4
religiosi in senso stretto, ma confuse dall’incedere della quotidianità alla ricerca di
radici condivise, di sé stesso, della sua interiorità a prescindere dalla fede.
La globalizzazione ha reso possibile ad ogni città di rendersi visibile, di mettersi in
vetrina anzi, ne ha sollecitato l’esigenza e poiché tutti hanno, chi più chi meno, la stessa
possibilità, ciascuna deve rendersi agli occhi di chi guarda, di chi acquista, come un luogo
unico ed inimitabile. Sono quindi necessarie strategie di city-marketing affinché le città
imparino a comunicare per promuovere se stesse.
Gli strumenti a disposizione per promuoversi sono svariati e ciascuno sceglie di
utilizzare quelli più coerenti alle proprie esigenze e ai propri obiettivi. Sicuramente uno
dei modi più immediati per mettersi in mostra è quello di ospitare o realizzare un
“evento” attraverso lo “svelamento” del proprio patrimonio sia esso costituito da beni
architettonici, artistici, storici o culturali come le “tradizioni”.
Gli eventi in tale contesto offrono un’importante occasione di rilancio e
riposizionamento strategico di immagine, se ben organizzati e se fondati su elementi
quali l’unicità e la qualità. Gli eventi costituiscono per la loro rilevanza una potenziale
fonte di risorse per il territorio, in termini economici, occupazionali, turistici e socio-
culturali.
Può una “festa popolare” cambiare il volto di una intera città?
Questa è la domanda che mi sono posta nell’analisi del mio campo di indagine. La
risposta è si. Se poi si tratta di una città con una vocazione turistica ma poco abituata ad
iniziative culturali di ampio respiro, il cambiamento può diventare addirittura una
rivoluzione.
5
CAPITOLO I
IL FENOMENO TURISTICO: NASCITA ED EVOLUZIONE
1.1 Dal pellegrinaggio al turismo moderno
Il fenomeno turistico ha una storia antica e complessa durante la quale la pratica turistica
ed in particolare il viaggio, ha assunto una serie di significati che spesso perdurano
ancora; si sviluppa secondo una sequenza storica che va dal pellegrinaggio al Grand
Tour, al turismo di massa. Il pellegrinaggio è associato alla concezione antica del viaggio e
non rappresenta una forma di turismo vera e propria.
Gli studiosi concordano nel considerare precursore del turismo moderno il Grand Tour;
modello elitario praticato dai giovani inglesi che si recavano all’estero per migliorare il
proprio livello culturale e acquisire “doti di intraprendenza, coraggio, attitudine al
comando, capacità di rapide decisioni, conoscenza di costumi, maniere, galatei, lingue
straniere”
3
.
Sempre ad opera degli inglesi, si svilupparono altre forme di turismo quali:
> il soggiorno alle terme: la città di Bath rappresenta il primo esempio di località
interamente dedicata alle attività turistiche. Per alcuni studiosi questa è la prima vera
manifestazione del turismo moderno con la specializzazione della domanda e dell’offerta
per il tempo libero e con la nascita di città urbanisticamente strutturate per l’accoglienza
dei villeggianti
4
;
> la villeggiatura marina: Brighton rappresenta l’esempio di maggiore successo: anche
in questo caso il mare, cioè una caratteristica dell’ambiente naturale, fu all’origine
dell’attività turistica e lo sviluppo e il successo di centri balneari dipesero dalla loro
capacità di gestire il tempo libero dei villeggianti e dagli
3
Brilli, A. Quando viaggiare era un arte. Bologna: Il Mulino, 1995, p.19
4
Battilani, P. Vacanze di pochi vacanze di tutti. L'evoluzione del turismo europeo. Bologna: Il Mulino, 2001,
p.89
6
investimenti realizzati”
5
;
> il turismo montano: Chamonix costruisce le prime strutture ricettive di tipo turistico
ma è la Svizzera che si afferma come meta d’eccellenza del turismo montano.
