Nel corso del primo capitolo si è tentato di fotografare il processo di
globalizzazione che ha investito i mercati di tutto il mondo, cercando di
individuare le determinanti e gli elementi che più di altri hanno contribuito
a delineare il processo di globalizzazione dell’economia mondiale e a
livello di singoli settori.
Il secondo capitolo è stato incentrato sull’individuazione dell’impresa
internazionale tipica e delle principali strategie competitive intese come via
da seguire verso l’internazionalizzazione in primo luogo commerciale; di
rilevante importanza è la parte dedicata alle modalità di ingresso in un
mercato estero che traccia le linee guida del percorso tradizionale su cui si
sviluppa il processo di internazionalizzazione.
Il terzo capitolo si concentra sull’internazionalizzazione produttiva,
rappresentando la parte principale della tesi. Inizialmente è stata fornita la
definizione di Investimenti Diretti Esteri identificati come mezzo attraverso
il quale entrare sui mercati esteri, e si è proseguito con l’esposizione delle
principali teorie relative agli IDE.
Infine il quarto capitolo è rivolto al processo di internazionalizzazione
intrapreso dalla Mapei S.p.a.. Dopo aver tracciato un breve profilo della
società utile per poterne individuare l’ambito di appartenenza, si è
proseguito con la delineazione delle peculiarità del settore, della domanda e
del prodotto, fornendo interessanti indicazioni sulle dinamiche competitive,
per poi passare alla descrizione della fase di internazionalizzazione
produttiva della società, analizzando innanzitutto le motivazioni che hanno
portato l’azienda ad effettuare investimenti in mercati al di fuori dei confini
nazionali e quindi l’importanza strategica di questi ultimi.
4
I CAP. L’Internazionalizzazione delle Imprese e il Processo di
Globalizzazione dei Mercati
Il processo di integrazione tra le economie della maggior parte del mondo,
sviluppatosi soprattutto a partire dalla fine della seconda guerra mondiale,
ha determinato un notevole avvicinamento ed una minore caratterizzazione
delle aree geopolitiche del sistema economico mondiale, col risultato del
progressivo annullarsi dei confini e delle distinzioni tra i singoli sistemi
nazionali, oggi strettamente interconnessi sul piano economico e sociale.
Le differenze culturali si vanno progressivamente riducendo ed i modelli
locali di consumo si diffondono, stimolando un processo di imitazione che
sfocia in una maggiore uniformità culturale e di comportamento, e per
effetto del medesimo processo, la maggiore uniformità si accompagna
peraltro alla maggiore varietà locale delle caratteristiche della domanda.
1
Da tutto ciò emerge un contesto di mercato complesso caratterizzato dalla
molteplicità e dalla compresenza di forme distinte, in cui i confini geo-
politici assumono un ruolo sempre meno utile ai fini della spiegazione delle
differenze.
Tra le determinanti di tale processo, un ruolo centrale può essere assegnato
allo sviluppo internazionale delle imprese e al trasferimento oltre i confini
domestici di beni e servizi, capitali, risorse, tecnologie, informazioni e dati.
Non a caso sempre più rilevante è il numero delle imprese con una
crescente e significativa presenza nei mercati internazionali, e sempre più
variegate appaiono, peraltro, le forme da loro assunte.
L’origine del processo di globalizzazione appartiene assolutamente alla
storia economica contemporanea, trovando le proprie radici nello sviluppo
1
BALCET G., Economia dell’impresa multinazionale. Un processo di lettura, Giappichelli, Torino,1989.
5
delle attività internazionali verificatosi nel secondo decennio successivo
alla fine dell’ultimo conflitto mondiale, allorché si assistette al passaggio
dalla tradizionale forma di commercio internazionale – costituita da
transazioni tra imprese indipendenti appartenenti a paesi diversi –
all’internazionalizzazione delle attività componenti la catena del valore
delle imprese.
