INTRODUZIONE II
Si deduce, inoltre, che la globalizzazione, oggi, non rappresenta più una direzione
scelta ma piuttosto un imperativo.
A livello internazionale si manifesteranno modalità operative, caratteristiche di
prodotto e di processo, comportamenti e così via sempre più tendenti all’omogeneità.
Il diffondersi della globalizzazione può essere dovuto in buona parte al diffondersi di
un processo di internazionalizzazione delle conoscenze, che oggi giorno risultano
essere facilmente trasferibili.
In un mercato globale, come quello attuale, l’aspetto culturale risulta essere più che
fondamentale, è essenziale. Dunque, per non essere esclusi dal mercato, oltre ad
adeguarsi continuamente al nuovo, è necessario adattare continuamente la cultura
aziendale a 360°.
Il presente sembra essere ora nelle mani delle imprese globali ma, in un futuro anche
prossimo, tale tipologia di impresa sarà destinata a far spazio ad imprese
maggiormente dinamiche come ad esempio le imprese transazionali.
Il capitolo in questione si chiude con la descrizione del ruolo giocato dalla tecnologia
dell’informazione all’interno delle imprese, la quale ha permesso al mondo
economico di entrare in una nuova era, denominata società dell’informazione o new
economy.
Il capitolo successivo tratta il concetto del Knowledge Management nel suo
significato teorico, con l’obiettivo di comprendere cosa si intende per gestione della
conoscenza.
Verranno indicate alcune definizioni dei più impegnati autori sull’argomento.
Di seguito, si cercherà di esaminare le diverse prospettive di analisi (concettuale,
gestionale e così via).
In una successiva parte del capitolo si prenderanno in esame coloro che svolgono
lavoro di Knowledge Management, i cosiddetti Knowledge Workers.
Infine, verrà trattato il tema della gestione della conoscenza nelle organizzazioni
aziendali, affrontando le dinamiche implementative di una pratica simile.
Nel terzo capitolo si prende in esame la risorsa conoscenza, cercando di far capire il
più chiaramente possibile che per conoscenza non si intende semplicemente un
insieme di informazioni, ma, piuttosto, un insieme di intuizioni, di esperienze, di
competenze e di procedure, appartenenti ai singoli individui, che governano i
INTRODUZIONE III
pensieri, i concetti, i comportamenti e le comunicazioni delle persone all’interno
dell’azienda.
Verrà, poi, trattato il tema della conoscenza tacita, ampiamente studiato da Polanyi
negli anni ’60, ricavandone un sistema per creare, distribuire e immagazzinare
sempre più conoscenza chiave per ogni processo produttivo.
Si discuterà il problema della valorizzazione del capitale intellettuale, il quale non
rappresenta nulla di direttamente conoscibile né tanto meno di razionalmente
governabile, per cui, la sua valutazione risulterà piuttosto ardua.
Infine, brevemente, verrà documentato come le imprese del nuovo millennio
dovranno considerare le risorse umane sulla base delle loro competenze.
Il capitolo successivo avrà l’arduo compito di cercare di dare una risposta alla
seguente domanda: “Quale organizzazione per il Knowledge Management?”.
La soluzione ottimale potrebbe essere rappresentata da un’impresa adattiva
organizzata come un “organismo vivente”. In cui prevale il fattore umano, o meglio
le risorse umane, quali maggiori depositarie di conoscenza.
Il Knowledge Management necessita di un’organizzazione che presenti al suo interno
un “sistema sociale” in grado di creare un clima di fiducia reciproca, stima e rispetto
tra i lavoratori.
Negli ultimi anni si è sperimentata l’efficacia, in alcuni casi, di un’organizzazione
snella, piatta, alla giapponese. Ulteriore innovazione organizzativa si è avuta con
l’organizzazione ipertestuale che si fonda sui punti di forza della burocrazia e della
task force.
La filosofia aziendale da seguire per svolgere pratiche di Knowledge Management
risulta essere quella della Learning Organization, la quale favorisce e promuove
l’apprendimento continuo.
Il quinto capitolo, di spessore informatico, analizza il Knowledge Management dal
punto di vista dell’Information and Communication Technology.
Da quanto elaborato si intuisce che un numero sempre maggiore di imprenditori e di
economisti è sempre più consapevole che l’economia elettronica non è una
“chimera”, ma piuttosto una realtà importante, che esige la rivisitazione di qualche
consolidato teorema economico.
