sempre un viaggio che conduce in un universo di luoghi, di avvenimenti e di
emozioni”
1
ed è proprio su questo principio che nasce il Cineturismo, scoperto
intorno alla metà degli anni novanta nei paesi anglosassoni e giunto in Italia sulla
scia di alcuni grandi successi in cui il collegamento con il territorio è un fatto
assodato e costante: come nel caso de “Il Ciclone” di Leonardo Pieraccioni,
girato in Toscana, de “Il Postino”, di Massimo Troisi girato a Procida, de “Il
Commissario Montalbano” che ha fortemente sviluppato la propensione turistica
di Porto Empedocle, senza dimenticare poi gli esempi meno recenti di “Vacanze
romane” o di “Ferie d’agosto” e di alcune commedie all’italiana, come gli episodi
di “Vacanze di Natale”, registrati in diverse parti d’Italia e del mondo, divenuti
oramai una sorta di “cult”.
Nel presente lavoro di tesi verrà dato ampio spazio a tali esempi,
sottolineando, soprattutto, la valenza di un turismo di nicchia che, di fatto, sta
interessando un numero sempre maggiore di operatori turistici pronti ad offrire
pacchetti strutturati sia sulle mete nazionali che internazionali. Ciò dimostra
come il Cineturismo non sia più un fenomeno casuale, ma gestito ed in grado di
generare profitto. “Il Cineturismo è oggi una forma di turismo dall’alto profilo
culturale, per appassionati ed amanti del cinema ma non solo, che abbina alla
visita dei luoghi anche quella nei musei e la visione di alcuni spezzoni dei film ivi
realizzati”
2
. Tale concetto è stato perfettamente percepito dagli organizzatori
dell’”Ischia Film Festival”, una manifestazione che da pochi anni premia le
produzioni cine – televisive che hanno maggiormente valorizzato al meglio le
location prescelte. Nell’edizione del 2004, in concomitanza con il festival, è stata
1
PAPA C., “Cineturismo una nuova prospettiva per lo sviluppo del territorio”, Roma, 2005.
2
Definizione della dott.ssa Raffaella Brambilla, responsabile Cineturismo “Gea Way”.
2
istituita la “Borsa Internazionale del Cineturismo“ (BICT)
3
, che agevola l’incontro
tra Regioni, Produttori, Tour Operator e Film Commission, condensando in un
unico evento un’occasione di promozione del territorio, di business, di scoperta
di nuovi itinerari turistico – cinematografici e, soprattutto, di nuovi luoghi da
trasformare in set.
L’intero lavoro prende avvio da quelli che sono i punti di contatto tra
cinema e turismo e dall’idea di rappresentazione del viaggio nei film per la
televisione e nelle pellicole cinematografiche.
Si cercherà poi di fornire una possibile definizione di “Movie Tourism”,
colmando una letteratura alquanto lacunosa in materia e di spiegare quelle che
sono le origini e lo sviluppo del Cineturismo sia in Italia che all’estero, esplicando
quelli che possono esseri considerati come i primi possibili esempi di
Cineturismo in Calabria.
Non mancheranno i riferimenti agli enti che, nell’ambito della propria
gestione, promuovono il Cineturismo, come la BICT e le Film Commission. Sulla
base di questo scenario verrà puntualizzato il rapporto che deve
necessariamente intercorrere tra le amministrazioni locali e le case di produzioni.
L’ultima parte dello studio verterà invece su esempi concreti di
comunicazione e promozione cineturistica, in riferimento allo sviluppo eseguito
su tale mercato da un importante operatore turistico nazionale.
3
La “Borsa Internazionale del Cineturismo” nasce nel 2005 con l’intento di favorire l’incontro tra
la domanda e l'offerta legate alle location cinematografiche e tra coloro che sono gli attori
impegnati in questo importante processo produttivo come le Film Commission nazionali ed
internazionali, i produttori cinematografici, gli imprenditori, le associazioni di categoria, le pro -
loco e gli enti turistici di promozione. L'evento ha luogo ad Ischia nel mese di giugno ed è
associato ogni anno al convegno nazionale sul Cineturismo.
