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Precisamente la prima fonte sull’immane tragedia è stato il blog
tsunamihelp.blogspot.com
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creato da quattro volontari che in meno di una settimana
hanno fatto da fulcro informativo per organizzare aiuti umanitari e per cercare di
mettere in contatto i dispersi con i familiari, raccogliendo una notevole mole di
visitatori e di link esterni da siti di tutto il mondo.
Il maremoto asiatico è stato il primo evento mondiale che ha coinvolto fortemente i
media partecipativi e in soli tre anni hanno seguito lo stesso veicolo di comunicazione i
messaggi di affetto e di ricordo per papa Woityla mancato nell’aprile 2005, i video dal
metrò di Londra nell’attacco terroristico del 7 luglio 2005, le immagini del disastro
naturale dell’uragano Katrina a New Orleans nel settembre 2005, i messaggi di
denuncia del vortice di violenza delle banlieue francesi nell’ottobre 2005, il percorso
delle elezioni presidenziali francesi nell’aprile 2007 piuttosto che i video e i suoni del
keynote di Steve Jobs che il 9 gennaio 2007 ha presentato l’iPhone.
Dal rapporto “State of the Live Web – april 2007”
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che raccoglie e riassume seppur
parzialmente
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i dati del blogging mondiale si può notare che dall’inizio del 2005 si sono
moltiplicati i blog in rete tanto da arrivare a 70 milioni di blog tracciati con una
produzione di contenuti rilasciati pari a 17 post
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al secondo. E questo dato si riferisce
solamente al primo strumento nato e da più tempo presente sulla rete: il blog.
Ma i media partecipativi, focalizzandoci solamente sul mondo web in senso stretto,
sono anche i siti di video o foto sharing come ad esempio Youtube, DailyMotion,
Google Video, Flickr, Zoomr, i social bookmark come ad esempio del.icio.us, Segnalo, i
social news come ad esempio Digg, Slashdot, Oknotizie, Techmeme, i social network
come ad esempio MySpace, Facebook, Linkedin e infine i micro‐blogging come ad
esempio Twitter, Jaiku, Meemi o Hellotxt.
1
Blog di Marco Montemagno–Skytg24: http://montemagno.typepad.com/marco_blog/2005/01/tsunami_analisi.html
2
Rilasciato sotto licenza Creative Commons da David Sifry CEO di Technorati http://www.sifry.com/stateoftheliveweb
3
Alcuni stati come Corea o Francia non sono pienamente tracciabili, e nel rapporto si fa riferimento solamente ai dati raccolti
dall’applicazione web Technorati
4
Paragonabili ad una sorta di articolo o appunto evoluto
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L’elenco di tipologie di applicazioni appartenenti alla seconda generazione di internet è
cosi ampio che potrebbe sembrare infinito ma tutte possiedono una serie di
caratteristiche comuni. Con i media partecipativi è infatti possibile comunicare punto a
punto in larga scala in modalità attiva, collaborando e condividendo contenuti info‐
multimediali il più delle volte auto‐realizzati ad una velocità di produzione in costante
ascesa.
Non a caso nel 2005 è nata la nuova dizione User Generated Content “Contenuti
generati dagli utenti”
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, concepito negli ambienti del web publishing e dei new media
per indicare il materiale disponibile sul web prodotto da utenti invece che da società
specializzate. E’ il primo sintomo della democratizzazione della produzione di contenuti
multimediali resa possibile dalla diffusione di soluzioni hardware e software semplici
ed a basso costo.
Gli esempi di contenuto generato dagli utenti sono i video digitali, i post dei blog, i
podcast, le foto scattate con cellulari o i contenuti dei wiki, e sono anche gli esempi
con il quale sempre più si sta concretizzando l’epoca della conoscenza.
IL CAMBIAMENTO IN ATTO
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Per poter comprendere meglio il cambiamento che sta avvenendo nel mondo della
comunicazione è importante focalizzare le precedenti evoluzioni storiche; l’avvento
dell’epoca della conoscenza mette infatti in discussione molti criteri di valutazione che
nel contesto storico precedente apparivano scontati. Qualsiasi società, del resto, di
fronte ad una rivoluzione cerca di scoprirne il senso confrontandosi con le precedenti
realtà.
5
Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/User_Generated_Content
6
“Generazioni di senso” p.17‐18: Luca De Biase – Economia della Felicità – Serie Bianca Feltrinelli 2007 e articoli tratti dal blog
personale
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Il cambiamento che la società contemporanea sta vivendo è una vera e propria
ristrutturazione delle dinamiche culturali che producono l’interpretazione dei fatti
intorno alle quali si genera il consenso della società. E se il centro della questione è la
dinamica della cultura, allora uno dei nodi è l’evoluzione del sistema dei media in
rapporto all’economia. C’è infatti uno stretto legame tra il modo in cui una società è
organizzata economicamente e i mezzi che usa per comunicare e per confrontare i
propri valori.
Chistopher Locke, autore del libro “Cluentrain Manifesto: the end of business as usual”
per delineare l’epoca della conoscenza, parte con la descrizione dei mercati e delle
logiche economiche nell’epoca preindustriale.
