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talidomide”, la valutazione del rapporto rischio/beneficio è diventato
un fattore primario nella scelta terapeutica, l’attenzione degli studiosi
si è rivolta sempre di più agli effetti indesiderati dei farmaci, prima
notevolmente sottovalutati. Tutto ciò ha portato non solo a maggiori
controlli sulle specialità medicinali, ma anche ad una rivalutazione
delle piante medicinali.
Il 23 maggio 1978 (1), durante la 31° Assemblea Mondiale della
Sanità, costituita dai Governi Nazionali dei Paesi aderenti all’ONU,
l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, venne incentivata a
“promuovere le ricerche sulle modalità di utilizzazione delle piante”
della medicina popolare dei vari paesi del mondo. Fu elaborato un
programma atto a “stabilire e di aggiornare periodicamente una
classificazione terapeutica delle piante medicinali in correlazione con
la classificazione terapeutica dei medicamenti”, ad “elaborare norme e
specificazioni internazionali d’identità, di purezza e di attività dei
prodotti a base di preparazioni galeniche”, ad “elaborare metodi atti a
garantire l’utilizzazione efficace e senza pericoli di prodotti a base di
piante medicinali e particolarmente delle loro preparazioni galeniche”
e a, infine, ”diffondere fra gli Stati membri informazioni su questo
argomento”.
Ciò ha dato l’avvio a ricerche etnobotaniche che hanno permesso di
conservare e sviluppare un patrimonio di conoscenze utili sul piano
scientifico, sociale, economico ma soprattutto terapeutico. Si è passati
così da un uso empirico ad un uso razionale di molte piante
medicinali. L’impiego di queste, oggi, è dovuto a tre fattori.
In primo luogo, un terzo delle specialità medicinali attualmente in
commercio contiene un principio attivo estratto dalle piante come tale
4
o come farmaco di semisintesi dopo una modificazione strutturale
operata in laboratorio.
In secondo luogo, nei paesi nei quali scarseggiano i prodotti industriali
o dove è radicato della medicinale tradizionale antica (medicina
cinese, ajurvedica, medicina africana) si usano solamente piante
medicinali.
In terzo luogo, anche nei Paesi industrializzati c’è un costante
aumento nel consumo di preparazioni galeniche di origine vegetale “i
fitoterapici”, dovuto al diffondersi della Fitoterapia. Questa, spesso
indicata come medicina alternativa, grazie allo sviluppo di metodiche
analitiche empiriche come l’HPLC, studi su animali e studi clinici,
può, oggi, essere considerata parte della medicina allopatica che si
basa sulle evidenze cliniche supportate da dati scientifici. La
Fitoterapia, quando l’indicazione è corretta, è uno strumento in più,
accanto al farmaco di sintesi. I derivati fitoterapici trovano impiego
nell’ambito della medicina preventiva, per una terapia complementare
e anche come terapia specifica di patologie non gravi, in alternativa a
farmaci di sintesi, se a parità di efficacia, presentano minori effetti
collaterali.
In questa tesi ho raccolto i dati presenti in letteratura relativi a
numerose piante medicinali diuretiche per evidenziare se le loro
proprietà trovano una conferma scientifica che ne giustifichi l’uso
terapeutico. Le piante diuretiche, per l’effetto depurativo che viene
loro attribuito sono usate empiricamente, spesso,in modo
indiscriminato, perché comunemente ritenute innocue. Molte rientrano
nella composizione di preparati “dimagranti” assunti,
continuativamente, senza controllo clinico, per automedicazione.(2)
5
L’indagine bibliografica è volta ad evidenziare le caratteristiche
fitochimiche (presenza di particolari costituenti chimici) delle piante
in oggetto, con lo scopo di sottolineare la eventuale correlazione tra
l’effetto diuretico, la presenza di particolari costituenti chimici e la
famiglia botanica cui esse appartengono.
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LA DIURESI
La diuresi è il processo fisiologico deputato a mantenere l’omeostasi
dell’ambiente interno dell’organismo attraverso la produzione e
l’eliminazione dell’urina, liquido organico che deriva dal plasma
sanguigno continuamente depurato dal suo passaggio attraverso i reni,
organi che insieme alle vie urinarie formano l’apparato uropoietico.
I RENI
Fig. 1:i reni (3)
I reni sono due organi parenchimatosi dalla forma a fagiolo e di colore
rosso bruno; hanno la dimensione di un pugno e ognuno pesa circa
150 g(4). Si trovano in posizione retroperitoneale, nella parte alta della
cavità addominale, ai lati della colonna vertebrale, compresi tra
l’undicesima vertebra dorsale, in alto, e la terza lombare, in basso.
