del periodo storico, a partire dalla crisi del 1905 fino agli albori dello sta-
linismo. Gli okna ROSTA si collocano esattamente al centro, ed e` difficile
contestualizzarli senza avere un’idea precisa del prima e del dopo. Il numero
elevato di paragrafi circoscrive ogni evento e da` un tratteggio schematico dei
fatti.
La seconda parte da` delle indicazioni generali sui fondamenti della propa-
ganda, per poi passare alle particolarita` russe. Viene spiegato a grandi linee
il clima culturale (ricco di sogni e utopie) prima e all’indomani della rivolu-
zione d’ottobre: Majakovskij ne e` indubbiamente un protagonista, e anche
in questo caso avere delle indicazioni sulla sua attivita` artistica certamente
aiuta nella comprensione dell’opera.
Il capitolo n◦ 6 e` dedicato interamente all’analisi di alcuni okna, dei quali
ho effettuato la traduzione (elencandone le principali difficolta`), ho rilevato
alcune particolarita` stilistiche e ho analizzato il rapporto che lega il testo
all’immagine rappresentata. Data la vastita` dell’argomento, ho cercato di
realizzare una sintesi toccando i punti essenziali di quest’opera multiforme.
A lavoro ultimato, posso dire che addentrarsi nei meandri della propaganda,
capace di toccare certi tasti della psiche, e` stata un’esperienza affascinante e
ricca di soddisfazioni.
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Parte I
Il contesto storico
1
Capitolo 1
Dalla decadenza del regime
zarista alla prima guerra mondiale
1.1 La rivoluzione del 1905: la prima avvisa-
glia?
Il 1905, anno della prima rivoluzione russa, e` la prima manifestazione di una
profonda crisi nazionale che investira` tutto l’impero negli anni a seguire. De-
finita come la “primavera dei popoli russa”, con palese riferimento al 1848
europeo, e` stata spesso vista come un preludio al 1917. Tuttavia e` necessario
rilevare che nulla e` inevitabile, per cui cerchero` di definirne il contesto sociale,
economico e politico, segnalando come la situazione si sia evoluta negli anni
destinati a rimanere indelebili nella storia della Russia.
In Russia, all’inizio del XX secolo, ci troviamo di fronte a un sistema for-
temente anacronistico: prevale ancora l’autocrazia (in russo: Samoderzˇavie,
ovvero “mantenere, reggere autonomamente”) e mancano sia una tradizione
costituzionale che uno stato di diritto, situazione ormai ampiamente consoli-
data nel resto d’Europa. Nonostante l’industrializzazione degli ultimi decenni
del XIX secolo, non si e` creata una classe media che possa essere influenzata
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da idee liberali e il movimento operaio e` minoritario (anche se lo vediamo
ricorrere per la prima volta all’uso dello sciopero).
Tuttavia, i contadini iniziano a organizzarsi su scala nazionale e la mobili-
tazione studentesca fa sentire la propria voce. Nicola II, l’ultimo zar, non
avverte alcun pericolo sentendosi ancora “cullato” dalla sua aura di bene-
volenza: nel tempo la figura del sovrano e` sempre stata quella di un buon
padre che difende i suoi sudditi, amato e acclamato specialmente tra le fila
dei contadini. Ma qualcosa e` destinato a cambiare in maniera irreversibile.
L’impero zarista volge le proprie mire verso Oriente, scontrandosi con l’emer-
gente Giappone: dopo alcuni inutili negoziati, la flotta russa viene sconfitta
a Port Arthur e cio` rende necessario l’invio delle truppe di stanza nel Baltico.
A nulla purtroppo serve tutto cio`: l’ulteriore sconfitta di Tsushima provoca
un tale moto di insofferenza verso l’autocrazia che si rende necessario richie-
dere allo zar un netto cambiamento politico.
