2
Il bisogno dell’essere umano, ma soprattutto del minore vittima di
abuso sessuale è di comunicare oltre che con le parole anche
attraverso i silenzi, attraverso i gesti, attraverso la sua presenza.
È allora importante interpretare quei segnali non verbali che vengono
alla luce durante il colloquio con il minore, perché in questo modo “si
dà voce a chi non né ha”.
Stabilire un rapporto, una conversazione, che sia significativa, ma
soprattutto aperta all’ascolto, all’accettazione dell’altro ci permette di
immergerci e di capire le sue difficoltà, di essere empatici, perché solo
così l’assistente sociale può andare incontro al minore abusato.
Questa tesi vuol mettere al centro proprio quello strumento, il colloquio,
utilizzato per scoprire, capire, conoscere, stabilire una comunicazione,
una relazione con chi ha subito un abuso sessuale.
Uno strumento essenziale e basilare per il lavoro dell’assistente
sociale.
Parlare con i minori vuol dire immergersi nella loro storia nel loro
passato presente e futuro senza “violentarli” ulteriormente con
domande di tipo interrogatorio.
Al professionista si chiede di mettersi continuamente in gioco
proteggendo e promovendo le persone di cui si occupa, di stabilire una
relazione intima ma al tempo stesso caratterizzata da confini precisi tra
tecnico-professionale e personale, si chiede di rendere visibile il
proprio lavoro e, al tempo stesso, di rispettare la privacy degli utenti.
L’origine di questa tesi nasce dalla curiosità di scoprire e di capire la
valenza delle parole “abuso sessuale” e “colloquio”, nella loro più
larghe accezioni e soprattutto di scoprire come l’assistente sociale è
inserito in questa realtà.
La teoria e la pratica si sono incontrate nelle pagine a venire,
aiutandomi a fare ordine tra le varie informazioni e le forti emozioni.
3
La tesi sarà divisa in tre capitoli, ognuno dei quali avrà come sfondo
sempre il minore abusato, ma si caratterizzeranno ognuno con il
proprio tema.
Nel primo capitolo infatti cercherò di dare una definizione dei termini
“abuso sessuale” e “colloquio”, tratterò in modo particolare quali sono
le conseguenze e gli indicatori dell’abuso e quali le caratteristiche del
colloquio (protagonisti, tempo e spazio).
Nel secondo capitolo l’attenzione sarà posta sull’operato dell’assistente
sociale, sulle strategie, gli stili e le varie tecniche che vengono usate.
Verranno trattate più specificamente le tre fasi del colloquio e l’ascolto
del minore. Verrà trattata anche la comunicazione non verbale e
l’empatia.
Nell’ultimo capitolo verrà descritta l’intervista fatta all’Assistente Sociale
del Distretto Socio Sanitario di Maglie, con riferimento alle sue
caratteristiche, alla percezione del fenomeno dell’abuso nel territorio, i
sentimenti e le emozioni provate, sul colloquio e su alcune riflessioni
riguardanti l’abuso sui minori.
Obiettivo prioritario della tesi è offrire alcune strategie di intervento in
ambito del colloquio con il minore abusato.
4
Capitolo 1
Abuso sessuale e colloquio
1.1 Definizione di abuso sessuale
“Kempe definisce abuso sessuale infantile il coinvolgimento in qualsiasi
attività sessuale di un minorenne, non maturo, dipendente e quindi
incapace di un libero e cosciente consenso, o il suo coinvolgimento in
atti che violano il tabù sociale dell’incesto”
1
.
In questa definizione rientrano episodi di pedofilia, di stupro, di incesto,
ed ogni tipo di sfruttamento sessuale. Sono tutti episodi che possono
differire l’uno dall’altro per la presenza o meno di violenza fisica, ma
accomunati dalla caratteristica di agire in modo molto forte sulla vita
psicologica e sulle relazioni sociali dei minori, turbandone i processi di
sviluppo della personalità e di maturazione della sessualità.
Quindi ogni rapporto sessuale tra un adulto e un bambino è
considerato come abuso:
- se il minore è esposto o coinvolto in attività sessuali
inappropriate al suo sviluppo psico-fisico;
- se il minore è usato o sfruttato per la gratificazione di un adulto;
- se il minore si trova nell’incapacità di essere consenziente a
causa della differenza di età e di ruolo dell’adulto;
- se il minore è coinvolto nell’attività sessuale con persone che
hanno un ruolo determinante nell’ambiente familiare (incesto).
1
Petruccelli I., L’abuso sessuale infantile e la pedofilia, 1999, p. 15
5
Una delle definizioni più complete di abuso sessuale nei confronti dei
minori, è quella elaborata dal NCCAN. Secondo questo istituto
americano l’abuso è definito come: “I contatti e le interazioni tra un
adulto e un minore, quando l’adulto utilizza il minore per stimolare
sessualmente il medesimo, sé stesso o atra persona. L’abuso sessuale
può essere commesso anche da una persona minore di 18 anni,
quando sia significamene più grande del minore o quando sia in una
posizione di potere o di controllo sull’altro minore”
2
.
In altre parole, si parla di abuso sessuale infantile quando un adulto
sfrutta o utilizza a fini sessuali un/a bambino/a che non è in grado (per
ragioni evolutive) di capire cosa gli sta accadendo.
