quanto tali difficoltà possano ostacolare l’integrazione di GMES in
particolare, e di una politica spaziale euroepa, in generale.
L’analisi dello sviluppo della collaborazione nel settore spaziale non è stata,
fino ad ora, oggetto di numerose ed approfondite indagini teoriche. La gran parte
dei lavori realizzati, infatti, fa riferimento a soggetti coinvolti nel processo
decisionale a livello nazionale ed europeo, agli aspetti legali della collaborazione,
8
oppure ad aspetti prettamente tecnici.
1
Nella nostra indagine cercheremo, invece,
di individuare un possibile dibattito teorico che provi a conciliare l’apparente
contraddizione tra interessi nazionali e collaborazione a livello comunitario.
Seguiremo, quindi, lo sviluppo dell’iniziativa in ottica neofunzionalista, sia a
livello nazionale che comunitario, individuando le spinte e le difficoltà provenienti
da entrambe le direzioni. Il neofunzionalismo è stato utilizzato anche nei suoi
sviluppi più recenti, tenendo in considerazione gli interventi dei teorici del
revisionismo neofunzionalista. Alle teorie neofunzionalista e neo-neofunzionalista,
infine, si è deciso di affiancare la teoria del liberal-intergovernativismo, provando
a fornire così una spiegazione sia nella difficoltà di sviluppo dell’iniziativa nel
settore di sicurezza e difesa, sia nella formazione di una struttura comunitaria di
governance per GMES.
Nell’analisi del processo di sviluppo di GMES si è fatto uso sia di fonti
primarie che di fonti secondarie. I documenti degli incontri a vario livello, di
Agenzia Spaziale Europea, agenzie nazionali (Agenzia Spaziale Italiana in
particolare) e Commissione Europea, hanno fornito un supporto costante ed
aggiornato dell’evoluzione di GMES. Una serie di colloqui avuti con alcuni
soggetti coinvolti nella realizzazione di segmenti dell’iniziativa GMES, inoltre,
hanno fornito informazioni dirette sulla posizione dell’Agenzia Spaziale Italiana,
del Centro di Osservazione Satellitare dell’ESA a Frascati, del Ministero della
Ricerca, nonché della Commissione Europea.
Utilizzando sia gli strumenti messi a disposizione dai teorici dell’integrazione
europea, sia le fonti primarie raccolte, si è cercato di strutturare un’analisi
dettagliata dell’evoluzione della cooperazione in ambito spaziale in Europa,
prestando particolare attenzione allo sviluppo dell’iniziativa GMES.
È stata data quindi attenzione ai soggetti coinvolti, all’identificazione degli
utenti finali, alle difficoltà di cooperazione nell’ambito della politica di sicurezza e
difesa, nonché alle problematiche connesse alla realizzazione di una struttura di
governance e ad un modello economico efficace di lungo periodo.
L’intera analisi è stata condotta tenendo sempre in considerazione il fatto che il
Global Monitoring for Environment and Security è un’iniziativa ancora in fase di
1
Suzuki, Kazuto, Policy Logics and Institutions of European Space Collaboration, Aldershot:
Ashgate, 2002, p. 9.
9
realizzazione e, come tale, soggetto a possibili nuove evoluzioni rispetto alle quali,
al momento, non è possibile fornire una valutazione definitiva.
10
1. IL SISTEMA GMES NEL CONTESTO DELLA POLITICA SPAZIALE
EUROPEA
Nella prima parte di questo capitolo viene presentata, nelle sue linee principali,
l’iniziativa di monitoraggio globale “Global Monitoring for Environment and
Security” (GMES).
La prima sezione è riservata ad un’introduzione generale del progetto, alla
definizione della sua struttura, degli obiettivi che si propone di raggiungere e dei
soggetti che hanno scelto di prendere parte all’iniziativa. Ciascuno di questi
elementi viene poi ripreso, nel dettaglio, nel corso dei successivi capitoli.
