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problematiche psicologiche la cui manifestazione è rilevabile a livello corporeo. Ai tempi di Freud
era soprattutto l’isteria ad assumere carattere psicosomatico mentre oggi è l’alta incidenza di
disturbi alimentari a sottolineare come difficoltà psicologiche abbiano spesso il corpo come loro
sede preferenziale. Molti fattori concorrono a determinare l’insorgenza di anoressia e bulimia in
adolescenza ma senza dubbio l’alterato rapporto con il cibo esprime un disagio che va oltre alla
semplice influenza di canoni di bellezza imposti dalla società e all’intensa paura di ingrassare. Se
così non fosse basterebbe una dieta condotta in modo equilibrato e per un periodo di tempo limitato
a restituire un’ immagine soddisfacente del proprio corpo; le adolescenti che soffrono di disturbi
alimentari non sono in preda ad un capriccio estetico e il loro aspetto corporeo è perennemente
modificato attraverso digiuni (anoressia) o tramite abbuffate seguite da condotte di eliminazione
(bulimia) nel tentativo di risolvere disagi e inadeguatezza psichiche e familiari di cui il corpo ne è
solo testimone. Anche i frequenti tentati e a volte purtroppo riusciti suicidi perpetuati dagli
adolescenti esprimono un rifiuto del loro corpo perché ritenuto responsabile di una serie di difficoltà
psicologiche e relazionali. Da un punto di vista psicodinamico è il processo di separazione-
individuazione a svolgere un ruolo eziologico fondamentale sia nei disturbi alimentari sia nei tentati
suicidi: mentre le famiglie altamente fusionali, invischianti e iperprotettive delle adolescenti con
problemi di anoressia ostacolano l’individuazione autonoma dei singoli membri inducendo
l’adolescente a considerare il rapporto con il cibo l’unico ambito di loro competenza, l’adolescente
suicida incontra difficoltà a separarsi dalle figure genitoriali interiorizzate nell’infanzia e ogni
rapporto amicale o sentimentale che si conclude con un abbandono da parte dell’altro è vissuto
come una riedizione di quello subito dal genitore. In altre parole il corpo sessuato è ritenuto
responsabile della perdita dell’amore edipico e di quello esogamico che inconsciamente
personificava la figura del genitore del sesso opposto. Al di là delle varie interpretazioni
psicoanalitiche, disturbi alimentari e tentati suicidi esprimono due tra le più gravi forme patologiche
sintomatiche di un fallimento nel processo di mentalizzazione del corpo.
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CAPITOLO PRIMO
PUBERTA, SVILUPPO FISICO E MATURAZIONE SESSUALE
La pubertà è un processo biologico che apporta un insieme di cambiamenti fisici e sessuali al corpo
dell’individuo provocando per la significatività che li caratterizza un forte impatto anche a livello
emotivo e psicologico.
C’è una differenza di esordio tra i due sessi che fa sì che le femmine maturino fisicamente e
psicologicamente prima dei maschi: nelle ragazze la pubertà fa il suo ingresso intorno agli 8-10 anni
mentre nel ragazzo compare verso i 12-13 anni.
Nonostante questa variabilità interindividuale e intersessuale gli eventi puberali seguono per
entrambi i sessi un ordine costante e prevedibile: a fronte di cambiamenti nel sistema ormonale ed
endocrino prende avvio inizialmente la maturazione dei caratteri sessuali secondari e primari e a
seguire un accrescimento staturale e ponderale con una distribuzione del grasso corporeo e del
tessuto muscolare.
Lo sconvolgimento puberale, quindi, interessa in modo esteso e generalizzato l’intero organismo;
recenti ricerche (Jay N. Giedd et al. 1999) condotte in ambito neurologico dimostrano come anche il
cervello non solo contribuisca a coordinare e regolare gli eventi puberali ma subisca esso stesso
delle modificazioni durante il periodo adolescenziale che interessano soprattutto, ma non solo, i lobi
frontali.
Sebbene non sia mai prudente stabilire una sicura correlazione tra comportamento e modificazioni
cerebrali, quest’ultime in adolescenza potrebbero rendere ragione di molti atteggiamenti e vissuti
emotivi dell’individuo.
