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INTRODUZIONE
1. INTERAZIONI CELLULARI E MOLECOLARI
IMPLICATE NELLA CORTICOGENESI
La corteccia cerebrale si contraddistingue per le sue caratteristiche
strutturali (laminazione, connettività), citologiche (differenze tra
popolazioni neuronali) e funzionali (specificità delle aree) (Zigmond,
Bloom, Landis, Roberts, Squire 2001). Tale complessità anatomo-
funzionale è il risultato di un processo geneticamente determinato e
conservato nell’evoluzione, il quale è articolato in fasi successive, le cui
basi molecolari sono tuttora in corso di definizione. Tali fasi implicano
l’articolazione temporalmente coordinata di processi differenti illustrati
nella figura 1.
Figura 1: Rappresentazione
schematica dei principali
eventi implicati nello svilup-
po del tessuto nervoso.
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Uno degli eventi più precoci della neurogenesi è rappresentato dalla
proliferazione dei precursori sia neuronali che gliali; essa ha luogo nelle
zone germinative che, nella corteccia in via di sviluppo corrispondono
alle zone ventricolare e subventricolare. Questo processo genera il pool
di cellule che daranno quindi luogo ai differenti elementi differenziati tipici
del sistema nervoso maturo (Anderson et al., 2001).
Una volta che i precursori siano stati determinati in un senso o
nell’altro, la fase successiva sarà quella dell’espansione clonale
attraverso la quale essi proliferano nelle differenti zone germinative al
fine di colonizzare le diverse aree corticali.
Figura 2: Espansione clonale dei precursori corticali
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Questa fase è essenziale in quanto definisce l’estensione delle
differenti regioni del tessuto nervoso (Shenn and Walsh, 2003). Ad
esempio la dimensione delle varie aree della corteccia cerebrale dipende
per l’appunto dalla regolazione di un tale processo. Nella regolazione
degli eventi proliferativi, oltre che l’ingresso nel ciclo cellulare e cioè in
fase S, uno dei punti critici è rappresentato dai meccanismi qualche
conducono gli elementi proliferanti ad uscire dal ciclo cellulare. Nel loro
insieme,tali meccanismi definiscono infatti la dimensione del pool dei
precursori (Ohnuma S. et al.,2001).
Figura 3: Fasi del ciclo cellulare dei precursori corticali
Successivamente, all’uscita dal ciclo mitotico, le cellule destinate a
differenziarsi in senso neuronale vanno incontro a migrazione,
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utilizzando come guida elementi gliali adiacenti ed in particolare i loro
processi. Alternativamente, essi possono utilizzare prolungamenti
assonici di altri elementi neuronali. Questi due diversi modelli
condurranno ad una migrazione di tipo radiale, tipica principalmente delle
cellule della zona ventricolare, oppure tangenziale, tipica degli elementi
provenienti dalle eminenze mediale e laterale, nonché dalla regione
olfattoria (Nadarajah and Parnavelas, 2002). Attraverso tali processi i
neuroni neoformati raggiungono la propria sede nella corteccia
cerebrale, con conseguente definizione delle mappe corticali. E’ da
notare come nella definizione della sede di destinazione dei precursori
contino da un lato il momento ontogenetico in cui essi vengono generati,
e dall’altro le interazioni che essi stabiliscono con gli altri elementi
cellulari dei diversi strati corticali.
Figura 4: Processi migratori dei precursori corticali
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L’insieme di tali processi condurrà quindi i precursori verso il
differenziamento, il che comporterà da un lato, l’acquisizione di uno
specifico fenotipo sul piano morfologico, e, dall’altro, una specificità
funzionale. A sua volta questa comporterà la formazione di specifiche
connessioni tra le cellule e l’acquisizione da parte di queste ultime del
corredo enzimatico necessario per la produzione e l’immagazzinamento
di specifici neuromediatori.