La seconda parte riporta gli sviluppi storici, a partire dagli anni Ottanta,
dell’evoluzione e della trasformazione, sia in ambito nazionale che comunitario,
della politica spaziale in Europa.
La panoramica storica si concentra, in modo particolare, sull’approfondimento
degli eventi e delle circostanze che più hanno stimolato la nascita del progetto
GMES. Il capitolo si conclude, infine, con l’identificazione degli eventi più recenti
(2007-2008), a livello comunitario, che hanno influenzato sia la politica spaziale
in generale, che GMES in particolare.
1.1. Global Monitoring for Environment and Security
Il sistema Global Monitoring for Environment and Security (GMES) è
un’iniziativa dell’Unione Europea nata ufficialmente nel 1998 a Baveno, in Italia.
GMES è un sistema ad alto contenuto tecnologico basato sullo sviluppo e sul
coordinamento di strutture spaziali (osservazione da satellite) e in situ (centri di
monitoraggio a terra), nazionali e comunitarie, per la raccolta ed elaborazione di
dati di interesse ambientale.
2
L’iniziativa GMES s’inserisce nell’evoluzione della European Space Policy
3
confermando ancora una volta, dopo il sistema Galileo, la volontà dell’Unione
2
Sito dell’Unione Europea per GMES (Commissione Europea, DG Imprese e Industria, Space
Activities): www.gmes.info.
3
I principali documenti cui ho fatto riferimento per quanto riguarda gli obiettivi della European
Space Policy sono il Green Paper e il White Paper del 2003, nonché il recente accordo tra
11
Europea di realizzare nuove tecnologie spaziali in grado di affermarsi a livello
comunitario, nonostante la tradizionale predominanza delle politiche nazionali in
questo settore. L’implementazione di GMES, dunque, è sostenuta dagli sforzi
costanti delle istituzioni europee (con un ruolo significativo affidato alla
Commissione Europea), della European Space Agency e degli stati membri, in
collaborazione con le agenzie spaziali nazionali, che hanno deciso di prendere
parte all’iniziativa.
L’obiettivo principale di GMES è quello di fornire una soluzione europea per il
sostegno al decision-making, sia istituzionale che privato, in aree che riguardano la
tutela ambientale e la protezione dei cittadini da catastrofi naturali ed umane.
La rapidità con cui GMES fornirà molteplici informazioni, infatti, consentirà di
allertare governi e cittadini affinché siano messe in atto tutte le iniziative
necessarie per arginare i danni di un determinato evento di impatto ambientale, e
per evitare che simili circostanze si possano ripresentare in futuro.
1.1.1. Contenuti, obiettivi e soggetti dell’iniziativa GMES
Di seguito analizziamo l’evoluzione di GMES, individuando quali presupposti e
quali spinte ne abbiano facilitato la concretizzazione. La scelta di realizzare un
progetto così articolato comporta un vasto impegno a livello istituzionale, di
governance e finanziario, sia da parte degli stati membri, sia delle istituzioni
dell’Unione Europea. I fattori che hanno influenzato l’analisi e lo sviluppo di
GMES possono essere ricondotti sia a necessità nazionali che comunitarie: la
complementarietà di tali fattori rende difficile individuare una linea di confine tra i
due livelli – nazionale e sovranazionale – in termini di stimolo alla realizzazione
di GMES.
Quali sono, dunque, i presupposti e quali le esigenze che hanno portato i
governi nazionali, le agenzie spaziali nazionali, le industrie nazionali e le
istituzioni europee a sviluppare un’iniziativa comune, in ambito di monitoraggio e
osservazione spaziale? Prendiamo quindi in considerazione, in linea generale per
Commissione Europea ed Agenzia Spaziale Europea del maggio 2007 (EC-ESA Framework
Agreement).
12
svilupparli in seguito, quali elementi hanno influenzato la nascita del Global
Monitoring for Environment and Security facendo riferimento alle molteplici
pubblicazioni, a livello comunitario, che delineano gli obiettivi e le tappe di
concretizzazione dell’iniziativa
4
.