3
CAPITOLO 1
“I LUOGHI NELLE PELLICOLE CINEMATOGRAFICHE E NEI FILM TELEVISIVI”
1.1 Dai film per il cinema alle fiction televisive – 1.2 I punti di contatto tra
cinema e turismo: la location – 1.3 L’idea del viaggio nei film, Roma la
primadonna – 1.4 I viaggi cineturistici ed i viaggi legati ad un evento.
1.1 DAI FILM PER IL CINEMA ALLE FICTION TELEVISIVE
Prima di affrontare il tema dell’idea del viaggio e dell’uso delle location
nelle pellicole cinematografiche e nei film televisivi è bene porre dei confini
precisi ad entrambe le espressioni artistiche.
Con la parola inglese “film” si vuole indicare, principalmente, il prodotto
tipico dell’industria cinematografica, ovvero quello formato da una sequenza di
immagini, dette fotogrammi, incise su una striscia di poliestere o di triacetato di
cellulosa (la pellicola vera e propria) da proiettare ad una velocità tale
(ventiquattro fotogrammi al secondo solitamente, ma ne bastano dodici per
ottenere un effetto simile) che possano rendere l'illusione ottica del movimento
tipica del cinema. La “Fédération Internationale des Archives du Film” (FIAF)
4
nel suo statuto dà la seguente definizione di film: "per film occorre intendere ogni
registrazione di immagini in movimento (eventualmente accompagnate da suoni)
su qualsiasi supporto esistente (pellicola, videonastro, videodisco) o da
inventare”.
4
La “Fédération Internationale des Archives du Film” (FIAF) è stata fondata a Parigi nel 1938,
con lo scopo di conservare e diffondere i films, operando di concerto con i più importanti archivi
cinematografici del mondo. Vi partecipano oltre cento enti istituzionali di più di sessanta differenti
paesi. Per informazioni in materia: www.fiafnet.org.
4
Una fiction televisiva, o fiction TV, è un’opera audiovisiva per la
televisione di narrazione e finzione scenica, con finalità prevalente di
intrattenimento e, nel caso di fiction televisiva di genere biografico e di genere
storico, di divulgazione culturale. La fiction televisiva è un genere televisivo e con
tale termine, soprattutto nelle guide ai programmi televisivi, si definiscono i film
TV, le miniserie televisive, le serie televisive, le sitcom e le soap opera. Il termine
fiction televisiva si è diffuso negli anni ottanta tra gli addetti ai lavori in
concomitanza con la liberalizzazione in Europa del settore televisivo e la
conseguente formazione di un mercato internazionale, per poi divenire, negli
anni novanta, di uso comune. La fiction italiana affonda le sue radici nello
sceneggiato degli anni cinquanta ed oggi rappresenta, dopo una fase di declino
interrotta intorno alla metà degli anni novanta, il settore strategico sui cui i due
principali network nazionali, Rai e Mediaset, puntano maggiormente. Nel
complesso la fiction italiana è costituita da prodotti generalisti
5
, frutto di un
sistema non ancora in grado di fornire, attraverso le opportune formule seriali, un
prodotto esattamente dimensionato per target, costi, tempi e volumi, ed ancora
lontano dagli standard produttivi europei delle oltre mille ore annue. Tuttavia,
alcuni elementi ne fanno, in questi ultimi tempi, un mercato crescente, che si
appresta al salto dalla dimensione artigianale a quella industriale vera e propria,
realizzando così la svolta dalla debole alla autentica serialità
6
che già nel 2002
ha permesso all’Italia di posizionarsi al quarto posto nella classifica di maggiori
produttori europei, insieme a Germania, Gran Bretagna, Spagna e Francia. Per
5
La televisione generalista comprende un assortimento molto ampio di programmi in grado di
rispondere alle esigenze di un pubblico vasto ed eterogeneo in termini di età, sesso e modelli
culturali di riferimento. Il palinsesto generalista, quindi, nel suo complesso, non si rivolge a
specifici segmenti di pubblico e non si focalizza su particolari programmi. Un esempio di
televisioni generaliste sono Rai, Mediaset, La 7, TF1, France Television, Bbc, Abc, Nbc, Cbs e
Canal Plus.
6
Con il termine “serialità” si intende una produzione a ciclo continuo di elevati volumi.
