Floreana Cavenago – Tesi di Diploma in Arteterapia
Scuola di Artiterapie La Linea dell’Arco di Lecco
Pagina 6 di 184
L’AUTISMO. CENNI STORICI, CRITERI DIAGNOSTICI, APPROCCI
TEORICI, TERAPIE DI RIABILITAZIONE
DEFINIZIONE
Nella sua definizione ad oggi maggiormente condivisa, l’autismo (autismo
infantile precoce, autismo infantile, disturbo autistico) è un disturbo
pervasivo dello sviluppo, che ha conseguenze principalmente nelle tre aree
seguenti (triade):
- anomalie nelle relazioni e nello sviluppo sociale evidenti in mancata
condivisione e scambi, assenza di reciprocità, ricerca di contatti esagerati
e/o bizzarri, ovvero atteggiamenti interattivi non in linea con l'età di
sviluppo dell'individuo.
- carenze nello sviluppo della comunicazione, ovvero assenza di linguaggio
e deficit degli svariati codici comunicativi che regolano le nostre
interazioni sociali: sorriso, mimica, postura, alterazioni della prosodia,
inversioni pronominali; nei casi in cui il linguaggio verbale è presente, si
rileva una grave alterazione dell'abilità di iniziare e sostenere una
conversazione, nonostante il possesso di capacità linguistiche adeguate.
- un repertorio marcatamente ristretto di attività ed interessi che si
manifesta sia con movimenti stereotipati che con ossessive preoccupazioni
per un sola attività od un unico tema; oppure estrema difficoltà ai cambi di
abitudine, immaginazione limitata.
Queste specifiche aree di disfunzione, perché si possa diagnosticare con
certezza l’autismo, devono essere molto pronunciate e non fraintendibili
con un generale ritardo dello sviluppo, e riscontrate entro i primi tre anni
di vita.
Non si tratta di una malattia singola, ma è l’espressione sintomatica globale
di una disfunzione del cervello, che può avere svariate cause.
Vi sono diverse varianti di gravità del tipico autismo infantile (autismo di
Kanner), e che delineano i disturbi dello spettro autistico.
Come l’autismo ad alto funzionamento, dove vi è un QI nella normalità, al
contrario che nel 70% dei casi in cui vi è ritardo mentale, ed anche una
Floreana Cavenago – Tesi di Diploma in Arteterapia
Scuola di Artiterapie La Linea dell’Arco di Lecco
Pagina 7 di 184
buona capacità di linguaggio, oltre ad frequenti abilità particolari
(matematiche, musicali, di memoria…), ma vi è una compromissione ancora
importante nella sfera sociale e nella percezione. Tuttavia in questi casi,
l’evoluzione del disturbo in fase di crescita ed in età adulta, porta ad un
miglior livello di autonomia ed ad un più basso bisogno di assistenza.
La sindrome di Asperger presenta moltissime caratteristiche del disturbo
autistico, senza soddisfarne completamente tutti i criteri. In questa
sindrome, per esempio, vi è una minore compromissione della sfera sociale
e lavorativa, e spesso un buono o elevato livello intellettivo, e nessuna
difficoltà nello sviluppo del linguaggio verbale, che viene tuttavia utilizzato
spesso con modulazione inadeguata rispetto ai contenuti o all’interesse
specifico dell’interlocutore.
Vengono diagnosticati dei “tratti autistici” ai soggetti che presentano tre o
più sintomi dell’autismo, ma senza rientrare nella sindrome di Asperger o
nel disturbo disintegrativo della fanciullezza.
Il disturbo disintegrativo della fanciullezza, viene diagnosticato quando il
bambino ha una regressione, e sviluppa una grave sintomatologia di tipo
autistico, dopo uno sviluppo normale o quasi tra l’anno e mezzo ed i quattro
anni.
CENNI STORICI
Negli anni ’40 dello scorso secolo, si ebbero i primi studi, e scritti in merito
all’autismo, che venne per la prima volta individuato e descritto come una
patologia specifica.
Mi riferisco in particolare all’articolo pubblicato nel 1943 del pediatra
americano Leo Kanner, a proposito di 11 bambini autistici, e a quello meno
noto dello psichiatra e pediatra austriaco Hans Asperger, pubblicato nel
1944.