2
Il passaggio all’investimento diretto all’estero ha dato appunto origine al
fenomeno delle imprese multinazionali determinando, col passare del
tempo, l’accelerazione dello sviluppo di altre modalità di
internazionalizzazione quali le forme di cooperazione pubblica e privata a
livello internazionale e l’ampliamento della tipologia di attività aziendali e
dei settori coinvolti nel processo di internazionalizzazione.
In quest’ottica, si potrebbe affermare che le imprese hanno acquisito una
visione ed un orizzonte “globali” nel tentativo di integrare mercati, risorse
e attività su scala mondiale. In ciò risiede il principale orientamento degli
ultimi decenni.
1.1 Il dinamismo del mercato mondiale: un problema per le imprese
I cambiamenti nella mappa politica, economica e socioculturale mondiale
si verificano ad una velocità sempre maggiore e quasi incontrollabile,
determinando un significativo ampliamento del divario tra le economie più
ricche e quelle più povere.
Attualmente, dal punto di vista macroeconomico, il trend più evidente è
rappresentato dalla diminuzione dei tassi di crescita dei paesi della Triade
2
SIMONE GUERCINI, Processi di internazionalizzazione della r&s d’impresa, Giappichelli,
Torino,1999.
6
(Europa, Nord America, Giappone), ormai stabilmente inferiori
all’aumento di produttività contrapposta all’espansione dei cosiddetti paesi
emergenti. In circa trent’anni, i paesi dell’Asia orientale hanno guadagnato
oltre 16 punti percentuali sul prodotto interno mondiale, a scapito
soprattutto dei paesi occidentali industrializzati e di quelli appartenenti
all’ex blocco sovietico.
3
Le imprese che vendono sui mercati mondiali dovranno affrontare, come
hanno già fatto nel corso degli anni novanta, diversi problemi di carattere
economico e finanziario che possono essere ricondotti principalmente ai
seguenti:
- sviluppo economico più lento rispetto ai decenni precedenti: dopo la forte
espansione dei paesi industrializzati tra il 1950 e il 1973, lo sviluppo negli
anni ottanta, seppur più lento, è stato costantemente in crescita nonostante
una serie di difficoltà che hanno riguardato soprattutto le economie
occidentali (saturazione di alcuni mercati, rallentamento nella crescita della
produttività, lento processo di adeguamento delle strutture industriali alle
nuove condizioni dell’economia internazionale, limiti nella capacità di
fronteggiare l’inflazione, aumento dei tassi d’interesse e quindi del costo
del capitale). Anche grazie al significativo calo dei prezzi delle materie
prime e in particolare del petrolio, nel 1990 la tendenza è bruscamente
cambiata. L’alternarsi di fasi di stagnazione e di ripresa è culminato alla
fine del decennio con la gravissima crisi economica, finanziaria e politica
che ha colpito l’Argentina nel 1999 (circostanza che suscitò concrete paure
sulla possibilità di un “effetto domino” che avrebbe esteso la crisi anche
agli altri paesi dell’America Latina, già in difficoltà). Anche il nuovo
3
FOGLIO A., Il commercio estero delle tecnologie, dei progetti industriali e dei know-how, F. Angeli,
Milano,1992
7
millennio non è affatto cominciato sotto i migliori auspici e gli incubi di
recessione sono diventati realtà con il grave attacco terroristico che ha
colpito gli Stati Uniti nel settembre 2001. Il riflesso negativo di quanto
accaduto negli USA si è ripercosso sull’intera economia mondiale, col
risultato di trascinare in particolare i paesi occidentali industrializzati in
una fase recessiva -secondo alcuni economisti si tratta o si è trattato solo di
una “leggera recessione”- sottolineata anche dal crollo di autentici colossi
industriali del mercato mondiale (basti ricordare il caso Enron e Worldcom
negli Stati Uniti, o situazioni a noi più note quali i crack Cirio e Parmalat).
