2
e prodotti materiali, ma anche, di procedure, di logiche,
potenzialmente fruibili da tutti i popoli del globo.
La diffusione dell'informazione e dei mezzi di comunicazione
come internet supera le antiche frontiere nazionali e paradossalmente
permette la diffusione nei notiziari locali di temi internazionali.
Il termine globalizzazione è utilizzato, anche, in ambito culturale,
per individuare il rapporto esistente e necessario tra culture diverse
contestualizzate ed assorbite dal concetto unitario di trans–culture,
all’interno del quale ogni cultura mantiene la propria individualità
grazia all’unicità della proiezione.
Origine della globalizzazione
Nell'immaginario collettivo la globalizzazione è percepita come un
fenomeno progressivo che si è sviluppato nel tempo in modo naturale,
il cui embrione è divenuto adulto e formato solamente in periodi
recentissimi a noi.
Dal punto di vista economico, per esempio, molti degli economisti
sostengono che il sistema degli scambi internazionali era più
globalizzato negli anni precedenti al 1914 di quanto non sia
attualmente. Nonostante i sistemi economici fossero a base nazionale
o continentale, gli Stati, infatti, mostravano atteggiamenti di chiusura,
così come accade in agricoltura per le politiche protezionistiche
dell'Unione Europea.
Qualcuno, addirittura, sostiene che i processi di globalizzazione
sono in corso da almeno un millennio.
Oggi, però, la globalizzazione non è arginata solamente al livello
storico od economico, essa innesca diatribe e offre lo spunto per
questioni attuali estranee al contesto temporale passato.
3
Nasce il sintagma globalizzazione dei diritti, il quale assorbe al
suo interno questioni come, il rispetto dell'ambiente, la necessità di
debellare la povertà, l’abolizione della pena di morte, il sostegno e la
promozione in tutti i paesi del mondo dell’emancipazione femminile .
Globalizzazione e migrazione
I disomogenei processi caratterizzanti il fenomeno della
globalizzazione evidenziano il legame intrinseco esistente tra il
fenomeno in questione e la mobilità internazionale dei lavoratori, una
dipendenza che emerge dalle condizioni economiche in cui versano i
migranti.
Il fenomeno della globalizzazione nella forma della mobilità di
capitale umano ha ovviamente dei risvolti diversi per il paese
d’origine rispetto il paese ospitante. Tra gli emigranti, oltre alla
numero non esiguo di lavoratori con qualità professionali limitate, i
cosiddetti unskilled labour
1
, confluiscono anche lavoratori con
qualifiche medio – alte, gli skilled labour
2
, i quali operano, per lo più,
in attività professionali manageriali e tecnico – informatiche. Tale
mobilità è nota come “fuga di cervelli” poiché riguarda migranti
qualificati. Circa 400.000
3
gli scienziati e gli ingegneri provenienti dai
paesi in via di sviluppo che lavorano nei paesi industrializzati.
Per i paesi ospitanti, la cui mobilità, coinvolge circa una settantina
di paesi, in particolare modo l’Europa ed il Nord America, le
conseguenze economiche dell’immigrazione sono apparentemente
1
A.A.V.V. , Immigrazione e lavoro. La rappresentazione che ne hanno gli extracomunitari che vivono a Catania,
Report n. 3 , Tipografia dell’Università di Catania, Dipartimento dei Processi Formativi, 2005, p.10.
2
Ibidem.
3
Ibidem.
4
Caratteristica preminente dei nuovi movimenti migratori è la
circolarità, il continuo movimento delle persone (non solamente delle
merci, del denaro, delle abitudini, dei consumi, della cultura) tra il
paese di origine e quello ospitante.
Diversi migranti hanno una vita di frontiera tanto da essere definiti
come comunità binazionali
4
. Dal concetto di nazionalismo si è giunti
ad elabora e coniare nuovi termini, quali, tras-nazionale, tras-
migrazione
5
, i quali rispecchiano sapientemente le trasformazioni in
atto.
