2
E, proprio perché studentessa di economia, il
lavoro si incentra soprattutto su un’analisi
economica del sistema della corruzione,
tralasciandone gli aspetti prettamente socio-
politologici e giuridici.
3
INTRODUZIONE
Il fenomeno della corruzione, sebbene abbia profonde implicazioni
economiche, è stato per lungo tempo poco studiato dagli economisti.
Lo scopo di questo lavoro è quello di illustrare alcune tra le più
significative analisi economiche sull’argomento.
A tal fine, sono stati analizzati alcuni modelli teorici relativi a quella
che in letteratura viene definita “economia della corruzione”, partendo
dai primi studi sull’argomento compiuti da Susan Rose-Ackerman
dalla seconda metà degli anni settanta.
Con l’espressione “economia della corruzione” si intende, appunto, lo
studio di tale fenomeno mediante gli strumenti propri dell’economia.
Nello specifico, è stato analizzato il comportamento corrotto di agenti
razionali, le ipotesi sotto le quali tale comportamento viene posto in
essere dai soggetti, e le conseguenze che da esso derivano sia
all’interno, sia all’esterno dell’organizzazione in cui questi agenti
operano.
In particolare, mi sono occupata delle implicazioni economiche della
corruzione a livello micro e macro economico. È stato analizzato,
infatti, il comportamento dei singoli individui che, a vario titolo,
partecipano allo scambio corrotto. A tal fine è stato utilizzato il
modello teorico Principale-Agente, che si è dimostrato essere un utile
strumento di analisi negli studi economici sulla corruzione. A livello
macroeconomico, invece, sono state analizzate le conseguenze
generate dalla corruzione sul sistema economico, con particolare
enfasi sugli effetti della corruzione nel settore pubblico (ossia,
4
corruzione politica e burocratica). Inoltre, è stato fatto un breve cenno
ai rapporti che intercorrono tra corruzione, povertà e sviluppo
economico.
Infine, sono state descritte alcune politiche di contrasto al fenomeno
elaborate dalla teoria economica.
La tesi è articolata in quattro capitoli.
Nel primo capitolo, viene analizzato il cosiddetto “problema
economico della corruzione”, indagando le motivazioni che hanno
spinto gli economisti (tra l’altro solo di recente) ad occuparsi del
fenomeno della corruzione.
In particolare, viene presentata la teoria dell’agenzia quale modello
teorico utilizzato in gran parte degli studi economici sulla corruzione.
L’attenzione è stata concentrata poi sulla corruzione in ambito
pubblico; infatti, è stata analizzata la relazione che intercorre tra i
fallimenti - del Mercato e dello Stato - con il manifestarsi di fenomeni
di corruzione.
Infine è stato descritto brevemente il meccanismo di funzionamento
della corruzione e sono state fornite alcune definizioni di attività
corrotte.
Il secondo capitolo rappresenta un po’ il fulcro del discorso, in quanto
in esso vengono presi in rassegna due dei principali approcci teorici
elaborati dagli economisti in materia di corruzione, ossia la teoria
delle aste e il rapporto di agenzia. La prima in quanto è considerata
come un modello teorico particolarmente adatto nel contrastare i
comportamenti sleali degli agenti e a ridurre il rischio che questi
5
prendano parte ad attività corrotte. È tuttavia interessante vedere
come, calandole nel mondo reale, queste conclusioni siano
completamente rigettate e l’utilizzo delle aste finisca col
rappresentare, paradossalmente, un meccanismo di diffusione della
corruzione, soprattutto nell’ambito delle transazioni del settore
pubblico.
Il modello dell’ agenzia si configura come un rapporto tra un
Principale ed un Agente, in cui il secondo è chiamato a svolgere una
qualche attività per conto del primo. È stato osservato come nel
modello delineato la corruzione rappresenta una deviazione
intenzionale del comportamento dell’agente che, colludendo con un
soggetto terzo esterno al rapporto, finisce con l’anteporre i propri
interessi a quelli del principale.
Nel terzo capitolo l’attenzione è stata spostata verso uno dei temi più
dibattuti negli studi sulla corruzione, ossia le conseguenze che tale
fenomeno produce su sistema economico. È stato dimostrato che
mentre dagli studi teorici sull’argomento non sono stati ottenuti
risultati univoci, l’evidenza empirica ha ampiamente dimostrato come
la corruzione rappresenti un forte limite alla crescita economica e sia
fonte di inefficienze e ritardi, in particolare nei paesi in via di
sviluppo.