4
- concorrenza più intensa sui mercati mondiali, con nuovi protagonisti e
nuove strategie: nel corso degli anni settanta sui mercati mondiali si sono
affacciati paesi di recente industrializzazione come Corea del Sud, Taiwan,
India, Singapore e Hong Kong, i quali hanno sottratto ai vecchi protagonisti
(Gran Bretagna, Francia, Germania, Stati Uniti, Giappone e, su scala
minore, Italia) quote di mercato inizialmente nei settori a basso costo del
lavoro e poi nei settori a tecnologia media. Contemporaneamente il pesante
aumento dei prezzi delle materie prime ha portato alla ribalta i paesi ricchi
di risorse naturali tra i quali ricordiamo Algeria, Arabia Saudita, Brasile,
Malaysia e Indonesia. Gli anni novanta e il periodo attuale si caratterizzano
per la nuova forte espansione dei NICS (New Industrial Countries) e
soprattutto per il nuovo ruolo assunto nell’economia mondiale dalla Cina.
Volendo approfondire ulteriormente questo rapido esame sui protagonisti
attuali e futuri del mercato mondiale, possiamo ricorrere a una distinzione
basata sul “fattore chiave” di un settore industriale che può
4
BAZZONI, Il commercio internazionale di servizi, F.A.ngeli, Milano,1990
8
alternativamente essere o la disponibilità di forti capitali, o un basso costo
del lavoro rispetto ai concorrenti, o la tecnologia.
5
a. Capitali. Nei settori a forte intensità di capitale (automobili, cantieri
navali, acciaio, chimica) i protagonisti continueranno ad essere alcuni paesi
industrializzati che dispongono di un importante mercato interno nel quale
costruire rilevanti economie di scala che consentono loro di presentarsi sui
mercati mondiali con prodotti e prezzi competitivi. La loro posizione sarà
tuttavia insidiata da alcuni paesi in via di sviluppo che hanno settori ormai
in grado di competere senza troppi problemi con quelli dei paesi più
avanzati.
b. Lavoro. Nei settori a forte intensità di lavoro la vulnerabilità dei paesi
industrializzati e soprattutto dell’Europa è già elevata ed è destinata ad
aumentare ulteriormente. In produzioni dove le componenti principali sono
materie prime, disponibilità di tecnologie e costo del lavoro, l’industria
occidentale ha poche possibilità di difesa. Se la quota del costo del lavoro
sul totale dei costi di produzione è molto alta, i paesi a bassi salari, come i
paesi in via di sviluppo o i NICS, hanno un vantaggio difficilmente
eguagliabile.
c. Tecnologie. Nei settori che fanno perno sul livello tecnologico
(computer, aeronautica, telecomunicazioni) la supremazia statunitense sarà
insidiata sempre più dal Giappone e in parte minore dall’Europa.
Nonostante una parte di queste produzione sia già fisicamente realizzata nei
NICS, i mercati mondiali continueranno ad essere dominati dai paesi più
industrializzati sia in termini di offerta che di domanda.
5
ONIDA, Economia degli scambi internazionali, Il Mulino, Bologna, 1984;
9
- nuovo protezionismo: negli ultimi anni è emerso un nuovo paradosso
nell’economia internazionale: da un lato lo scambio internazionale continua
a crescere, dall’altro l’ideale di libero scambio è sempre più lontano. I vari
paesi presenti sui mercati internazionali sono raggruppati in blocchi, e sono
sempre più numerosi i paesi che adottano forme di protezione dei mercati
nazionali. Tra i principali protagonisti dell’economia mondiale il Giappone
è uno dei paesi che ha adottato i provvedimenti più restrittivi, ma anche
Unione Europea e Stati Uniti si sono mossi nella stessa direzione, e non
sono mancati gli scontri.
1.2 Le determinanti della globalizzazione dei mercati
I maggiori contributi all’espansione e allo sviluppo dell’economia e delle
varie attività internazionali possono essere sostanzialmente ricondotti ai
seguenti fattori: sviluppo e diffusione della tecnologia, crescente
interdipendenza delle economie nazionali , sviluppo di nuovi mezzi di
comunicazione e di trasporto, riduzione delle barriere istituzionali alla
mobilità internazionale. Tali fattori possono essere analizzati
singolarmente.