Massey
6
ha individuato due successive ondate di globalizzazione
avvenute durante l’arco di due secoli:
- la prima comprende l’intervallo di tempo che dal 1870 giunge
allo scoppio della Prima Guerra Mondiale;
- la seconda risale alla fine della Guerra Fredda.
In entrambe queste macro-fasi i flussi migratori sono connessi
all’aumento dei flussi di capitale.
Beni e servizi determinano l’emergere di economie trans-nazionali
che favoriscono gli Stati economicamente più forti mettendoli nella
condizione di impegnarsi attivamente nel bloccare, anche con mezzi
coercitivi, i flussi di persone, ma nel contempo, di cooperare tra i
potenti, al fine di elaborare misure multilaterali destinate a
liberalizzare il mercato economico con il conseguente innesco di
4
Ivi, p.12.
5
Ibidem.
6
D. S. Massey, La ricerca sulle migrazioni nel XXI secolo, in A. Colombo e G. Sciortino , Stranieri in Italia assimilati
ed esclusi, Bologna, Il Mulino, 2002.
5
effetti perversi, quali, l’aumento di economie sommerse, l’ingresso di
clandestini, lo sfruttamento della mano d’opera etc…
Si possono identificare almeno cinque dimensioni di flussi culturali
globali che muovono verso percorsi non isomorfi:
- gli ethnoscapes, flussi di soggetti in movimento: turisti, immigrati,
rifugiati, esiliati, stagionali;
- i technoscapes, flussi diffusori di tecnologie: fabbriche e macchinari
prodotti da corporazioni nazionali e multinazionali;
- i financescapes, flussi di capitale investiti nei mercati e nella borsa;
- i mediascapes, flusso transnazionale delle immagini e delle
informazioni mediali;
- gli ideoscapes, flusso di valori e parole chiave propri di una cultura;
concatenazione esplicitamente politica di immagini relative a
ideologie e contro ideologie (immagini associati a movimenti
ideologici pro o contro lo stato e composti di elementi legati alla
visione del mondo dell’illuminismo occidentale, immagini di
democrazia, libertà, benessere, giustizia)
7
.
Il contesto internazionale
8
Dei 6 miliardi e mezzo di abitanti del pianeta 960 milioni occupano
i paesi a sviluppo avanzato, di queste un 1 miliardo e 400 milioni
7
A. Appadauri, Disgiunzione e differenza nell’economia culturale globale, in M. Featherstone, Cultura globale.
Nazionalismi, globalizzazione e modernità, Roma, Edizioni Seam, 1996, p.15.
8
Caritas/Migrantes, Immigrazione Dossier Statistico 2006. XVI Rapporto sull’immigrazione, Roma, Nuova Antarem,
2006.
6
vivono con meno di due dollari al giorno e in 192 milioni sono stimati
i disoccupati.
Se si divide l’effettiva ricchezza prodotta per il numero degli
abitanti ne risulta che la singola persona dovrebbe ricevere
annualmente 9.250 dollari. Le cose non stanno proprio in questi
termini in quanto ai Paesi in via di sviluppo spettano 5.200 di contro i
32.600 dollari dei paesi a sviluppo avanzato (per l’esattezza 1.100
dollari all’Africa Subshariana; 27.500 dollari all’Unione europea e
40.750 dollari al Nord America).
In questo contesto di globalizzazione incontrollata i flussi
migratori fungono da naturale regolatore rappresentando una valvola
di sfogo.
Nel complesso gli immigrati sono 191 milioni, di questi almeno 20
milioni i richiedenti asilo o i rifugiati, 30 - 40 gli irregolare e 600-800
mila le vittime della tratta.
