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ex comune autonomo e la mai definitiva integrazione con il
resto della città, di cui costituisce una sorta di “ponte” tra
centro e provincia.
Uno degli eventi a cui è legata la storia del quartiere è
il bombardamento subito dagli alleati durante la seconda
guerra mondiale, che ha di fatto dato il via a quelli che
sono stati per San Pietro i cambiamenti più importanti sotto
tutti i punti di vista, e che può essere considerato come una
sorta di spartiacque tra il “vecchio” e quello che comincerà
ad essere il “nuovo” quartiere, che vede tra gli avvenimenti
fondamentali dal punto di vista socio – economico il
passaggio da una economia agricola ad una artigianale
negli anni ‘50/’60. Il terremoto del 1980 completerà una
forzata opera di ricostruzione (per certi versi definitiva) che
darà al quartiere una nuova immagine, caratterizzata
fortemente anche dalla presenza dell’aeroporto di
Capodichino che sin dalla sua comparsa nel 1816
5
condizionerà non poco lo sviluppo dello spazio urbano del
quartiere.
Attraverso i registri degli atti matrimoniali sia della
circoscrizione del quartiere che della Parrocchia di San
Pietro Apostolo ho avuto la possibilità di ricostruire le
principali attività del quartiere divise in cinque quinquenni
del ‘900, vale a dire gli anni precedenti il primo conflitto
mondiale, poi quelli che portano alla grande guerra, gli
anni del secondo dopoguerra ed infine gli anni ’70. Dati
che permettono di rilevare tutti i cambiamenti avvenuti
nello spazio sociale del quartiere.
Di fondamentale importanza sono state le interviste
realizzate a quattro abitanti del quartiere, testimonianze che
oltre a tenere viva la memoria di certi avvenimenti,
mostrano, soprattutto quella che chiude questo lavoro,
come gli abitanti di San Pietro hanno vissuto il quartiere,
restando ancorati alla sua natura di paese e vedendo nello
6
sviluppo degli anni ’80 quasi una piaga per il loro
territorio.
La storiografia su San Pietro a Patierno è molto
“povera”, le uniche fonti di rilievo sono date dai già citati
archivi comunali e parrocchiali, per ovviare a tale
mancanza mi sono avvalso soprattutto degli studi del prof.
Antonio Esposito (esperto di storia di San Pietro, autore di
due libri sul quartiere) e dei racconti degli intervistati.
In appendice ho riportato due delle interviste
realizzate e alcune tabelle riassuntive relative al censimento
della popolazione del 2001 che danno un quadro di quello
che sono le caratteristiche del quartiere oggi.
7
Ringraziamenti
Un sentito ringraziamento va alla prof.ssa Gabriella
Gribaudi per la professionalità dimostratami in questi anni
in cui ho avuto modo di conoscerla seguendo i suoi corsi,
per l’onore che mi ha concesso includendo un mio
precedente lavoro, da cui prende spunto questa relazione,
nel suo libro “Guerra totale” e per la pazienza con cui mi
ha seguito nella stesura di queste pagine.
Un grazie va al prof. Antonio Esposito per essere
stato, con il suo lavoro su San Pietro, una continua fonte di
ispirazione e per avermi messo a disposizione le sue fonti
oltre che la sua testimonianza.
Un infinito grazie va a mia nonna Giuseppina
Simonetti e al dott. Antonio Coppola per la loro preziosa
testimonianza sul 4 aprile.
Un grazie va a Dario e a tutti i colleghi del “Solunina
Staff” con i quali ho condiviso la mia esperienza
universitaria e lo stupendo progetto del nostro forum.
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Voglio ringraziare ancora, don Franco Esposito, don
Alessandro Overa e il prof. Andrea Campese, che forse
senza accorgersene, sono state delle figure importanti nel
mio processo di crescita. I primi due per “aver lasciato
sempre aperta la loro porta” e l’ultimo per avermi
insegnato che “c’è sempre uno stupore che ci salverà”.
Consentitemi infine di ringraziare le persone più
importanti della mia vita.
I miei genitori Antonio e Cristina, senza i quali non
sarei ciò che sono oggi e ai quali devo tutta la mia vita.
I miei fratelli e sorelle, Giusy, Eduardo, Maria,
Pierpaolo e Salvatore, ai quali ogni giorno cerco di
assomigliare un po’ di più.
La “mia” Lina, con la quale voglio condividere per
sempre la mia quotidianità. Non smetterò mai di ringraziare
Dio per averla messa sulla mia strada.
9
A mio zio Pierino
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CENNI STORICI:
DALLE ORIGINI AGLI ANNI ‘40
E’ nel primo medioevo che vanno ricercate le origini
dell’antico casale che poi sarà San Pietro a Patierno. Nello
sforzo di dare maggiore lustro alle origini della Chiesa
Napoletana, nell’alto medioevo si diffuse la tradizione
secondo la quale l’Apostolo Pietro fosse venuto per ben
due volte a Napoli, la seconda volta percorrendo anche
l’antica via romana Atellana che secondo Bartolomeo
Capasso nel suo ultimo tratto attraversava anche il
territorio di San Pietro. “E. S. Petro ad Paternum clivum
discendendo per viam trasversam, ad urbem deveniabatur
in loco extra portam Capuanam Duliolum dicto”1.