- Lo sviluppo tecnologico: la determinante che ha maggiormente inciso sul
processo di internazionalizzazione delle attività delle imprese e
dell’economia, può essere identificata nello sviluppo e nella diffusione
delle conoscenze tecnologiche; lo sviluppo tecnologico è diventato un
fenomeno indiscutibilmente transnazionale e interaziendale, sottratto
all’uso esclusivo di un singolo paese o operatore.
E’ ormai evidente che il sapere scientifico e informativo è una risorsa che si
10
forma e si acquisisce non più all’interno della singola impresa ma a livello
di economia globale. Lo sviluppo della scienza prospetta un ampio
ventaglio di alternative tecnologiche tra le quali scegliere; è il pluralismo
tecnologico che consente di individuare con maggiore facilità e certezza le
soluzioni più appropriate alle esigenze e alle risorse delle imprese ed ai
vantaggi comparati dei vari paesi. L’accesso diretto ad un ampio
patrimonio tecnologico ed il suo rapido apprendimento, tramite il
trasferimento e lo scambio internazionale delle conoscenze, permette anche
alle imprese più piccole di modernizzarsi e internazionalizzarsi senza dover
sottostare agli standard organizzativi e tecnologici della grande scala.
Pluralismo e pervasività della cultura scientifica e tecnologica sono quindi
alla base della grande capacità di penetrazione dei processi di
6
- La crescente interdipendenza delle economie nazionali: lo sviluppo
economico degli ultimi decenni ha determinato una maggiore convergenza
nella sfera dei bisogni tra i paesi industrializzati, riscontrabile nella
domanda e nell’offerta di prodotti, tecnologie e processi produttivi globali.
Nelle diverse regioni del mondo sono spesso ricercati gli stessi beni e
servizi e la condizione di maggiore omogeneità della domanda rende i
mercati nazionali più attraenti ed accessibili alla concorrenza
internazionale. Il risultato è stato l’eliminazione dei tradizionali rapporti
centro-periferia, secondo cui i paesi in via di sviluppo rifornivano i paesi
industrializzati di beni primari in cambio di prodotti finiti.
Da un punto di vista politico, inoltre, si deve segnalare una progressiva
riduzione del potere di rappresentanza e dei margini di discrezionalità
nell’intervento nell’economia degli stati nazionali; il progressivo
6
CLARA CASELLI, L’avventura della internazionalizzazione, Giappichelli, Torino, 1994;
11
trasferimento dei poteri a livello sovranazionale tende a spostare il
baricentro politico verso organizzazioni di tipo continentale. La capacità
dello Stato di rappresentare gli interessi nazionali si specializza in campi di
competenza regionale, mentre a livello generale i vari governi possono solo
agire come “gruppi di interesse” all’interno del livello istituzionale
superiore.
- Lo sviluppo dei mezzi di trasporto e di comunicazione: le innovazioni
tecnologiche nel campo dei trasporti e delle telecomunicazioni hanno
definitivamente ridotto la distanza tra i diversi paesi. Il miglioramento dei
sistemi di trasporto non ha soltanto determinato un aumento della velocità
di trasferimento delle merci, ma ne ha anche notevolmente ridotto il costo,
rendendo più accessibile lo sbocco o l’approvvigionamento di risorse e
prodotti finiti a livello internazionale. Tuttavia, l’elemento che negli ultimi
anni appare trainante ai fini dell’internazionalizzazione non è tanto la
riduzione dei costi di trasporto, quanto la forte riduzione dei costi di
comunicazione resa possibile dagli sviluppi dell’information technology.
Dal 1990 ad oggi, la rete globale di computer, televisori e telefoni ha
aumentato la sua capacità di trasporto di informazioni di oltre un milione di
volte. In questo quadro è inevitabile non ricordare il fenomeno della
diffusione di internet, che ha letteralmente messo a disposizione e alla
portata di tutti un sistema di comunicazione globale di enorme efficacia e
potenzialità.
7
- La riduzione delle barriere istituzionali alla mobilità internazionale: sono
stati numerosi gli accordi internazionali sottoscritti dai vari paesi a partire
dalla fine del dell’ultimo conflitto mondiale, intesi a ridurre le barriere
7
CLARA CASELLI, op.cit.
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