I compositi a matrice polimerica rinforzati con fibre naturali attraggono negli ultimi anni
l’attenzione della comunità tecnico-scientifica per alcuni vantaggi che presentano rispetto ai
più tradizionali e diffusi compositi in fibre di vetro, grazie ai bassi costi ed alla natura
rinnovabile della materia prima, al basso peso specifico, al processamento in condizioni di
temperatura inferiore, agli indiscussi benefici ambientali derivanti dalla riciclabilità ed eco-
sostenibilità sfruttabili alla fine del ciclo vitale del prodotto. In questa tesi di laurea si
focalizza l’attenzione sulle potenzialità delle fibre del lino della Nuova Zelanda (phormium
tenax, Agavaceae) per realizzare compositi epossidici ad utilizzi tecnici in settori industriali
di largo consumo; le fibre, ottenute dalle foglie dell’arbusto, hanno ormai una diffusione
geografica estesa a livello globale, con buone proprietà di resistenza e tenacità tuttavia poco
esplorate in senso tecnico.
Alcuni pannelli in resina rinforzati con fibre di phormium tenax (lunghezza 2 cm con
orientazione casuale) sono stati sottoposti a prove di trazione e di flessione; una parte dei
provini conteneva fibre trattate chimicamente con soluzioni di idrossido di sodio, un
intervento che in condizioni di concentrazione, temperatura e durata ottimizzate riduce le
disomogeneità superficiali e l’incompatibilità con la natura idrofoba della resina,
migliorando l’adesione a livello interfacciale e talvolta le prestazioni meccaniche. Le prove a
flessione sono state monitorate in tempo reale con l’emissione acustica, osservando anche
l’evoluzione della difettologia del materiale sotto carico; un ulteriore riscontro sul
comportamento strutturale si è avuto dalle frattografie al microscopio ottico ed elettronico
(SEM). Il composito con fibre non trattate è stato inoltre testato a flessione con un ridotto
numero di cicli di carico e scarico e conclusiva prova di flessione a rottura; in questo caso
l’emissione acustica si è dimostrata efficace anche sui compositi con fibre naturali per la
localizzazione dei difetti ed il calcolo del rapporto di Felicity, dimostrando l’affidabilità
della struttura fino agli ultimi cicli.
L’analisi dei risultati ottenuti nelle prove di laboratorio ed il confronto con i dati
disponibili in letteratura di compositi in fibre di vetro e/o fibre naturali con simile contenuto
di rinforzo, hanno consentito di individuare alcuni campi di applicazione industriale e di
considerare la realizzazione di materiali compositi ibridi contenenti fibre di phormium tenax
unitamente ad altre fibre naturali (sisal) o fibre di vetro.
Introduzione
Dopo decenni dedicati allo sviluppo delle fibre sintetiche e al loro utilizzo in modo
esaustivo, le fibre naturali conquistano l’attenzione della comunità tecnico-scientifica
che si propone di risolvere l’annoso problema sull’inquinamento e sulla riciclabilità
delle risorse non rinnovabili. Non a caso il 2009 è stato designato dalle Nazioni Unite
come l’Anno Internazionale delle Fibre Naturali, grazie al quale con nuovo risalto sarà
sottolineato il ruolo delle fibre naturali a livello mondiale. Secondo quanto affermato
dalla FAO questo contribuirà a sensibilizzare l’opinione pubblica e gli Organi
Governativi al rispetto dell’ambiente e della salute umana, portando ad un aumento
della domanda dei prodotti che utilizzano le fibre naturali e ad un miglioramento
dell’economia agricola (e non solo) dei paesi esportatori.
L’impiego delle fibre naturali anche come materiale di rinforzo all’interno dei
compositi polimerici viene dunque sempre più frequentemente considerato negli
ultimi anni, per la combinazione delle proprietà fisiche, chimiche e meccaniche che le
stesse fibre sono in grado di dare insieme alla l’elevata eco-sostenibilità del prodotto.
Tale combinazione rappresenta una indubbia attrattiva per molti settori del campo
industriale che, oltre agli indiscussi benefici ambientali, si avvantaggiano anche sotto il
profilo della produzione, con risparmi sui costi di realizzo, sulla manutenzione dei
macchinari, sull’aumentata efficienza in fase di esercizio.
I settori in cui i compositi rinforzati con fibre naturali sembrano offrire le migliori
prospettive sono quelli delle costruzioni, dei trasporti, dell’arredamento, degli
imballaggi e molti altri settori di largo consumo in cui non sono richieste elevate
prestazioni, restando quello delle alte tecnologie una ‘nicchia’ riservata alle fibre
sintetiche (carbonio, aramidiche). La scienza e la tecnologia si muovono dunque in
questi campi sperimentando e proponendo compositi e biocompositi che sempre
meglio soddisfino le richieste di mercato e che risultino in competizione con i
tradizionali compositi in fibre sintetiche; grazie ai progressi raggiunti dalla ricerca si
persegue dunque l’ottimizzazione dei cicli produttivi e, talvolta, si interviene sulla
materia prima ricorrendo all’ingegneria genetica.