Cinque sono gli elementi principali, rintracciabili in questi documenti, in cui
l’Unione Europea viene chiamata in causa sia nella sua veste di attore
internazionale, sia nella sua posizione di coordinatore delle politiche comunitarie
nei confronti degli
stati membri e dei suoi cittadini.
Il primo obiettivo che prendiamo in considerazionef fa riferimento al contributo
che GMES si propone di dare al concetto di sviluppo sostenibile. Quella dello
sviluppo sostenibile, infatti, è una tematica sempre più presente a livello
comunitario, così come indicato anche nell’articolo 2 del Trattato di Lisbona:
L'Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo
sostenibile dell'Europa, basato su una crescita economica equilibrata e
sulla stabilità dei prezzi, su un'economia sociale di mercato fortemente
competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su
un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente.
Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico.
5
Il concetto di sviluppo sostenibile si fonda, dunque, su tre componenti –
economica, sociale ed ambientale – e si pone come obiettivo quello di soddisfare
“le esigenze attuali senza compromettere quelle delle generazioni future”
6
. In
questo senso GMES può rappresentare un grande aiuto, soprattutto in termini di
4
Il primo importante documento cui fare riferimento è il Draft Discussion Paper su GMES
preparato dal Joint Research Center della Commissione Europea in occasione del IIIrd Baveno
Group Meeting, il 6 novembre 1998. Nel documento vengono esplicitati, per la prima volta, gli
obiettivi dell’iniziativa e i mezzi per raggiungerli. In seguito prenderemo in esame anche i
documenti realizzati in occasione dei vari fora GMES, le Comunicazioni della Commissione al
Consiglio e al Parlamento Europeo, le Risoluzioni del Consiglio, nonché i documenti ESA relativi
a GMES.
5
UE, Trattato di Lisbona che modifica il trattato sull'Unione europea e il trattato che istituisce la
Comunità europea, firmato a Lisbona il 13 dicembre 2007, GU 2007/C 306/01, articolo 2,
paragrafo 3.
6
CE, Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo, Valutazione 2005
della strategia dell'UE per lo sviluppo sostenibile: bilancio iniziale e orientamenti futuri,
Bruxelles, 9 febbraio 2005, COM(2005)37 definitivo.
13
prevenzione, per garantire ai cittadini dell’Unione Europea, uno sviluppo
sostenibile di lungo periodo.
Già a partire dagli anni Ottanta, l’Unione Europea ha dedicato via via sempre
più interesse alle tematiche ambientali invitando gli stati membri, attraverso la
promozione di tale issue, ad occuparsi della questione. L’incontro di Baveno, che
designa la nascita di GMES, si tiene, infatti, nel contesto del terzo di una serie di
incontri organizzati dal Joint Research Center della Commissione Europea
dedicati alle applicazioni spaziali. Facendo leva sul tema ambientale l’UE ha
creato un presupposto per la nascita di GMES.
Il sistema GMES, infatti, considera l’impatto che la produzione industriale e lo
sviluppo economico stanno avendo sull’ambiente globale. Il tema del
cambiamento climatico si è sviluppato in modo consistente, a livello
internazionale, a partire dagli anni Novanta: la issue ha ricevuto notevole spazio
nel corso della “United Nations Conference on Environment and Development”
(UNCED) tenutasi nel 1992 a Rio de Janeiro. Nella Dichiarazione Finale della
Conferenza si afferma che gli stati sono chiamati a cooperare “in a spirit of global
partnership to conserve, protect and restore the health and integrity of the Earth's
ecosystem”
7
. La conferenza ha posto le basi per l’entrata in vigore (1994) della
“United Nations Framework Convention on Climate Change” (UNFCC) cui ha
fatto seguito un successivo rafforzamento dei contenuti di tale trattato con
l’aggiunta del Protocollo di Kyoto (1997). L’iniziativa GMES risponde alle
necessità di tutela ambientale, delineate in questi trattati internazionali, facilitando
la raccolta di informazioni preziose per lo studio delle variazioni climatiche come
ad esempio l’innalzamento delle temperature, del livello dei mari, la prevenzione
dei disastri naturali, ecc.