Un ultimo aspetto importante che delinea il fenomeno della pubertà è la tendenza ad esordire
sempre più precocemente a seguito di diversi fattori che hanno migliorato la qualità della vita delle
attuali generazioni rispetto a quelle del passato. Per l’importanza che tali anticipazioni determinano
a livello psicologico verranno trattate nel presente capitolo prima di affrontare l’intero excursus
fisico-sessuale indotto dalla pubertà.
1.1. TENDENZA SECOLARE E SCATTO DI CRESCITA
Per tendenza secolare o spostamento secolare della crescita si intende un’accelerazione del ritmo di
sviluppo delle attuali generazioni rispetto a quelle precedenti. Questa precocità interessa soprattutto
l’altezza, il peso e nelle femmine la comparsa del menarca ed è attribuibile ad un insieme di fattori
tra cui, per esempio, una migliore condizione socio-economica e qualità alimentare. Tuttavia sono
stati ritenuti motivo di anticipazione puberale anche l’esposizione a tossine simulanti l’azione degli
estrogeni, esperienze di stress psicologico vissute in ambito sociale e, infine, l’incremento dei tassi
di obesità nella misura in cui l’ormone leptina prodotto dal tessuto adiposo aumenta con il peso e
influenza la liberazione di GnRH ipotalamico, un ormone che rilascia le gonadotropine
(testosterone ed estrogeno).
Come detto precedentemente, ad essere particolarmente influenzato dalla tendenza secolare è lo
scatto di crescita staturale e ponderale e la comparsa del menarca nelle femmine. Rimandando, per
una più chiara esposizione, la descrizione della fenomenologia di quest’ultima ai paragrafi dedicati
allo sviluppo sessuale, in questo l’attenzione sarà rivolta all’incremento di peso e altezza cui va
incontro l’adolescente.
Lo scatto di crescita staturale ha durata breve, solitamente di due anni, ed è seguito da rallentamento
e arresto dell’accrescimento scheletrico. Quest’ultimo non avviene in modo uniforme ma interessa
inizialmente le gambe, poi segmenti diversi inerenti la larghezza del corpo e, infine, spalle e tronco.
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Tuttavia la statura definitiva è più da attribuirsi allo sviluppo del tronco che a quello degli arti
inferiori sebbene essi siano i primi a raggiungere la loro lunghezza massima. Disarmonie maturative
transitorie riguardano anche lo sviluppo di testa, viso, mani e piedi: queste parti del corpo
inizialmente presentano un ingrandimento sproporzionato rispetto all’intera silhouette che, per
quanto riguarda il viso, si evidenzia nel confronto tra parte inferiore della faccia (naso e mento più
sviluppati) e parte superiore della stessa.
Lo scatto di crescita staturale varia interindividualmente per durata, intensità ed età iniziale del
fenomeno: nelle femmine può essere registrato intorno agli 8-10 anni mentre nei maschi tra gli 11 e
i 12. Solo quando la crescita scheletrica è ultimata diviene evidente lo sviluppo muscolare
soprattutto nei soggetti di sesso maschile. Esso contribuisce insieme all’aumento di massa adiposa e
tutti gli altri costituenti corporei (viscere comprese) allo scatto di crescita ponderale che si verifica
in entrambi i sessi in modo più marcato rispetto a quanto avviene per l’altezza. Per quanto concerne
la massa adiposa esistono anche in questo caso delle differenza tra i due sessi: oltre a svilupparsi in
maniera meno marcata e decrescere durante lo scatto di crescita, nel ragazzo essa è distribuita
soprattutto nella metà superiore del corpo mentre nella ragazza si evidenzia soprattutto nella metà
inferiore.
1.2. PRINCIPALI TRASFORMAZIONI ORGANICHE
La pubertà coinvolge anche il sistema cardiocircolatorio e respiratorio determinando nel primo
caso un aumento di volume del cuore, una diminuzione della frequenza del polso ed un
innalzamento dei valori pressori e della capacità di ossigenare il sangue: tutti fenomeni che risultano
più accentuati nel sesso maschile e che insieme al maggior sviluppo muscolare rendono il ragazzo
più resistente agli sforzi fisici rispetto alle femmine. La funzione cardiovascolare, inoltre, durante
l’adolescenza presenta frequentemente squilibri neurovegetativi quali instabilità del polso, aritmia
respiratoria ed eretismo cardiaco ovvero ipersensibilità del cuore che tendono a scomparire verso i
16-17 anni ma di cui è importante tenere in considerazione soprattutto quando l’individuo pratica
attività sportive.