Tuttavia, ricondurre solo la guerra russo-giapponese alle cause scatenanti del
1905 e` un approccio monocausale. La guerra, allontanando le truppe, favori-
sce solo inizialmente la rivoluzione. Certo e` che la sconfitta di Tsushima oltre
all’antipatia per il regime provoca un mutamento persino su scala mondiale,
definendo le nuove alleanze protagoniste del primo grande conflitto.
Tra le cause della rivoluzione, gioca un ruolo importante anche la questione
nazionale, ovvero la multietnicita` russa. Questa risale al 1552, quando av-
viene la conquista di Kazan’ per mano di Ivan il Terribile: nella dominazione
russa entra un’entita` politica indipendente di religione musulmana, dando vi-
ta a un impero multietnico e multiconfessionale. Da allora in poi le modalita`
di accorpamento dei vari territori sono variate a seconda delle reazioni avute
dalle popolazioni: flessibilita` e pragmatismo con i non ribelli, repressione e
conquista militare con i ribelli. La Russia autocratica finisce per integrare
societa` non russe ma piu` evolute del centro, creando contrasti intranazionali.
I motivi principali della rivoluzione del 1905 risiedono quindi in una serie di
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problemi nazionali, sociali e politici finora irrisolti che emergono sotto forma
di agitazioni in tutto il paese. Gia` nel novembre del 1904 a San Pietroburgo
si riunisce un congresso degli zemstva (organi istituiti da Alessandro II nel
1864 con funzioni amministrative), forzando il divieto di ingerenza politica
da sempre loro imposto. Lo zar si vede costretto a emanare un ukaz (decre-
to) in dicembre che promette una maggiore tutela delle liberta` personali e
una maggiore autonomia per gli zemstva. Il decreto viene giudicato del tutto
insufficiente.
E` la “domenica di sangue” del 1905 a inaugurare l’anno rivoluzionario. Il
pope Georgij Gapon organizza una processione (che vede scendere in piazza
partecipanti vestiti a festa inneggianti a icone) per portare direttamente una
petizione allo zar al fine di ridurre la giornata lavorativa. Nicola II da` l’or-
dine di fermare con ogni mezzo la manifestazione, che finisce sotto il fuoco
dell’esercito. I centocinquanta morti che ne seguono decretano la fine del
mito dello zar buono e suscitano un moto di indignazione in tutto il paese.
Da quel momento si formano ovunque leghe e manifestazioni di protesta, che
per la prima volta coinvolgono anche gli abitanti delle campagne e delle pe-
riferie.
Il 18 febbraio Nicola II con un Manifesto chiede ai sudditi di stringersi in-
torno al trono, mentre nel suo e´ntourage iniziano dibatti febbrili intorno a
eventuali riforme. Il popolo chiede la fine dell’autocrazia e la possibilita` di
votare a suffragio universale, diretto, uguale e segreto. Gli zemstva con una
petizione supplicano Nicola II di convocare una rappresentanza del popolo,
senza successo. Il 6 agosto lo zar emana un manifesto imperiale che sancisce
l’introduzione di una DUMA con soli poteri consultivi eletta a suffragio ri-
stretto. Lo zar concede “troppo poco e troppo tardi”. Tuttavia i vertici dello
stato sono fiduciosi che la crisi sia in via di superamento: le proteste operaie
diminuiscono, cos`ı come il movimento contadino. Ma e` con la riapertura delle
universita` che il dibattito si riaccende: vengono messi a disposizione luoghi
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di discussione e si rianima il movimento studentesco.
La protesta operaia inizia verso la fine di settembre, coinvolgendo anche il
settore ferroviario e quindi paralizzando il paese. Il 13 ottobre a San Pie-
troburgo si costituisce il primo Soviet (consiglio) dei deputati operai, con il
compito di coordinare scioperi e agitazioni. E` un’evoluzione, perche´ costitui-
sce la prima rappresentanza pubblica degli interessi degli operai di un’intera
citta`.