INTRODUZIONE IV
Le tecnologie dell’informazione da strumenti di elaborazione e di calcolo si sono
trasformate in strumenti di comunicazione e di interazione. Attraverso queste sarà
possibile realizzare una mappatura di tutti i dipendenti dell’azienda e di tutte le loro
conoscenze.
A tal proposito verrà analizzato il diffondersi delle reti internet/intranet/extranet.
Verranno esposti i concetti di Workflow, Groupware e Portale, i quali facilitano la
creazione di un ambiente collaborativo, condiviso, ideale per la circolazione di
informazioni/conoscenza.
Infine, si analizzeranno le principali tecnologie di ICT per creare una piattaforma di
Knowledge Management in grado di gestire le conoscenze tacite ed esplicite
efficacemente per apportare vantaggio ai decisori strategici.
Le tecnologie trattate saranno:
• Document Management;
• Customer Relationship Management;
• Datawarehouse;
• Datamining (KDD);
• Intelligent Agents (Push Technology);
• Distance Learning.
Il sesto e ultimo capitolo del seguente elaborato cerca di mostrare come la gestione
della conoscenza può essere realizzata in un’impresa di formazione/consulenza
italiana.
La società analizzata è la ISVOR-FIAT, società di servizi del GRUPPO FIAT, che
negli ultimi anni si è impegnata a fondo per creare un ambiente di condivisione della
conoscenza attraverso le nuove tecnologie informatiche.
Si mostrerà quindi come la ISVOR sia riuscita a realizzare un Portale che fino ad ora
ha avuto un discreto successo, anche se, all’interno della società, si è certi che la
situazione attuale possa essere ulteriormente migliorabile (anche perché sono solo sei
mesi che il Portale è operativo).
CAPITOLO 1: IL FENOMENO
GLOBALIZZAZIONE
“L’uomo saggio impara molte cose dai suoi nemici”
ARISTOFANE
“Le idee sono tali in quanto
puoi comunicarle agli altri, se
le tieni per te non servono a nulla,
anzi non sono nemmeno idee”
BIANCIARDI
Nel presente capitolo si descrive il fenomeno globalizzazione per capire
quando e da dove prende vita. Si passa quindi ad analizzare il significato di mercato
globale, per cercare di comprendere il perché si è giunti ad una situazione tale.
Successivamente si è cercato di analizzare gli effetti della globalizzazione sia a
livello aziendale sia a livello Paese. Infine, l’attenzione è stata focalizzata
sull’aspetto aziendale del fenomeno, andando ad analizzare, in particolare, le
strategie migliori da adottare nei settori globali per affrontare la concorrenza
internazionale in modo efficace. Sempre a proposito della globalizzazione in azienda,
sono indicati i due modelli d’impresa, che, per ora, sono considerati vincenti per
ottenere vantaggio competitivo nella giungla della competizione globale. E per
concludere si cerca di dare un quadro sintetico della nuova era in cui ci si sta
addentrando.
CAPITOLO 1: IL FENOMENO GLOBALIZZAZIONE 2
Per globalizzazione s’intende un processo attraverso il quale vengono a cadere le
classiche barriere spazio-temporali che vanno a limitare le comunicazioni a livello
aziendale, istituzionale nonché sociale.
Tale situazione si è creata anche grazie al contributo delle nuove tecnologie
informatiche che vanno a convergere con quelle, nuove e vecchie, della
telecomunicazione.
Il processo globalizzazione prende vita in un’epoca non ben definita anche se è ormai
certo il periodo in cui s’impone fortemente, quello attuale, denominato “Repubblica
della tecnologia”, la cui legge suprema è la convergenza. Da ciò si può capire come
la globalizzazione, oggi, non rappresenti più una direzione scelta ma piuttosto un
imperativo.
A livello internazionale si avranno modalità operative, caratteristiche di prodotto e di
processo, comportamenti e così via sempre più tendenti all’omogeneità.
In un certo senso la crescita globale può essere additata al diffondersi di un processo
d’internazionalizzazione delle conoscenze (oggi giorno facilmente trasferibili).
Per affrontare tale cambiamento in modo efficace ed efficiente è bene tenere sempre
presente un adeguamento culturale a 360°. Anche perché in un mercato globale come
quello attuale l’aspetto culturale è più che fondamentale, è essenziale.
La concorrenza si fa sempre più globale e se non si comprende in tempo
l’importanza di adeguarsi al nuovo, si rischia l’esclusione dal mercato stesso.