Con la presente tesi di laurea si tratterà dei materiali compositi polimerici rinforzati
in fibra naturale, focalizzando l’attenzione sulle fibre del lino della Nuova Zelanda
(phormium tenax), un arbusto che oggi è diffuso in molte località del globo e che,
nonostante le buone proprietà di tenacità e resistenza, resta poco conosciuto per
utilizzi industriali di largo consumo. L’efficacia delle stesse fibre come rinforzo in
materiali compositi polimerici sarà valutata nella sezione sperimentale, dove si
realizzeranno pannelli epossidici rinforzati con fibre grezze e fibre trattate da
sottoporre a prove di trazione e flessione; l’evoluzione del comportamento strutturale
sarà seguita in tempo reale durante le prove di flessione con l’emissione acustica.
Di seguito si riporta una sintesi dei capitoli in cui si articola la tesi.
Nel primo capitolo si forniscono le nozioni fondamentali che riguardano le fibre
vegetali, mettendo in evidenza la stretta relazione tra la composizione chimica e le
proprietà fisiche, tra la particolare struttura ed il comportamento meccanico, notando
anche come alcune peculiarità che non trovano riscontro nelle fibre sintetiche (es. la
presenza del lumen) possano essere dei punti di forza per specifici campi applicativi
(ad es. per l’isolamento termico, elettrico, acustico); nel particolare si osserva la
morfologia delle foglie e delle fibre di phormium tenax.
Delle modalità di estrazione delle fibre dalla pianta, che rappresentano un
fondamentale passaggio nel ciclo di lavorazione prima della realizzazione del
composito, si scende nel dettaglio per le fibre di maggiore interesse industriale.
Insieme alla presentazione delle principali fibre naturali si riportano le applicazioni e
gli utilizzi tecnici che hanno un riscontro nell’industria; si annoverano i vantaggi e gli
svantaggi dei compositi polimerici rinforzati con fibre naturali, esaminando gli aspetti
che influiscono sulle prestazioni del prodotto finale e tenendo presenti le analogie o le
differenze rispetto alla controparte rinforzata in fibre di vetro.
In chiusura di capitolo si propongono i trattamenti superficiali (fisici e chimici)
come uno degli interventi possibili da applicare sulle fibre per contrastare le
disomogeneità strutturali, la loro instabilità termica, le incompatibilità con la matrice
polimerica, tutti fattori che contribuiscono a ridurre le prestazioni di un composito.
Il secondo capitolo è dedicato alla trattazione del phormium tenax e delle sue fibre,
accennando alle vicende storiche che in passato hanno portato all’alternanza tra le fasi
di boom e di tracollo economico nel mercato nazionale neozelandese e nelle
esportazioni oltreoceano; attualmente gli utilizzi del lino della Nuova Zelanda sono
legati alla radicata tradizione Maori e rappresentano il principale motivo di commercio
nazionale che, con incentivi statali e strategie economiche, il governo neozelandese
cerca di rilanciare verso un mercato di respiro internazionale.
Nel dettaglio si osservano le modalità di coltivazione della pianta e se ne affronta
una trattazione nell’ottica delle coltivazioni intensive; si osserva in particolare il
vantaggio degli accorgimenti poco impegnativi anche nel fronteggiare la malattia della
foglia gialla. Nei cicli di produzione industriale, insieme alle corrette modalità di
raccolta e alla potatura delle foglie, si nota come i costi di esercizio e di manutenzione
restino contenuti; della fase di estrazione si riporta sia il metodo manuale (haro) sia
quello quasi completamente automatizzato (operaio-macchinario), con gli accorgimenti
più opportuni per ottenere fibre dalle proprietà chimiche e fisiche soddisfacenti.
Nello stato dell’arte che riguarda gli utilizzi del phormium tenax come fonte di fibre
naturali all’interno di compositi polimerici e biopolimerici si riportano gli studi fino ad
oggi condotti; si nota in particolare come la caratterizzazione sistematica delle fibre
resti ancora poco dettagliata. In questo paragrafo si riportano le proprietà fisiche e
meccaniche esplorate e si confrontano i valori con quelli di altre fibre naturali (ad es. il
sisal, che appartiene alla stessa famiglia delle Agavaceae).
Negli ultimi paragrafi vengono presentati gli utilizzi della pianta (sfruttata
completamente e non solo come fonte di fibre), riportando le applicazioni attuali
soprattutto per il commercio e l’industria neozelandese. Nel settore tessile, domestico,
delle costruzioni e della carta il phormium tenax trova ampia diffusione e anche in
applicazioni mediche e dell’alimentazione ha proprietà terapeutico-nutrizionali ormai
riconosciute. L'arbusto è un elemento fondamentale anche per l'equilibrio
dell’ecosistema, della flora e della fauna, risultando determinante nella stabilità
geologica dei terreni, per questo sfruttabile con la funzione di contenimento delle
esondazioni delle acque lungo i fiumi e i corsi d’acqua.