Entrambe le pubblicazioni, che già individuavano il nocciolo di base delle
caratteristiche dei soggetti autistici ed Asperger, ebbero la dovuta
considerazione solamente molti anni più tardi.
Kanner, nell’osservazione dei casi, rimase particolarmente colpito da alcune
caratteristiche distintive del disturbo, ovvero:
- l’assenza di richieste affettive ai consimili, genitori compresi e la
conseguente chiusura in sé stessi (autismo dal greco autòs, sé stesso);
Floreana Cavenago – Tesi di Diploma in Arteterapia
Scuola di Artiterapie La Linea dell’Arco di Lecco
Pagina 8 di 184
- la necessità assoluta di non modificare l’ambiente intorno a sé, e le
routines;
- l’attrazione verso alcuni oggetti, o parti di essi, utilizzati tuttavia in modo
non funzionale;
- l’assenza totale o quasi di linguaggio. Quando presente, comunque con
sviluppo tardivo, caratteristiche particolari e non funzionale;
- l’aspetto vitale dei bambini, che a volte presentavano anche aree di abilità
eccezionali e particolarissime;
- la possibilità di rilevare il disturbo fin dai primi giorni di vita.
Relativamente alle cause del disturbo, Kanner non si esprime chiaramente.
Tuttavia, fa cenno a probabili incapacità innate di comunicare, ma esprime
il dubbio che le madri di questi bambini siano molto spesso donne di buona
cultura e carattere freddo, pur dicendo che non si è in grado di collegare
nella pratica l’atteggiamento materno al disturbo del bimbo.
Sull’onda di queste ipotesi, e della diffusione della psicanalisi nell’ America
di quegli anni, prendono piede le teorie i Bruno Bettelheim (scrisse, tra gli
altri, “La Fortezza Vuota”). Questo autore, che pur fornisce
importantissime e assai ricche descrizioni dei bambini autistici presenti
nella struttura ospedaliera residenziale presso la quale operava, dei
progressi e terapie seguite o tentate verso un avvicinamento al sé di questi
pazienti, stabilisce un nesso tra i tratti negativi della personalità dei
genitori, della madre soprattutto, e la patologia del bambino autistico.
Esorta le madri di bambini autistici a sottoporsi a psicanalisi, per
identificare le cause del rifiuto nei confronti del proprio figlio.
Questo fu causa di grande sofferenza per i genitori, che dovettero così
anche vivere un inutile ed esasperante senso di colpa. Tuttavia la
psicoterapia delle madri, non portò mai ad alcun miglioramento.
Preso atto di questo fallimento si incominciarono a battere altre strade,
che hanno dato vita alle moderne teorie che descriverò in seguito,
sviluppatesi soprattutto dopo gli anni ’70, anche grazie allo sviluppo delle
neuroscienze.
Questa rivoluzione di approccio era parallelamente già iniziata fin dal 1964,
quando lo psichiatra americano Bernard Rimland, padre di una ragazzo
autistico, pubblicò il libro “Infantile Autism”. Fu lui per primo ad escludere
che l’autismo fosse una psicosi. Tale patologia presuppone infatti un'
alterazione del pensiero e del contatto con la realtà. Nell'autismo non vi
Floreana Cavenago – Tesi di Diploma in Arteterapia
Scuola di Artiterapie La Linea dell’Arco di Lecco
Pagina 9 di 184
sono allucinazioni, deliri o alterazioni della coscienza. Il disturbo è
presente fin dalla nascita, anche se si manifesta in epoca più tardiva, ed è
strettamente collegato allo sviluppo del bambino in cui si manifesta una
disorganizzazione cerebrale.
Hans Asperger (che scrisse il testo di riferimento “Bizzarri, isolati e
intelligenti), dal canto suo, suggerisce che, i pazienti particolari da lui
osservati soffrono di un “disturbo di contatto” ad un livello profondo, che
impedisce un normale sviluppo e manifestazione di affetti ed istinti.
Comunicazione e adattamento sociale risultano compromesse, pur potendosi
osservare frequentemente caratteristiche dimostrazioni intellettive di
livello anche elevato, contemporaneamente a gravi stereotipie.