Posteriormente poggiano entrambi sul diaframma (5). Medialmente i
reni presentano una incisura, l’ilo che si approfonda in una cavità, il
seno renale. Ogni rene e la rispettiva ghiandola surrenale che ne
ricopre il polo superiore, sono contenuti nella loggia renale, formata
dallo sdoppiamento di una robusta lamina connettivale detta fascia
7
renale. Il parenchima del rene esternamente ricoperto da una capsula
fibrosa, internamente presenta due zone:
-zona corticale, periferica, di colore rosso-giallastro
-zona midollare, interna, di colore rossastro finemente striata
La midollare si organizza in 8-15 formazioni coniche dette “piramidi
del Malpighi”. L’apice di ognuna, sporgente nel seno renale è detta
papilla renale e presenta 15-30 forellini, i fori papillari, che
corrispondono agli sbocchi di canali del parenchima attraverso cui
defluisce l’urina.
La base è rivolta verso la corticale che si inserisce tra due piramidi
vicine costituendo le “colonne di Bertin” che a loro volta raggiungono
il seno renale.
Questo è una cavità presente nella parte centrale del rene nella quale
sono ospitate le prime porzioni delle vie urinarie ovvero i calici renali,
tubi a forma di imbuto che raccolgono l’urina definitiva proveniente
dai fori papillari e che a loro volta confluiscono nella “pelvi o
bacinetto renale” a forma di cono ricurvo che uscendo dall’ilo del rene
si restringe e continua con gli ureteri, due condotti lunghi 90 cm
ciascuno che conducono l’urina alla vescica da cui passa, infine,
nell’uretra.
La zona corticale invece viene distinta in:
1. una zona più periferica di aspetto omogeneo, la cortex corticis,
posta direttamente sotto la capsula;
2. in una parte radiata a ridosso della base delle piramidi che
mostra una striatura a raggi perpendicolari alla superficie
(dovuta a un fascio di tubuli rettilinei e paralleli tra loro);
3. in una parte convoluta o labirinto che è costituito da un
parenchima sito fra un raggio e l’altro. La parte convoluta o
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labirinto presenta numerosi corpi sferoidali rossastri, i
corpuscoli renali del Malpighi, che mancano nella cortex
corticis e nella parte radiata.
I reni sono irrorati dalle arterie renali, rami della aorta addominale
dalla cui ramificazione si originano le arterie rette vere nella zona
midollare e le arterie interlobulari nella zona corticale. Le arterie
afferenti, derivanti da quest’ultime danno origine ad un gomitolo di
capillari arteriosi “il glomerulo renale”. Una arteriola efferente
emergente da esso si capillarizza, poi, in una rete peritubulare. Il
circolo refluo-venoso confluisce nelle vene renali.
Fig. 2:il glomerulo (6)
I nefroni sono le unità morfo-funzionali elementari del rene. Essi, in
ogni rene, sono presenti in numero di circa un milione. Poichè, però,
non possono essere rigenerati, in caso di malattia renale o
nell’invecchiamento il loro numero diminuisce; dopo i 40 anni si
riduce di circa il 10% ogni dieci anni,anche se grazie a meccanismi di
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adattamento i nefroni restanti sono in grado di assicurare una normale
funzionalità renale (4).
Ogni nefrone è costituito da un corpuscolo del Malpighi e da un lungo
tubulo.
Il primo non è altro che un glomerulo racchiuso entro la capsula di
Bowman; tra i due foglietti epiteliali,viscerale e parietale,presenta uno
spazio dentro il quale si riversa il liquido filtrato dal sangue.La parete
dei capillari glomerulari (polo vascolare) è formata, infatti, da un
sottile endotelio fenestrato per cui il sangue che li attraversa viene
filtrato con la formazione dell’ultrafiltrato o preurina.
Polo urinifero è detto il punto del corpuscolo in cui ha inizio il tubulo
renale.
Nel suo passaggio attraverso le diverse parti
-tubulo contorto prossimale
-ansa di Henle
-tubulo contorto distale
-tubulo collettore
l’ultrafiltrato subisce delle modificazioni qualitative e quantitative
che danno origine all’urina definitiva.
Attraverso i processi di ultrafiltrazione glomerulare, secrezione e
riassorbimento tubulare, i nefroni contribuiscono alla funzione
emuntoria ed emopoietica del rene, ma anche alla regolazione del
contenuto di acqua e sali dell’organismo (plasma, liquidi interstiziali,
cellule) mantenendo nei limiti fisiologici la pressione osmotica del
sangue e dei tessuti, l’equilibrio acido-base, la concentrazione ottimale
di alcuni costituenti del plasma (funzione omeostatica), favorendo,
invece l’eliminazione dal sangue di scorie metaboliche e sostanze
estranee introdotte con alimenti o farmaci.