Gli apparati statali non riescono a tenere la situazione sotto controllo. Il 17
ottobre Nicola II firma il Manifesto imperiale, le cui promesse generiche non
soddisfano. Per ovvie ragioni, il manifesto non apre nessuna fase costituzio-
nale: la Russia ha bisogno di piu` tempo per avere una normalizzazione e un
ammodernamento. L’intervento nella prima guerra mondiale nel 1914 sareb-
be stato l’inizio della fine: ogni speranza di risollevare il potere autocratico
e` persa.
Il Manifesto comunque ha un effetto importante: inaugura la formazione di
vari partiti politici, in primo luogo quello degli ottobristi e quello dei cadetti.
I primi considerano il Manifesto come una “felice conclusione” della rivendi-
cazione politica, mentre i secondi lo ritengono insufficiente.
Nel frattempo le forze dell’ordine tornano dal Giappone e riprendono il con-
trollo della situazione: il potere autocratico supera la fase piu` acuta della
crisi (peraltro negando di aver corso un serio pericolo) e lo zar si accinge a
riconsolidare la propria leadership attraverso leggi emergenziali.
1.2 Dal 1906 al primo conflitto mondiale
Nel 1906 ha luogo la prima campagna elettorale russa, sebbene le ele-
zioni siano indirette e basate sul censo, ben lontane dal suffragio universale.
Nicola II definisce il suo potere non piu` illimitato ma ancora autocratico:
quello che si e` instaurato e` in realta` uno pseudocostituzionalismo.
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Nel contempo si viene a conoscenza di abusi e repressioni poliziesche in tutto
l’impero, oltre ai disordini nelle campagne.
La prima DUMA di Stato, con competenze legislative, ha una maggioranza
di cadetti. Elabora progetti di legge sull’uguaglianza giuridica, sul diritto
di associazione, sulle liberta` civili, sulla riforma agraria. L’8 luglio lo zar,
avvalendosi dell’articolo 87 (facolta` di sciogliere la DUMA e legiferare au-
tonomamente), scioglie la DUMA che incoraggia il popolo a non pagare le
tasse: si abbatte cos`ı una forte repressione sui membri cadetti.
Successivamente, grazie anche ad alcuni e´scamotages (come l’accusare i rap-
presentanti della DUMA di cospirazione), si riesce a ottenere nella terza
DUMA una maggioranza di sostenitori dell’autocrazia.
La figura di Stolypin, primo ministro e ministro degli interni della terza DU-
MA, oltre che indiscusso protagonista politico, rappresenta l’ultimo tentativo
di rinnovare l’autocrazia secondo un modello conservatore. Stolypin consi-
dera importanti la “rivoluzione dall’alto” come alternativa alla “rivoluzione
dal basso” e la trasformazione del mondo rurale attraverso la creazione di
uno strato agiato di contadini, i kulaki (una possibile nuova base di con-
senso dell’autocrazia). Le innovazioni piu` importanti vengono attuate nel
campo agrario: vengono aboliti i passaporti (necessari per uscire dal mir,
la comunita` agricola) e i tribunali consuetudinari, i contadini vengono resi
cittadini a pieno titolo, diventano proprieta` privata le terre possedute da
almeno ventiquattro anni senza aver subito ripartizioni, vengono abolite le
quote di riscatto, ogni membro del mir puo` costituire fattorie individuali.
Fuori dall’agricoltura, Stolypin promuove lo sviluppo dell’istruzione e cerca
di favorire le liberta` civili in sostituzione della sovranita` popolare.
Durante il suo operato, Stolypin fa molto ricorso all’articolo 87. E` il suo
abuso di potere che decreta, nel 1911, il suo assassinio, forse commissionato
proprio dai vertici zaristi.
La quarta DUMA, pur dichiarando di voler portare a compimento il mani-
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festo del 17 ottobre, rimane una componente molto debole. Nel frattempo,
cominciano a crearsi le premesse e le alleanze della prima guerra mondiale:
la Russia guarda alla Francia per un eventuale reciproco soccorso in caso di
attacco da parte della Triplice Alleanza (Germania, Austria-Ungheria, Italia)
e insieme alla Gran Bretagna forma la Triplice Intesa.