Prima di Kanner ed Asperger, abbiamo descrizioni sporadiche di casi che
possono corrispondere a criteri distintivi di persone affette da autismo o
sindrome di Asperger, ma che tuttavia al momento della loro pubblicazione
non volevano delineare una patologia specifica. Si trattava quasi di “casi
letterari”.
Mi riferisco ai soggetti individuati come “strani”, da Uta Frith (autrice tra
l’altro di “L’Autismo: spiegazione di un enigma”). L’autrice cita, ad esempio:
- Frate Ginepro, citato nei “Fioretti di San Francesco”, che tagliò la zampa
di un maiale per darne ad un povero infermo;
- un bambino osservato nel 1799 da un farmacista del Bethlem Hospital di
Londra, che , a 5 anni, non giocava con i coetanei, ma solamente per ore da
solo con i suoi soldatini;
- il notissimo caso di un bambino di circa 12 anni, ritrovato in un bosco nella
Francia centrale e cresciuto da solo, completamente privo di qualsiasi
verbalizzazione e moto di interazione sociale, che non sopportava nemmeno
di vestirsi. Pur non conoscendo le cause della sua crescita in solitudine, la
descrizione di questo ragazzino risponde perfettamente a quella di una
persona affetta da autismo. Si riuscì ad educarlo, con estrema fatica, a
comunicare i bisogni con qualche gesto, ma mai mostrò durante tutto il
resto della sua vita affezione per qualcuno, né interessi particolari, se non
per il cibo, il rumore prodotto dai suoi cibi preferiti (noci e fagioli
sgusciate), o per dormire e dondolarsi;
- l’egualmente conosciuto caso di Kaspar Hauser, “comparso” sulla piazza di
Norimberga nel 1828, dalle origini sconosciute, ed enormemente strano.
Sapeva scrivere il suo nome, ma non parlare in modo funzionale, mangiava
solo pane ed acqua. Fu inizialmente accolto dalla famiglia dell’ostello per
Floreana Cavenago – Tesi di Diploma in Arteterapia
Scuola di Artiterapie La Linea dell’Arco di Lecco
Pagina 10 di 184
vagabondi dove venne custodito, e poi “accudito” da tutta la cittadinanza.
Fu in grado di migliorare di molto alcune sue abilità, in ogni campo, ma poi il
suo sviluppo si arrestò. Era come se le sue lacune fossero state causate in
parte da una prolungata prigionia, priva di stimoli visivi, uditivi, olfattivi,
gustativi, sociali, ma in parte da qualcosa di carente in lui dalla nascita. A
favore della tesi che fosse autistico, vi è la descrizione della sua assenza
di senso dell’umorismo, di immaginazione, la sua fine capacità di ricordare
nomi e fatti velocemente ed in gran quantità.
Vi sono anche altri casi descritti, molto curiosi ed esplicativi di come alcuni
personaggi, con i loro comportamenti ritenuti bizzarri, suscitassero
curiosità ed interesse in tutte le classi sociali.
CRITERI DIAGNOSTICI (DSM IV e ICD-10), SINTOMI
Mentre si attende la scoperta di specifici markers biologici, l'autismo
viene definito puramente in termini di patterns comportamentali mostrati.
La diagnosi di autismo viene attualmente formulata facendo riferimento ai
criteri del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV-
TR), redatto dall’ American Psychiatric Association o all’ICD 10,
International Classification of Diseases, classificazione emessa
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
• DSM IV
A. Si diagnostica l’autismo, quando vi è un totale di 6 (o più) voci da (1), (2),
e (3), con almeno 2 da (1), e uno ciascuno da (2) e (3), sempre che l’anomalia
non sia meglio attribuibile al Disturbo di Rett o al Disturbo Disintegrativo
della Fanciullezza.
1. compromissione qualitativa dell’interazione sociale, manifestata con
almeno 2 dei seguenti:
a) marcata compromissione nell’uso di svariati comportamenti non verbali,
come lo sguardo diretto, l’espressione mimica, le posture corporee e i gesti,
che regolano l’interazione sociale;
b) incapacità di sviluppare relazioni coi coetanei adeguate al livello di
sviluppo;
Floreana Cavenago – Tesi di Diploma in Arteterapia
Scuola di Artiterapie La Linea dell’Arco di Lecco
Pagina 11 di 184
c) mancanza di ricerca spontanea della condivisione di gioie, interessi o
obiettivi con altre persone (per es., non mostrare, portare, né richiamare
l’attenzione su oggetti di proprio interesse);
d) mancanza di reciprocità sociale o emotiva.
