Definire il concetto di narrativa picaresca è un compito abbastanza difficile
per il suo carattere polimorfo, per la grande varietà di caratterizzazioni e la
disintegrazione come genere per l’attività dei suoi epigoni. Il romanzo picaresco
designa il genere narrativo collocato nel miglior modo nel Siglo de Oro e più
profondamente radicato nella tradizione popolare spagnola. I suoi racconti
occupano un secolo centrale dei Siglos de Oro, emergendo come l’unica corrente
“realista” compromessa con il suo tempo, da una tradizione letteraria
profondamente “idealista”, con i suoi romanzi di cavalleria, sentimentali, pastorali
e d’avventura. I tratti delle opere picaresche sono tanto ricorrenti quanto semplici,
come: l’autobiografia, il servire vari padroni, l’infamante genealogia, la satira, la
finalità didattica e il sottile compromesso ideologico fra narrazioni e digressioni
etiche.
Il termine novela, che qui uso di proposito in spagnolo, corrisponde in italiano sia a
‘romanzo’ che a ‘novella’, mentre l’aggettivo picaresco, deriva dal sostantivo
pìcaro
1
,che indica l’emarginato urbano della Spagna del XVI e XVII secolo e
viene impiegato per la prima volta nella Farsa Custodia di Bartolomè Palau , nella
1
Al riguardo si veda per esempio la copiosa bibliografia riportata nel Catàlogo bibliografico de la literatura picaresca (siglos
XVI-XX) di Joseph L. Laurenti, Reichenberger, Kassel, 1989. Quanto all’ evoluzione, basterà notare che se Covarrubias (1611)
riporta una sola accezione del termine, il Diccionario de autoridades (1726) ne riporta cinque, più molti altri derivati, tale da
dimostrare un ispessimento semantico quale ha certo contribuito la letteratura.
forma di picarote. L’etimologia di questo vocabolo è stata oggetto di molti studi
ma non è stata ancora chiarita del tutto.
Nella prima parte del lavoro che ho svolto, ho cercato di descrivere la nascita di
questo filone letterario all’interno della narrativa spagnola del secolo XVI,
cercando di definirla ed evidenziandone le caratteristiche del genere e del
personaggio che lo contraddistingue. Nella seconda parte, ho tracciato una
traiettoria evolutiva del genere, dal punto di vista strettamente cronologico,
attraverso le opere indicate dalla critica come appartenenti alla picaresca. Questo
genere letterario, dopo la nascita, nel 1554 con l’anonimo Lazarillo de Tormes,
attraversa un periodo d’apoteosi, che ha inizio con il Guzmán di Mateo Alemán e
termina, passando attraverso l’apocrifo di Juan Martí, con il Buscón di Quevedo.
Dopo un periodo di agonia, il genere picaresco si esaurisce, per l’attività dei suoi
epigoni, con l’anonimo Estebanillo González. Nella terza parte ho riportato le varie
interpretazioni critiche degli specialisti del genere, dalla critica tematica e formale,
a quelle innovative, come la critica con l’applicazione della psicoanalisi o quella
che usa il metodo sociologico empirico. Infine, ho cercato di trarre le mie
conclusioni da questo viaggio all’interno della tradizione picaresca spagnola, che,
in totale dissenso con alcuni critici, e secondo il mio modesto parere, può essere
tranquillamente considerata un genere letterario, anche se atipico e polimorfo, oltre
ad avere un ruolo considerevole, in quanto, come ritiene Florencio Sevilla Arroyo
2
,
dalla picaresca e dal Don Quijote di Cervantes, deriverà quello che noi attualmente
consideriamo il romanzo moderno.
2
Florencio Sevilla Arroyo, La novela picaresca española, Madrid, Castalia, 2001, p. V.