Se si passeggia nel mercato popolare di Porta Portese a Roma la domenica mattina si è
certamente colpiti dal divertimento degli ambulanti nella contrattazione, dal loro gusto
della battuta, dai ripetitivi slogan dei negozianti, dall’identità e personalità uniche dei
commercianti e dalle chiacchiere dei clienti. Camminando lungo il percorso che si
snoda tra i quasi improvvisati banchetti, non si può non notare l’attività incessante dei
frequentatori nell’incontrare amici e sconosciuti per comunicare, per divertirsi o per il
semplice piacere di intrecciare rapporti
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. Porta Portese è uno dei tanti mercati
presenti al mondo paragonabili al modello comunicativo preindustriale, modello che
ancora oggi vive secondo uno schema comunicativo semplice ma efficace: il
passaparola.
La frase di Chistopher Locke che meglio descrive questo modello comunicativo è : “Il
suono del mercato dell’epoca preindustriale aveva la voce delle persone”.
Il mercato di Roma, Istanbul, Hong Kong piuttosto che quello di Rio de Janeiro sono
però piccole sopravvivenze storiche marginali che durante l’era industriale sono state
coperte dal suono potentissimo dei mercati più astratti e impersonali. L’era industriale
è infatti caratterizzata da una voce standardizzata che non si rivolge alle persone, ma
colpisce dei “target” di consumatori sfruttando i grandi mezzi di comunicazione di
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SerendiCity: Sociologia della città dell’ambiente e del territorio online
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massa distintivi dell’epoca, sconvolgendo profondamente le logiche dell’economia
dell’epoca preindustriale. I mezzi di comunicazione di massa non sono solo capaci di
influenzare lo scambio con la pubblicità, in realtà essi funzionano come generatori di
una vera e propria visione del mondo organizzata fondamentalmente attorno alle
dinamiche spersonalizzanti del denaro, del consumo, del lavoro e del risparmio.
Nonostante si parli da sempre di pluralismo nel mondo dell’informazione, i poteri
politici e il mercato mediatico oligarchico hanno costantemente ostacolato questo
principio portando i media il più delle volte ad offrire un'unica visione della realtà.
Questa logica nasce anche da una caratteristica dei media tradizionali: si parla infatti di
Frame setting per indicare una sorta di quadro interpretativo generale che consente di
leggere un atto o un periodo storico in modo semplice e chiaro; tutti lo accettano e
grazie ad esso tutti scrivono e parlano di argomenti che trovano il consenso generale.
Poco importa se il frame sia una semplificazione o una banalizzazione della realtà. Le
notizie che stanno in frame passano con grandi titoli sui mass media, le notizie che non
confermano il frame vengono messe in secondo piano generando una visione non
completa e molte volte distorta della realtà.
Ora siamo nell’epoca della conoscenza ed è quindi giusto chiedersi, interpretando gli
strumenti a disposizione della società e i suoi potenziali usi, quale sia il medium di
comunicazione che è e sarà più adatto per accompagnarci in questa epoca di grande
cambiamento.
Come già prevedeva Locke sette anni fa, siamo di fronte a un possibile ritorno della
voce umana nei mercati e a un nuova personalizzazione degli scambi: 100 milioni di
blog personali al mondo, l’opportunità di internet offerta a un miliardo di persone, le
nuove possibilità di due o tre miliardi di persone connesse con il cellulare, sono solo
alcuni dei segni più tangibili del cambiamento in atto. Come sostiene l'ultima ricerca
italiana della School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con
Nielsen e la ricerca europea dell’ European Interactive Advertising Association, la
società sembra reagire con sempre maggiore difficoltà agli stimoli della comunicazione
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tradizionale
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e si prevede che il 2008 sia l’anno del sorpasso dai media tradizionali ai
nuovi media partecipativi.
Quanto finora descritto trova riscontro nell’esperienza delle persone: sempre meno
circoscritta alla vita lineare tipica dell’epoca industriale, scandita dalle ore di lavoro,
dalle aspirazioni standardizzate della società dei consumi e dal palinsesto dei media di
massa. L’avvento della società dell’informazione non è quindi un luogo comune
9
.
Questo passaggio epocale influisce sulle scelte politiche ed economiche, collettive e
individuali, riguarda la cittadinanza e le relazioni tra le persone, condiziona le sicurezze
e la felicità delle persone.
I movimenti dell’informazione cambiano la realtà, la modellano, la creano e la
distruggono. E’ quindi sbagliato pensato di controllare l’informazione come avveniva
nelle precedenti trasformazioni: siamo immersi nell’informazione e per comprenderla
dovremmo fare un salto fuori noi stessi, immaginando di guardar noi stessi, in un
viaggio interplanetario, dal cielo lunare fotografato il 20 luglio del 1969 da Neil
Armstrong. Un evento televisivo che ha fatto la storia della cultura e che nel
sottobosco mediatico che internet lascia crescere, paradossalmente, è oggetto di una
leggenda metropolitana più diffusa di quanto la ragionevolezza possa consentire: si
dice online che anche quella grande impresa non sia stata altro che una costruzione
mediatica americana destinata a far credere al mondo che i sovietici erano stati
battuti
10
.
Uno sconvolgimento collettivo che la dice lunga su quanto si attribuisca oggi fiducia ai
media di massa. Se tutta la realtà è mediatizzata e se i media tradizionali perdono
credibilità, allora tutto il reale perde credibilità e qualcosa di nuovo non può non
emergere.
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Articolo di Repubblica.it “Internet sorpassa la tv”: http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/scienza_e_tecnologia/internet‐
sorpassa‐tv/internet‐sorpassa‐tv/internet‐sorpassa‐tv.html
9
Luca De Biase – Economia della Felicità p.26 – Serie Bianca Feltrinelli 2007
10
Ma non è un caso, è una possibile regola: la stessa incredulità si è diffusa anche sugli avvenimenti dell’11 settembre 2001.