Per quanto riguarda l’apparato respiratorio subiscono un ingrandimento polmoni e laringe e in
entrambi i sessi la modalità respiratoria addominale che caratterizzava l’infanzia evolve in quella
costale superiore nella femmina e in quella costoaddominale nel maschio.
Ulteriori modificazioni puberali concernono l’aspetto epiteliale ed il sistema linfatico. La pelle del
ragazzo si ispessisce e diviene ruvida mentre quella della ragazza appare liscia e sottile; in entrambi
vi è un aumento delle secrezioni sebacee a livello della zona nasolabiale che induce la comparsa di
frequenti acne sul viso e un’ attivazione marcata delle ghiandole sudoripare che provoca spesso
iperidrosi nei piedi e palmo della mano e nella zona ascellare, anale, genitale.
Per quanto riguarda il ritmo di crescita del tessuto linfatico, esso ha un decorso temporale simile a
quello che si verifica per lo sviluppo staturale cioè dopo un accelerazione rapida che si realizza nel
corso dell’infanzia raggiunge un picco intorno ai 12 anni e successivamente tende a ridursi
regredendo verso i valori infantili.
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1.3. SVILUPPO CEREBRALE
Il cervello, pur interessato dallo sconvolgimento puberale, non va incontro ad un suo ingrandimento
(se non in misura minima) come avviene per altri organi, ma studi condotti in ambito neurologico
dallo psichiatra e neuroscienziato Jay Giedd (1999) hanno rilevato che durante il periodo
adolescenziale prosegue fino all’età adulta il processo di mielinizzazione e la crescita del tessuto
interconnettivo intracellulare. Grazie allo sviluppo tecnologico e all’introduzione di tecniche che
permettono di mettere in evidenza sia la struttura cerebrale che alcuni correlati della sua attività, lo
studioso Jay Giedd e altri suoi colleghi hanno rilevato che diverse aree cerebrali vanno incontro ad
un rimodellamento della loro struttura di base. Le zone del cervello più coinvolte dai cambiamenti
sono i lobi frontali, temporali e parietali: i primi rappresentano l’area del cervello deputata alla
programmazione delle azioni e al controllo dei movimenti mentre gli altri due lobi assolvono a
funzioni connesse con l’udito e alcuni aspetti dell’apprendimento, della memoria e del
comportamento emotivo (lobi temporali) e con la percezione delle sensazioni somatiche e la
rappresentazione della propria immagine corporea (lobi parietali).
In tutte queste aree e in particolare nei lobi frontali si assiste durante la pubertà e l’inizio
dell’adolescenza ad un fenomeno neurologico che prende il nome di esuberanza e che consiste
nella moltiplicazione delle ramificazioni neuronali a seguito della quale la sostanza grigia, strato
esterno del cervello contenente somi, dendriti e molte delle sinapsi situate su essi, si ispessisce per
poi ridimensionarsi in età successive. Questa sovrapproduzione seguita da sfoltimento cellulare
avrebbe la funzione di permettere rispettivamente l’acquisizione di determinate competenze e di
perfezionarle una volta apprese. L’altro cambiamento che si verifica a livello cerebrale, il processo
di mielinizzazione, sarebbe alla base della riorganizzazione sinaptica che si manifesta nelle aree
cerebrali suddette: la mielina è un involucro lipidico prodotto da particolari cellule gliali del SNC
(oligodendrociti) che avvolge gli assoni, processi cilindrici del neurone coinvolti nella conduzione
dei messaggi nervosi, permettendo così una loro trasmissione veloce e senza fuori uscite. Attraverso
tecniche come la fRMI (risonanza magnetica funzionale) che misura i livelli di ossigeno utilizzati
quando il cervello è impegnato in determinate attività si è rilevato che negli adolescenti l’area
cerebrale devoluta al riconoscimento delle emozioni sul volto di una persona non corrisponde come
negli adulti alla corteccia frontale ma all’amigdala: entrambe le aree sono connesse all’emotivita ma
mentre quest’ultima è definita come il centro emozionale principale da cui dipendono le reazioni
istintive, la corteccia frontale rappresenta il cosiddetto centro razionale dell’emotività da cui
dipende la selezione di sfumature complesse dell’emozione. Poiché i lobi frontali sono ancora in via
di sviluppo durante l’adolescenza, l’azione compensatoria svolta dall’amigdala potrebbe giustificare
probabilmente le reazioni emotive spesso spropositate degli adolescenti e i loro frequenti acting out
in diversi ambiti che testimoniano come dietro molti loro comportamenti ci sia una scelta istintiva
non calibrata dalla razionalità e soprattutto un’ incapacità a prevedere le possibili conseguenze dei
loro agiti, una competenza che come esposto poco sopra rientra tra quelle associate ai lobi frontali.