Agli inizi del ‘700 il turismo era precluso sia alle categorie improduttive o semi-
improduttive, sia alla borghesia commerciale mediante una barriera culturale. E’ solo a
partire alla fine del XIX secolo che, seppur lentamente, questa preclusione comincia a
cadere infatti, nella prima metà del Novecento, precisamente dagli anni ’50, la
villeggiatura diventa un bene diffuso sia tra i nobili che tra i borghesi.
6
Parallelamente alle conquiste nel campo del tempo libero e con il passaggio dalla società
contadina alla società industriale, nasce il turismo di massa come turismo della classe
operaia. Il passaggio è stato reso possibile grazie allo sviluppo dell’industria
dell’accoglienza, diversificata per qualità ma soprattutto per prezzo e convenienza.
Inoltre, non si sarebbe realizzato senza “la produzione di un bisogno indotto, ossia la
convinzione attraverso la persuasione occulta, che il turismo è uno degli strumenti della
realizzazione della persona”
7
.
Secondo Savelli
8
negli anni ’60 si è affermato un modello di turismo che ha inciso sia sul
territorio che sull’immagine stessa del fenomeno: rappresenta un mezzo per superare la
frammentazione del rapporto col mondo che la razionalizzazione industriale impone, per
superare i limiti della propria esperienza quotidiana e celebrare, in forma simbolica,
l’appartenenza a quella società mitica in fase di costruzione, ma che al tempo stesso
tende a sfuggire. Fare come gli altri diventa motivo di conforto e di conferma: si lavora e
si soffre per qualcosa di comune
9
. Non andare in vacanza viene vissuto come sottrazione
di vita di quella festa che si sta svolgendo altrove negli spazi spettacolarizzati: la vacanza
mito della felicità sociale si realizza in una sorta di ipnosi collettiva, in una imitazione di
massa, nel confondersi con gli altri in un tempo e in uno spazio nettamente separati da
5
ibidem
6
Maeran, R. Psicologia e turismo. Roma-Bari: Editori Laterza, 2004, p.17
7
Guidicini, P., e Savelli A. Il Turismo in una società che cambia. Milano: Franco Angeli, 1988, p.19
8
ibidem
9
Maeran, R., op. cit., p.18
7
quelli della propria vita quotidiana
10
. Elementi caratteristici del turismo di massa sono il
numero consistente di turisti, l’organizzazione collettiva dei viaggi, strutture ricettive di
grandi dimensioni e l’inserimento del turista in un gruppo. Sul piano dell’offerta
possiamo riferirci alla standardizzazione della vacanza, alla presenza di economie di scala
nella composizione dei pacchetti turistici e al prevalere sul mercato dei singoli operatori
turistici.
1.2 Dagli pseudo-eventi alla ricerca di autenticità
11
.
Superata la fase indistinta di “sete di vacanza” che ha caratterizzato gli anni ’60, e con
l’avvento della società post-fordista anche il consumo e di conseguenza l’offerta turistica
cambia: dal consumo di massa, caratterizzato dall’offerta standardizzata, si passa a
proposte più segmentate, flessibili, capaci di cogliere l’individualità del gusto e lo stile
dell’individuo
12
.
L’omologazione dell’esperienza turistica può essere superata per riavvicinarsi ad una
esperienza di viaggio più viva e personale. Questa tendenza è osservabile in particolar
modo con lo svilupparsi del turismo ad “interessi speciali”
13
caratterizzato da un
orientamento verso l’esperienza, la fantasia, l’azione, la nostalgia, l’esotismo,
l’avventura e nuove forme energetiche di viaggio. La massa ha perso la sua efficacia
simbolica: importante è riappropriarsi del proprio tempo e del proprio spazio. Il
turismo perde l’immagine statica degli anni ’60 e ’70 per essere riscoperto come
percorso culturale
14
. La motivazione tradizionale di vacanza viene gradualmente
10
Guidicini, P., e A. Savelli, op.cit., p. 115
11
È oggi uno dei temi centrali nell’analisi del fenomeno turistico. Secondo MacCannell tutte le forme di turismo
incarnano la ricerca di autenticità; l’uomo moderno è alla ricerca di esperienze autentiche, ha un forte interesse per la
“vita vera” degli altri; egli cita l’interesse turistico per la vita lavorativa intesa come massima rappresentazione della
vita comune del paese visitato. Poiché questa intrusione sarebbe nella normalità inconcepibile nasce da qui l’esigenza
di organizzarla, questo è il concetto di “staged autenticity” di cui parla MacCannell.