Il Consiglio d’Europa ne dà una definizione che esalta tutta la tragicità
del fenomeno: “Gli atti e le carenze che turbano gravemente il
bambino, attentando alla sua integrità corporea, al suo sviluppo fisico e
intellettivo”.
“L’abuso sessuale può essere: un abuso sessuale manifesto (cioè gli
abusi che sono realmente accaduti); un abuso sessuale mascherato
(cioè i casi di cure morbose che nascondono l’atto); pseudoabuso
(dove l’abuso non si è verificato, ad esempio le false dichiarazioni di un
bambino); un abuso sessuale intrafamiliare (cioè l’atto può essere
attuato dai membri della famiglia); un abuso sessuale extrafamiliare
(attuato di solito da persone conosciute dal minore); un abuso sessuale
istituzionale (dove gli autori sono maestri, bidelli, educatori di comunità,
allenatori, religiosi ecc.)”
3
2
National Centre of Child Abuse and Neglect, “Treatment for abused and neglected children: Infancy
to age 18”, U.S. Department of Health and Human Services , 1994
3
Petrucelli I., L’abuso sessuale infantile: l’intervento con i bambini, Roma, Carocci, 2002.
6
Gli abusi possono essere limitati ad un solo episodio o ripetersi anche
per molto tempo fino all’età adulta.
“Quando si parla di abuso sessuale infantile si fa riferimento ad una
violenza che necessariamente non richiede la forza, ma richiede il non
tener conto dei bisogni e desideri della vittima.
Per cercare di comprendere l’abuso sessuale bisogna avere una
descrizione esplicita di quello che è accaduto: il tipo di atto sessuale, la
frequenza, la presenza di minacce. È di particolare importanza avere
informazioni sul tipo di relazione tra le persone coinvolte.
Secondo la “teoria della crisi, l’abuso sessuale costituisce un evento
traumatico e stressante che scatena una situazione di crisi, definita
come un momento di rottura dell’equilibrio tra l’ambiente e la capacità
di adattamento dell’Io”
4
.
4
Petrucelli I, L’abuso sessuale infantile: l’intervento con i bambini, Roma, Carocci, 2002, p. 27
7
1.2 Le conseguenze dell’abuso sessuale a breve e a lungo
termine
“L’abuso sessuale è la forma più grave e più dannosa per la salute
psichica a breve e a lungo termine del bambino.
L’abuso sessuale di per sé implica violenza psicologica, anche quando
quest’ultima non si esprime nelle forme della denigrazione verbale o
della svalutazione esplicita e si associa anche a quella mancanza di
protezione e di tutela da parte del genitore non direttamente abusante
e violento, definita trascuratezza psicologica”.
“Un minore che viene abusato sessualmente, spesso, non è in grado di
rielaborare l’accaduto a causa dell’inconsapevolezza di quello che sta
avvenendo, il bambino infatti non lo riesce a comunicare verbalmente,
perché non possiede un linguaggio inerente al comportamento
sessuale adulto”
5
.
A causa di questo la vittima si viene a trovare in uno stato di
confusione e disorientamento riguardo gli atti sessuali di abuso.
Il percorso che il minore abusato percorre per la rielaborazione
dell’abuso si manifesta in tre fasi:
- fase acuta
- fase di aggiustamento
- fase emotiva
Quando il bambino si trova nella “fase acuta, di totale
disorganizzazione, il sintomo prevalente consiste nella paura e tra le
reazioni iniziali prevalgono uno stato di shock, un senso di umiliazione
e di vergogna, sentimenti di paura e di tristezza.
5
Petrucelli I., L’abuso sessuale infantile: l’intervento con i bambini, Roma, Carocci, 2002, p. 30
8
Nella fase di aggiustamento vi è la tendenza del soggetto
all’autodifesa, con comportamenti di introversione e ritiro in se stessi.
L’ultima fase, quella emotiva è contraddistinta da vissuti e pensieri
negativi, quali la depressione, il ritorno della rabbia”
6
.
“Tra le conseguenze a breve termine troviamo:
- tra i sintomi fisici: disturbi del sonno, disturbi della condotta
alimentare”
7
;
- “tra i sintomi psico-comportamentali: ansia, timidezza estrema,
silenzio, mutismo, basso livello di autostima, difficoltà di
apprendimento, fobie, rabbia intensa, depressione, percezione di
sé come vittima, sfiducia nelle proprie capacità”
8
.
“Una caratteristica dei minori abusati è che risulta per loro difficile
esternare la collera, la rabbia, a causa di un vissuto di irritazione verso
gli adulti che non gli hanno protetti”
9
.
“Molti studi hanno confermato anche la connessione tra gli episodi di
abuso infantile e la presenza in età successive di un’ampia varietà di
conseguenze”
10
.
“Tra le conseguenze a lungo termine ritroviamo i disturbi del sonno, in
età adolescenziale possono essere messi in atto fughe da casa,
tentativi di suicidio, tendenza a delinquere”
11
.
6
Ivi, p. 30
7
Ibidem
8
Ivi, p. 31
9
Ivi, p. 32
10
Ivi, p. 33
11
Ibidem