La prima guerra mondiale origina il contesto delle “rivoluzioni” del 1917: e`
profetica una dichiarazione del ministro degli interni Durnovo, secondo il
quale l’entrata in guerra contro la Germania avrebbe comportato la distru-
zione della Russia imperiale e dell’autocrazia.
E` necessaria adesso una digressione sul panorama dei partiti politici che,
forgiati dall’imminente esperienza bellica, saranno i protagonisti del 1917.
1.2.1 I partiti politici: una tradizione radicata nel seco-
lo precedente
Intorno ai dibattiti sulla traduzione del primo Libro del capitale di Karl Marx
si formano varie grandi correnti di pensiero, che si distaccano l’una dall’altra
pur avendo una base ideologica comune.
Il piu` grande movimento politico a partire dall’ ’800 e` senza dubbio il po-
pulismo. Esso guarda ai contadini come agenti rivoluzionari, come possibili
distruttori dell’autocrazia e realizzatori una societa` socialista saltando la fa-
se capitalistica. I populisti alimentano il mito del mir (comunita` agricola)
come virtu` innata del popolo russo (una sorta di socialismo naturale), in una
netta direzione antioccidentalista. Il populismo vede come elemento essen-
ziale la componente terroristica, necessaria per il rovesciamento violento
del sistema autocratico; e` la stessa componente che provoca il regicidio, nel
1881, dello zar Alessandro II per mano del gruppo Narodnaja volja (Liberta`
popolare).
Il marxismo di stampo russo nasce invece nel 1883 quando il gruppo Cˇe¨rnyj
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peredel (Ripartizione nera, che persegue la redistribuzione egualitaria dei la-
tifondi) fonda a Ginevra Osvobozˇdenie truda (Liberazione del lavoro), prima
organizzazione di marxisti russi, tra cui Plechanov. Condividendo le ideo-
logie di Plechanov, i marxisti russi ritengono fondamentale, al contrario dei
populisti, rifiutare il terrorismo e proclamare la classe operaia come nuovo
soggetto rivoluzionario. Vedono inoltre la necessita` di percorrere uno svi-
luppo capitalistico paritario agli altri paesi europei e l’impossibilita` di una
rivoluzione immediata senza prima aver completato le fasi dello sviluppo. Il
POSDR (Partito operaio socialdemocratico russo) viene fondato a Minsk nel
1898 e il suo congresso del 1903 vede un’ampia partecipazione. E` proprio
a causa di alcune divergenze sul primo articolo dello statuto che nasce la
scissione, destinata a rimanere tale, tra i seguaci di Martov e Plechanov, i
menscevichi, e quelli di Lenin, i bolscevichi.
I menscevichi progettano di creare un partito di massa sulla base della SPD
tedesca (Sozialdemokratische Partei Deutschlands, Partito socialdemocratico
tedesco), con un’opera di importazione e assorbimento di idee occidentali fi-
nalizzata a un approccio graduale al socialismo (necessario e` il consolidamen-
to della borghesia). Al contrario, i bolscevichi di Lenin auspicano un partito
d’e´lite, formato da rivoluzionari di professione, i quali hanno il compito di
accelerare il compimento delle due fasi della rivoluzione (fase borghese e fase
rivoluzionaria). Lenin contestava gli aspetti deterministici del marxismo di
Plechanov, come l’attesa della fase borghese. Secondo Lenin il borghese, o
per meglio dire il burzˇua, deve essere perseguitato come nemico, come colpe-
vole della miseria e della crisi. Questa “russificazione” della parola francese
bourgeois ci ricorda la rivoluzione francese: Lenin si rivelera` in fondo uno
stoico come Robespierre, nella necessita` di difendere la rivoluzione a ogni
costo.
L’entrata nella prima guerra mondiale scatena varie prese di posizione nei
partiti: mentre tutta la Russia viene investita da un’ondata di patriottismo,
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