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Tale progetto prende in considerazione l’uso dei fitofarmaci in agricoltura e focalizza
l’attenzione verso la contaminazione che queste sostanze possono determinare negli
alimenti.
Tale progetto, si è sviluppato attraverso una serie di iniziative quali:
1) Mappatura del territorio della provincia di Catania;
2) Monitoraggio della presenza di residui di prodotti fitosanitari in prodotti orticoli,
“ spinaci e lattughe”;
3)Determinazione della concentrazione di nitrati e nitriti ed attività dell’enzima
Nitrato Reduttasi;
Gli Enti Istituzionali coinvolti, coordinati dal Responsabile del SIAN, sono stati:
ξ Assessorato Regionale Sanità: AUSL 3 Catania: Servizio Igiene Alimenti e
Nutrizione, Unità operative Igiene Pubblica, Servizio Prevenzione e Sicurezza
Ambienti di Lavoro, agronomi in convenzione;
ξ Assessorato Regionale Tutela Territorio e Ambiente: ARPA DAP Catania;
ξ Assessorato Regionale Agricolture e Foreste: U.O. 21 Acireale Osservatorio
Malattie delle Piante, Ispettorato Provinciale Agrario Catania, l’Ente Sviluppo
Agricolo (ESA) Catania e il Laboratorio ESA Catania;
ξ Ministero Politiche Agricole e Forestali: Laboratorio dell’Ispettorato Centrale
Repressione Frodi di Catania;
ξ Università degli Studi di Catania, Facoltà di Farmacia (Dipartimento di
Scienze Farmaceutiche);
ξ Ministero della Sanità: Ufficio Sanità Marittima e Aerea di Catania al fine della
predisposizione di procedure comuni per il controllo dei prodotti vegetali provenienti
da paesi esteri (3).
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Sostanze come pesticidi o diserbanti lasciano residui nei cibi, dando luogo a tumori.
Soltanto in Italia, nel 1985 si impiegavano circa 10 kg di pesticidi per ettaro
coltivato(4).
I principi attivi attualmente utilizzati in Europa sono 850, dei quali 827 di origine
chimica e sono oggetto di valutazione secondo metodologie internazionali.
I dati necessari per stabilire gli effetti cancerogeni, mutageni e teratogeni sono
richiesti in Italia sin dal 1968 (DPR 1255/1968). Pertanto tutte le sostanze sono
classificate in funzione di tali rischi e il risultato è riportato sull’etichetta di ciascun
prodotto fitosanitario.
Nessun principio attivo è in uso da prima del 1968 senza che la tossicità sia stata
ricontrollata dalla Commissione Consultiva (art. 4 DPR 1255/68) o dalla
Commissione Consultiva Tossicologica Nazionale (5).
Un elenco molto parziale di Pesticidi noti o sospetti d'indurre tumori nell'uomo sono i
seguenti (nome commerciale): Acephate (Orthene), acido arsenico, acido
metilarsonico, Acifluorfen (Blazer), Alachlor (Lasso), Amitraz (Baam), Arseniato di
Calcio, Arseniato di Piombo, Arseniato di Rame, Arseniato di Sodio, Arsenito di
Sodio, Asulam, Azinfos-metile (Guthion), Benomil (Benlate), Captafol (Difolatan),
Captan, Cipermetrina (Ammo, Cymbush), Ciromazina (Larvadex), Clordimeform
(Galecron), Clorobenzilato, Clortalonil (Bravo), Daminozide (Alar), Diallato,
Diclofop-metile (Hoelon), Dicofol (Keltane), Ethalfluralin (Sonalan), Folpet, Fosetyl
A (Ailette), Glifosato (Roundup o Rodeo), idrazina maleica, Lindano, Linuron
(Lorox), Mancozeb, Maneb, Methomyl (Dual), Metiltiofanato, Metiram, Metoalaclor
(Dual), O-fenilfenol, Oryzalin (Surflan), Ossido di etilene, Oxadiazon (Ronstar),
Paraquat (Gramoxone), Parathion, PCNB, Permetrin (Ambush, Pounce), Pronamide
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(Kerb), Terbutrin, Tetraclorvinfos, Thiodicarb (Larvin), Toxafene, Trifluralin
(Treflan), Zineb(4).