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MECCANISMO DELLA DIURESI
Il filtrato glomerulare è un liquido la cui composizione è simile a
quella del plasma , ma è privo della parte corpuscolata del sangue e di
proteine. La concentrazione di sali e molecole organiche presenti nel
sangue non legate alle proteine è invariata, mentre calcio ed acidi
grassi sono poco filtrati perché parzialmente legati.
Il processo di ultrafiltrazione avviene a livello della membrana
filtrante del glomerulo costituita da tre strati:
ι endotelio capillare
ι membrana basale glomerulare
ι strato viscerale della capsula di Bowmann(4).
L'azione selettiva di questa dipende dalle dimensioni e dalla carica
elettrica delle molecole. Una sostanza con peso molecolare vicino a
quello dell'albumina ha una possibilità di essere filtrata pari a zero
come una sostanza con cariche negative rispetto ad altre con le stesse
dimensioni ma con cariche positive. Sulla membrana basale dei
capillari sono, infatti, presenti cariche negative che fungono da
barriera nei confronti delle proteine plasmatiche dotate solitamente di
carica netta negativa.
Nella nefropatia iniziale, la membrana basale perde le sue cariche
negative, ciò è responsabile dell'aumentata filtrazione delle proteine a
basso peso molecolare e quindi della proteinuria.
Le modificazioni di volume e composizione che portano alla
formazione dell'urina definitiva avvengono nel passaggio
dell'ultrafiltrato attraverso i tubuli renali i cui epiteli hanno la capacità
di riassorbire l'acqua e i vari soluti in esso presenti ( glucosio,
vitamine,sali ed amminoacidi…..) evitandone la perdita. Circa il 99%
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del filtrato viene riassorbito , alla fine vengono eliminati nelle 24 ore
come urina circa 1,5 litri del liquido filtrato.
Il riassorbimento tubulare è un processo selettivo per tipo di sostanza
e per segmento del nefrone. Glucosio ed amminoacidi vengono quasi
completamente riassorbiti a livello del tubulo prossimale.
Ioni plasmatici come sodio, potassio, cloro, bicarbonato sono
riassorbiti al 95% ; prodotti come l’urea per il 50-60 %. Sali biliari,
ossalati, urati, catecolammine, tossine e farmaci sono, invece, secreti
nel lume tubulare .
Il passaggio di soluti ed acqua nell'epitelio tubulare può avvenire
attraverso la membrana cellulare (via transcellulare ) per diffusione
passiva o trasporto attivo, oppure tra cellula e cellula attraverso le
zonule occludentes ( regione della membrana che forma una giunzione
serrata tra essa e le cellule adiacenti) che presentano una permeabilità
decrescente andando verso la porzione distale del nefrone dove il
controllo dell'escrezione del NaCl e dell’acqua è regolata per via
ormonale .
Fig. 3:L’apparato juxtraglomerulare.La sezione mostra le cellule
granulari contenenti renina che circondano l’arteriola afferente e le
cellule della macula densa nel tubulo contorto distale.(6)
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Il sodio viene riassorbito e passa dalle cellule della membrana al
sangue tramite il meccanismo primario di trasporto attivo mediato
dalla pompa del sodio o Na+/K+ ATPasi della membrana basolaterale.
Circa il 65% del suo riassorbimento avviene nel tubulo prossimale. In
parte il suo trasporto è accoppiato a quello di sostanze come glucosio
ed amminoacidi secondo un sistema di simporto. Il sodio passa
attraverso la membrana utilizzando l'energia fornita dall’ ATP, le altre
sostanze passano sfruttando il gradiente elettrochimico che si è venuto
a formare.
Un'altra quota del suo riassorbimento attivo dal tubulo prossimale
avviene in associazione con la secrezione attiva di H+ nel lume per
mezzo di un meccanismo di antiporto Na+/H+ situato nel lato
luminale
Fig. 4:I principali processi di trasporto nel tubulo contorto distale(6)
Il riassorbimento del cloro avviene per diffusione passiva grazie al
gradiente elettrochimico associato al riassorbimento del sodio e grazie
alla concentrazione degli ioni cloruro nel lume tubulare conseguente
al riassorbimento dell'acqua , che crea il gradiente favorevole al loro
riassorbimento.
Il riassorbimento attivo dei soluti dal lume tubulare fa sì che la
concentrazione tende a diminuire nel tubulo e ad aumentare negli
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spazi interstiziali renali con il generarsi di un gradiente osmotico
favorevole al riassorbimento passivo dell'acqua lungo la stessa
direzione dei soluti.