5
portare a compimento questa radicale innovazione e colmare, finalmente, il gap
generato da anni di sottosviluppo e sottovalutazione del fenomeno, l’industria
nazionale si appresta a reinventare la tradizione produttiva, aumentando il
numero di fiction presenti nei palinsesti televisivi e aumentandone la durata in
termini di numero di puntate. L’orientamento attuale è quello di superare il
formato classico della miniserie (fino a qualche anno addietro prodotto cardine
all’interno della produzione televisiva nazionale) esplorando nuovi generi come
le sitcom (“Camera Cafè”, “Love Bugs”, “Piloti”) e le soap – opera (“Un posto al
sole”, “Vivere”, “Cento Vetrine”). Il fattore al quale è imputabile la crescita del
mercato, sia in termini di investimenti che di volumi produttivi, è
fondamentalmente rintracciabile nell’alto valore economico della fiction, dovuto
a)all’elevata capacità di richiamare e fidelizzare ampie fasce di share
7
e
b)generare ottimi introiti pubblicitari, assicurando un buon grado di replicabilità.
Per facilitare la comprensione della trattazione nel prosieguo del testo è
da intendersi coincidente la definizione di film con quella di fiction.
1.2 I PUNTI DI CONTATTO TRA CINEMA E TURISMO: LA LOCATION
La poesia di un paesaggio, la realtà urbana di una metropoli, il senso di
antichità di un centro storico, ma anche la modernità dei nuovi quartieri progettati
dagli esperti di design, ogni singolo aspetto illustrativo, in grado di identificare
univocamente una data località, veicolato all’interno di un film o di qualsivoglia
supporto video comunica quel luogo, fermandolo nel tempo, nasce così la
7
Lo Share fa parte degli indici che servono a valutare l’ascolto di una trasmissione televisiva. È
in genere la variabile più importante ed è quella che determina il successo o meno di una
trasmissione. Lo share non è un valore assoluto. Tecnicamente per Share (%) si intende il
rapporto percentuale tra gli ascoltatori di un certo canale televisivo e il totale degli ascoltatori che
hanno la TV accesa in quel momento.
6
“location”, ovvero uno dei luoghi utilizzati per le riprese di un film, più
semplicemente l’ambientazione o l’ambiente.
Le location di un film sono in genere individuate dal location manager su
indicazione dello scenografo ed in collaborazione con il regista ed il direttore
della fotografia. Per individuare le location si parte dalla cosiddetta “lista degli
ambienti”, generalmente fornita dal regista.
Un’analisi generale sul modo di rappresentare i luoghi nei film permette di
classificare tre diverse tipologie di location:
1. Nel primo gruppo vengono accolte le location dove il film è stato sia
girato che ambientato e sono, pertanto, facilmente riconoscibili
dallo spettatore. È il caso di Roma, Parigi, Venezia o New York.
Questi luoghi non fingono di essere altro, ma interpretano
semplicemente se stessi.
2. Nel secondo gruppo rientrano le location dove viene girato un film
in cui l’ambientazione scenica consiste in un posto immaginario,
inesistente, sconosciuto o comunque indefinito.
3. Nel terzo gruppo trovano posto le location in cui vengono girati film
ambientati in altri luoghi realmente esistenti o esistiti; sono luoghi
distinti nello spazio, nel tempo o entrambi e, generalmente, si
riferiscono a film storici.
Ad ognuno di questi macrogruppi è possibile associare precise tendenze
e diverse prospettive di turismo indotto.
Approfondendo il discorso sul primo gruppo si nota come il cinema non
fornisca al posto un’identità differente da quella già esistente e turisticamente
7
nota, pertanto lo spettatore non ha alcuna nuova identità da ricercarvi ed il
Cineturismo assume un potenziale piuttosto scarso.