Su tali basi, tenendo conto delle osservazioni dell’EPA (Environmental Protection
Agency, U.S.A.) e di associazioni simili (I.A.R.C. International Agency on Research
on Cancer, Soil Association e London Food Commission) e incrociando i flussi di
vendita dei prodotti fitosanitari commercializzati in Italia possiamo fare le seguenti
osservazioni :
- 35 tipi di pesticidi, cancerogeni secondo l'EPA e vietati in America sono
regolarmente in commercio in Italia e usati tranquillamente. Tra di essi, anche il
tiofanato-metile (contenuto nell'Enovit Metil usato in frutticoltura, viticoltura e
vivaistica), la “molecola killer” aldrin e la famosa atrazina.
- 36 sostanze attive di prodotti chimici da giardino, tra i pesticidi "consentiti", sono
"pericolosi per animali (e uomini)", "pericolosi per uccelli, pesci", "api, insetti",
persistono lungamente nell'ambiente (ad esempio il DDT-diclorodifeniltricloroetano),
vengono segnalati da Soil Association e dalla London Food Commission come
cancerogeni, teratogeni, mutageni; così come 7 prodotti contro gli afidi (impiegati in
orto-floricoltura, frutticoltura e agrumicoltura); così come 7 anticrittogamici
(fungicidi spruzzati su fiori, frutta, vigneti) oltre al terribile captano, che somiglia
strutturalmente al Talidomide; così come gli insetticidi che, oltre agli insetti
indesiderati, distruggono anche quelli importanti per la buona salute del terreno.
Da ricordare anche gli insetticidi contenenti il methiocarb o il methil-paration (rischio
di intossicazione mortale), o fenpropathrin o azocyclotin (rischio di intossicazione
grave)(6).
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Tra le sostanze attive in uso alcuni gruppi sono più sospetti di altri: i diserbanti a base
di Clorofenossiacidi, ad esempio, sono classificati dalla I.A.R.C. come sospetti
cancerogeni, sia pure con basso grado di evidenza e senza una sufficiente distinzione
dentro il gruppo; lo stesso vale per gli Esaclorocicloesani, gruppo cui appartiene il
Lindano. Molti carbammati vengono parzialmente decomposti a nitrosamine, potenti
cancerogeni, cosi come i nitroderivati. I tiocarbammati e i ditiocarbammati danno
origine a tiouree, sospette cancerogene, e a solfuro di carbonio (controverso
mutageno). In addetti alla produzione di ditiocarbammati sono stati riscontrati effetti
biologici di significato mutageno.
In America, dove la legislazione e il sistema d'allerta sono molto efficaci, sono
conservati interi archivi di operatori del settore che, usando giornalmente prodotti in
commercio, si sono ammalati di soft-tissue sarcoma, leucemia, linfoma di Non-
Hodgkins, con una progressione lenta ma inesorabile (il periodo di latenza può andare
da 10 a 20 o più anni)(6).
In Italia, un'indagine dell'ASL di Cremona è evidenziato che risulta più elevata la
percentuale di parti prematuri tra le donne in ambiente rurale, così come è più alto il
numero di ricoveri per tumore maligno del seno e dell'utero.
Già dal 1980 in letteratura vengono citati sia danni per l'embrione che per gli organi
sessuali in correlazione con l’utilizzo di antiparassitari ed erbicidi (aborti spontanei,
parti prematuri, malformazioni, nati mortalità, aberrazioni cromosomiche, fertilità);
Recenti studi hanno valutato i casi di tumore legati all'esposizione ad erbicidi
(atrazina, ecc.), evidenziando un rischio relativo pari a 2,7 per il carcinoma ovarico
nelle donne esposte. Alcune ricerche indicano, tra le donne addette all'agricoltura un
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lieve aumento di incidenza di leucemie e tumori del sistema linfopoietico, ma anche
di malattie cardiocircolatorie.
Infine una ricerca condotta in U.S.A. sul rischio da uso domestico di insetticidi spray
ha segnalato un aumento del rischio relativo di tumore cerebrale nei bambini.