Tra i principali attori del nuovo mondo globalizzato, gli Stati Uniti
sono i veri protagonisti e sul piano produttivo e come area di massima
immigrazione seguiti dalla Cina, new entry, la quale bene si inserisce
per l’esportazione dei suoi prodotti favoriti dal trasferimento
all’estero di circa 34 milioni di cinesi.
L’Italia si inserisce nel contesto internazionale per i medesimi
motivi.
I cittadini italiani emigrati sono 3 milioni e più di 60 milioni gli
oriundi.
L’Europa e l’immigrazione
I Paesi membri Europei si presentano come una zona fertile ed
accogliente, ivi, la concentrazione di immigrati è altissima.
7
La massiccia presenza di stranieri, però, non ha evitato il sorgere
di un atteggiamento tormentato nei confronti dell’immigrazione e ciò
ha influito nella scelta della Francia e dell’Olanda a rigettare l’idea di
una costituzione europea con il diniego di adesione.
Nell’idea di Europa Unita è insito il concetto di mobilità di
persone che equivale ad uno spostarsi liberamente sia per motivi di
lavoro che per turismo anche se a essersi effettivamente spostato è
solo l’1,5% dei cittadini dell’UE; la percentuale è rimasta invariata
negli ultimi 30 anni. Ciò rende indispensabile l’apporto della
manodopera immigrata, che però è connessa con la paura di
un’invasione e del dumping sociale.
Una normativa comune in materia di immigrazione per il momento
è un’utopia, infatti, il comune accordo è attuabile solo per alcune
categorie specifiche: i lavoratori altamente qualificati.
Neppure l’ampio dibattito seguito al “Libro verde
sull’immigrazione” (gennaio 2005) ha sbloccato la situazione e le
soluzioni vengono inquadrate diversamente dal Centro- Nord Europa e
dall’Europa mediterranea che è a diretto contatto con le aree di esodo.
Il lavoro nero continua ad essere in larga misura un regolatore del
mercato mentre l’azione dei trafficanti sconfina spesso nella morte dei
migranti, non importa se via terra o via mare: secondo l’Ong United
sono stati circa 5.000 i morti di frontiera nell’ultimo decennio.
Le norme restrittive sulla libera circolazione da estendere ai nuovi
Stati membri hanno mostrato la difficoltà dell’Unione ad assorbire
l’allargamento completato con l’inclusione della Romania e la
Bulgaria e ad affrontare in maniera non emarginante il rapporto con
gli altri Stati confinanti.
8
L’Italia e l’immigrazione
In Italia, secondo la stima del Dossier Caritas/Migrantes 2006, gli
immigrati sono 3.035.000 alla fine del 2005, a questo risultato si tiene
conto dei dati registrati dal Ministero dell’Interno, del numero dei
minori e di una quota di permessi di soggiorno in corso di rinnovo.
L’Italia si colloca, così, accanto ai grandi paesi europei quali:
Germania (7.287.980), Spagna (3.371.394), Francia (3.263.186) e
Gran Bretagna (2.857.000). L’aumento degli immigrati in Italia nel
2005 è dovuto sia ai nuovi arrivi (187.000) che alle nascite di figli di
cittadini stranieri(52.000) ed subirà un’impennata se si tengono in
conto le 485.000 domande di assunzione presentate nel mese di
marzo 2006 per fruire delle quote stabilite dal Decreto Flussi.
Se si tiene conto del deficit demografico italiano e della pressione
dei paesi d’origine, è realistico stimare l’impatto in entrata in almeno
300 mila unità l’anno.
I soggiornanti dei paesi dell’Est Europa sono circa 1 milione: i
principali gruppi sono, tra gli extracomunitari, quello albanese e
ucraino; tra i comunitari, quello polacco e quello romeno. Tra i
continenti, per l’Africa il primo gruppo è quello marocchino, per
l’Asia il cinese e il filippino, per l’America il peruviano e lo
statunitense.