PRIMA PARTE
La narrativa spagnola del secolo XVI
La narrativa spagnola del secolo XVI, dopo la pubblicazione nel 1508
dell’Amadís de Gaula, scritto da García Ordóñez de Montalvo si era orientata
verso l’idealismo dopo il sorprendente successo che avevano avuto i romanzi
cavallereschi. Lo stesso Cervantes per bocca di Don Quijote dirà di apprezzare
moltissimo questo romanzo. Questi romanzi si ricollegano alla tradizione
cavalleresca del Medioevo, obbedendo sempre al codice etico e sentimentale della
cortesia. L’Amadís de Gaula e i suoi tanti affini hanno una minuziosa geografia
fantastica, una ricca serie di personaggi come cavalieri, principi e una copiosa
schiera di figure fantastiche come draghi, giganti, maghi e streghe.
Sempre dello stesso orientamento sono i romanzi pastorali, basati su una
idealizzazione della vita campestre, come La Diana scritta da Jorge de
Montemayor nel 1558, capolavoro di questo genere, l’Arcadia di Lope de Vega e
la Galatea di Cervantes.
Fra i generi nuovi vi sono quelli come la novela sentimental, con la sua
opera più rappresentativa il “Cárcel de amor” e quelli detti ‘moreschi’ che
avevano come protagonista una figura di musulmano cavalleresco e galante; i
romanzi ‘bizantini’ che ad una trama di carattere sentimentale univano il racconto
di una serie di viaggi e peripezie del tutto inventate.
Verso la fine del secolo si preferisce cambiare direzione verso forme
letterarie più realistiche. Questa necessità fu incarnata nel modo migliore dal
romanzo picaresco.
Questo tipo di narrativa è tipicamente spagnola non solo per la nascita, ma
anche per l’ambientazione, per le tematiche e per l’orientazione estetica. Ha come
protagonista il pícaro «un uomo vile di bassa estrazione sociale, che va in giro
malvestito e con l’aspetto di uomo poco raccomandabile»
3
. In pratica è uno
sfaticato dalle origini incerte che vive chiedendo l’elemosina alla gente, a volte
approfittando della bontà altrui, con ogni genere di bassezza come furti o truffe.
Raramente il pícaro decide di lavorare, ma se è costretto, lo fa per un breve
periodo, come mozo al servizio di qualcuno, stancandosi presto e tornando subito
alla sua vera vita quella avventurosa e oziosa. E’ un personaggio arrabbiato con il
mondo, crede che il fato cospiri contro di lui dandogli incerti o poco onorevoli
natali, facendolo vivere in condizioni pietose e in ambienti squallidi e dovendo
combattere contro la perfidia dei suoi simili da cui riceve solo botte. Il poveraccio
non si ribella mai, è carico di pazienza, si limita sempre a subire, ma non è privo
del forte istinto della vendetta ed aspetta il momento propizio “per servire il suo
piatto freddo” con i dovuti interessi.
Questi in linea di massima sono i caratteri generali della prima parte
dell’evoluzione del romanzo picaresco. Ma a partire dal XVII secolo, cominciano
ad apparire con sempre maggiore frequenza, nel corso della narrazione, riflessioni
moraleggianti. Con queste riflessioni il pícaro sottolinea la qualità dei suoi illeciti,
esponendo addirittura la norma morale cui ha contravvenuto, per poi lamentarsi
della debolezza della volontà umana. Questo intento moralizzante è l’elemento
nuovo che la picaresca apporta, anche se questo è sempre unito ad un forte intento
satirico.
La satira nella picaresca è sempre diretta contro tutti coloro in cui il picaro si
rivede e fanno da sfondo sociale alle sue avventure come: i mendicanti, i
vagabondi, gli imbroglioni, coloro che barano, gli studenti oziosi e gli hidalgos
caduti in disgrazia. Inoltre la satira è sempre dura e aspra, come conviene ad un
protagonista sfiduciato, pessimista e carico di risentimento.