Dal punto di vista teorico mi sono concentrata essenzialmente sul
rapporto che intercorre tra corruzione e modelli di gestione delle code,
in quanto queste ultime rappresentano un meccanismo allocativo
molto diffuso, in particolare nel settore pubblico, e si prestano ad
essere utilizzati per discutere il problema dell’efficienza della
corruzione. A tal proposito è stato osservato come numerosi modelli
6
analitici considerano la corruzione come uno strumento efficace nel
ridurre i tempi di attesa, velocizzando la gestione della coda. Tuttavia
si cercherà di dimostrare come questo risultato non sia sempre valido.
Inoltre, viene analizzata la corruzione nel settore pubblico,
identificando sia le principali situazioni in cui i privati tentano di
influenzare a proprio vantaggio l’esercizio del potere pubblico di cui
godono politici e burocrati, sia gli effetti di breve e medio-lungo
termine della corruzione pubblica.
La parte finale del capitolo è dedicata agli studi condotti dalla
Transparency International, l’unica organizzazione non governativa
e senza scopo di lucro, che si autodefinisce come la “ coalizione
contro la corruzione. In particolare viene presentato il rapporto sulla
corruzione (relativo all’anno 2003) che la Transparency International
pubblica annualmente, mediante il calcolo del CIP (Corruption
Perception Index), indice che misura il grado di percezione della
corruzione pubblica da parte di uomini d’affare, analisti politici ed
economisti.
Infine, nel quarto capitolo sono state descritte alcune politiche anti-
corruzione.
In particolare, sono stati esaminati dapprima i suggerimenti proposti
dalla teoria economica relativamente alle possibili soluzioni
prospettate per risolvere il problema dell’Agenzia, ossia l’utilizzo di
contratti incentivanti o sanzionatori; successivamente è stato illustrato
il modello teorico del decentramento che secondo parte degli
economisti può rappresentare un utile strumento nella lotta alla
corruzione. Infine, mi sono occupata del problema “morale” della
7
corruzione e del ruolo deterrente dei codici di condotta, strumenti
questi ultimi che svolgono compiti di guida e di controllo e il cui
obiettivo finale è quello di migliorare il clima etico di una istituzione,
di salvaguardarne la reputazione e di incrementare la fiducia nei suoi
confronti da parte dei cittadini, utenti e clienti.
Il lavoro si conclude con alcune osservazioni finali.
8
CAPITOLO 1
CORRUZIONE ED ECONOMIA
1.1 IL PROBLEMA ECONOMICO DELLA CORRUZIONE
Il fenomeno della corruzione, sebbene abbia profonde implicazioni
economiche, è stato per lungo tempo poco studiato dagli economisti.
Le prime analisi economiche sulla corruzione risalgono al 1975 e sono
frutto di un articolo scritto da Susan Rose-Ackerman dal titolo: “The
Economics of Corruption”
1
.Ella poté utilizzare nei suoi studi l’analisi
sull’ “economia del crimine” che vede in Gary S. Becker
2
l’esponente principale.
Le ragioni per cui gli economisti si sono occupati di questo tema solo
di recente sono diverse:
Innanzitutto, la corruzione costituisce un problema “morale” e
“giuridico” e come tale, forse, poco interessante per gli economisti
3
.
1
Rose-Ackerman S. (1975), The economics of Corruption, in « Journal of Public Economics »,
n. 4, pp. 187-203
2
Becker G. (1968), Crime and Punishment: An Economic Approach, in « Journal of Political
Economy », n 76, pp. 169-217
3
Franzini M. (1993), La corruzione con problema di Agenzia, in « Teoria economica e analisi
delle istituzioni »
9
Inoltre in base al “meccanismo” della “mano invisibile”
4
per il buon
funzionamento del sistema economico, le virtù morali sono
considerate addirittura superflue; sotto quest’ipotesi, le istituzioni
sarebbero in grado di funzionare perfettamente, in modo autonomo
5
.
Inoltre, la corruzione rappresenta un punto di incontro tra varie
discipline e spesso, nel mondo reale, la corruzione economica si
confonde con quella politica, quindi diventa difficile fare un’analisi
prettamente economica del fenomeno
6
.
Ancora, è difficile ottenere delle osservazioni affidabili sul fenomeno,
sia a causa della sua illegalità, sia per gli innumerevoli fattori
coinvolti e ciò implica che è altrettanto difficile formulare delle teorie
sulla corruzione che siano valide se le osservazioni di partenza non
sempre sono affidabili.