Insediamento territoriale
9
È del 5,2% l’incidenza degli immigrati sulla popolazione italiana,
con 1 immigrato ogni 19 residenti (1 ogni 14 nel Centro e nel Nord
Est, 1 ogni 16 nel Nord, 1 ogni 15 nel Centro).
Le province con il più alto tasso di incidenza della popolazione
straniera sono: Prato 12,6%, Brescia 10,2%, Roma 9,5%, Pordenone
9
Ibidem.
9
9,4%, Reggio Emilia 9,3%, Treviso 8,9%, Firenze 8,7%, Modena
8,6%, Macerata e Trieste 8,1%. Gli immigrati sono diffusi in tutto il
paese seppure in percentuali diverse: al Nord 59,5% , al Centro 27%,
al Meridione il 13,5 %.
Si registra un certo deflusso dai comuni capoluogo, perché quelli
della cintura metropolitana soddisfano meglio le esigenze abitative dei
nuovi venuti: questo si rileva anche dall’ubicazione delle case
acquistate dagli immigrati nel 2005 a Roma (12.000) e a Milano
(9.900).
Roma e Milano detengono, rispettivamente, l’11,4% e il 10,9%
della popolazione straniera e tutto lascia intendere che a breve verrà
scalzato il primato che Roma ha detenuto fin dall’inizio
dell’immigrazione. Del resto la Lombardia è già la prima regione,
perché accoglie da sola quasi un quarto di tutta la popolazione
straniera.
I permessi di soggiorno sono così motivati: il 62,6% per motivi di
lavoro, il 29,3% motivi di famiglia, a questi si aggiungono altri
motivi, tra cui quello religioso, la residenza elettiva ed i corsi
pluriennali di studio.
La diversità dei luoghi di origine determina una promiscuità di
religioni: la cristiania è presente con il 49,1%, la musulmana con il
33,2% e le religioni orientali con il 4,4%.
Gli immigrati che hanno già maturato 5 anni di soggiorno sono,
secondo la stima del Dossier, 1 milione 200 mila, mentre i cittadini
non appartenenti all’Unione Europea titolari di carta di soggiorno
sono solo 396.000, così ripartiti per aree d’origine: Est Europa
125.408, Nord Africa 109.461, Asia 79.259, altri paesi africani
51.124, America Latina 27.768.
10
Tra i gruppi nazionali vengono per primi il Marocco (71.818: 3
titolari ogni 10 soggiornanti), l’Albania (57.107: 2 su 10) e la
Romania (19.547: 1 su 10).
A Bolzano il 46,6% dei soggiornanti ha ottenuto la carta di
soggiorno, a Cagliari solo il 10%. Questa categoria di persone
stabilmente insediate è, naturalmente, destinata ad aumentare.
Aspetti lavorativi
Secondo le previsioni Eurostat/Istat, i giovani lavoratori italiani
(15-44 anni) diminuiranno di 1.350.000 unità nel 2010 e di 3.209.000
unità nel 2020, mentre quelli più anziani (45-64 anni) aumenteranno
di 910.000 unità nel 2010 e di 1.573.000 unità nel 2020. I lavoratori
immigrati, in effetti, esercitano un peso crescente sul mercato
lavorativo: 1 ogni 10 occupati è nato in un paese non appartenente
all’Unione Europea (1.763.952 su 17.399.586 secondo la banca dati
Inail).
Gli immigrati incidono per un sesto sul totale delle assunzioni
annuali (727.582 su 4.557.871 complessive nel 2005).
Nel 2005 sono stati assunti per la prima volta nel mercato
occupazionale italiano 173.000 nuovi lavoratori immigrati: si tratta
per lo più di persone venute dall’estero o di familiari già residenti in
Italia (coniugi e minori) che si sono inseriti.
Le assunzioni nel 2005 sono avvenute per l’9,2% in agricoltura,
per il 27,4% nell’industria e per la restante quota nei servizi. I settori
prevalenti sono l’informatica e i servizi alle imprese (16,1%), le
costruzioni (13,6%), gli alberghi e i ristoranti (11,9%), le attività
svolte presso le famiglie (10,2%) e l’agricoltura (9,2%).