Nella seconda tipologia si ritrovano gli esempi più eclatanti e più riusciti di
Cineturismo vero e proprio. Qui la location non sta interpretando se stessa, ma
un altro luogo. Nello specifico si tratta di luoghi (o per meglio dire di non luoghi)
non esistenti, il film quindi fornisce al luogo reale una nuova immagine del tutto
fittizia. Si può trattare di posti immaginari come la terra di mezzo del “Signore
degli Anelli”; di posti inesistenti, ma verosimili, come la città di Vigata del
“Commissario Montalbano”; di luoghi conosciuti, come il quartiere di Notting Hill
a Londra, il quale, pur in un contesto già famoso di per sé, viene presentato in
maniera inusuale, sconosciuta al grande pubblico, fornendo l’idea di una Londra
diversa; di luoghi indefiniti come il paese di “Peppone e Don Camillo”, che solo il
cinema ha identificato in Brescello. In questi casi lo spettatore, non riconoscendo
nel film luoghi reali a lui familiari non ha alcuna identità da associarvi e dunque
l’immagine fornita a quei luoghi dal cinema è l’unica identità reale del posto. Il
potenziale cineturistico qui è al suo massimo e la volontà della location è
determinante: se la località possiede una propria identità diversa da quella
cinematografica che deve essere salvaguardata, il Cineturismo non viene
favorito, se invece la località vuole sfruttare al meglio l’opportunità fornitale è
necessario attuare un cambio d’immagine, cercando di presentare in un secondo
momento l’identità originaria del sito, come è accaduto, ad esempio, per il
castello di Agliè che ha ospitato il set di “Elisa di Rivombrosa”. Un altro esempio
di utilizzo delle location si ha quando una data località decide di cavalcare il
fenomeno e per venire incontro alle aspettative dello spettatore cambia la propria
identità avvicinandola il più possibile a quella cinematografica. Una strategia,
8
quest’ultima, seguita dal comune di Porto Empedocle che ha aggiunto al proprio,
il nome di finzione “Vigata” per essere riconosciuto come paese di Montalbano.
Per le location appartenenti al terzo gruppo, infine, è plausibile ipotizzare
la presenza di alcuni fattori che ne possano limitare lo sviluppo in senso
cineturistico. Lo spettatore è portato ad associare ciò che sta guardando sullo
schermo ai luoghi dove il film è ambientato e non al posto dove il film è girato.
Guardando “Brave Heart”, girato in Irlanda ma ambientato in Scozia, lo
spettatore assocerà ai paesaggi del film la propria immagine di Scozia e resterà
intimamente convinto che il film è stato girato in quei posti e non in Irlanda. In
questo caso è possibile che la nuova immagine creata dal cinema si vada a
sovrapporre non all’identità della location, ma all’identità dell’ambientazione del
film e ciò darebbe adito a casi di Cineturismo in luoghi dove non è stato girato
alcun film, come appunto i turisti che cercano in Scozia i luoghi di “Brave Heart”.
La location subisce una prima concorrenza dai luoghi dove il film è ambientato o,
comunque, non risulta direttamente associata all’immagine cinematografica.
Superato questo ostacolo, nel momento in cui lo spettatore è informato della
reale location del film e vi associ di conseguenza l’immagine che gli è stata data
dallo schermo, diventa innaturale per la location lasciare che la nuova identità
datale dal cinema, non solo fittizia, ma anche appartenente a tutt’altro luogo,
schiacci e faccia scomparire l’identità originaria.
1.3 L’IDEA DEL VIAGGIO NEI FILM, ROMA LA PRIMADONNA
Sono molti quei film che non illustrano soltanto il tema del viaggio, ma
affrontano anche l’idea del viaggiare; se pensiamo infatti alla pellicola “The
9
Beach” è facile immaginare i fantastici paesaggi della Thailandia, esaltando così
l’idea della scoperta e dell’avventura, colpendo nell’inconscio il desiderio di
muoversi. Lo stesso accade in “Vacanze Romane” di William Wyler, con molta
probabilità il “film turistico” meglio riuscito del cinema in bianco e nero, dove
viene comunicata la bellezza del viaggio ed il tempo della vacanza vissuta dalle
emozioni di Anna, l’ingenua principessa in visita di Stato che sfugge dai propri
impegni istituzionali, trasmettendo come immagine l’idea che per innamorarsi è
necessario recarsi nella Capitale. “Le immagini di Roma e la storia esaltano la
vacanza e la vacanza esalta i luoghi più suggestivi di Roma. Tra Roma ed il
Cinema è stato subito amore a prima vista ed è così che le piazze, i palazzi
cinquecenteschi, i vicoli di Trastevere ed i barconi lungo il Tevere sono diventate,
nel corso degli anni, scenografie naturali di innumerevoli film italiani e stranieri,
dal dopoguerra fino ai nostri giorni”
8
. Attualmente Roma rimane la location più
apprezzata dai cineasti, in quanto, come riportato da Federico Fellini, “in essa è
presente una frustante sensazione che la città non si sfiora nei film e che Roma
è una materia immensa, anche perché le strade rovinate, i monumenti ingabbiati,
le rovine archeologiche, le folle cosmopolitane le danno l’aspetto di un set, di
una città che sta per essere traslocata e ricostruita altrove”.