12
Hurry, J. Lo sguardo del turita. Roma: Ed.Seam, 1995, p.27
13
Gulotta, G. Psicologia turistica. Milano: Giuffrè, 2003, p. 281-316
14
Maeran, R., op.cit., p.20
8
sostituita da un concetto di vacanza come periodo attivo in cui conoscere e sperimentare
situazioni e luoghi nuovi e interessanti e comunicare con persone di altri paesi
15
.
Savelli analizzando la situazione turistica contemporanea, sottolinea il passaggio
dall’enfasi sull’omogeneità all’enfasi sulla differenza, per cui tra i motivi che spingono a
fare turismo viene a mancare “l’attrazione per la vita dei nostri simili, cioè degli altri
turisti, di quali cercavamo prima conferme sul modo di condurre la nostra
vita…appaiono sensibilmente più forti le tendenze a porre al centro l’individuo stesso, la
sua capacità a determinare l’esperienza, il suo protagonismo”
16
.
“Il turismo tende a rispondere ad un bisogno profondo di ciascuno, quello del
superamento delle frontiere della vita ordinaria, tende a porsi come metafora della vita
interiore e come percorso di ricerca del proprio centro”
17
.
Mac Cannell parla di staged authenticity (messa in scena dell’autenticità) evidenziando il
ruolo che l’ansia post-moderna per l’autentico gioca nella formazione dell’esperienza
turistica “desiderio dei turisti è condividere la vita vera dei posti che visitano”
18
, tanto
che si può parlare di una vera e propria industria dell’autentico.
La non autenticità viene sempre più riconosciuta da una categoria di viaggiatori o turisti
più attenti che si distinguono dal turista di massa, non per pura volontà di
differenziazione, ma proprio per la ricerca di quel “passare attraverso” che dovrebbe
essere l’esperienza.
John Urry nel ripercorrere le tappe sull’evoluzione del viaggio, evidenzia che le vacanze
occupano il 40% del tempo libero a disposizione e che la vacanza è divenuta una vera e
propria necessità della vita moderna per mantenere la salute mentale e fisica. Quindi la
massificazione del viaggio, possibile grazie all’aumentata disponibilità del tempo libero e
di reddito, crea cambiamenti complessi e vede il diffondersi continuo di nuove mete
turistiche
19
.
15
ivi, p.19
16
Savelli, A. Sociologia del turismo. Milano: Franco Angeli, 2002, p.241
17
ibidem, p.224
18
Urry, J., op. cit.,p.27
19
Urry, J., op. cit., Capitolo I
9
L’assoggettamento della pratica turistica alle logiche del profitto ha permesso lo
sviluppo del turismo nelle forme che conosciamo e potrebbe essere ritenuto uno dei
responsabili della sua inautenticità.
Rossana Bonadei ritiene che lo sviluppo “improvvisato e disordinato” degli ultimi
trent’anni nell’ambito del turismo sia stato causato da modelli di gestione insufficienti in
quanto esclusivamente di tipo economico aziendale. Per delineare la nuova figura del
turista si sono resi quindi necessari studi più approfonditi. Da semplice consumatore di
un servizio, il turista viene oggi considerato come un individuo appartenente ad una
società che rispecchia nel turismo e nel viaggio una serie di esigenze, sogni ed utopie
20
.