Il genere picaresco corrisponde alle tendenze del periodo del barocco, come
la visione disincantata della vita, l’acuto contrasto tra riflessioni moraleggianti e
3
Definizione di fray Diego de Gaudix, in data poco anteriore a quella del Guzmán, vd. Riccardo Caglieri «Introduzione», in
Vita del picaro Guzmán de Alfarache, Torino, Editrice Torinese, 1984, p. III.
racconti non proprio edificanti, il suo realismo scarno e l’ambiente sociale che ci si
presenta, nel quale si riflette la decadenza della Spagna. E’ per questo che proprio
in quel secolo la picaresca raggiunge i suoi massimi livelli di sviluppo
Definizione di picaresca
Dare la definizione del genere picaresco non è semplice. Molti critici illustri,
dalla nascita di questo genere fino ai giorni nostri, hanno tentato con risultati
discordanti. Infatti, come ha notato Gustavo Alfaro:
La novela picaresca se ha mostrado reacia a una definición
satisfactoria porque además de pertenecer a un género “polimorfo”,
las obras comúnmente agrupadas bajo dicha categoría exhiben gran
variedad de caracterización, de tono y de propósito
4
.
Hanno provato a definirlo e a spiegarlo anche da diversi punti di vista:
quello tematico, quello formale e quello contestuale. Purtroppo ogni definizione
sembra troppo restrittiva o incompleta.
In un famoso capitolo del capolavoro di Cervantes, vi è un incontro tra dodici
condannati ai lavori forzati e il protagonista, Don Quijote, che si intrattiene a
parlare con uno di loro, un certo Ginés de Pasamonte. Sarà proprio il personaggio
di Ginés, che parlando a proposito di un suo libro di memorie, scritto nei
precedenti periodi di galera, ad esprimere per primo la coscienza della nascita di un
genere picaresco:
— Señor caballero, si tiene algo que darnos, dénoslo ya, y vaya con
Dios; que ya enfada con tanto querer saber vidas ajenas; y si la mía
quiere saber, sepa que yo soy Ginés de Pasamonte, cuya vida está
escrita por estos pulgares.
— Dice verdad — dijo el comisario —; que él mesmo ha escrito su
historia, que no hay más, y deja empeñado el libro en la cárcel, en
doscientos reales.
—Y le pienso quitar — dijo Ginés — si quedara en doscientos ducados.
4
Gustavo A. Alfaro, La estructura de la novela picaresca, Instituto Caro y Cuervo, Bogotà, 1977.
—¿Tan bueno es? — dijo don Quijote.
— Es tan bueno — respondió Ginés —, que mal año para Lazarillo de
Tormes y para todos cuantos de aquel género se han escrito o
escribieren. Lo que le sé decir a voacé es que trata verdades, y que son
verdades tan lindas y tan donosas, que no pueden haber mentiras que se
le igualen.
—¿Y cómo se intitula el libro? — preguntó don Quijote.
— La vida de Ginés de Pasamonte — respondió el mismo.
—¿Y está acabado? — preguntó don Quijote.
—¿Cómo puede estar acabado — respondió èl —, si aún no está
acabada mi vida? Lo que está escrito es desde mi nacimiento hasta el
punto que esta última vez me han echado en galeras
5
.
Sia perché proviene da una autorità come Cervantes, sia per la data a cui risale,
1605, l’indicazione risulta assai preziosa per la ricostruzione del concetto di novela
picaresca. I riferimenti sono chiari: la possibile identificazione di Ginés con un
certo Jerónimo de Pasamonte, autore di una autobiografia; la “Vita” scritta dalle
galere che allude chiaramente al Guzmán e infine il Lazarillo esplicitamente citato
come modello da superare.