11
Gli immigrati hanno un soddisfacente livello di istruzione
comparativamente più alto rispetto agli italiani e sono 120.000 gli
adulti iscritti ai corsi di educazione per adulti.
Sono titolari d’azienda 130.969 cittadini stranieri non solo nati
all’estero. Gli imprenditori immigrati, aumentati del 38% rispetto al
30 giugno 2005, sono concentrati nei settori dell’edilizia e del
commercio e sono caratterizzati dal crescente coinvolgimento delle
donne.
L’incidenza del lavoro autonomo sul totale dei permessi, che è in
media è del 7%, è più alta in alcuni contesti territoriali e per alcuni
gruppi nazionali (Senegal 19,3%, Egitto 11,9%, Algeria 10,5%, India
7%). Gli immigrati guadagnano di meno, come risulta dalla banca dati
dell’INPS: le loro retribuzioni sono mediamente pari alla metà di
quelle degli italiani, anche a causa del loro impiego discontinuo.
Notevoli le differenze anche in considerazione del sesso, del luogo
e del settore di lavoro.
La partecipazione sindacale continua a essere molto elevata: sono
526.320 gli immigrati iscritti rispetto al totale di 5.776.269 lavoratori
sindacalizzati. Nel 2005 si sono verificati 110.782 casi di infortunio, 1
ogni 16 immigrati, di cui 138 mortali).
Aspetti positivi e problematici della convivenza
10
L’evoluzione della normativa e delle politiche in tema di
immigrazione è stata in Italia molto controversa per la
contrapposizione tra i diversi e mutevoli schieramenti politici.
Gli immigrati, in generale, mantengono un atteggiamento positivo
e risultano predisposti alla collaborazione. Nonostante le condizioni in
cui vivono siano disagevoli, emerge una componente dinamica nel
10
Ibidem.
12
mercato del consumo. Il 91% degli immigrati ha il cellulare, l’80%
possiede il televisore, il 75% invia rimesse in patria, il 60% ha un
conto in banca, il 55% è proprietario di un’autovettura, il 22% ha il
personal computer; gli immigrati incidono per il 5,3% sul totale dei
titolari di patente automobilistica (1.890.000 complessivamente, di cui
330.000 nuovi acquisitori nel 2005); 8 su 10 ritengono di aver
migliorato la propria vita a seguito dell’arrivo in Italia.
Per quanto concerne il problema della casa il 12-15% degli
immigrati lo ha risolto diventando proprietario dell’immobile in cui
abita (506.000 persone secondo la stima più alta). Sono stati 116 mila
coloro che hanno acquistato un alloggio nel 2005 (il 14,4% degli
acquirenti totali e addirittura il 20% a Roma), mentre il 72% vive in
case in affitto.
La normativa italiana sull’immigrazione tiene in grande
considerazione la mediazione culturale riconoscendo tale attività il
traine d’unione fra gli italiani e i gli ospiti stranieri. I mediatori
culturali in prevalenza sono immigrati e sono circa 2.400. In 4 casi su
10 hanno un titolo universitario e hanno seguito un corso per potersi
inserire nel lavoro della mediazione in prevalenza esplicato nei servizi
educativi e sanitari.
Con una più attenta valorizzazione delle forze in campo, in termini sia
di utilizzo che di retribuzione, si può giungere ad auspicare una
trasformazione all’interno delle stesse strutture pubbliche e sociali
affichè le stesse si attrezzino per essere interculturali.
La legge regionale sull’immigrazione del Friuli Venezia Giulia (n.
5/2005) ha previsto il diritto degli immigrati di partecipare ai concorsi
pubblici e questa impostazione, ancora dibattuta, abbisogna di essere
generalizzata affinché i “nuovi cittadini” non si sentano esclusi.