L’autrice ritrova nella stanzialità l’elemento che spinge il turista o viaggiatore a partire e
a caricare di significato la propria esperienza. Però il viaggio ha perso la sua valenza
avventurosa, “è solo un singhiozzo in una cultura dove regna il valore della
stanzialità”
21
il turista è alla ricerca della certezza e non più della scoperta del luogo, di se
stessi, e non conosce la realtà che lo ospita, la sua cultura, i suoi usi e i suoi costumi.
Seconda la Bonadei dopo il Grand Tour non esiste viaggio che non sia limitato e regolato
nel tempo
22
.
Diversamente Giancarlo dell’Ara trova che ritenere la vacanza una non-esperienza o una
esperienza superficiale non abbia in effetti colto l’autenticità che sta al di sotto della
superficie
23
. Infatti egli ritiene che nonostante la vacanza sia organizzata, compensa
quella necessità di cambiamento che è insita nell’animo umano.
“L’esperienza ha bisogno di “luoghi” ospitali e di ”persone” concrete che accolgono.
Non di un luogo asettico, anonimo, privo di emozioni, ma eloquente, gratuito, fascinoso,
e non di “volti” assenti e burocratici, ma accoglienti e comunicativi, partecipanti. Dunque
l’uomo oggi, cerca almeno temporaneamente, di abitare “luoghi” evocativi e miti, capaci
di interloquire con la propria intimità senza spadroneggiarla, capaci di penetrare nel
20
Bonadei, R. «Riattraversare il turismo.» In Il turismo contemporaneo, di Claudio Visentin. Lugano:
Giampiero Casagrande editore, 2002, p.28
21
Bianchi, M. L'arte del viaggio: ragioni e poesia di un turismo sostenibile. Milano: MC Editrice, 1998, p.14
22
Bonadei, R., “Riattraversare il turismo”, in Claudio Visentin, op. cit.,p.33
23
Dell’Ara, G., Perché le persone vanno in vacanza?, Franco Angeli, Milano, 1990, p.85
10
recinto inviolabile della coscienza senza occuparla, capaci di donare sicurezza senza
trasformarla in prigione”
24
. Da qui prende forma un turismo più riflessivo e consapevole
venato da un desiderio di vacanza in luoghi ricchi di fascino e di emozioni non
superficiali.
1.3 Il turismo religioso
Tra le varie forme di turismo alternativo si inserisce il “turismo religioso”.
Secondo gli operatori del settore il turismo religioso è un trend in forte crescita
”in corposa crescita… a testimoniare questa crescita positiva è la nascita della
Prima Borsa Internazionale del Turismo Religioso…”
25
.
Il turismo religioso è un fenomeno complesso e la sua complessità è data dalla relazione
tra turismo e religione.
“Il turismo religioso sembrava contraddire la storia, la spiritualità, la cultura
del pellegrinaggio. In effetti in principio c’era solo il pellegrinaggio, la meta
sacra da raggiungere e la ricerca dell’illuminazione, più che il viaggio di
piacere e di sollievo”
26
.
Turismo e religione costituiscono modalità di comportamento sociale che sono al
contempo strettamente collegate e diametralmente opposte. Si tratta di due fenomeni
storicamente collegati attraverso l'istituzione del pellegrinaggio, da cui si è sviluppato,
secondo alcuni studiosi, il turismo moderno.
“.. ma non va dimenticato che anche nel passato fra turismo e pellegrinaggio
non vi era sempre una separazione netta. Il pellegrinaggio è stato un po’ il
precursore del viaggio turistico e molti pellegrini erano anche interessati alle
realtà culturali, sociali e artistiche dei luoghi sacri visitati. Anzi si potrebbe dire
che il primo turismo è stato un turismo religioso”
27
.