2. compromissione qualitativa della comunicazione come manifestato da
almeno 1 dei seguenti:
a) ritardo o totale mancanza dello sviluppo del linguaggio parlato (non
accompagnato da un tentativo di compenso attraverso modalità alternative
di comunicazione come gesti o mimica);
b) in soggetti con linguaggio adeguato, marcata compromissione della
capacità di iniziare o sostenere una conversazione con altri;
c) uso di linguaggio stereotipato e ripetitivo o linguaggio eccentrico;
d) mancanza di giochi di simulazione vari e spontanei, o di giochi di
imitazione sociale adeguati al livello di sviluppo.
3. modalità di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e
stereotipati, come manifestato da almeno 1 dei seguenti:
a) dedizione assorbente ad uno o più tipi di interessi ristretti e
stereotipati anomali o per intensità o per focalizzazione;
b) sottomissione del tutto rigida ad inutili abitudini e rituali specifici;
c) manierismi motori stereotipati e ripetitivi (battere o torcere le mani ed
il capo o complessi movimenti di tutto il corpo);
d) persistente ed eccessivo interesse per parti di oggetti.
• ICD – 10
Molto simile nella sostanza è la classificazione dei criteri diagnostici
offerta dall’ICD 10. Si diagnostica autismo quando vi è:
a. Una compromissione qualitativa dell’interazione sociale reciproca,
manifestata con almeno due dei seguenti sintomi:
- incapacità di usare adeguatamente lo sguardo diretto, l’espressione
mimica, le posture corporee e i gesti che regolano l’interazione sociale;
- incapacità di sviluppare relazioni con i coetanei che comprendano la
condivisione reciproca di interessi, attività ed emozioni;
- cercare raramente gli altri per ricevere affetto ed essere consolati in
momenti di stress o tristezza e/o per offrire affetto e dare consolazione
agli altri quando appaiono sotto stress o infelici;
Floreana Cavenago – Tesi di Diploma in Arteterapia
Scuola di Artiterapie La Linea dell’Arco di Lecco
Pagina 12 di 184
- mancanza di ricerca spontanea degli altri per condividere gioie, interessi
ed obiettivi;
- mancanza di reciprocità socio-emotiva mostrata da una risposta anormale
alle emozioni degli altri; oppure mancanza di adattamento del
comportamento in base al contesto sociale; oppure scarsa integrazione dei
comportamenti sociale, emotivo e comunicativo.
b. Compromissione qualitativa della comunicazione manifestata da almeno
uno dei seguenti sintomi:
- ritardo o mancanza totale dello sviluppo del linguaggio parlato, non
accompagnati dal tentativo di compensare attraverso l’uso di gesti o di
mimica come modo alternativo di comunicazione (spesso preceduti dalla
mancanza di lallazione comunicativa);
- mancanza di giochi di simulazioni vari e spontanei, o (nei più piccoli) di
giochi di imitazione sociale;
- incapacità relativa di iniziare a sostenere una conversazione;
- uso stereotipato e ripetitivo del linguaggio o uso eccentrico di parole o
frasi.
c. Modelli di comportamento, interessi ed attività limitati, ripetitivi e
stereotipati, manifestati da almeno una delle seguenti quattro voci:
- dedizione assorbente a uno o più tipi di interessi limitati e stereotipati;
- sottomissione del tutto rigida e compulsiva ad inutili abitudini o rituali
specifici;
- manierismi motori stereotipati e ripetitivi;
- interesse persistente ed eccessivo verso parti di oggetti o elementi non
funzionali di giochi.
Nel complesso, le diverse modalità con cui può esprimersi la
compromissione dell’interazione sociale hanno portato ad individuare tre
profili:
a. bambini inaccessibili, che si “tirano fuori” da qualsiasi rapporto sociale;
b. bambini passivi, che tendono ad isolarsi, ma sono in grado di interagire
quando adeguatamente sollecitati;
c. bambini attivi-ma-bizzarri, che sono capaci di prendere l’iniziativa
nell’interazione sociale, ma lo fanno in maniera inopportuna, enfatica ed
inappropriata. Si tratta di quei bambini autistici, ad esempio, che non solo
Floreana Cavenago – Tesi di Diploma in Arteterapia
Scuola di Artiterapie La Linea dell’Arco di Lecco
Pagina 13 di 184
non rifiutano il contatto fisico, ma anzi lo ricercano attivamente, ma con
modalità inappropriate.