1.1 Processi proliferativi dei precursori neuronali
Uno degli aspetti chiave della neurogenesi è, dunque, quello attraverso il
quale viene generato l’insieme delle cellule che costituiranno il tessuto
nervoso, cioè la proliferazione cellulare. Questa avviene attraverso fasi
successive, temporalmente e spazialmente coordinate con la formazione
del tubo neurale ed in particolare della sua parete.
In una fase molto precoce (8°-9° giorno di vita embrionale nel topo),
quest’ultima presenta uno spessore di una singola cellula. Tuttavia, la
successiva proliferazione conduce ad un ispessimento della zona
germinativa, la quale si converte da un semplice foglio neuroepiteliale in
una struttura complessa multilaminare, composta da numerosi strati. Una
tappa chiave in questo processo comprende, quindi, la creazione di una
zona proliferativa, in stretto contatto con la parete ventricolare,
denominata zona ventricolare. Questa zona presenta una debole
densità cellulare e comprende elementi che vanno incontro ad una serie
di movimenti sincroni con le differenti fasi del ciclo cellulare. Nell’insieme
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tale processo, che è già noto da nemerosi anni, va sotto il nome di
Migrazione Nucleare Intercinetica, (Figura 5, Seymour and Berry,
1975) ed implica diverse fasi durante le quali gli elementi proliferativi
vanno incontro alle diverse fasi del ciclo cellulare occupando, in
ciascuna di esse una posizione differente rispetto alla parete
ventricolare, In particolare essi si spostano tra le due zone, basale ed
apicale in modo che la fase S ha luogo essenzialmente nella zona
basale, situata a maggior distanza dal bordo ventricolare.
Successivamente, dopo esser passati attraverso la fase G2 essi
transitano in fase M in stretto contatto con la parete ventricolare. Gli
stessi elementi passano poi attraverso la fase G1 durante il loro tragitto
verso la zona basale ove essi possono rientrare in fase S e, quindi,
riprendere il ciclo cellulare. Alternativamente, essi possono uscire dal
ciclo nell’intervallo tra fase G1 ed S, avviandosi verso il loro destino
differenziativo che li porterà in uno strato ben definito della corteccia in
formazione, la cui sede dipende largamente dal momento in cui il
precursore in questione si sviluppa.
Figura 5: Migrazione intercinetica dei precursori neuronali nella zona
ventricolare
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Ciò fa si che gli elementi postmitotici si organizzino nei differenti
strati della corteccia in formazione i rapporto con il timing esatto della
loro uscita dal ciclo cellulare. Un primo strato è rappresentato dalla
preplacca (preplate), in cui non esiste ancora un’organizzazione
laminare. Nell’ambito di quest’ultima viene poi definita la placca
corticale, da cui si genereranno i diversi strati corticali e che separa la
una zona marginale, situata superficialmente, dalla sottoplacca
(subplate) situata più profondamente. Queste varie zone daranno quindi
luogo ai diversi strati della corteccia cerebrale dell’animale adulto, in cui i
diversi neuroni troveranno la loro collocazione in base alla loro data di
nascita (Britz et al., 2006; Gal et al.,2006), mediante un processo di
migrazione radiale in cui viene seguito un ordine ben definito. Infatti, i
neuroni generatisi per primi nella zona ventricolare andranno poi a
localizzarsi negli strati più profondi, mentre quelli nati successivamente
occuperanno strati successivamente più superficiali (processo inside-out,
Figura 6), seguendo l’andamento della migrazione radiale (Valcanis and
Tan, 2003).