Infine, poiché la corruzione si presenta in situazioni, luoghi e sotto
ipotesi molto diversi tra loro, è difficile effettuarne un’analisi
microeconomica generale e nel contempo giungere a dei risultati che
conservino la loro validità al variare delle ipotesi iniziali.
In seguito all’analisi pionieristica condotta da S. Rose-Ackerman, altri
economisti si sono interessati al problema della corruzione che si è
4
Il meccanismo della “mano invisibile” è stato elaborato nel 1776 da Smith A., spesso considerato
il fondatore dell’economia moderna. Nella sua opera, La ricchezza delle Nazioni, egli sostiene che,
grazie al meccanismo della concorrenza gli individui, nel perseguire il proprio interesse,
perseguissero anche – come per mezzo di una mano invisibile – l’interesse pubblico: “…egli mira
solo al proprio guadagno ed è condotto da una mano invisibile, in questo come in molti altri casi,
a perseguire un fine che non rientra nelle sue intenzioni. Né il fatto che tale fine non rientri nelle
sue intenzioni è sempre un danno per la società. Perseguendo il proprio interesse, egli spesso
persegue quello della societàin modo più efficace di quanto intende effettivamente perseguirlo”
[Smith A. (1937), The Wealth of Nations].
Cfr. : Stiglitz J. E. (1989), Economia del settore pubblico, pag. 105
5
Cfr. Franzini M. (1993), La corruzione come problema di Agenzia, in « Teoria economica e
analisi delle istituzioni » , pag. 121
6
Adving J. C. (1991), The economics of corruption: A survey, in « Studi economici », n. 43,
pp. 57- 94
10
dimostrato essere un argomento di notevole interesse per la teoria
economica
7
.
La principale idea analitica degli studi economici sulla corruzione è
stata quella di cercare un metodo in grado di specificare situazioni
tipizzate in base alle quali agenti razionali sono propensi a scegliere
di prendere parte ad attività corrotte.
In particolare, la letteratura economica si è preoccupata di:
ξ Delineare un modello idoneo allo studio di una classe molto
ampia di casi di corruzione;
ξ Indagare il comportamento degli agenti economici le cui scelte
sono guidate sia dalla razionalità economica
8
, che dal loro
grado di opportunismo e di avversione o propensione al rischio,
nonché dai “costi morali” che devono sopportare qualora
decidano di prendere parte ad attività corrotte;
ξ Individuare il genere di conseguenze che la corruzione ha sul
livello di sviluppo del sistema economico e, in particolare sul
grado di benessere generale della società
9
;
7
Adving afferma che: “l’interesse degli economisti verso la corruzione fu dovuto alla
preoccupazione per lo sviluppo economico che intorno agli anni 50-60 stava colpendo molti stati.”
[ Cfr. Adving, J. C. (1991), The economics of corruption: A survey, in « Studi economici » n. 43,
pp. 57-94]
8
“Sul piano teorico, la … visone dell’uomo che decide… in funzione del proprio interesse privato
è sintetizzata dal concetto del cosiddetto homo oeconomicus il cui comportamento è guidato da un
egoismo utilitarista con il quale, di regola, viene fatta coincidere l’idea di razionalità
economica. “ [Campiglio L., (2002), in « Tredici idee per ragionare di economia », pag. 51]
9
Il problema della corruzione costituisce il punto chiave di numerosissimi studi economici su
questo fenomeno. Tra questi studi citiamo:
Adving, J. C. (1991), The economics of corruption: A survey, in « Studi economici », n.
43;
Alam M.S. (1990), Some economic Costs of Corruption in LDCs, in « Journal of
Development Studies», n. 27, pp. 89-97;
11
ξ Relativamente all’apparato amministrativo (nel quale la
corruzione è un fenomeno notevolmente esteso), verificare se la
corruzione sia dannosa o meno in termini di efficienza e di
efficacia nel grado raggiungimento degli obiettivi individuati
dal policy maker.
Il metodo più “nuovo” utilizzato dalla teoria economica
nell’affrontare il problema della corruzione consiste nell’utilizzo del
modello teorico del Rapporto di Agenzia
10
.
Il rapporto di Agenzia può essere descritto in modo molto sintetico
11
come un contratto tra due soggetti: il Principale e l’Agente in base al
quale l’Agente si impegna a compiere un’attività per conto del
Principale.
Questo semplicissimo modello economico può essere utilizzato per
spiegare tutta una serie di rapporti economico-sociali tra gli individui,
ed è il modello sul quale si basa il prosieguo di questo lavoro.