DISTURBO O SINDROME DI ASPERGER, criteri diagnostici dal DSM IV
a. Compromissione qualitativa nell'interazione sociale, come manifestato
da almeno 2 dei seguenti:
- marcata compromissione nell'uso di diversi comportamenti non verbali,
come lo sguardo diretto, l'espressione mimica, le posture corporee e i gesti
che regolano l'interazione sociale;
- incapacità di sviluppare relazioni con i coetanei adeguate al livello di
sviluppo;
- mancanza di ricerca spontanea della condivisione di gioie, interessi o
obiettivi con altre persone (per es., non mostrare, portare o richiamare
l'attenzione di altre persone su oggetti di proprio interesse);
- mancanza di reciprocità sociale o emotiva.
b. Modalità di comportamento, interessi, e attività ristretti ripetitivi e
stereotipati, come manifestato da almeno uno dei seguenti:
- dedizione assorbente ad uno o più tipi di interessi stereotipati e ristretti,
che risultano anomali o per intensità o per focalizzazione;
- sottomissione del tutto rigida ad inutili abitudini o rituali specifici;
- manierismi motori stereotipati e ripetitivi (per es., sbattere o torcere le
mani o le dita o movimenti complessi di tutto il corpo);
- persistente eccessivo interesse per parti di oggetti.
c. L'anomalia causa compromissione clinicamente significativa dell'area
sociale, lavorativa o di altre aree importanti del funzionamento.
d. Non vi è un ritardo del linguaggio clinicamente significativo (per es.,
all'età di 2 anni sono usate parole singole, all'età di 3 anni sono usate frasi
comunicative).
e. Non vi è un ritardo clinicamente significativo dello sviluppo cognitivo o
dello sviluppo di capacità di auto - accudimento adeguate all'età, del
comportamento adattivo (tranne che dell'interazione sociale) e della
curiosità per l'ambiente nella fanciullezza.
Floreana Cavenago – Tesi di Diploma in Arteterapia
Scuola di Artiterapie La Linea dell’Arco di Lecco
Pagina 14 di 184
f. Non risultano soddisfatti i criteri per un altro specifico Disturbo
Pervasivo dello Sviluppo o per la Schizofrenia.
ALTRI DISTURBI LEGATI ALL’AUTISMO
Vi sono una serie di disturbi legati all’autismo, che si possono classificare
come segue:
- ritardo mentale, presente in circa il 70% delle persone affette da
autismo. Il 30% che non presenta ritardo mentale, di solito si stabilizza in
diagnosi di autismo ad alto funzionamento. Va detto tuttavia che vi sono
innumerevoli dibattiti aperti circa l’opportunità di misurare QI e rilevare il
Ritardo Mentale in persone con deficit di comunicazione come le persone
con autismo;
- disturbi sensoriali , presenti in circa il 70% - 80% delle persone
autistiche. Già dagli anni ‘60 si sono documentate risposte comportamentali
insolite a stimoli sensoriali, che implicano tutti i cinque sensi: vista, udito,
tatto, olfatto, gusto e la sensibilità cinestesica e propriocettiva. Si sono
anche rilevate ipo ed ipersensibilità agli stimoli ambientali, spesso
fluttuanti tra i due poli. Una persona autistica può annusare, ricercare il
contatto in maniera eccessiva, fino all'autolesione, oppure può rifiutare le
fonti di rumori, di odori e di contatti.
Come ci racconta Temple Grandin (1994), ad esempio, che non riesce
tollerare l'abbraccio di altre persone a causa della sensazione di
oppressione che questo le suscita e che innesca in lei una reazione di
evitamento e fuga.