Figura 6: Migrazione radiale dei precursori corticali
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1.2 Processi migratori dei precursori neuronali
Durante la neurogenesi corticale si passa da una prima fase,
caratterizzata da migrazione intercinetica, tipica di elementi ancora in
fase proliferativa, che serve ad espandere il pool dei precursori, ad una
fase successiva in cui gli elementi che sono già usciti dal ciclo cellulare si
muovono attraverso un meccanismo di migrazione radiale che li porta ad
occupare la primitiva placca corticale. In questa fase migratoria, più
duratura nel tempo e più rilevante dal punto di vista quantitativo, i neuroni
post-mitotici utilizzano come guida i processi della glia radiale, che si
estendono dalla zona ventricolare sino alla superficie piale (Gal et al.,
2006) (Figura 6). La succitata relazione tra la data di nascita di un
neurone corticale e la sua sede di destinazione nell’ambito della
corteccia è correlabile con quelle che sono le proprietà di superficie dei
precursori, le quali definiscono l’estensione dei processi migratori
attraverso la scelta del target che quindi ne definisce la localizzazione
nell’ambito dei diversi strati corticali producendo dei segnali di stop ai
processi migratori. Durante tali processi i precursori neuronali
interagiscono con la glia radiale, i cui prolungamenti fanno da guida per
suddetti neuroni. I precursori in migrazione, infatti, si spostano
lentamente lungo questi prolungamenti fino a raggiungere le rispettive
destinazioni. Oltre che a definirne la localizzazione nell’ambito della
corteccia l’interazione tra precursori neuronali e glia radiale regola altresì
i loro processi differenziativi ed in particolare l’acquisizione di una
specifica morfologia degli elementi migranti. (Hatten, 1993; Metin et al.,
2005). Pertanto, oltre che per i processi migratori, tale interazione è
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importante anche perché promuove i processi differenziativi ed induce
l’acquisizione di uno specifico fenotipo in termini di corredo di
neurotrasmettitori.
Oltre al modello suddescritto, i neuroni possono seguire modelli di
migrazione differenti, come avviene per i neuroni post-mitotici derivanti
dalle eminenze gangliari. Questi precursori neuronali utilizzano per le
loro traiettorie di migrazione supporti costituiti da traiettorie assoniche. In
tal modo, essi raggiungono le loro stazioni terminali (l’ippocampo, il
talamo dorsale, o la corteccia), secondo una modalità migratoria priva di
rapporti con i processi gliali, seguendo una traiettoria tangenziale. Un
esempio di migrazione tangenziale è offerto dai precursori degli
interneuroni corticali GABAergici (Rakic, 2003) la cui attività motogenica
sembra essere regolata dal fattore di crescita e di diffusione denominato
HGF/SF (hepatocyte growth factor/scatter factor) (Powell et al., 2001). La
soppressione dell’espressione di tale fattore interferisce con la
migrazione delle cellule dall’eminenza gangliare con conseguente
significativa riduzione del numero degli interneuroni alla nascita. Altri
fattori trofici di origine nervosa come le neurotrofine ed in particolare la
Neurotrofina 4 sembrano stimolare la migrazione dei neuroni corticali e
sono per questo considerati potenti fattori motogenici (Polleux et al.,
2002; Pozas and Ibanez, 2005).
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Figura 7: Modelli di migrazione tangenziale dei precursori neuronali
1.3 Differenziamento neuronale e gliale: meccanismi molecolari
implicati
La complessità dei processi proliferativi e migratori è poi correlata
con quella dei processi differenziativi, il che rende la corticogenesi un
evento estremamente vulnerabile sia di fronte a fattori geneticamente
determinati che a cause esogene. Pertanto, una precisa regolazione dei
meccanimìsmi di cui sopra é fondamentale per una corretta neurogenesi
corticale, così come lo è la coordinazione tra eventi proliferativi e
differenziativi. In particolare ciascuno di tali eventi pone specifici quesiti
riguardo i meccanismi cellulari e molecolari soggiacenti. Tali quesiti
concernono la specificità delle connessioni ed i loro substrati molecolari,
così come i meccanismi attraverso i quali gli elementi neuronali scelgono
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la direzione e la durata dei processi migratori, nonché la meta da
raggiungere. Simili problematiche riguardano i meccanismi attraverso cui
gli assoni crescono e si sviluppano lungo determinate traiettorie,
raggiungendo specifiche cellule bersaglio con cui stabiliscono precise
connessioni. Da quanto sopra, si evince agevolmente come tali
meccanismi siano strettamente correlati l’un l’altro.