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1.4. SVILUPPO SESSUALE
La maturazione sessuale è controllata dal sistema endocrino attraverso l’asse ipotalamo-ipofisi-
gonadi. L’ipotalamo è una struttura cerebrale la cui attività nel periodo prepuberale viene inibita da
piccole quantità di estrogeni e androgeni secreti dai surreni e dalle gonadi del bambino. Nel corso
dello sviluppo la maturazione dell’ipotalamo procede parallelamente al suo abbassamento di
sensibilità verso gli ormoni surrenalinici e gonadici e a seguito di ciò l’attività ipotalamica, libera da
inibizioni, riprenderebbe la secrezione di GnRH, ormone che stimolerebbe l’ipofisi a secernere le
gonadotropine. E’ la ripresa di tale secrezione che avvia la pubertà in quanto provoca il progressivo
aumento di LH e FSH: entrambi sono presenti nei due sessi e attivano il funzionamento delle gonadi
maschili e femminili ovvero testicoli e ovaie. L’LH (ormone luteinotropo) è particolarmente
importante per la produzione di ormoni sessuali quali il testosterone nei maschi e gli estrogeni nelle
femmine mentre l’FSH, ormone follicolostimolante, induce nelle bambine la produzione e
maturazione degli ovociti e nei maschi quella delle cellule di Sertoli che presiedono alla produzione
di sperma. Gli ormoni sessuali maschili sono secreti sia dal testicolo sia dalla corteccia surrenale
mentre quelli femminili solo dall’ovaia la quale secerne anche il progesterone che contribuisce alle
condizioni uterine e muscolari della gravidanza.
1.4.1. SVILUPPO SESSUALE MASCHILE
L’apparato genitale maschile è composto da organi riproduttori esterni ed interni: mentre i primi
comprendono lo scroto e il pene, i secondi fanno riferimento alle gonadi, alle ghiandole accessorie e
ad un complesso di dotti. Le gonadi o testicoli sono circondati da tubuli seminiferi all’interno dei
quali maturano gli spermatozoi e sono contenuti esternamente alla cavità addominale dallo scroto,
una sacca che corrisponde ad una piega cutanea, perché una loro localizzazione interna al corpo
apporterebbe una temperatura inadeguata alla maturazione degli spermatozoi. Negli interstizi tra i
tubuli seminiferi vi sono le cosiddette cellule interstiziali la cui funzione è quella di produrre
testosterone e altri ormoni sessuali maschili. Le ghiandole accessorie, invece, producono sostanze
essenziali alla mobilità degli spermatozoi e prostaglandine, ormoni che una volta penetrate nelle vie
genitali femminili stimolerebbero il miometrio facilitando così il movimento degli spermatozoi
lungo l’utero. Queste sostanze secrete dalle ghiandole accessorie sono emesse insieme agli
spermatozoi attraverso il complesso di dotti di cui è dotato l’apparato genitale maschile: dai tubuli
seminiferi essi passano all’epidimio, un dotto che raccoglie i gameti sino alla loro completa
maturazione, e procedono il loro percorso attraverso il dotto eiaculatore che risulta dalla fusione di
quello deferente (responsabile dell’emissione degli spermatozoi) e di quello che scorre dallo scroto
verso la vescica urinaria e che confluisce nell’uretra, un canale che drena in tempi diversi sia i
prodotti dell’apparato urinario che quelli genitali. Attraverso il pene avviene l’emissione finale,
sempre in tempi diversi, sia dell’urina sia del liquido seminale (eiaculazione).