Per questo, in alcuni casi, può essere utile lasciare che sia la persona
autistica ad iniziare il contatto, poiché in tal modo ha il tempo di percepire
ed elaborare le sensazioni da esso derivanti. Un’altra modalità di approccio,
in qualche caso, è anticipare verbalmente le sensazioni che ciò che sta per
avvenire può comportare (Es. anticipare, che un tessuto può essere freddo,
un oggetto bagnato, un liquido bollente, etc).
Spesso le persone autistiche, possono cercare autostimolazione sensoriale
specifica che dà piacere, con modalità differenti per ciascuno (come
infilarsi sotto materassi per sentire la pressione, o arrotolarsi tra le
coperte). Oggetti immobili possono essere percepiti come in movimento, e
la profondità non viene valutata correttamente.
Floreana Cavenago – Tesi di Diploma in Arteterapia
Scuola di Artiterapie La Linea dell’Arco di Lecco
Pagina 15 di 184
Un eccesso di stimoli, può ingenerare un sovraccarico sensoriale, che
provoca profondo disagio e sofferenza (come in luoghi affollati, insoliti,
rumorosi), e può dar seguito a reazioni di rabbia estrema, chiusura,
aggressività. L’aspetto ambientale, per i motivi appena descritti, va tenuto
molto in considerazione quando si strutturano gli spazi di vita delle persone
autistiche.
Un altro effetto della difficoltà di rispondere agli stimoli correttamente,
è l’iperselettività, che li porta a focalizzare parti di oggetti e dettagli
insoliti, trascurando l’insieme. Questo a volte è fonte di particolare isole di
abilità, come la memoria di posizioni e forme, la discriminazione di immagini
e forme, la capacità di costruire puzzles, incastri, ecc. Queste abilità
possono essere ad esempio sfruttate in contesti lavorativi specifici.
I disturbi sensoriali possono generare elevati livelli di angoscia, paura,
ansia, condizionando negativamente la vita quotidiana e il funzionamento
sociale delle persone autistiche. Inoltre, come abbiamo già detto, esistono
differenze individuali e ciò che può risultare fastidioso per una persona,
può essere indifferente o addirittura piacevole per un'altra.
Appare pertanto conseguente ipotizzare, che il distacco sociale possa
essere una forma di ritiro rispetto ad un sovraccarico di stimoli.
COMORBIDITA’ NELL’ AUTISMO
Circa un soggetto autistico su quattro, presenta patologie mediche
associate.
Tra le patologie più note, si trovano:
- patologie genetiche, come la sindrome dell’X fragile, la sindrome di
Angelman, la sclerosi tuberosa (disturbo genetico neurocutaneo, con una
combinazione di problemi alla pelle e cerebropatie), la ipomelanosi di Ito
(altro disturbo neurocutaneo);
- patologie da danni fetali, causati ad esempio da rosolia in utero,
encefalite da herpes postnatale (infiammazione infettiva del cervello);
- disturbi metabolici, come la sindrome da fenilchetonuria;
- epilessia, per circa un terzo dei soggetti autistici;
- problemi alle ossa ed articolazioni, a volte eccessivamente flessibili.
Floreana Cavenago – Tesi di Diploma in Arteterapia
Scuola di Artiterapie La Linea dell’Arco di Lecco
Pagina 16 di 184
Queste patologie, contribuiscono, o sono la causa (il nesso non è ancora
chiaro) del danneggiamento delle funzioni cerebrali necessarie per lo
sviluppo sociale, comunicativo ed immaginativo. In loro presenza, per i
soggetti autistici, gli esami medici evidenziano danneggiamento dei lobi
frontali o temporali nel cervello, considerati atti a queste funzioni.
STATISTICA
Nella sua forma tipica, l’autismo è un disturbo relativamente raro,
presente in non più dello 0,1% della popolazione in generale, in rapporto di
4:1 maschi femmine.
La sindrome di Asperger appare più frequentemente, in 3-4 bambini su
1000. Analoga la diffusione di condizioni legate all’autismo (tratti autistici).
In sintesi, vi è una percentuale totale di 0,6-1% della popolazione generale
dei bambini in età scolare.
Questi dati, riferiti da Gillberg nel 1999, sono confermati dalle recenti
statistiche.
CAUSE
Secondo la concezione ad oggi maggiormente diffusa, l’autismo è
l’espressione comportamentale di una disfunzione neurologica, basata su
un’anomalia del cervello le cui cause sono molteplici.