Una rassegna E.P.A. sul problema della teratogenesi, conclude evidenziando un
aumento del rischio relativo a seguito di esposizione ad alcuni pesticidi (7).
Citando una ricerca pubblicata dalla I.A.R.C., il più importante istituto di ricerca sul
cancro, in cui sono riportati dati molto rigorosi su 45 pesticidi fra i più usati. Di 25
sono risultate sufficienti evidenze di cancerogenecità, vale a dire che l’effetto
cancerogeno è stato rilevato in diverse specie animali e a dosi diverse del prodotto.
Per 19 i dati non sono conclusivi, ma nemmeno negativi. Solo per uno si è accertato
che non ha effetti cancerogeni.
Negli ultimi anni la comparsa di un nuovo tipo di rischio – cioè le alterazioni del
sistema endocrino – ha intensificato il dibattito sulla tutela della salute e
dell’ambiente. Si sospetta che le sostanze sotto accusa interferiscano con il sistema
endocrino sia degli esseri umani che della fauna selvatica e possano avere
conseguenze negative per la salute provocando cancro, alterazioni comportamentali e
anomalie riproduttive anche con l’esposizione a dosaggi estremamente bassi. In una
recente comunicazione la Commissione Europea ha descritto il problema delle
alterazioni del sistema endocrino, le sue cause e conseguenze, individuando adeguate
misure fondate sul principio di precauzione.
In pratica prodotti fitosanitari diversi implicano tipi e livelli di rischio diversi. In
quest’ottica è evidente che la quantità applicata è solo uno dei fattori di rischio
connessi all’impiego dei pesticidi.
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L’uso di queste sostanze, in maniera specifica quelle dotate di una notevole stabilità
alla degradazione, ed i loro metaboliti possono interferire con l’intera biosfera,
dall’ambiente all’uomo, attraverso i vari anelli della catena alimentare, ed in
particolare comporta effetti indesiderati come l’inquinamento delle falde,
l’alterazione degli equilibri naturali, la presenza di residui nei prodotti destinati
all’alimentazione.
Quest’ultimo problema, particolarmente sentito dai consumatori, è strettamente legato
ad alcune proprietà dei fitofarmaci, quali la “persistenza”. Tale parametro oltre che
prolungare il tempo d’azione con effetto positivo è responsabile dell’ accumulo nelle
piante, nel terreno e negli alimenti.
Un'altra problematica da non sottovalutare è quella legata ai residui inquinanti. Questi
sono sostanze di interesse tossicologico derivanti sia dai prodotti di partenza sia da
prodotti formatisi in seguito ad alterazioni del ciclo metabolico della pianta.
Il loro accumulo, in alcuni casi, si realizza con l’inibizione dei sistemi enzimatici
quali la Nitrato Reduttasi, responsabile dell’assimilazione dell’azoto nelle piante.
Questo potrebbe determinare un accumulo di nitrati e nitriti che, a basse
concentrazioni, possono dare origine, per combinazione con composti organici
dell’azoto, alle nitrosammine, sostanze dotate di elevato potere tossicologico.
Quindi è necessario evitare che gli alimenti per l’uomo e i mangimi per gli animali
contengano residui di sostanze tossiche utilizzate per la difesa delle colture.
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1.1 I prodotti fitosanitari
I prodotti fitosanitari sono mezzi tecnici, quali sostanze inorganiche ed organiche,
fabbricate utilizzando composti naturali, o di sintesi, necessari alla produzione
agricola per ridurre le perdite causate da organismi nocivi (8).
Si possono distinguere in base alla classe chimica cui appartengono (ad esempio
ditiocarbammati, organofosforati, piretroidi) oppure al tipo di utilizzo (ad esempio
insetticidi, erbicidi, fungicidi e topicidi).
Tuttavia la classificazione più significativa, sia per gli addetti ai lavori sia per gli
utenti finali, è quella che ne considera il grado di tossicità per l’uomo.
Gli effetti dannosi alla salute provocati dai pesticidi sono proporzionali alla quantità
di sostanza assorbita o direttamente durante l’uso o indirettamente come residui
inquinanti negli alimenti. Inoltre sono da collegare anche ai tempi di esposizione,
oltre che alle caratteristiche proprie di ciascuna sostanza..