Attenzione particolare deve essere dedicata al cambiamento delle regole del gioco
economico e competitivo. In uno scenario di mercato globale, l’attore Stato/Nazione
perde molti dei suoi poteri e il suo ruolo si fa sempre più marginale. Gli attori
principali, coloro che dettano le regole del gioco, saranno rappresentati sempre più
dalle imprese che nelle loro decisioni e scelte strategiche dovranno valutare ogni
volta quanto affermato nella teoria del vantaggio comparato.
Il presente è ora nelle mani delle imprese globali ma nel futuro più prossimo anche
tale tipologia d’impresa sarà destinata a far spazio a tipologie di imprese più
dinamiche come lo sono le imprese transazionali.
Un ruolo fondamentale in tale tipo di imprese sarà giocato dalla tecnologia
dell’informazione, che ha permesso al mondo economico di entrare in una nuova era,
denominata società dell’informazione e più recentemente new economy.
CAPITOLO 1: IL FENOMENO GLOBALIZZAZIONE 3
1.1. CHE COS’ E’ LA GLOBALIZZAZIONE?
La globalizzazione non è altro che un processo in base al quale la popolazione
mondiale si lega sempre più in un’unica società. (M. Albrow)
1
In questi anni si sta costituendo un certo tipo di società globale grazie soprattutto ad
esiti indiretti dell’interazione sociale su scala mondiale, quasi l’opposto del progetto
che fino a non tanti anni fa era dominante, vale a dire il progetto di una società
mondiale basato sull’idea di uno Stato-Nazione egemone.
Quindi perde forza il concetto di centralità ed egemonia dello Stato nazionale.
Individui ed organizzazioni istituzionali e non si ritrovano ad interagire sempre più di
frequente e sempre più con esiti positivi.
Attraverso il sociologo Albrow va affermandosi l’idea che la teoria secondo cui gli
esseri umani appartengano a una stessa specie, abitino nello stesso mondo o
condividano principi universali non è nuova. Infatti, un sistema economico che lega
la maggior parte degli abitanti del pianeta esiste da diversi secoli. Negli ultimi anni
della storia mondiale, però, ha avuto luogo un mutamento qualitativo, come lo sono
la diffusione di un universalismo nel pensiero sociale, l’internazionalizzazione nel
pensiero politico, il commercio mondiale, ecc.
L’idea di globalizzazione può risultare forse più chiara se si tiene conto di
un’affermazione del sociologo Giddens: “Le nostre vite sono sempre più influenzate
da attività ed eventi che hanno luogo ben al di là dei contesti sociali in cui operiamo
quotidianamente”.
2
Con tale dicitura Giddens vuole sottolineare come il mondo stia
diventando sempre più un unico sistema sociale, in virtù di crescenti vincoli di
interdipendenza che coinvolgono ormai tutta la popolazione mondiale.
Queste nuove interdipendenze che si vengono a creare sono il risultato di rapporti di
dominio economico e politico.
Ma questi a loro volta contribuiscono a far nascere nuove dimensioni e nuove linee
di separazione nei rapporti tra dominati e dominanti, ricchezza e povertà,
1
Studi di sociologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, estratti di Vincenzo Cesareo (1997)
pag.249-281, Pietro Fantozzi (1998)pag.5-17, Michela La Rosa (1998)pag.21-31, e Bianca Barbero
Avanzini (1998)pag.67-71
2
A. Giddens Sociologia IL MULINO (1991)
CAPITOLO 1: IL FENOMENO GLOBALIZZAZIONE 4
totalitarismo e democrazia, religioni, Stati nazionali, organizzazioni forti e deboli,
culture periferiche e culture centrali.
Questo processo di globalizzazione, però, spesso e volentieri produce delle
omologazioni culturali spingendo all’emarginazione la cultura di appartenenza.
Provocando in alcune realtà sociali o produttive la perdita di una propria identità
distintiva, per seguire l’evoluzione.
Tra le omologazioni culturali diffuse rientra senz’altro la formazione di nuove
culture del lavoro tendenzialmente e per larga scala solidali, consensuali e orientate
alla concertazione.