E’ chiaro che alcuni casi di autismo sono dovuti a fattori genetici e che altri
sono causati da problemi specifici associati ad altre condizioni cliniche
particolari. Sembra inoltre che l’autismo possa manifestarsi a seguito di un
danno cerebrale subito durante la gravidanza, il parto, o, a volte, nel
periodo post-natale (Gillberg).
L’ipotesi sulla causa genetica, si è notevolmente rafforzata in seguito agli
studi sulle coppie di gemelli autistici, ove l’incidenza per i gemelli
monozigoti è altissima, e rileva la presenza in entrambi di disturbi, anche
diversificati, dello spettro autistico.
Anche i fratelli di soggetti autistici, presentano un rischio molto più
elevato di sviluppare la stessa patologia. Questa ereditarietà, viene
osservata con incidenza anche maggiore per i casi di sindrome di Asperger.
Il danno cerebrale è evidenziabile anche con esami medici (ad es. SPECT,
Single Photon Emission Computer Tomography), che rileva nei casi di
Floreana Cavenago – Tesi di Diploma in Arteterapia
Scuola di Artiterapie La Linea dell’Arco di Lecco
Pagina 17 di 184
autismo, anomalie nei lobi frontali o temporali. Un individuo su due presenta
anche anomalie, se sottoposto ad EEG (elettroencefalogramma).
Vi sono anche ipotesi di tipo biologico, che non si possono escludere, ma non
è per ora possibile valutare come scatenanti o aggiuntive a condizioni già in
essere. Mi riferisco ad esempio alla fenilchetonuria (disturbo metabolico
con causa genetica), all’incapacità di metabolizzare la fenilalanina, presente
in moltissimi cibi.
In molti casi, l’anamnesi dei genitori riferisce di infezioni virali in
gravidanza, o disturbi autoimmuni, oppure di rosolia nei primi tre mesi di
gravidanza.
Anche le vaccinazioni neonatali sono considerate da alcuni cause scatenanti,
ma ad oggi non ci sono studi sufficientemente approfonditi da poter
convalidare questa ipotesi, anche nel caso di encefalite causata da reazione
al vaccino.
L’ipotesi strettamente basata su un negativo ambiente famigliare, nata con
Bettelheim e della quale ho già fatto cenno, è stata da tempo considerata
priva di qualsiasi fondamento.
RECENTI TEORIE ED APPROCCI TEORICI
Ipotesi neuropsicologiche
La mancanza di una teoria della mente (Baron-Cohen et al, 1985), il Deficit
di Coerenza Centrale (Frith, Happè, 1994) ed il Deficit nelle Funzioni
Esecutive (Ozonoff, 1995) sono le teorie più accreditate per il maggior
numero di studi sperimentali e verosimilmente nessuna di queste risulta
predominante sulle altre, ma possono concorrere ai deficit peculiari del
Disturbo Autistico.
La teoria della mente, è la capacità di considerare, teorizzare che gli altri
individui hanno una mente separata dalla nostra. Nella "teoria della mente"
Baron-Cohen e Uta Frith, ipotizzano un deficit cognitivo in un' abilità che
si formerebbe in maniera completa dopo i tre anni. I bambini normali
sviluppano fin dal primo anno di vita la capacità di rappresentare nella
propria mente le esperienze sociali vissute nell'interazione con i genitori;
Floreana Cavenago – Tesi di Diploma in Arteterapia
Scuola di Artiterapie La Linea dell’Arco di Lecco
Pagina 18 di 184
successivamente acquisiscono la capacità di "empatia", cioè riescono a
pensare a quello che pensano gli altri. È una capacità fondamentale nel
contesto quotidiano delle relazioni. Un grossa parte delle nostre azioni
nella società, sono basate sulla considerazione di ciò che gli altri sanno e si
aspettano o su segnali sociali "convenzionali" che inviano, fatta salva la
possibilità arbitraria di sottrarsi consapevolmente a queste regole tacite.
L’autistico al contrario non sa e non può scegliere, ha atteggiamenti rigidi
ed immutabili. Nei casi più ottimali è semplicemente un buon imitatore delle
nostre abitudini sociali, ma pur sempre goffo e inadeguato, come se non
riuscisse a catturarne il senso.