Un terzo obiettivo che l’implementazione dell’iniziativa GMES intende
raggiungere è più strettamente connesso al ruolo di attore internazionale
dell’Unione Europea. Sin dalla fine della Guerra Fredda, infatti, l’UE è alla ricerca
di un’autonomia in ambito spaziale tale da assicurare all’Europa “un accesso
indipendente e cost-effective allo spazio”
8
. In effetti, confrontando la spesa totale
nel settore spaziale (sia civile che militare) europeo e statunitense, possiamo
7
Report of the United Nations Conference on Environment and Development, Rio Declaration on
Environment and Development, Rio de Janeiro, 3-14 giugno 1992, principle 7.
8
ASI, Piano AeroSpaziale Nazionale, 2006-2008.
14
individuare un divario tecnologico d’ingenti proporzioni. Nel 1999, ad esempio,
gli Stati Uniti hanno investito circa 33,7 miliardi di euro nel settore spaziale (di cui
13,7 miliardi nel settore militare e 12,4 in quello civile), mentre l’Unione Europea
ne ha investiti 5,48 milioni (di cui 0,5 nel settore militare e 2,3 nel civile)
9
. Un gap
di questo genere pone, in effetti, un problema di “sostegno del sistema pubblico
europeo allo sviluppo delle industrie di alta tecnologia”
10
.
Una dimostrazione del tentativo di recuperare terreno, in termini di
competitività, è data dalla serie di accordi bilaterali e trilaterali realizzati tra i
principali paesi dell’UE, tra cui il programma di cooperazione italo-francese
ORFEO (per il coordinamento Cosmo SkyMed e Pleiades) e numerosi altri
accordi per quanto riguarda la gestione di progetti e applicazioni spaziali.
Considerata, infatti, la forza a livello spaziale di altre potenze internazionali come
gli Stati Uniti, nessun paese europeo dispone di sufficienti risorse per competere
individualmente nel mercato mondiale. Gli accordi intergovernativi tra paesi
europei sono decisivi per la formazione di un involucro di cooperazione nel
settore, affinché gli stati partecipanti possano ottenere una posizione di qualche
rilievo a livello internazionale. Come affermato da Massimo Cialente, membro del
Comitato per la Valutazione delle Scelte Scientifiche e Tecnologiche della Camera
dei Deputati (VAST), il completamento della gamma dei lanciatori europei,
rappresenta un contributo importante alla scelta di una maggiore autonomia in
ambito spaziale dell’Unione Europea.
11
Anche la scelta di procedere con un
progetto totalmente europeo nell’ambito della navigazione satellitare, quale è
Galileo, rientra negli sforzi dell’Unione Europea di giungere a sistemi autonomi
nel settore spaziale. Lo scambio di tecnologie e di know-how, nonché la possibilità
di avere accesso alle reciproche risorse, ha dato vita ad una base di collaborazione
su cui poi anche GMES si è potuto appoggiare, fornendo un supporto
fondamentale al perseguimento dell’autonomia europea nel settore spaziale.
Un altro elemento che si riferisce alla proiezione verso l’esterno delle capacità
comunitarie riguarda il rafforzamento di una politica estera europea comune
dell’Unione Europea. Oltre alla “E” di environment riferita agli obiettivi di
9
Commissione Europea, Space Industry Developments in 2000, Bruxelles, 15 giugno 2001.
10
Nones, Michele, Jean Pierre Darnis, Giovanni Gasparini e Stefano Silvestri, a cura di, La
Dimensione Spaziale della Politica Europea di Sicurezza e Difesa, IAI Quaderni n. 15, marzo
2002, p. 16.
11
Dall’Intervento introduttivo dell’Onorevole Massimo Cialente alla IX European
Interparliamentary Space Conference, 8-9 ottobre 2007, Roma, http://www.camera.it/eisc2007/.