La grandezza di Roma ed il suo intangibile fascino metropolitano, induce
ad una storia che ormai l’immaginario collettivo suddivide in tre periodi:
imperiale, papale e cinematografica. Il legame della Città Eterna con il cinema è
un sodalizio che forse non ha eguali in altri luoghi del mondo, un felice connubio
che ha dato vita ad alcune delle pellicole più celebri della storia. Basta citarne
alcune e si entra immediatamente nell’epoca d’oro della cinematografia italiana:
8
AULETTA V., “Il Cineturismo come leva di comunicazione nel destination management”,
Milano, 2004.
10
“La dolce vita”, “Ginger e Fred”, “Vacanze Romane”, “Il Conte Max”, “Le ragazze
di Piazza di Spagna”, “Poveri ma belli”, “Roma Città aperta”, “Accattone”,
“Mamma Roma”, “Ladri di biciclette”, “Il sorpasso”. Sullo sfondo delle più belle
piazze e strade di Roma, rimangono impressi nella memoria i volti di Marcello
Mastroianni, Vittorio Gasmann, Montgomery Clift, Audrey Hepburn, Anita
Ekberg, stimmate immortali della grande fede cinofila. La regina cinematografica
dei monumenti romani è senza ombra di dubbio la Fontana di Trevi, resa
immortale dal sensuale e “pagano” bagno di Anita Ekberg nella pellicola
felliniana “La Dolce Vita”. L’acqua della fontana, tra l’altro, ha un particolare
valore per la storia di Roma; nel periodo della registrazione del film, la città,
infatti, tornava a utilizzare dopo secoli acqua di sorgente al posto di quella del
Tevere. Fu il papa Nicolò V nel 1453 a commissionare a Giovan Battista Alberti
l’edificazione della fontana nella località detta “dello Trejo” che poi divenne nel
tempo Trevi. Ci vollero 23 anni di lavori e solo pochi fotogrammi di celluloide per
rendere il quadrilatero di Palazzo Poli uno dei luoghi più famosi e fotografati di
Roma. A tessere la trama dei luoghi celebrativi del cinema a Roma
contribuiscono anche alcuni enti che sono divenute autentiche istituzioni nello
sviluppo dell’industria cinematografica italiana, da “Cinecittà”, con il suo “Centro
Sperimentale di Cinematografia”, alla “Casa del Cinema”, dalla “Casa delle
Letterature” alla “Casa del Jazz”. Luoghi della memoria rivolti al futuro affinché il
passato d’oro della Roma cinematografica sprigioni magia in abbondanza per
forgiare nuovi talenti che sappiano perpetuare il mito della Città Eterna.
Nel corso di diversi film lo stesso luogo può trasmettere un’immagine
differente. Ciò diventa ancora più evidente prendendo ad esempio, ancora una
volta, la città di Roma. La Roma trasmessa da “La Dolce Vita” di Federico Fellini
11
è sicuramente diversa da quella espressa da Ettore Scola in “Una Giornata
Particolare” o da Ridley Scott all’interno de “Il Gladiatore”. Un esempio di film che
può meglio esplicare tale concetto viene fornito da Nanni Moretti, il quale nel
primo episodio di “Caro Diario” attraversa le borgate romane osservando posti
non noti, comunicando una Roma da un’altra prospettiva, deserta e
abbandonata in una calda giornata d’agosto, creando, dunque, una nuova
immagine del luogo in questione, sconosciuta ed attraente.
