IL SUPPORTO PSICOLOGICO ALL’INFANZIA
NEI PAESI DEL TERZO MONDO AFRICANO
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L’obiettivo di questo lavoro avrà, quindi, come oggetto quello d’illustrare
e definire le principali e possibili tappe che nello specifico comporta il
supporto e l’intervento psicologico nei bambini con età infantile-
prepuberale che vivono in situazione di grave disagio in quei paesi del
terzo mondo africano.
I paesi presi in considerazione sono ventisette dei quarantatre Stati
attualmente presenti nel continente Africano. Questi sono stati scelti in
base a ciò che ha riportato la bibliografia disponibile, ciò in termini di:
Patologie psichiche accompagnate da forti disagi;
Condizioni mediche generali gravi;
Situazioni con serie carenze delle principali attività di sopravvivenza ;
Tutto questo è stato disponibile dalla documentazione ottenuta sia in
maniera diretta che indiretta. Gli stati in cui è attualmente presente un
quadro globalmente compromesso con le sopraesposte condizioni sono:
Angola; Burundi; Etiopia; Kenia; Madagascar; Malawi; Mozambico;
Ruanda; Burika-Faso; Benin; Mauritania; Guinea; Congo; Algeria;
Repubblica Democratica del Congo; Repubblica del Centro Africa; Liberia;
Sierra Leone; Tanzania; Nigeria; Uganda; Zambia. Altri paesi quali: Sudan;
Costa d’Avorio; Somalia; Mali e Ciad, sono Stati che versano in
condizioni simili a quelli già citati, solo che di questi non è stato possibile
reperire nessuna informazione oltre che a qualcosa di vago, dunque sono
paesi comunque considerati, ma non approfonditi nelle schede presenti
successivamente.
Per affrontare il lavoro di supporto in tali contesti così particolari e
specifici diviene necessario conoscere, sapere ed essere informati, anche in
linee generali, delle principali condizioni socio-ambientali che sono causa,
spesso diretta, delle disfunzioni psichiche più significative, a volte in
concomitanza a disturbi o sindromi ad eziologia organica.
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Il materiale informativo è stato reperito nella seguente maniera:
Colloqui a carattere informativo con professionisti che operano
costantemente sul campo.
Ricerca documentativa tramite World Wide Web
Testi di riferimento inerenti l’argomento trattato.
Sarà utilizzata la locuzione verbale “situazione di frontiera” o “frontiera”
per indicare che ci troviamo in delle situazioni un po’ ai limiti, nel senso
che attualmente non sono reperibili ricerche sperimentali di psicologia su
tali contesti. Spesso si opera nelle più difficili condizioni climatiche,
ambientali, alimentari e socio-sanitarie, in cui con una certa frequenza è
difficile reperire dai medicinali a semplici oggetti e vestiti d’uso quotidiano.
Tutto questo vale per entrambe “le parti”, operatori e bambini. Senza
dimenticare che soventemente la comunicazione fra gli stessi professionisti
non è facile, perché resa difficile sia dalle esigenze lavorative che
prendono tutto l’arco della giornata, e sia dalla carenza di mezzi di
informazione e comunicazione adeguati. Già sappiamo come i mass-media
siano “concentrati” su altre tipologie di notizie. E poi, non è semplice
tenersi “aggiornati” con altri operatori magari stranieri e sconosciuti, di chi
sa quale altra associazione umanitaria in una terra forestiera con tutti i
disagi che tutto ciò già comporta. E’ chiaro come questo infici il progresso
di quelle conoscenze che, invece, andrebbero a far aumentare le proprie
competenze e cognizioni grazie all’apprendimento dei saperi ed esperienze
altrui. Ed è per tutto questo che ci troviamo in “situazioni di frontiera”, in
cui c’è la necessità, un po’ paradossale, di dover e saper utilizzare tutte le
tecniche acquisite tramite gli studi nei paesi occidentali, ma nelle
condizioni limite di paesi sotto-sviluppati.
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La scelta dei bambini dai zero ai dodici-tredici anni come campione
d’indagine è nata su una base motivazionale puramente personale. In
quanto si ha il disio di sottolineare che fra le varie e quotidiane condizioni
di sfruttamento e forti tipologie di disagio sociale3 siano proprio i bambini
che in primo piano ne subiscono le maggiori conseguenze, e quindi, per via
di queste ultime, è presente una tipologia olistica di rischio, più certo che
elevato, che tali vissuti permarranno pervasivamente nella vita psichica e
fisica di questi bambini, come d’altronde già avviene.