15
interesse ambientale, infatti, l’acronimo GMES comprende anche la “S” di
security. Avremo modo, in seguito, di approfondire l’evoluzione di tale termine a
partire dall’iniziale e più “morbido” concetto di safety, fino ad arrivare a quello
attuale, più “robusto”, di security. Realizzando una corretta implementazione dei
servizi espressamente legati alla security, GMES potrebbe fornire un supporto a
livello d’informazioni e dati, utilizzabile nel contesto della Politica Estera di
Sicurezza Comune (PESC) e, in taluni casi, anche per sostenere iniziative in
ambito di Politica Europea di Sicurezza e Difesa (PESD). Il successo a livello
operativo dell’iniziativa GMES, in questo settore, rappresenterebbe un prezioso
precedente in vista della comunitarizzazione di altre issues, rendendo meno
intergovernativo l’ambito PESD, settore in cui tradizionalmente gli stati faticano a
cedere la loro sovranità nazionale.
Il quinto ed ultimo elemento che prendiamo in considerazione fa riferimento
allo sviluppo di un nuovo concetto di sicurezza e di una nuova “strategic culture”
per l’Unione Europea. Questo aspetto richiede un utilizzo sempre maggiore di
approcci integrati: l’evoluzione del nuovo concetto di sicurezza necessita di essere
accompagnata da un corrispondente progresso tecnologico. Per questo motivo la
realizzazione di sistemi spaziali, come quelli contenuti nell’iniziativa GMES,
rappresenta un passo importante verso una “technological security” in grado di
offrire soluzioni versatili a livello comunitario.
Gli obiettivi esplicitati si sono strutturati nel tempo sia a partire da esigenze
interne agli stati membri, sia da esigenze di carattere più comunitario. Un costante
confronto tra gli stati europei e, in particolare, tra gli stati con una tradizione
spaziale particolarmente forte (sostanzialmente Francia, Italia, Germania e Gran
Bretagna), ha portato all’individuazione di alcuni elementi centrali dell’iniziativa
che guardano al contempo sia all’interno dell’Unione che verso l’esterno, nel
dialogo con gli altri attori internazionali. Il sistema GMES si propone, quindi, di
realizzare obiettivi di lungo periodo, che avranno ricadute continuative e
prolungate nel tempo e che richiedono, per questo motivo, un sistema la cui
sostenibilità possa essere garantita a lungo termine.
La complessità dell’iniziativa Global Monitoring for Environment and Security
è data anche dalla presenza di numerosi attori, nazionali e sovranazionali, politici e
non politici, che interagendo tra loro plasmano lo sviluppo di GMES.
A livello nazionale possiamo individuare tre gruppi di attori rilevanti: gli stati
16
partecipanti al progetto (in qualità di aderenti al programma opzionale dell’ESA
per GMES), le loro agenzie spaziali nazionali e le loro industrie aerospaziali. A
livello comunitario, invece, l’attore istituzionale più rilevante per quanto riguarda
il coordinamento e la gestione di GMES è la Commissione Europea, cui si
aggiungono le strutture create appositamente per GMES entro la Direzione
Generale Imprese e Industria (GMES Bureau e GMES Advisory Council). Un
attore non meno importante da considerare è rappresentato dall’Agenzia Spaziale
Europea (e in particolare dal suo centro per l’Osservazione della Terra che si
occupa del coordinamento dei diversi elementi di GMES), che costituisce un
ulteriore canale di comunicazione tra stati membri ed Unione Europea.
Nel momento in cui GMES diverrà operativo altri attori entreranno in gioco.
Tra questi avremo probabilmente alcuni degli stati membri dell’UE co-finanziatori
dei Programmi Quadro dell’Unione Europea (che chiederanno di partecipare a
GMES sia come utilizzatori, sia mettendo a disposizione le loro strutture in situ).