Ciò avviene in particolar modo nei tubuli prossimali ( il filtrato si
mantiene isosmotico con il plasma ) dove le giunzioni strette ( zonula
occludens ) sono più grandi e quindi più permeabili all'acqua e agli
ioni(Na
+
,Cl
-
,Ca
+
,K
+
), meno dall'ansa di Henle ( branca ascendente ) al
tubulo collettore. Nel tubulo distale la permeabilità dell'acqua aumenta
grazie alla presenza dell'ormone antidiuretico ( ADH ).
Una riduzione del riassorbimento tubulare in aree del nefrone
liberamente permeabili all'acqua, indotto da sostanze non riassorbibili
all'interno del tubulo ( diuretici osmotici ) e quindi capaci di
aumentarne la osmolarità, può favorire un aumento del volume di
urina eliminata senza una modificazione evidente della eliminazione
del Na
+
.
Il 30-40% del filtrato giunge all'ansa di Henle che, nella porzione
discendente sottile, molto permeabile all'acqua e poco ai soluti
presenta uno scarso riassorbimento; mentre nella porzione ascendente
spessa, completamente impermeabile all'acqua, è responsabile del
riassorbimento di circa il 25% di sodio,cloro e potassio filtrati. Il
potassio, in parte, ritorna nel lume attraverso i suoi canali per essere
poi riassorbito con Mg
2+
e Ca
2+
(il filtrato diventa ipo-osmotico).
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Fig. 5:Trasporto ionico nelle cellule del segmento spesso del tratto
ascendente dell’ansa di Henle;viene indicato il sito d’azione dei
diuretici dell’ansa.(6)
L'ansa di Henle a questo livello è una importante sede per il
riassorbimento di NaCl attraverso un processo attivo mediato da un
sistema di co-trasporto Na
+
/K
+
/2Cl
-
guidato dalla pompa del Na
+
. I
farmaci capaci di influenzare questo sistema ( inibitori del co-
trasporto Na
+
/K
+
/2Cl
-
o diuretici dell'ansa ) risultano essere i diuretici
più potenti che favoriscono l'escrezione del 15-25% di Na
+
presente
nel filtrato.
A livello del tubulo distale, che è molto simile alla branca ascendente
dell'ansa di Henle e come tale quasi totalmente impermeabile
all'acqua, si ha il riassorbimento di circa il 10% di NaCl attraverso un
sistema di co-trasporto Na
+
/Cl
-
elettricamente neutro controllato dalla
pompa del sodio.
15
Fig. 6:Trasporto dei sali nel tubulo contorto distale che mostra il sito
d’azione proposto per i diuretici tiazidici.(6)
Questo è il bersaglio dell'azione dei diuretici tiazidici, farmaci dotati
di un'azione moderata ma capaci di determinare una notevole perdita
di K
+
( ipokalemia ). L'escrezione del Ca
2+
è regolata dal paratormone.
Nel tubulo collettore in cui si svuotano più tubuli distali si distinguono
due tipi di cellule:
1. le cellule principali che riassorbono il sodio dal lume e vi
secernono potassio (sulla membrana luminale sono presenti
canali per Na
+
e K
+
)
2. le cellule intercalari principalmente coinvolte nella
secrezione di H
+
nel lume tubulare
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Fig. 7:Schema semplificato dell’azione di ormoni e di farmaci sulle
cellule principali del tubulo collettore(6)
Questa porzione del nefrone ha una bassa permeabilità sia agli ioni
che all'acqua. Il loro riassorbimento è regolato rispettivamente
dall'Aldosterone ( NaCl ) e dall' ADH.
L'Aldosterone, un ormone mineral-corticoide secreto dalle cellule
della zona glomerulare della corteccia surrenale, agisce sulle cellule
del tubulo distale collettore e dotto collettore dove potenzia l'attività
della pompa del Na
+
che fornisce energia utile al riassorbimento del
Na
+
e all'escrezione del K
+
. Il flusso secretorio di K
+
è regolato dal
grado di riassorbimento del Na
+
.
Farmaci capaci di antagonizzare l'Aldosterone inducono un effetto
diuretico associato ad una ridotta eliminazione di K
+
( risparmiatori di
potassio ). L’ADH è un ormone secreto dalla parte posteriore
dell’ipofisi,che aumenta la permeabilità all’acqua a livello degli
epiteli. Legandosi ai recettori (V
2
) presenti sulla membrana
basolaterale, infatti, fa aumentare il numero di acquaporine (canali