24
Mazza, C., Storia del turismo religioso,
http://www.consorzionettuno.it/nettuno/italian/docenti/frame_eser.asp?relpath=..\..\..\materiali\T\2041\163\1-
26\837\12\2650\ESERRETE.HTM&idcorso=26&idprof=2041&idmat=837&idtcor=1&tp=T > , 2006/2007
25
La crisi rilancia i viaggi di fede. La gazzetta del Mezzogiorno. Economia e Lavoro Pubb. 8 Gennaio 2005 <
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_economia_NOTIZIA_01.asp?IDNotizia=128427 >
26
Sesana G., Pellegrini e turisti – L’evoluzione del viaggio religioso. Hoepli, Milano, 2006, p.1
27
Ibidem, p.169
11
Quando si parla di turismo religioso si pensa immediatamente al pellegrinaggio; ma il
pellegrinaggio non è altro che una delle forme del turismo religioso contemporaneo.
Nicolò Costa inserisce il turista religioso all’interno di un processo di “differenziazione”
cioè di crisi di alcune identità forti, ai cui margini nascono nuovi fenomeni tra cui il
turismo religioso. Il continuum fra turismo e religione, Costa lo rintraccia analizzando la
classificazione proposta da Cohen (Fig.1).
Figura 1 Classificazione di Cohen
La zona di transizione tra turismo ricreativo e turismo esistenziale è occupata dal
turismo religioso. L’evoluzione o il passaggio da una forma più rigorosamente
pellegrinante a forme più propriamente segnate dalla tipologia turistica, avviene per
assimilazione di stili e modelli di viaggiare. Pertanto il passaggio tra esperienza religiosa
unitaria e integrale e turismo religioso si determina non per decisione esterna ma per
scelte interiori, seguendo le atmosfere e le ispirazioni dell’anima, l’interiorizzazione della
conoscenza e i bisogni di affettività sodale. Nicolò Costa definisce il viaggiatore come
“pellegrino” quando va alla ricerca del significato della propria fede (turismo concentrico)
e “turista religioso” il viaggiatore alla ricerca del significato religioso di beni o eventi
12
etnico-religiosi appartenenti alla propria ma anche all’altrui fede (turismo ex-centrico).
Costa definisce il turismo religioso come “la sintesi di viaggi tradizionali a santuari e
di viaggi culturali orientati, guidati e regolati da organizzazioni religiose o di ispirazione
religiosa” L’accentuazione è posta su valenze di sintesi più che di contrasto, operate
soprattutto dalle mediazioni degli attori istituzionali.
Anche Smith ha collocato il turismo religioso proprio a metà tra il turismo secolare ed il
pellegrinaggio ossia a metà strada in una continuità che va dal profano al sacro.
Nolan e Nolan hanno proposto una concettualizzazione un poco diversa e hanno diviso
la classe generale delle destinazioni religiose in tre categorie:
I) Quelle riconosciute come luoghi di pellegrinaggio;
II) Gli edifici religiosi che attraggono i turisti;
III) le feste religiose e gli eventi che sono destinazioni turistiche
28
.
Nonostante queste posizioni, il turismo e la religione restano, secondo Erik Cohen,
reciprocamente opposti. Infatti sebbene il turismo sia spesso una inversione della vita
quotidiana, l'obiettivo del turista è spesso l'opposto di quello del pellegrino: mentre,
infatti il primo è di solito alla ricerca dell'Altro, il pellegrino viaggia verso un luogo sacro
che simboleggia il Centro della sua religione. Alcuni studiosi (Cohen, MacCannel) quindi
si trovano d'accordo con il sostenere che i moderni turisti secolari, alienati dalla
modernità, partono spinti alla ricerca di autentiche esperienze da vivere in altri luoghi, in
altri tempi e in altre culture.
Il percorso di ricerca sul turismo religioso riguarda il tentativo di istituire un rapporto tra
il fenomeno religioso, il pellegrinaggio, turismo religioso e la riscoperta dei beni culturali
ecclesiastici.
“Nel suo dispiegarsi utilizza lo schema-modello base del turismo, ma lo reinventa
creativamente con l’innesto dell’esperienza religiosa che ne trasforma la qualità, la
28
Costa N., Il turismo religioso.
http://www.consorzionettuno.it/nettuno/italian/videolezioni/avvio.asp?open=11588&idmateria=568