Con tutta probabilità, anche se non è ancora stato chiarito ufficialmente il suo
ruolo, sarà coinvolto nella gestione di GMES anche il Centro Satellitare Europeo
(EUSC) come centro di raccolta ed elaborazione dati. La parte più rilevante la
giocheranno, infine, gli utenti finali nel loro complesso. Anche se al momento non
esiste una lista di utenti definitiva, possiamo comunque identificare due diverse
categorie di servizi rivolte a due tipologie di utenza: Core Services e Downstream
Services.
Nel caso dei Core Services si tratta di provvedere alla creazione materiale di
strutture ausiliarie necessarie affinché il sistema possa divenire operativo e possa
fornire poi servizi più mirati definiti Downstream Services. I Core Services
previsti da GMES sono cinque: di questi tre sono già operativi, uno è in fase di
approvazione (fine 2008) e un altro è in studio (si tratta del servizio dedicato alla
sicurezza). I Downstream Services, invece, sono moltissimi e saranno
probabilmente destinati sia ad utenti pubblici che privati, con modalità ancora non
esplicitate. Nell’area dedicata allo Spazio, nel Settimo Programma Quadro, sono
stati aperti svariati bandi affinché centri di ricerca, industrie ed esperti
identifichino i potenziali utenti finali dell’iniziativa, sia pubblici che privati.
Già ora però possiamo avere un’idea di alcuni possibili utenti “sicuri” di
GMES. Tra gli utilizzatori a livello europeo possiamo includere, ad esempio, il
Consiglio dell’Unione Europea e il Centro Satellitare Europeo di Torrejon
17
(EUSC), svariate agenzie comunitarie, nonché la European Civil Protection. A
livello nazionale, considerando ad esempio l’Italia, i soggetti che fino ad ora si
sono mostrati interessati ai servizi di GMES sono l’Unità di Crisi del Ministero
degli Affari Esteri, il Ministero della Difesa, la Guardia Costiera, la
Confederazione Italiana degli Armatori (Confitarma), la Protezione Civile
Nazionale, e molti altri.
Gli attori citati interagiscono continuamente nel processo di realizzazione di
GMES. In effetti, non è pensabile identificare un unico soggetto da cui sia
scaturita l’idea dell’iniziativa, così come non è possibile indicare in senso assoluto
un’unica direzione, sia essa nazionale o comunitaria, che abbia fornito l’input
iniziale a GMES. Certamente l’iniziativa nasce dall’esigenza comune di stati con
una tradizione di politica e industria spaziale forti (quali Francia, Germania, Italia
e Gran Bretagna). D’altro canto è vero anche che tale esigenza sarebbe rimasta
insoddisfatta se l’Unione Europea non avesse incluso GMES tra le proprie priorità.
La Commissione Europea ha scelto di sostenere lo sviluppo dell’iniziativa dato
che, specie negli ultimi vent’anni, si è reso necessario affrontare concretamente il
problema del cambiamento climatico e soddisfare la necessità di una politica
spaziale autonoma comunitaria. Se è vero, dunque, che gli stati si sono impegnati a
fornire un input di tipo tecnologico all’iniziativa, è altrettanto vero che tale input
non avrebbe portato alla formazione di un progetto così articolato se la
Commissione non si fosse accollata la gestione e il coordinamento del progetto,
nonché gli ingenti oneri finanziari necessari alla sua realizzazione.
Al momento sembra che l’evoluzione di GMES si trovi in una fase di stallo le
cui motivazioni sono molteplici. Sicuramente questa è la fase più critica del
progetto dato che la componente spaziale è quasi conclusa e per procedere è
necessaria una spinta di tipo politico di cui gli stati, però, sembrano mancare. Se
l’iniziativa non riuscirà a raccogliere nuova volontà politica da parte degli stati
membri si avrà un punto critico nel processo di “comunitarizzazione” di GMES.
L’esito sarebbe un servizio di cui usufruirebbero, in sostanza, solamente gli stati
partecipanti al programma ESA e pochi altri, particolarmente interessati. Una
soluzione di questo tipo sarebbe però lontana dagli obiettivi che la Commissione
Europea si è posta quanto alle capacità di GMES di offrire servizi equamente
distribuiti a tutti i cittadini dell’Unione Europea.