Tali meccanismi possono essere inclusi in due ordini di categorie.
Essi possono, infatti, essere geneticamente determinati e quindi correlati
con lo specifico programma di differenziamento della cellula; oppure
possono risultare da processi di segnalamento che hanno luogo tra gli
elementi cellulari. Questi ultimi sono il risultato di precise interazioni
molecolari che avvengono “in trans” alla superficie dei neuroni, attraverso
i quali le cellule nervose influenzano in maniera reciproca il loro
comportamento, subendo peraltro l’azione dell’ambiente che le circonda.
Si può dunque concludere che, nel controllo degli eventi
ontogenetici di cui sopra, siano implicati sia fattori correlati con il
programma di sviluppo e di differenziamento della cellula, sia fattori
estrinseci o epigenetici, dipendenti dalle interazioni che le cellule
stabiliscono con l’ambiente esterno. E’ peraltro largamente accettato,
oramai, che tra queste due categorie di meccanismi esistano delle larghe
interazioni, cosicché essi possano essere implicati in un largo
programma di sviluppo.
Il legame tra fattori genetici ed epigenetici nello sviluppo è
rappresentato da quelle molecole che sono espresse sulla superficie
cellulare, ed i cui geni possono essere controllati attraverso gli stessi
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meccanismi che regolano lo sviluppo (es. geni omeotici), ma che sono
sottoposte a regolazione anche da fattori esogeni, che rappresentano,
quindi, la compenente epigenetica della regolazione ontogenetica.
Nel prossimo capitolo saranno analizzate le proprietà strutturali e
funzionali di tali molecole e il loro coinvolgimento nei differenti aspetti
della neurogenesi.
2. MOLECOLE ADESIVE DEL SISTEMA NERVOSO
Le interazioni tra cellule, o tra queste e componenti della matrice
extracellulare svolgono un ruolo di estrema importanza nello sviluppo.
Esse possono essere classificate in due gruppi: quelle mediate da fattori
diffusibili e quelle che dipendono dalla formazione di contatti fisici tra
cellule, o tra cellule e ambiente extracellulare. E’ in quest’ultimo caso che
si parla di adesione cellulare e le molecole coinvolte sono molecole
adesive (Thiery, 2003; Yamagata et al., 2003; Karagogeos., 2003;
Sakisaka et al.,2005).
Le molecole adesive si sono rivelate implicate in numerosi aspetti
della neurogenesi come la proliferazione dei precursori, la loro
migrazione ed il loro diffrenziamento, compresa la formazione di
traiettorie assoniche e la sinaptogenesi (Bizzoca et al., 2003; Pennarz et
al. 2004; Bonfanti, 2006). Le interazioni mediate da tali molecole sono
dunque essenziali sia per la formazione della complessa rete di
connessioni neurali, sia per il loro corretto funzionamento.
Sul piano strutturale sono state descritte diverse famiglie di
molecole adesive neurali. Queste includono la superfamiglia delle
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Immunoglobuline (Maness and Schackner 2007; Rougon and Hobert,
2003), le Caderine (Takeichi, 2007), le Integrine (Milner and Campbel
2002) e le Semaforine (Tamagnone and Camoglio, 2000; Fiore et al.,
2003).
Figura 8: Principali famiglie di molecole adesive del tessuto nervoso
2.1. LA SUPERFAMIGLIA DELLE IMMUNOGLOBULINE ( IgSF)
La superfamiglia delle Immunoglobiline (IgSF) (Williams and
Barclay, 1988; Brummendorf and Rathijen,1996; Kamiguchi and
Lemmon., 2000) rappresenta il gruppo più ampio di molecole coinvolte
nelle interazioni molecolari e nella formazione di contatti cellulari nel
tessuto nervoso ed immune.