In conclusione di capitolo si riporta un quadro dei progetti di ricerca e sviluppo
avviati in Nuova Zelanda degli ultimi anni e di quelli attualmente in corso per
incentivarne il mercato.
Il terzo capitolo si apre con una panoramica sulla produzione attuale e sulle
prospettive a breve e medio termine sui materiali compositi rinforzati con fibre naturali
e biocompositi, fornendo in particolare un quadro socio-politico della situazione
europea. Successivamente si presentano i compositi rinforzati con fibre naturali con
particolare riferimento ai settori industriali in cui essi vengono impiegati con successo;
oltre al ruolo delle fibre si noterà quello della matrice (polimerica) che è analogamente
fondamentale per ottenere il composito dalle proprietà richieste.
Degli ibridi si constata il buon compromesso tra eco-sostenibilità e prestazioni
meccaniche qualora il rinforzo sia composto da fibre naturali e fibre di vetro: la
realizzazione di tali compositi, dopo un’analisi sulla compatibilità delle fibre e sul loro
contenuto relativo, può rappresentare un’ottima soluzione in settori dove si richiedono,
ad esempio, più elevate prestazioni e leggerezza; alcune considerazioni di massima
vengono fatte sulla compatibilità tra le fibre di phormium e le fibre di sisal nella
prospettiva di realizzare un ibrido completamente bioderadabile.
Si analizzano poi le tecniche di processamento più diffuse nell’industria per i
compositi in fibre naturali e, anche in questo caso, la loro influenza sulla qualità finale
del prodotto. Per un confronto obiettivo tra fibre naturali e fibre di vetro in materiali
compositi polimerici, ci si riferirà ai concetti fondamentali dell’analisi del ciclo vitale
(life cycle assessment, LCA) e, basandosi su alcuni esempi che riguardano i processi
ed i prodotti di un composito, si commenterà quale può essere il reale futuro delle fibre
naturali e di altre risorse rinnovabili, sulla loro competitività, sulla potenziale
sostituzione con le fibre di vetro nei casi in cui esse forniscano prestazioni equivalenti
o superiori.
In conclusione di capitolo si presenta l’emissione acustica, un metodo non
distruttivo diffuso in settori dell’alta tecnologia e degli impianti chimici, che sempre
con maggior frequenza viene applicato in altri settori industriali; negli ultimi anni
questa tecnica è applicata anche sui compositi rinforzati in fibre naturali, ad esempio
con verifiche sull’affidabilità dei componenti nel settore delle automobili o
dell’arredamento.
Nella parte sperimentale (quarto capitolo) vengono riportate le esperienze effettuate
in laboratorio: sono stati realizzati campioni in resina epossidica rinforzata con fibre di
phormium tenax ad orientazione casuale e su di essi sono state condotte prove di
trazione e di flessione a tre punti; insieme alle prestazioni dei campioni rinforzati con
fibre grezze sono state osservate quelle di campioni con fibre di phormium alcalizzate a
due concentrazioni diverse di idrossido di sodio, osservando su questi ultimi gli effetti
del trattamento chimico sulla risposta meccanica.
Le prove di flessione sui pannelli sono state affiancate all’emissione acustica, con
un riscontro in tempo reale sull’evoluzione della difettologia. Oltre a descrivere le
procedure seguite per il trattamento chimico delle fibre e la realizzazione dei pannelli,
si commentano gli accorgimenti presi durante alcune fasi e le condizioni operative che
influiscono sull’esecuzione del composito.
Nel quinto capitolo si discutono i risultati ottenuti durante le prove sperimentali e si
confrontano i dati ottenuti con quelli disponibili in letteratura per altri compositi (con
fibre di vetro o altre fibre naturali). Le conclusioni riassumono i risultati ottenuti e con
essi i settori industriali di possibile applicazione per i compositi rinforzati con fibre di
phormium tenax. Molteplici sono gli spunti emersi nel corso delle esperienze di
laboratorio e che si prestano ad approfondire le conoscenze su queste fibre; gli sviluppi
futuri che in tal senso le riguardano sono ferventi.
In conclusione d’opera è stata inserita una appendice dove si racchiudono alcuni
approfondimenti sui quali non ci si è soffermati nel corso della tesi: la tassonomia del
phormium tenax (il criterio di classificazione botanica cui si è fatto riferimento e
perché); la differenza tra monocotiledoni e dicotiledoni (il phormium tenax è un
monocotiledone); il tessuto vegetale, per meglio definire la terminologia utilizzata nei
vari punti della tesi dove si è fatto riferimento ad aspetti sulla morfologia e
sull’istologia delle piante.