Nel caso del "Deficit della Teoria della Mente" sarebbe predominante
un'incapacità ad attribuire a sé e ad altri stati mentali, con conseguente
difficoltà a distinguere stati mentali (desideri, credenze, immaginazione)
altrui, mentre sarebbe conservata la percezione fisica del mondo esterno.
I bambini Autistici possono essere pertanto considerati dei veri e propri
“Ciechi Sociali".
Secondo la teoria del "Deficit di Coerenza Centrale" (capacità di
considerare la Gestalt delle cose, persone, situazioni nella loro interezza) è
carente la capacità di integrare informazioni differenti a differenti livelli,
e non viene data priorità alla comprensione del significato globale. Da qui
discendono le difficoltà a livello di generalizzazione, di percezione e di
attenzione, mentre viene incentivata la loro capacità a cogliere i dettagli,
frammenti insignificanti di un tutto.
Le Funzioni Esecutive, controllate primariamente dal lobo frontale,
riguardano comportamenti quali: pianificazione degli obiettivi, il controllo
degli impulsi, l'inibizione di risposte predominanti, ma inappropriate,
l'organizzazione nella ricerca e la flessibilità di pensiero e di azione. Il
comportamento rigido ed inflessibile dei bambini autistici, la loro
perseverazione su un compito, i loro interessi stereotipati e la loro
difficoltà a pianificare un'azione rappresentano l'espressione di questo
deficit.
L'inglese Hobson ipotizza, così come Kanner agli esordi, un deficit biologico
di base nei sistemi che regolano l' affettività. Il bambino autistico, non
essendo in grado di percepire le emozioni altrui, non riesce a condividere
con gli altri esseri umani la visione del mondo da cui differenziare la
Floreana Cavenago – Tesi di Diploma in Arteterapia
Scuola di Artiterapie La Linea dell’Arco di Lecco
Pagina 19 di 184
propria. A differenza di Baron-Cohen e Utah Frith, Hobson sposta la sua
attenzione su un periodo più precoce dello sviluppo e su un versante
emotivo, ma senza tornare alla teoria psicogenetica di Bettelheim. Da qui la
ricerca di punti fermi e di prevedibilità, elementi indispensabili in un mondo
purtroppo non interpretabile e, specie sul versante sociale, di difficile
decodifica.
Una possibile ipotesi neurofisiologica
Geraldine Dawson, una ricercatrice statunitense, ha ipotizzato che nei casi
di autismo sia carente il fenomeno dell' abitudine. Dopo varie ripetizioni
dello stesso stimolo - che sia uditivo, visivo, tattile, ma in ogni caso a
valenza sociale - il nostro cervello non reagisce più mettendosi in stato di
allerta, ma impara a gestirlo facendone bagaglio nel patrimonio delle
esperienze. In una parola, apprende e mette a propria disposizione un
ricordo che potrà rielaborare o richiamare alla memoria.
Per gli autistici sarebbe tutto più complesso. Il processo si compirebbe
normalmente per quanto attiene alle esperienze percettive semplici, ma
sarebbe pressoché impossibile per gli stimoli sociali, che possono andare
dalle forme più semplici quali la ricerca di uno sguardo o di un sorriso o
l'attenzione per un medesimo oggetto, alle forme in cui sono in causa il
linguaggio o segnali sociali più ambigui, quali un gesto di compassione, un
moto di sorpresa o di tristezza, l' ironia o il sarcasmo. I bambini autistici si
ritroverebbero pertanto in un costante stato di "ipervigilanza" o
ipereccitazione, che non permetterebbe loro di avere una conoscenza
percettiva stabile delle varie situazioni e la loro comprensione del mondo
sarebbe inevitabilmente frammentata. Fin dall' inizio fallirebbe un
processo che normalmente si attua fra i genitori e il bambino.
In linea generale, i recenti enormi progressi delle neuroscienze e della
genetica, fanno sperare nella futura e prossima possibilità di individuare
con precisione le cause del disturbo autistico nei pazienti affetti, in modo
da poter predisporre interventi mirati e su misura, sia medici che educativi.
Purtroppo al momento non si può, con grave rammarico, che procedere per
tentativi con le varie terapie conosciute, seppur riassestate sul profilo di
ciascuno.