Da quanto detto emerge in maniera nitida l’importanza del concetto di
immagine che, del resto, è uno dei principali fattori di comunicazione nel
processo di promozione turistica di una determinata location. L’azione
dell’immagine è nella sua natura, l’immagine è caratterizzata dal principio
dell’assenza, della lontananza e del mistero. Il rapporto con l’assenza definisce
la principale funzione dell’immagine che è quella di rappresentare, rimandare
qualcosa che è lontano, altrove. Per questo motivo accade molto spesso che la
scelta di una metà piuttosto che un’altra non dipende tanto da quello che offre,
quanto dalla sua immagine. Ciò giustifica gli sforzi, da parte delle destinazioni,
nel definire un proprio stile, un proprio modo di mettersi in rapporto con il
mercato, ovvero con l’insieme di tutte le destinazioni concorrenti e dunque con la
loro immagine. Una location in senso turistico per essere giudicata va
conosciuta, per questo la si comunica. In questa fase diventa rilevante
l’integrazione tra le diverse attività di una stessa destinazione che, se non
operano sinergicamente tra loro, non riescono a diffondere all’esterno
un’immagine della meta univoca ed unica. L’immagine di una destinazione, pur
partendo da considerazioni razionali, si articola poi in mille sensazioni, come i
ricordi, le immagini costruite dalla fantasia, le associazioni di pensiero. Per
12
attirare il potenziale turista è necessario emozionare, tale processo è ancora più
radicato per il cineturista che non cerca “solo” un luogo da visitare, ma una serie
di immagini e di fotogrammi da rivivere.
1.4 I VIAGGI CINETURISTICI ED I VIAGGI LEGATI AD UN EVENTO
Come è stato già sottolineato non esiste persona, generazione o epoca
che non si sia appassionata ad un film o ad un genere cinematografico e che
con esso non si sia divertita, non abbia sognato o desiderato evadere. Da
sempre i film riempiono la vita quotidiana e consentono di trascorrere alcune ore
immerse in un mondo diverso, che sia immaginario o quanto più vicino alla realtà
poco importa.
Il coinvolgimento in un film non si esaurisce con la sola visione ma,
spesso, crea un indotto economico estremamente importante che, almeno fino
agli ultimi anni, ha riguardato il merchandising, ovvero la vendita di Cd musicali,
di Vhs e Dvd con le colonne sonore o la riproduzione del film stesso. È del 1992
la prima indagine volta a valutare l’impatto che un film può avere sulla
motivazione al viaggio che induce le persone a spostarsi dal luogo di residenza
per andare a visitare un luogo che abbia un legame diretto con esso.
Naturalmente affinché questo fenomeno possa assumere una qualche
importanza scientifica ed economica è necessario che non rappresenti un caso
unico e non ripetibile, ma che assurga ad una qualche continuità ed omogeneità
di comportamento. L’individuazione e la riconoscibilità degli scenari naturali dove
i film sono stati girati rappresentano il primo passo per iniziare a parlare di
turismo indotto o provocato dai film; successivamente si è visto che le
13
caratteristiche delle attrattive che inducono le persone a viaggiare sono differenti
e sono connesse ad un “momento” straordinario e di grande intensità del film
che sia ricollegabile ad un territorio. Molti esperti riconducono al “momento” il
termine “icona”, intendendo con esso un momento simbolico del film, un singolo
evento, la localizzazione spaziale o un tema che ne rappresenta l’elemento
positivo ed irresistibile. Alcune icone possono essere immagini ricorrenti o
continue all’interno del film, mentre altre possono essere singoli eventi o
momenti con i quali gli spettatori si identificano. In ogni caso, tuttavia, deve
essere chiaro il collegamento con il territorio, sia che si tratti di immediata
identificazione fisica (scenari naturali o monumenti noti), sia che si tratti di
tradizioni o cultura locale (rappresentazioni della cultura tradizionale, idioma
utilizzato o prodotti tipici).
Quattro criteri, in particolare modo, vengono presi in considerazione per
valutare l’impatto che un film o una fiction possono avere sui flussi turistici di un
dato territorio:
1)il successo del film o della fiction accertabile tramite le vendite al
botteghino o gli indici di gradimento per la televisione;
2)la presenza di una icona immediatamente riconducibile al territorio;
3)la disponibilità di dati sui flussi turistici prima della rappresentazione del
film o della fiction;
4)la disponibilità di dati sui flussi turistici dopo la rappresentazione del film
o della fiction.
Queste quattro variabili sono poste alla base del modello costruito da due
studiosi, Roger Riley e Carlton Van Doren, per la stima dell’impatto sui flussi
turistici dei film e delle fiction. Secondo tale modello, in un arco temporale ideale
14