A consolidamento di tale tradizione furono innalzate
chiese lungo il percorso dedicate all’apostolo, tra cui quella
di San Pietro nel territorio, precedentemente denominato
semplicemente “Paternum”, attorno alla quale si andrà a
1
“da San Pietro a Patierno, scendendo il Clivio per la Via Transversa si giungeva in città e precisamente
nel luogo fuori la Porta Capuana, chiamato Bugliolo (Poggio Reale)” –
B. Capasso, Monumenta ad Neaplitani Ducatus Historiam pertinentia, Napoli 1885, vol.II/2 pag. 177
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formare “quell’aggregazione compatta di case che
costituirà il casale omonimo”2.
Il casale inizia a svilupparsi in epoca ducale a partire
dal 568, alcuni documenti che vanno dal 970 ai primi anni
dopo il 1000 ci dicono chiaramente come era diviso il
territorio.
Il primo dei tanti documenti rinvenuti da Capasso è datato
11 novembre dell’anno 932 VI indizione dell’Impero di
Costantino VIII.3
Il territorio di S. Pietro a Patierno, zona di campi
fertilissimi, faceva parte integrante di quella vasta pianura
chiamata “Liburia”, circondata dal fiume Clanio a nord, dal
monte di Cancello sopra Suessola, ad oriente dall’agro
Nolano, ad occidente del mar Tirreno e a sud dall’agro
napoletano e cumano.4
2
G. Galasso, L’altra europa ,Milano 1982
3
B. Capasso, Regesta 22, pagg. 30/31
4
A. Esposito, “S. Pietro a Patierno – Antico casale napoletano – Origine ed evoluzione”, ed.
Centro Studi “L’idea”, Napoli 1994
12
Nel 1742 il casale di San Pietro a Patierno era così
suddiviso: Piazza del Pontone del Casale (con 27 famiglie)
corrispondente all’attuale piazza Guarino; Piazza della
Croce (27 famiglie) l’attuale Via Dietro la Croce; Piazza
della Beatissima Vergine delle Grazie (28 famiglie)
corrispondente alla Via Tramwaj (che sarà poi Viale IV
Aprile); Piazza della Luce (154 famiglie) che corrisponde
all’attuale Via Principe di Napoli. Attorno a queste quattro
piazze ruota la maggioranza del nucleo abitativo di S.
Pietro a Patierno, che si completa con gli abitanti delle
numerose masserie sorte verso la meta del 1600 e
sviluppatesi lungo tutto il secolo successivo.
Tra il 1742 e il 1796 gli abitanti del casale secondo i
dati dello storico Giustiniani sono 2500 “tutti addetti
all’agricoltura o alla negoziazione”5
Con l’avvento della dominazione francese, durante il regno
di Gioacchino Murat cominciano le espropriazioni dei
5
L. Giustiniani, Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli, Napoli 1795 pag. 309
13
terreni agricoli, per la realizzazione di un’opera, il Campo
di Marte (che sarà poi l’aeroporto di Capodichino), che da
il via ai primi cambiamenti importanti nello spazio sociale
e urbano del quartiere. A seguito delle espropriazioni di
migliaia di moggia di terra, oltre che degli abbattimenti di
case e alberi, si rilevano importanti cambiamenti
nell’economia di San Pietro; il numero dei lavoratori passa
da 1300 nel 1810 a 1190 nell’anno successivo per
diminuire ancora nel 1812 (1163) e nel 1813 (1143); 6 si
registrano anche le prime forti emigrazioni dal casale, (i
dati parlano di 365 emigrati nel 1811, nessuno nell’anno
precedente).
Passando agli inizi del ‘900, dai dati della ricerca
effettuata nei registri degli atti matrimoniali della
Circoscrizione sui mestieri più frequenti, vediamo che nel
quinquennio che porta alla prima guerra mondiale (dal
1911 al 1915) su un campione di 158 uomini 50 sono
6
A. Esposito, op. cit. pag. 85
14
calzolai (quasi il 32%), 22 gli addetti del settore agricolo
(14%), tra coloni, contadini, vaccai e braccianti, 12 gli altri
artigiani (tra i quali anche 2 falegnami, 2 fabbri, 2 orefici e
1 vetraio) 6 i negozianti (1 gioielliere, 2 fruttivendoli, 2
macellai, 1 vinaio). Un’ alta percentuale si registra anche
tra la categoria degli addetti ai servizi (14,5%) che
comprende 1 barbiere, 1 parrucchiere, 1 scaricante, 9
carrettieri, 1 usciere, 1 cocchiere, 1 letterista. Bassa è
invece la presenza di operai (solo il 4%) e di impiegati
(3,2%).
Agli inizi del novecento si era già registrato un calo
del numero dei lavoratori del settore agricolo; da questo
campione si può facilmente rilevare che l’agricoltura non è
più la principale attività del quartiere a conferma del fatto
che i continui espropri hanno causato un abbandono forzato
di questa attività, rimpiazzata da quella del calzolaio che
sarà per molti anni il motore dell’economia di San Pietro.