All’origine di ogni cambiamento della pubertà maschile vi è l’azione del testosterone. Esso è a capo
della crescita dell’apparato genitale maschile e della comparsa dei caratteri sessuali secondari
ovvero la profondità della voce, la distribuzione dei peli ascellari, facciali e pubici e la notevole
massa muscolare. La pelosità pubica precede di circa due anni quella ascellare mentre la comparsa
di barba e baffi è osservabile solo a sviluppo puberale completato. La voce, invece, si abbassa di
un’ottava a seguito di un ingrandimento della laringe e di un allungamento delle corde vocali; si
tratta di cambiamenti che possono esordire rapidamente oppure avere un decorso temporale lento
che prevede prima del loro sviluppo definitivo una fase intermedia in cui la voce è sgradevole e
rauca. Nei ragazzi si sviluppa, sebbene in modo meno marcato, anche il seno il cui accrescimento
può dare a volte origine a fenomeni di ginecomastia dovuti ad eccessivo ma transitorio
ingrandimento della ghiandola mammaria. Della maturazione genitale e della conseguente capacità
riproduttiva, invece, è responsabile l’ormone FSH che sotto la spinta dell’LH, attiva lo sviluppo dei
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testicoli e congiuntamente all’attività di un ormone tiroideo presiede allo sviluppo dei dotti seminali
e alla produzione di sperma. Tuttavia nelle prime eiaculazioni gli spermatozoi sono assenti o in
quantità ridottissime e sarà solo in fasi avanzate dello sviluppo che essi saranno presenti e dotati di
una mobilità adeguata alla funzione riproduttiva.
1.4.2. LO SVILUPPO SESSUALE FEMMINILE
L’apparato genitale femminile è costituito internamente da una coppia di gonadi, un sistema di dotti
per la conduzione del gamete verso l’esterno e l’utero, un organo atto ad accogliere un possibile
embrione mentre esternamente è composto dal clitoride, due coppie di pliche disposte attorno a esso
e alla vagina. Le gonadi femminili, anche dette ovaie, sono localizzate in posizione intraddominale
e contengono numerosi follicoli dei quali solo uno, dopo la pubertà, maturerà in una delle due
gonadi nel corso del ciclo mestruale e terminerà la maturazione con l’emissione della cellula uovo
in essa contenuta. Dopo una mestruazione il tessuto follicolare residuo forma il corpo luteo, una
struttura cicatriziale compatta responsabile della produzione del progesterone, ormone della
gravidanza, oppure di altri estrogeni. Qualora sia in atto una gravidanza il corpo luteo viene detto
gravido e permane per garantirne le condizioni ormonali idonee mentre va incontro a degenerazione
(corpo luteo mestruale) se la cellula uovo non è fecondata. Così come i testicoli sono le gonadi
maschili che, sotto il controllo ipofisario, producono gli androgeni (testosterone) così le ovaie,
gonadi femminili, producono estrogeni e progestinici. Tuttavia, nella ragazza esiste anche una
piccola secrezione di androgeni; mentre questi ultimi sono responsabili della comparsa dei caratteri
sessuali secondari quali la crescita di peli pubici e ascellari, i primi sono a capo dello sviluppo del
seno e dell’apparato genitale. Il corpo ghiandolare mammario è costituito da strutture a forma di
sacco dette alveoli mammari il cui epitelio è in grado di secernere il latte; la mancanza di estrogeni
nel maschio spiega la ragione per cui il loro seno non va incontro ad uno sviluppo marcato come
quello femminile e giustifica la mancanza sia degli alveoli sia dei tipici accumuli adiposi. La prima
mestruazione o menarca compare successivamente allo scatto di crescita puberale in un arco di
tempo che oscilla tra i 9 e i 16 anni; questa variabilità interindividuale non è solo effetto della
tendenza secolare e quindi di fattori principalmente connessi con un miglioramento delle condizioni
di vita generale ma dipende anche dal contributo di fattori genetici e ponderali: generalmente le
ragazze tendono ad avere il primo flusso mestruale alla stessa età della madre e questo si presenta
tanto più precocemente quanto più il peso dell’individuo ha valori alti.