3
Conseguenza questa che si rende necessaria, quasi indispensabile per poter
rispondere significativamente e positivamente alle sfide della globalizzazione dei
mercati, che oggi giorno rende sempre più stretta la cooperazione tra lavoratore e
datore di lavoro. Questo perché nell’attuale contesto socio-economico e culturale,
una piena responsabilizzazione sociale e professionale dei lavoratori da un lato, ed
un’alta efficienza e qualità del processo produttivo e della produzione aziendale
dall’altro, possono risultare non solo componibili ma anche coerentemente ricercati
da ambo le parti perché ad entrambi convenienti.
Importante, ora, è chiarire che la globalizzazione rappresenta un concetto diverso da
quello d’internazionalizzazione.
Troppo spesso la definizione di globalizzazione viene confusa con la definizione di
internazionalizzazione. Per globalizzazione si intende qualcosa di più ampio della
semplice internazionalizzazione, con la quale ci si limita ad indicare legami tra
diverse nazioni o imprese appartenenti a diverse nazioni.
Infatti, con la globalizzazione si manifesta la presenza di legami fortissimi tra i
mercati di tutto il globo. Un interessante contributo alla causa di tale processo è dato
dal sociologo Cesareo
4
, il quale concepisce la globalizzazione come un effetto della
compressione del tempo e dello spazio che modifica alla radice le forme stesse della
vita sociale. Tale compressione si declina nei termini seguenti:
3
Studi di sociologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Pietro Fantozzi (1998)pag.5-17, Michela
La Rosa (1998)pag.21-31, e Bianca Barbero Avanzini (1998)pag.67-71
4
Estratto di Vincenzo Cesareo Studi di sociologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, (1997)
pag.249-281
CAPITOLO 1: IL FENOMENO GLOBALIZZAZIONE 5
• La straordinaria intensificazione e il potenziamento dei flussi di comunicazione, e
specificamente la trasmissione istantanea in tutto il mondo di informazioni,
immagini, conoscenze, idee, resa possibile dalla digitalizzazione e dalla
telematica;
• L’accelerazione e l’aumento di consistenza dei flussi di capitali, di merci e di
persone fisiche;
• L’ibridazione tra culture e stili di vita.
Secondo Cesareo, dunque, la globalizzazione si caratterizza per un’intensificazione
delle relazioni sociali mondiali che collegano tra loro località distanti, facendo si che
gli eventi locali vengano modellati dagli eventi che si verificano a migliaia di
chilometri di distanza e viceversa.
Quindi, nell’era della new economy, la mobilità permea l’esperienza umana andando
ad incidere sui modelli culturali tradizionali.
Oggi, si vive e si opera sempre più in uno spazio globale, compresso dai nuovi mezzi
di comunicazione, si lavora e si abita in uno specifico tipo di spazio urbano
ridisegnato dalle nuove esigenze della mondializzazione. Ciò dimostra come il
mutamento coinvolge pure la sfera della vita quotidiana, nelle sue strutture fisiche e
percettive.
Da non sottovalutare, però, è il problema che l’aumento della capacità dei mass
media globali di trasmettere in tempo reale fatti, immagini, parole ed emozioni
rischia di accrescere la dipendenza dalle modalità di informazione e di
comunicazione del sistema e di determinare una subordinazione dell’apprendimento
e della comunicazione diretta prodotto dalle relazioni intersoggettive quotidiane,
accompagnandosi a uno sfilacciamento delle relazioni sociali reali e ad un
progressivo indebolimento della propria specifica identità culturale.
Ma come afferma Robertson
5
“la globalizzazione comprende anche
l’universalizzazione del particolarismo e non solo la particolarizzazione
dell’universalismo”. E ciò è dimostrato da un duplice e contraddittorio processo: da
un lato si ha la nascita di movimenti alla ricerca del significato del mondo come un
5
Studi di sociologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, estratti di Vincenzo Cesareo (1997)
pag.249-281, Pietro Fantozzi (1998)pag.5-17, Michela La Rosa (1998)pag.21-31, e Bianca Barbero
Avanzini (1998)pag.67-71
CAPITOLO 1: IL FENOMENO GLOBALIZZAZIONE 6
tutt’uno, che concretizzano il problema dell’universalità; dall’altro, il rafforzamento
delle spinte volte ad affermare l’unicità etnica o territoriale. Si definisce, così, un
nuovo paradosso del mondo moderno, caratterizzato dall’intreccio interdipendente di
una maggior omologazione e una maggior differenziazione.