13
Per i richiedenti asilo e i rifugiati è stato rafforzato il Sistema di
protezione, curato dall’Anci per conto del Ministero dell’Interno. Il
sistema dispone di 2.200 posti, più altri 800 a Roma e Milano, che nel
2005 hanno consentito di accogliere 4.654 persone. Si tratta di una
rete che ha coinvolto capillarmente gli enti locali: 78 comuni, 55
province e 15 regioni.
Sono deficitarie le condizioni di inserimento e quelle di
partecipazione: 6 immigrati su 10 vorrebbero avere il diritto di voto,
mentre per 1 su 5 la maggiore preoccupazione consiste nel trovare
casa e lavoro.
Non si placano le lamentele inerenti l’acquisizione della
cittadinanza e le restrizioni della legge e le estenuanti applicazioni
burocratiche.
Gli atteggiamenti pregiudizievoli e di discriminazione sono
concentrati nel Centro-Nord e riguardano vari aspetti della vita
quotidiana, dal lavoro (28,4% con problematiche concernenti per lo
più l’accesso al mercato e il mobbing) agli alloggi (20,2%).
Il 40% degli italiani ritiene che gli immigrati siano maggiormente
coinvolti nelle attività criminali. Tra le 549.775 denunce (2004) quelle
contro cittadini stranieri sono state in media il 21,3% (117.118), con
valori molto elevati in diverse città del Nord (il 40% a Bologna,
Verona, Firenze e Padova). I reati più ricorrenti sono quelli contro il
patrimonio e quelli contro la persona. Per alcune nazionalità le
denunce sono in diminuzione (albanesi, ad esempio), per altre in
aumento (romeni). Dei 20.000 detenuti stranieri ha beneficiato del
recente indulto più di un terzo del totale (7.709 reclusi). I cittadini
stranieri incidono solo per un decimo sulle denunce presentate.
Centinaia di migliaia di persone straniere si trovano in condizione
di disagio abitativo (fino a 860.000, secondo stime recenti) o quanto
14
meno di “precarietà anagrafica” per motivi immobiliari (circa
250.000 secondo la stima del Dossier) cioè pur avendo regolarmente il
permesso di soggiorno non possono iscriversi come residenti al
comune proprio per mancanza di un di alloggio adeguato.
I 7.583 minori non accompagnati, provenienti per lo più da
Romania, Marocco e Tunisia, rischiano di diventare clandestini al
diciottesimo anno di età e le misure per il loro inserimento. Parte dei
minori è rappresentata da Rom e Sinti che vivono in campi sosta.
Dall’inserto speciale curato dall’Unhcr risulta che, nel 2005, le
domande pervenute sono state 9.346, quelle esaminate 14.651 e quelle
riconosciute, o comunque risolte con protezione, 5.266, mentre i
rifugiati insediatisi in Italia sono complessivamente circa 20.000.
Gli studenti stranieri iscritti presso le università sono 38.000 su 2
milioni e 300 mila studenti esteri sparsi nel mondo (dato del 2004). Si
tratta di una presenza modesta a fronte della quota del 10-12% sul
totale mondiale spettante a Gran Bretagna, Germania e Francia. Del
resto sono carenti anche le borse di studio disponibili a favore degli
studenti dei paesi in via di sviluppo. Nell’anno accademico 2004-2005
le immatricolazioni sono state 8.758 e i laureati 4.438.
Il Fondo per l’immigrazione nel 2006 è passato a 775 milioni di
euro contro i 518 milioni del 2005, resta tuttavia ancora inferiore al
miliardo di euro stanziato nel 2004, oltre tutto, esso è confluito in
quello per le politiche sociali senza vincolo di destinazione, per cui
non è assicurato l’utilizzo per gli immigrati. Questi fondi vengono
erogati dal Governo dopo che le Giunte regionali comunicano il
programma triennale da attuare con il concorso delle Province e dei
Comuni.