La maggioranza dei pesticidi oggi in uso ha effetti neurotossici sull’uomo.
In particolare, gli organofosforici (il Clorphirifos è il più diffuso) sono una classe di
fitofarmaci largamente impiegati in agricoltura.
Si stima che gli organofosfati rappresentino circa il 40% dei pesticidi registrati per
uso commerciale negli Stati Uniti. In Europa, paesi come l’Italia e la Spagna fanno un
largo uso di organofosfati e piretroidi. Come i carbamati e i piretroidi, gli
organofosfati inibiscono l’azione dell’enzima acetilcolinesterasi (AChE),
responsabile dell’inattivazione del neurotrasmettitore acetilcolina sia nel sistema
nervoso centrale che periferico. La conseguenza dell’inibizione dell’AChE è
l’accumulo del neurotrasmettitore nella sinapsi, che determina sovrastimolazione
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della trasmissione colinergica. Gli effetti acuti della intossicazione da organofosforici
includono perciò paralisi, debolezza muscolare, convulsioni fino alla morte, ma
l'esposizione prolungata ad alte concentrazioni può indurre anche gravi neuropatie.
Da sottolineare, inoltre, anche i rischi associati all'impiego di fungicidi, e in
particolare dei fungicidi ditiocarbammati (ethylene-bisdithiocarbamates( EBDC), tipo
Mancozeb e Maneb e fenilammidi (Metalaxil) . Questi agenti, di per se considerati a
bassa tossicità, vengono metabolizzati rapidamente nell'organismo e nell'ambiente,
generando un metabolita molto tossico, la etilentiourea (ETU), che ad alte dosi
diventa un vero e proprio teratogeno per il feto di mammiferi ma è anche un potente
tireostatico, ovvero interferisce con lo sviluppo della tiroide e con i livelli di ormoni
tiroidei (che hanno un ruolo molto importante anche nella maturazione del
cervello)(9).
1.2 Limite Massimo di Residui (LMR)
Il Limite Massimo di Residui (LMR) o limite di tolleranza, corrisponde alla quantità
massima di sostanza attiva che può essere presente nel prodotto dopo la raccolta, sia
per i prodotti vegetali trattati in campo e al momento dell’immissione nel circuito
della distribuzione per il consumo, sia per i prodotti immagazzinati, limitatamente ai
trattamenti post-raccolta (8-10-11).
Questo dato è fissato dal Ministero della Salute, all'atto della registrazione e licenza di
commercializzazione del fitofarmaco, sulla base di laboriose operazioni sperimentali
e di apposita documentazione, ed è stabilito in funzione del rispetto delle buone
pratiche agricole, cioè tenendo conto delle dosi minime necessarie per ottenere un
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risultato adeguato, applicate in modo tale che il residuo che ne può risultare sia il più
basso possibile e, comunque, sempre inferiore al limite tossicologico, in modo da
garantire dei livelli di tossicità residua sul frutto non dannosi alla salute del
consumatore. Pur tuttavia, tali prescrizioni sono orientate in modo indipendente verso
le singole sostanze attive e pertanto non è regolamentato il cumulo finale in relazione
alla vastità della gamma dei fitofarmaci impiegati.
Oggi il controllo dei residui può essere fatto con margini di sensibilità nell’ordine del
miliardesimo di grammo.
È infatti a questo scopo che apposite ordinanze del Ministero della Salute fissano le
quantità massime dei prodotti fitosanitari, delle eventuali loro impurezze e dei
prodotti di degradazione e di metabolizzazione, tollerate negli alimenti e nelle
bevande.
Relativamente al livello di esposizione della popolazione italiana con la dieta, le
stime di assunzione elaborate con i dati relativi ad anni precedenti, ma simili nei
risultati, indicano che i residui dei singoli pesticidi ingeriti ogni giorno dal
consumatore rappresentano una percentuale molto modesta dei valori delle dosi
giornaliere accettabili delle singole sostanze attive, molto al di sotto del livello di
guardia preso come riferimento per assicurare la qualità igienico-sanitaria degli
alimenti e lontana dal livello di rischio comunemente temuto e percepito da parte
della popolazione.