10
Cfr. Balducci R. – Candela G. – Scorcu A. (2001), in « Introduzione alla Politica Economica»,
pag. 331
11
Per una spiegazione più puntuale e dettagliata del contratto di agenzia si rinvia Cap. 2, Par.2.2
12
1.2 CORRUZIONE E FALLIMENTI DELLO STATO E DEL
MERCATO
Per corruzione possiamo intendere uno “scambio fra un atto di potere
e una prestazione di danaro (o di altra utilità) ”
12
, scambio ovviamente
illecito, in quanto il denaro è utilizzato per attività che comportano
una deviazione nell’esercizio di un potere.
Le operazioni corrotte si verificano dunque tra un membro di
un’organizzazione, solitamente su base gerarchica, e un agente esterno
ad essa.
Da una tale definizione discende che la corruzione può annidarsi in
ogni contesto sociale nel quale esista un soggetto che detiene un
potere (impartitogli da un soggetto terzo) che può gestire in maniera
deviata, in modo da ottenere un qualche rendimento economico o da
favorire interessi personali.
Ne deriva che la corruzione è un fenomeno che pervade non soltanto
la sfera pubblica, ma anche i rapporti economici tra soggetti privati
(imprenditori, manager, liberi professionisti, giornalisti, sindacalisti,
case farmaceutiche
13
, ecc)
Tuttavia alla corruzione nel settore pubblico (e politico) viene data
un’enfasi particolare, a mio avviso, per varie ragioni: primo perché
spesso essa coinvolge personaggi di un certo calibro; secondo perché
è un fenomeno che, anche indirettamente, colpisce gli interessi
12
Contento G., nella prefazione a « Il sistema della corruzione », di Caferra V. M.
13
Basti pensare ai recenti scandali che hanno coinvolto alcune note case farmaceutiche che
offrivano “regalie” ai medici in cambio di prescrizioni dei propri farmaci
13
dell’intera società civile; terzo in quanto lede l’immagine di
imparzialità e di giustizia che dovrebbero essere valori portanti per chi
è chiamato a gestire, ai vari livelli, la “cosa pubblica”.
Proprio per questi motivi l’analisi seguente farà riferimento alla sola
corruzione del settore pubblico. Nello specifico, mi occuperò del
fenomeno della corruzione relativa sia ai Fallimenti dello Stato, che ai
Fallimenti del mercato
14
; può accadere, infatti, che le autorità
pubbliche, nel cercare di rimediare ai fallimenti del mercato,
incorrano in pratiche corrotte
15
.
Lo Stato, come è noto, per sopperire alle carenze del mercato
interviene in vari modi nel sistema economico. In particolare, in vista
della massimizzazione del benessere, l’intervento dello Stato può
essere volto a correggere quelli che sono definiti i fallimenti del
mercato (che si verificano ogniqualvolta il sistema economico non è
in grado, autonomamente, di raggiungere condizioni di equilibrio
Pareto-efficienti)
16
.
14
In totale vi sono ipotesi di fallimenti del mercato, sei delle quali sono relative a circostanze nella
quali il mercato può non essere efficiente in senso paretiano; due invece, riguardano situazioni in
cui l’intervento pubblico può essere giustificato anche se l’economia è efficiente. [Cfr. : Stiglitz J.
E. (1989), « Economia del settore pubblico », pp. 4 - 6 ].
15
Il problema dei Fallimenti Pubblici è divenuto un importante centro di analisi per gli studiosi
soprattutto a partire dagli anni ’70. Essenzialmente sono quattro i motivi che possono spiegare i
fallimenti del settore pubblico: il primo è legato al fatto che spesso le conseguenze dell’intervento
pubblico sono difficili da prevedere; il secondo motivo è che il settore pubblico è in grado di
esercitare un controllo limitato sulle conseguenze derivanti dalle sue azioni; il terzo motivo è
legato al controllo limitato che i politici possono effettuare in merito all’attuazione dei loro
programmi; il quarto ed ultimo motivo riguarda le caratteristiche del processo politico, che a volte
fanno si che chi è stato eletto per servire la collettività sia incentivato ad agire in favore di alcuni
gruppi di pressione. [Cfr. : Stiglitz J. E. (1989), « Economia del settore pubblico », pp. 4 - 6 ].