Interessante a questo punto appare considerare ciò che ha affermato D. J. Boorstin
6
:
“La nostra epoca è guidata dalla Repubblica della tecnologia la cui legge suprema è
la convergenza, secondo cui ogni cosa tende a diventare sempre più simile ad ogni
altra”.
Un esempio calzante a tal proposito è rappresentato dal fatto che i mercati sono spinti
verso un’uniformità globale. Ciò è reso possibile grazie alla possibilità odierna di
avere una comunicazione di massa in grado di diffondere ogni tipo di informazione.
Tale fatto renderà le preferenze di ogni Paese sempre più omogenee e ciò
contribuisce non poco alla formazione di un mercato globale.
Viene così a galla che la globalizzazione è un processo irreversibile e per molti
aspetti ineluttabile, sia per i sistemi paese che per le imprese. In particolare, la
globalizzazione si sta sempre più manifestando come un processo di cambiamento
che impatta su tutte le regole del gioco economico e competitivo, mettendo a dura
prova gli Stati, le imprese e le istituzioni, alla ricerca e nella creazione di nuovi
equilibri economici e sociali su scala mondiale.
La globalizzazione oggi, dunque, non è più una scelta, ma un imperativo.
Tale processo impone scelte molto precise in termini di adattamento sia alle grandi
che alle piccole imprese, sia a quelle che operano in settori che da tempo sono
oggetto di concorrenza internazionale, sia a imprese minori che finora operavano in
ambiti locali.
Il processo di globalizzazione, inoltre, causa una tendenziale attenuazione delle
differenze a livello internazionale di modalità e metodologie operative, di
caratteristiche dei prodotti, di regolamentazione e di comportamenti.
Andando a rivalutare il concetto di internazionalizzazione si può affermare che la
globalizzazione è una modalità di internazionalizzazione caratterizzata da una forte
integrazione tra attività domestiche ed attività intrasettoriali. Ciò è avvenuto grazie a
un’evoluzione a livello organizzativo, vale a dire che i meccanismi di coordinamento
6
Scott, W. G. Il marketing internazionale, ISEDI (1986)
CAPITOLO 1: IL FENOMENO GLOBALIZZAZIONE 7
tra le varie attività delle imprese sono diventati progressivamente più complessi e la
dispersione delle attività a livello internazionale ha seguito logiche differenti, come
quella della sola ricerca di nuovi mercati su cui replicare le strategie sviluppate con
successo sui mercati domestici.
In tal modo le scelte organizzative si sviluppano parallelamente a quelle strategiche.
Le strategie si evolvono in due tipologie: le strategie di globalizzazione semplice e
quelle di tipo transazionale. Nel primo modello l’organizzazione dell’impresa tende a
privilegiare comportamenti e scelte volte a ricercare la massima efficienza e a
massimizzare le economie di scala coerentemente con la tendenza
all’omogeneizzazione dei gusti dei consumatori a livello internazionale, nell’ambito
del secondo modello gli obiettivi strategici e organizzativi sono realizzati
sviluppando una maggiore attenzione per le specificità locali e valorizzando il ruolo
delle consociate.
In un’analisi proposta da Buckley e Casson
7
si evince che i processi di
internazionalizzazione delle conoscenze sono considerati la principale causa della
crescita globale delle imprese in quanto le conoscenze sono facilmente trasferibili
attraverso i confini e quindi il loro sfruttamento è facilmente realizzabile su scala
internazionale.
Importanti per le imprese, mai come oggi, sono infatti le risorse immateriali
(conoscenze) e la loro gestione, necessarie per riuscire a tenere il passo
dell’evoluzione, tra l’altro molto rapida, del processo di globalizzazione sul mondo
economico e non.
Non a caso il maggior successo oggi è ottenuto da imprese di tipo research-intensive,
in cui la produzione interna e l’accumulo di conoscenze genera un flusso di
innovazioni sia di prodotto che di processo.
8
7
P.J. Buckley e M. Casson The economic theory of the multinational enterprise MACMILLAN
(1985)
8
Ulrick Beck Che cos’è la globalizzazione: rischi e prospettive della società planetaria, Carocci,
Roma (1999) pag. 55-81
CAPITOLO 1: IL FENOMENO GLOBALIZZAZIONE 8
1.1. LE NUOVE FRONTIERE DEL MERCATO GLOBALE
Per avere un’idea di mercato globale è necessario, in principio, capire che si
sta vivendo e si vivrà in un mondo sempre più interconnesso a livello internazionale
nel quale bisogna avere attitudini al cambiamento e alla mobilità, non solo geografica
ma anche culturale.