Con le nostre conoscenze oggi giorno non c’è più nessun dubbio che a
patirne le sofferenze più gravi ne siano proprio i più piccoli. In tal senso si
cercherà di porre l’accento su come sia necessario e possibile puntare, in
tutte le prospettive, all’intervento ed al supporto di questi fanciulli. Tutto
ciò non solo per uno spiraglio di sviluppo del proprio paese, ma sopra ogni
cosa perché saranno proprio questi bambini che insieme ai nostri figli
saranno i “costruttori della realtà” che ci sarà e del mondo che verrà, anche
se purtroppo questo non sarà un privilegio per tutti quei bimbi e bimbe che
da queste condizioni ne rimarranno sopraffatti e non riusciranno a
diventare adulti.
3
Pensiamo, ad esempio, al lavoro minorile, alle guerre civili, agli “usi” ed abusi sessuali, all’abbandono
o alla morte dei genitori, HIV/AIDS, alle varie carenze idrico-alimentare, solo per nominarne alcune.
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PARTE PRIMA
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A. LA SITUAZIONE ATTUALE
In questo capitolo si vuol porre l’attenzione alla situazione generale di ogni
singolo paese del terzo mondo africano. Sottolineandone gli aspetti
concernenti: le cure psicologiche o interventi psico-sociali in atto; le
condizioni mediche globali dei bambini e della popolazione in generale;
tutto ciò senza tralasciare, seppure se ne parlerà in forma accennata, i
“vissuti” di ogni Stato, questi spesso colpiti da malattie, guerre civili o
disastri naturali, come se già il malessere economico e nutrizionale non
bastasse.
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A.I. I VARI PAESI4
TANZANIA: A Matwara, centro principale, l'attenzione è posta soprattutto
sull'assistenza sanitaria materna ed infantile. Dati i ceppi di colera, si punta
ad una sempre più forte educazione per la sensibilizzazione della comunità
ed una migliore igiene.
Le agenzie umanitarie lavorano inoltre con il Ministero della Sanità, per
migliorare la preparazione all'intervento sui focolai di colera del paese,
attraverso la formazione del personale sanitario locale, la cura dei pazienti,
la creazione di centri di isolamento per il colera.
Contro questa patologia, molti enti umanitari hanno attualmente attuato
diversi progetti d’assistenza sanitaria di base, e si cerca di monitorare con
attenzione la situazione umanitaria dei rifugiati. Ricordiamo che in
Tanzania cercano riparo molti rifugiati provenienti dal Ruanda, dal
Burundi e dalla Repubblica Democratica del Congo. A Kigoma si lavora
per migliorare l'accesso all'acqua delle comunità principali; le attività di
controllo della malaria includono la gestione dei casi, il miglioramento
della diagnosi, la formazione del personale specializzato.
MAURITANIA: I progetti di supporto psicologico si concentrano
sull'assistenza sanitaria materno-infantile e sulle terapie nutrizionali nelle
comunità emarginate. In tal senso un'attenzione particolare è riservata per
le madri e i bambini, con la costituzione di equipe specializzate. Si è
rilevato che anche a Selibaby, nella regione di Guidimaka, l'assistenza
sanitaria materno-infantile è al centro del lavoro.
4
I dati numerici riportati nel seguente capitolo ed alcune informazioni sono stati ricevuti dalla sede
italiana di Medici Senza Frontiere, anche reperibili sul sito: www.medicisenzafrontiere.it. Altra mole di
notizie sulla situazione attuale sono state reperite da: Save the Chidren, anche ritrovabili nel sito
www.savethechildren.it ; Il Valore di un Sorriso, con sito www.ilvalorediunsorriso.it ; Amnesty
International Sezione italiana, il cui indirizzo web è www.amnesty.it .
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Si fornisce assistenza sanitaria di base e sia a Saada, alla periferia di
Nouakchott, che a Guidimaka, il lavoro di sostegno nutrizionale e di
prevenzione della malnutrizione è destinato ai bambini a rischio.
GUINEA: Si affrontano progetti a livello comunitario per il sostegno
psico-sociale dei bambini di strada.
L’assistenza medica è principalmente rivolta ai rifugiati nel paese. In
quanto nel 2002, con il peggiorare del conflitto in Liberia, una nuova
ondata di rifugiati ha raggiunto la Guinea. Molte sedi umanitarie erano già
presenti in diversi campi, e si è intervenuti a Macenta, Guéckédou,
Kissidougou, Nzérékoré e Boreah. Questa è una zona i cui le guerre civili
continuano, seppur con qualche sosta, sin dagli anni cinquanta 5 . Gli
abitanti della Guinea residenti in Costa d'Avorio sono fuggiti all'inizio
della guerra civile. Altri tipi di assistenza presenti nel territorio sono
rappresentati dai trattamenti nei centri sanitari e negli ambulatori nei
distretti rurali, si offre sostegno agli ospedali, notevole rilevanza assume la
formazione per le ostetriche tradizionali e aiuti al programma nazionale di
lotta alla tubercolosi del paese. Nel 2002 sono stati affrontati dei progetti
sanitari contro la violenza sessuale, questa veniva registrata contro le
donne rifugiatesi in Guinea. Risulta importante sottolineare che nel marzo
2003, è stato aperto un programma di lotta all'HIV/AIDS a Conakry (uno
dei più grandi centri cittadini del Paese).