Il menarca è l’esteriorizzazione della maturazione dell’utero ma non coincide ancora con la
funzione riproduttiva che avverrà qualora il ciclo mestruale si regolarizza a seguito di un’ ulteriore
maturazione dell’apparato genitale. Le prime mestruazioni, infatti, sono irregolari e distanziate, a
volte di mesi, perché i cicli sono anovulatori cioè privi di ovulazione. Il segnale della comparsa
dell’ovulazione e quindi anche dell’acquisita capacità riproduttiva è la dismenorrea cioè il dolore
mestruale, generalmente assente nel menarca e nelle prime mestruazioni.
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CAPITOLO SECONDO
IL PENSIERO DELL’ADOLESCENTE
Il corpo muta durante l’intero ciclo di vita ma è soprattutto in adolescenza che, a fronte delle
metamorfosi fisiche consegnate dalla pubertà, esso diviene oggetto di riflessione e, come si vedrà
meglio nel capitolo dedicato al processo di mentalizzazione del corpo, motivo di conflittualità nel
rapporto che l’individuo intrattiene con esso. Le ragioni di questa maggiore attenzione a quanto
accade alla dimensione corporea e le motivazioni che conferiscono al corpo un ruolo determinante
per lo sviluppo globale della persona sono rintracciabili anche nell’ambito dell’evoluzione
cognitiva: il pensiero concreto del bambino cede il posto a quello più astratto dell’adolescente e
dell’adulto rendendo pertanto possibile una diversa presa di coscienza del Sé corporeo.
L’immagine corporea riflessa nello specchio trova nella mente dell’adolescente uno spazio per poter
essere mentalizzata ovvero integrata nella concezione di Sé sulla base dei diversi tratti ereditati
dagli eventi puberali. Ciò avviene grazie alla nascita di un pensiero cosiddetto logico-formale che fa
il suo esordio durante il periodo adolescenziale giungendo alla sua definitiva configurazione in
maniera graduale; questa modalità di pensiero, infatti, è preceduta, durante la preadolescenza, da
una forma di ragionamento che si caratterizza per essere fondato su operazioni concrete (pensiero
operatorio concreto). L’individuo, in altre parole, acquisisce la capacità di pensare in maniera
astratta attraverso un preliminare passaggio cognitivo che si delinea per l’inevitabile attenzione alla
realtà concreta. L’evoluzione del pensiero dalla preadolescenza all’adolescenza è teorizzato da
Piaget (1969) nella sua più ampia impostazione teorica volta a descrivere l’intero excursus
cognitivo dell’individuo dall’infanzia allo stadio adulto. In questa sede, tuttavia, per coerenza con
l’argomento della tesi l’attenzione sarà riservata alle fasi dello sviluppo cognitivo che interessano il
periodo preadolescenziale e adolescenziale. Sempre per le medesime ragioni, questo capitolo si
concluderà con l’approfondimento delle implicazioni psicologiche dello sviluppo cognitivo che si
realizzano durante questo periodo evolutivo.
2.1. IL PENSIERO SECONDO PIAGET
A Piaget non sfuggì l’elementare osservazione che tra le tante caratteristiche distintive degli esseri
umani vi fosse la modalità di pensiero ma ciò che conferì salienza alla sua impostazione teorica
(1969) fu individuare quelle che definì “invarianti funzionali”, un concetto assimilabile ad un
denominatore comune del pensiero che sintetizza due particolari ed universali proprietà di
quest’ultimo: organizzazione e adattamento. Si tratta di concetti piagetiani mutualmente
interdipendenti nella misura in cui l’adattamento dell’individuo all’ambiente è reso possibile in
virtù di un’ organizzazione mentale che si caratterizza per una predisposizione innata a coordinare
strutture cognitive vecchie e nuove.
L’adattamento dell’individuo all’ambiente si realizza attraverso i processi di assimilazione e
accomodamento (Piaget, 1969): essi sono complementari perché l’agire dell’uno necessita della
collaborazione dell’altro; l’individuo, infatti, assimila aspetti della realtà e li interiorizza attraverso
accomodamenti con quanto assimilato in precedenza o con quanto posseduto per predisposizione
biologica. In altre parole, la funzione del processo di accomodamento che Piaget definisce
esplicatrice (Piaget, 1969) impedisce un marasma cognitivo che si verrebbe a creare qualora
l’individuo assimilasse diverse esperienze senza predisporre di un’organizzazione mentale in grado
di equilibrare vecchie e nuove conoscenze.