Difatti, non appena i processi di globalizzazione e di estensione dei mercati appaiono
consolidati, si assiste a un’ulteriore accelerazione ed espansione del fenomeno (che
costringe operatori e studiosi ad aggiornare le proprie riflessioni e previsioni).
Parlare oggi di mercato, dunque, significa parlare di mercato globale a tutti gli
effetti, ciò che ha contribuito alla formazione di un tale mercato sono stati e lo sono
tuttora principalmente tre fattori:
9
1. Un primo fattore che ha contribuito ad accelerare il processo di globalizzazione è
dato dalla crescita del numero di Paesi che partecipano attivamente al commercio
su scala globale;
2. Un secondo fattore è rappresentato dal fatto che molti grandi gruppi industriali e
finanziari operano come veri e propri global player, dando luogo a processi di
globalizzazione che comportano un’intensa movimentazione di strutture
produttive, capitali e risorse umane e una continua riorganizzazione delle attività
su scala internazionale (es. sono le imprese transazionali).
3. Il terzo e ultimo fattore di accelerazione della globalizzazione ha natura più
strettamente tecnologica ed è riconducibile alla maggior facilità con la quale
prodotti, persone e informazioni vengono trasferiti su scala mondiale.
Sono, in tal modo, diminuiti i costi ed è aumentata la velocità e la fruibilità di mezzi
di trasporto di varia natura; le tecnologie digitali, inoltre, hanno dato forte impulso
all’effetto villaggio globale, con il conseguente coinvolgimento di quasi ogni parte
del globo nella generazione e assimilazione di conoscenze, idee, mode, atteggiamenti
di consumo, ecc.
10
.
Questo mercato sempre più globale costringe le imprese a processi di cambiamento e
adeguamento molto rilevanti, in tempi sempre più ridotti; tali imprese saranno
9
Andrea Piccaluga Mercato e competizione globale (1998)pag.67-71
10
Scott, W. G. Il marketing internazionale, ISEDI (1986)
CAPITOLO 1: IL FENOMENO GLOBALIZZAZIONE 9
facilitate nel loro cambiamento se il Paese che le ospita si mostra maggiormente
adattabile alla globalizzazione. Per cui, anche gli Stati nazionali, oggi, stanno
perdendo la loro autonomia facendosi influenzare sempre più dai grandi mercati
finanziari internazionali o meglio globali.
Il risultato di tutto ciò è che si sta passando, a ritmi sostenuti, da economie nazionali,
concepite e vissute come entità politico-amministrativo, sociali ed economiche a sé
stanti, ad economie integrate su scala regionale o mondiale.
Le imprese si ritrovano così inserite in mercati mondiali sempre più ampi e sempre
più aperti, nei quali la competizione risulta maggiormente spinta e le innovazioni si
susseguono a ritmi serrati.
Per avere vantaggi competitivi in un mercato globale è necessario possedere rapidità
di adattamento alla filosofia e alle logiche dell’economia globale (in cui predomina
l’idea di un economia di mercato mondiale).
Il mercato globale, però, non fa distinzioni, interessando ormai qualunque tipo di
settore e qualunque tipo di azienda, sia sotto il profilo merceologico che sotto il
profilo dimensionale.
Addirittura il mercato globale rende le imprese indipendenti dal contesto nazionale,
di modo che esse possano rispettare i concetti dell’economia globale, secondo cui la
competizione si deve svolgere esclusivamente sul mercato, attuandosi un’economia
di mercato mondiale. Questo succede, appunto, perché le imprese sono ormai
mondiali mentre lo Stato di appartenenza è rimasto nazionale. L’intervento dello
Stato si giustifica solo in situazioni in cui il mercato non funziona, come nel caso
della difesa, dell’istruzione primaria, ecc..
Quindi, la parola chiave di questi anni per uno Stato sarà deregulation, lasciare agire
il mercato (globale) liberamente.
La globalizzazione si sta, dunque, sempre più manifestando, oltre che come un
imperativo, anche quale grande processo di cambiamento che impatta su tutte le
regole del gioco economico e competitivo.
CAPITOLO 1: IL FENOMENO GLOBALIZZAZIONE 10
1.2. L’AZIONE DEL FENOMENO GLOBALIZZAZIONE
Il fenomeno della globalizzazione agisce soprattutto a livello d’impresa.