Grande intuizione del critico letterario Claudio Guillén che evidenzia
l’involontario ruolo del lettore, stimolato dagli editori, nel creare la coscienza della
nascita del nuovo genere picaresco:
No es la obra individual —como la de Mateo Alemán, o la Segunda
parte del Guzmán de Alfarache (1602) de Mateo Luján— la que crea el
género , desde luego, sino el lector — o el escritor antes de
escribir, o sea, en cuanto lector. Pues, el género existe o actúa ante
todo mentalmente (no como genus lógico,sino como producto de una
vivencia literaria). […]
Uno de los numerosos y anónimos inventores del género picaresco
sería,pues, aquel Luis Sánchez que dio al público el Lazarillo el 11 de
mayo de 1599, dos meses después de la primiera publicación del
Guzmán de Alfarache en Madrid, siendo imitado acto seguido por
sus colegas de Barcelona, Zaragoza, París, etcétera
6
.
5
Miguel Cervantes de Saavedra, Don Quijote de la Mancha, I, 22, ed.a c.di John Jay Allen, Madrid, Cátedra, 1977, p. 264.
6
Claudio Guillén, Luis Sánchez, Ginés de Pasamonte y los inventores del género picaresco, in Homenaje a Antonio
Rodriguez Moñino, I, Castalia, Madrid, 1966, pp. 221-231.
Sempre Claudio Guillén, cultore della picaresca a livello internazionale,
nella sua opera Toward a Definition of the Picaresque, fornisce questa
spiegazione:
It may be useful to distinguish between the following: the picaresque
genre, first of all; a group of novels, secondly, that deserve to be called
picaresque in the strict sense—usually in agreement with the original
Spanish pattern; another group of novels, thirdly, which may be
considered picaresque in a broader sense of the term only; and finally, a
picaresque myth: an essential situation or significant structure derived
from the novels themselves
7
.
Come ci fa notare Fiorellino
8
:
“Estremamente interessante è la posizione di un altro importante studioso
della picaresca: Francisco Rico. Questi, riguardo alla triade solitamente considerata
di base nello studio sull’evoluzione della novela picaresca
9
, fa notare che dopo gli
apporti rivoluzionari di Lazarillo e Guzmán, fondatori insieme al Quijote del
nuovo statuto della finzione, il Buscón di Quevedo rappresenta un passo indietro.
Infatti, spiega Rico, considera il Buscón un passo indietro in quanto «desdeña el
principio de verosimilitud asociada a un punto de vista personal», «es literatura
de la literatura», «no mandan los hechos sino el lenguaje»; e «esa genial
reificación del lenguaje va directamente en contra de la intuición que dio origen a
la novela realista». Pertanto, «La historia de Pablos supone un paso atrás en la
senda abierta por el Lazarillo: el Buscón es literatura de la literatura»
10
”
Differente è la posizione, e se vogliamo ampiamente riduttiva, di Maurice
Molho, che riteneva, in un periodo dei suoi studi critici, che solo quattro opere del
panorama letterario mondiale rispondessero appieno ai criteri di definizione della
7
Claudio Guillén, Toward a Definition of the Picaresque, in Literature as System. Essay toward the Theory of Literary
History, New Jersey, Princeton University Press, 1971, III e V, pp. 71-106
8
Fiorellino Barbara, op. cit. p. 12
9
Mi riferisco all’anonimo Lazarillo de Tormes, al Guzmán de Alfarache di Mateo Alemán e al Buscón di Quevedo.
10
Citazioni tratte tutte da F.Rico, Novela picaresca y historia de la novela, in “Claves”, n. 20, marzo 1992, p.79.
picaresca: il Lazarillo, il Guzmán, il Buscón e l’inglese Moll Flanders di Daniel
Defoe
11
.
Comunque, ci sono caratteristiche interne alle opere che rendono
riconoscibile a priori la novela picaresca.
11
M. Molho, Introducción al pensamiento picaresco, Salamanca, Anaya, 1972. Successivamente Molho ha approfondito e
sviluppato aspetti della sua teoria, ma senza rinnegare quell’enunciazione del “picarismo restringido” (Cfr. p. es. ¿Qué es
picarismo?, in Edad de oro, II, Depart. de Literatura Española, Universidad Autónoma de Madrid, 1983, pp. 127-135).