SIERRA LEONE: E’ subito da sottolineare che dopo un decennio di guerra
civile, il Sierra Leone si sta avviando verso la stabilità.
Purtroppo la guerra civile ha impedito alle organizzazioni umanitarie
d’essere sempre presenti nelle regioni instabili. E’ stato mosso un progetto
5
Ruth Mauri (2006) L'invenzione dello stato -nazione. Il percorso della Guinea nell'Africa francofona
Tesi di Laurea Università degli Studi di Torino
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di salute mentale per gli sfollati e per le persone tornate a Kenema, ma
questo progetto è stato interrotto nel giugno 2002, dopo che un improvviso
trasferimento organizzato dal governo e dalle Nazioni Unite ha svuotato i
campi profughi.
C’è da rilevare che nel maggio 2002 Medici Senza Frontiere non è restata
in silenzio davanti a questi accadimenti, ed ha pubblicato il rapporto
"Popolazioni colpite dalla guerra nella regione del fiume Mano: questione
di protezione" in cui si condannano le Nazioni Unite e i programmi
d’insediamento, questi, gestiti, dal governo in Sierra Leone, come
"scarsamente programmati, malamente organizzati e inefficacemente
attuati”.
LIBERIA: Gli enti umanitari si sono occupati esclusivamente degli
interventi d’emergenza a causa dell'intensificarsi, nel 2002-2003, della
guerra civile nel paese, questa ha prodotto un escalation della violenza che
ha colpito l'intera regione dell'Africa Occidentale. Decine di migliaia di
Liberiani sono dovuti fuggire a causa del conflitto, spostandosi in tutto il
paese. Il personale umanitario ha lavorato senza sosta a Monrovia,
assistendo migliaia di sfollati raggruppati nelle scuole e negli stadi,
sostenendo gli ospedali pubblici ed addirittura creando delle cliniche di
fortuna.
BURKINA FASO: Le organizzazioni umanitarie trattano già dal 2001
numerosi pazienti affetti da HIV/AIDS. Sempre nel 2001 stata aperta a
Ouagadougou, la capitale, una clinica dove si effettuano test gratuiti e
anonimi e si trattano le infezioni correlate all'AIDS. Dal 2002 si è
incominciata la terapia di prevenzione della trasmissione materno-fetale.
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BENIN: Dal settembre del 2002 i professionisti volontari hanno aperto un
programma di lotta all'HIV/AIDS a Dogbo, con attività di educazione e di
sensibilizzazione della comunità per le giovani parrucchiere e sarte, i
conducenti delle moto taxi, gli studenti e i contadini. E’ stato, inoltre,
aperto a Dogbo il primo centro per i test per l’HIV/AIDS e l'assistenza
psicologica ad essi correlata. Solo in un anno circa 1.000 persone hanno
fatto il test, e per la prima volta nel Benin sono stati utilizzati i test ad uso
rapido, il riscontro è stato che circa il 10% è risultato sieropositivo.
Dal 1998 alcune organizzazioni umanitarie si occupano del trattamento
dell'ulcera di Buruli (questa rappresentata da un'infezione batterica che
distrugge il tessuto cutaneo e osseo).
CONGO : L'assistenza alle vittime della violenza sessuale e il trattamento
psicologico rivolto alle donne, queste spesso sono madri di bambini o,
ancor peggio, dopo la violenza rimangono incinte. Questa è una
rappresentanza delle attività principali degli enti umanitari. In tal senso, su
questo grave disagio, l'opinione pubblica di Brazaville, la capitale del
Paese, ha puntato l’attenzione, attuando qualche campagna di
sensibilizzazione rivolta su questo persistente problema della violenza
sessuale.
ANGOLA: Alcune equipe umanitarie si concentrano con progetti specifici
su gruppi vulnerabili come i bambini e le persone affette da HIV/AIDS.
Inoltre le stesse equipe combattono anche le malattie infettive, attraverso la
vaccinazione di migliaia di bambini e fornendo assistenza ai malati affetti
da tubercolosi e malaria. Queste ultime due malattie sono molto presenti in
questo Stato.