Quest’ultimo punto è di fondamentale importanza nello studio della corruzione del settore
pubblico, in generale e della corruzione politica, in particolare
16
Per equilibrio Pareto-efficiente si intende una situazione in cui non è possibile migliorare la
soddisfazione di un individuo senza peggiorare la situazione di almeno un altro soggetto
(definizione nota come: ottimo paretiano). Secondo il Teorema fondamentale della non
decentralizzabilità, formulato da Greenwald B. e Stiglitz J., non è possibile raggiunge allocazioni
efficienti da parte del mercato, senza l’intervento dello Stato, se non sotto particolari e limitate
14
Tuttavia, similmente al mercato, anche dall’azione dello Stato
possono emergere fallimenti
17
, che in alcuni casi, sono simili a quelli
del mercato: informazione imperfetta, mercati incompleti.
Analizziamo ora quattro ipotesi di fallimenti che hanno delle
connessioni più o meno evidenti con il meccanismo della corruzione:
ξ le asimmetrie informative
18
e i comportamenti inefficienti, per
quanto riguarda i fallimenti dell’economia pubblica;
ξ i monopoli naturali e i beni comuni, per quanto riguarda i
fallimenti del mercato.
1.2.1 Asimmetrie informative
Tra i fallimenti dello Stato, uno dei più rilevanti è legato al problema
della disponibilità di informazioni
19
.
L’asimmetria informativa si verifica quando due agenti, che
partecipano ad uno scambio, non hanno a disposizione lo stesso set di
informazioni.Questa forma di fallimento è rinvenibile ogniqualvolta ci
troviamo di fronte a una relazione di Agenzia che s’instaura tra due
soggetti:
ipotesi [ Cfr. Balducci R.- Candela G.- Scorci A. E. (2001), in « Introduzione alla Politica
economica », pag. 264 ]
17
“ La scelta tra mercato e stato non è una scelta tra perfezione e imperfezione, ma tra livelli e
tipi di imperfezioni, tra livelli e tipi di fallimento.” [ Wolf C. (1995), in « Mercato e Stato »,
pag. 88]
18
Le asimmetrie informative costituiscono una questione di rilevanza notevole nell’ambito della
teoria economica relativa al fenomeno della corruzione. Esse sono in stretta connessione con la
Teoria dell’Agenzia, che sarà utilizzata nel presente lavoro.
19
E’ importante ricordare che, oltre al problema dell’asimmetria informativa, il rapporto di
Agenzia si caratterizza altresì per l’incompletezza dei contratti, fonte principale dei comportamenti
illeciti da parte degli Agenti. L’incompletezza contrattuale si traduce infatti in un uso deviato del
potere da parte dell’Agente. [Cfr. Belligni S. (1999), in « Corruzione, malcostume amministrativo
e strategie etiche » ]
15
¾ Il Principale, che è colui che possiede il quantitativo minore di
informazioni;
¾ L’Agente, che ha a disposizione il set informativo maggiore.
Il vantaggio informativo di cui gode l’Agente può riguardare sia la
fase di definizione ed esecuzione delle procedure ( ossia il modo in
cui svolge i suoi compiti), sia i risultati che scaturiscono dalla sua
azione.
Il problema dell’asimmetria informativa è dunque un elemento
connaturato al rapporto di Agenzia e può verificarsi in due momenti
diversi:
ξ quando l’asimmetria informativa precede la stesura del
contratto (di agenzia), si parla di Selezione avversa;
ξ quando l’asimmetria informativa si verifica in un momento
successivo alla stesura del contratto, si parla di Azzardo morale.
Secondo Stigliz, mentre nell’ipotesi di selezione avversa l’asimmetria
informativa riguarda le caratteristiche dell’oggetto scambiato, l’ipotesi
di azzardo morale fa riferimento ad un’asimmetria informativa legata
al comportamento dell’agente
20
.
Relativamente al problema della corruzione, l’azzardo morale rileva
maggiormente rispetto alla selezione avversa
21
.
20
Cfr. Cellini R. – Lambertini L. (1996), in « Una guida alla teoria dei giochi »
21
La selezione avversa opera in un momento successivo, ossia quando, una volta instauratisi, il
processo tende ad espandersi, divenendo un processo cumulativo che tende a generalizzarsi fino al
punto in cui tutti i soggetti corruttibili diventano corrotti, e gli altri si ritirano dal mercato. A lungo
andare, la selezione avversa determina quello che viene definito “un sistema ad alta densità di
corruzione”. [Cfr. Belligni S. (1999), in « Corruzione, malcostume amministrativo e strategie
etiche » ]