Costringendo qualsiasi tipo di impresa a competere a livello internazionale, quasi
fosse un obbligo.
Tale affermazione si giustifica nella misura in cui anche le imprese che non sono
operanti sui mercati esteri devono competere localmente con concorrenti non
solamente nazionali.
Grazie a continui mutamenti tecnologici, al fatto che l’economia di mercato ha
trionfato ovunque, al fatto che le imprese tendono sempre più ad internazionalizzarsi
e in ultimo dal fatto che i costi di trasporto e delle comunicazioni si sono abbassati, il
fenomeno della globalizzazione risulta sempre più diffuso e riguarda sempre più
diverse realtà aziendali e non.
Ciò che è ora importante capire sono i rapporti di forza nel mondo; la loro evoluzione
determina di volta in volta un nuovo scenario produttivo mondiale e dipende da tre
macro-regioni:
11
1. America (dal nord al sud del continente, mettendo assieme Paesi legati
principalmente all’economia degli U.S.A.);
2. Eurafrica (che comprende Europa ovest ed est, Africa e Medio Oriente, tutti
Paesi situati oramai nell’orbita economica dell’Unione Europea; che è un ottimo
esempio di cooperazione regionale per affrontare la sfida della globalizzazione);
3. Asia Oceania (raggruppa l’Asia del sud-est e l’Oceania, regione in forte crescita
che segue il Giappone sulla via del dinamismo economico).
Com’è evidente già da tempo l’Asia Oceania rappresenta più della metà della
popolazione mondiale e ciò ha provocato uno spostamento del centro di gravità della
produzione e un rovesciamento dei livelli relativi di sviluppo, anche se però tale
regione non ha ancora acquisito il posto che le spetta nella ripartizione del reddito
mondiale.
Tale regione, praticamente, prima con il Giappone ora con le nuove frontiere della
Cina è riuscita ad impossessarsi dello scettro di regione più produttiva, grazie ad un
basso costo della manodopera locale combinato con innovazioni di prodotto e/o di
11
Gerard Lafay Capire la globalizzazione, Il Mulino (1998) pag.46-58
CAPITOLO 1: IL FENOMENO GLOBALIZZAZIONE 11
processo. Tutto ciò rafforzato dal fatto che i Paesi occidentali permettevano al
Giappone prima, e permettono alla Cina ora di effettuare le loro esportazioni
liberamente senza vincoli commerciali, incentivando così lo sfruttamento delle
economie di scala; in più la Cina oggi ha il vantaggio di avere un mercato interno
con un immenso potenziale di sviluppo.
Da queste considerazioni si può capire come sia importante per ogni Nazione o
meglio per ogni impresa di ogni Nazione saper convivere con il fenomeno
globalizzazione per poter rimanere sul mercato senza tante difficoltà. Constatato che
l’assetto economico mondiale in questa era è in continuo fermento, si rende
necessario per ogni impresa non adagiarsi su quanto conquistato ma mettersi sempre
in discussione cercando in ogni situazione le soluzioni migliori possibili (la passata
esperienza negativa americana contro le imprese giapponesi insegna).
Oggi è più ovvio parlare di imprese interessate dal processo della globalizzazione
piuttosto che di Nazioni, questo perché sono loro le principali protagoniste di tale
processo, sono loro che favoriscono i trasferimenti di tecnologia e la diffusione del
sapere, sono loro che realizzano gli scambi correnti tra Paesi.
Quindi, sono loro che, senza nessuna eccezione, dalle grandi alle medie fino alle
piccole imprese, debbono elaborare strategie in funzione della concorrenza
internazionale.
Situazione resa ancor più critica dal fatto che il fenomeno globalizzazione è stato
accelerato dalla deregolamentazione dei movimenti di capitale e dall’apertura dei
Paesi altrimenti chiusi all’economia di mercato.
Il campo d’azione di ogni impresa diventa il mercato internazionale.
Per affrontare tale mercato le imprese solitamente possono agire in tre modi
differenti. Attraverso:
12
1. Il commercio internazionale; è la forma più antica d’internazionalizzazione. ES.
una produzione, localizzata in un Paese esportatore A, è così destinata a
soddisfare la domanda di un paese importatore B. Questo può essere spinto da
una certa complementarietà delle economie nazionali, le quali realizzano in base
proprie diversità un reciproco guadagno.
12
Gerard Lafay Capire la globalizzazione (1998) pag.63-86