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E’ altresì irrinunciabile ripensare ad un’analisi delle modalità con cui poter diffondere i
benefici derivanti dallo sviluppo dell’industria turistica anche alle comunità locali, se si
vuole incidere sulla qualità di vita delle stesse.
Di quanto detto, troppo poco è stato fatto negli anni passati, ma da quanto emerso nel
redigere tale tesi un nuovo fervore a livello internazionale si sta diffondendo con successo
e nuove iniziative sono realizzate.
L’obiettivo principale della tesi risiede dunque in un tentativo di approccio globale,
iniziando dal comprendere come il turismo possa divenire efficacemente pro poor, per poi
cercare di analizzare a livello di cooperazione internazionale quanto è stato fatto e quanto
dell’aiuto internazionale sia stato destinato a tal fine, presentare alcuni casi di studio volti a
concretizzare gli aspetti affermati a livello teorico; ed identificare una tra le possibili azioni
volte a dare continuità allo sviluppo sostenibile del settore, evitando che questi divenga un
nuovo “paradigma” solo sulla carta, nello specifico, i sistemi di certificazione turistica.
Particolare rilevanza è stata posta sul Pro Poor Tourism:
“Pro Poor Tourism is defined as tourism that generates net benefits for the poor.
Benefits may be economic, but they may also be social, environmental and cultural”
(Ashley et al., 2001).
Usato per la prima volta dall’UK Department for International Development nel 1999, esso
non è identificabile come un prodotto in sé, piuttosto costituisce un “approccio” allo
sviluppo turistico, è cioè l’insieme di strategie volte a creare e sviluppare dei legami tra il
business turistico e la lotta alla povertà (Roe, Goodwin, Ashley, 2005).
Le azioni connesse al Pro Poor Tourism sono basate su un set di principi tra cui: garantire
una maggior partecipazione delle popolazioni locali nelle decisioni di programmazione e
pianificazione del territorio; un approccio olistico che non sia limitato ai meri aspetti
economici; una distribuzione equa dei costi e dei benefici; una flessibilità dei criteri per
l’attuazione evitando approcci impositivi; una continua ricerca ed apprendimento dalle
esperienze poste in essere.
Nel perseguire l’obiettivo sopra esplicitato, la metodologia di studio adottata è consistita
sia in uno studio della letteratura attinente al settore del turismo che in un’analisi
quantitativa attraverso un esame dei dati raccolti nei più autorevoli database turistici: il
Tourism Satellite Account del World Travel & Tourism Council e quello della World
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Tourism Organization. Non solo; per analizzare il livello di cooperazione finanziaria
destinato al settore, si è consultato il DAC Statistics Database dell’OECD.
Tuttavia nel corso della ricerca è emerso il problema della scarsità e/o l’inadeguatezza dei
dati disponibili. Facendo particolare riferimento ai Paesi in Via di Sviluppo, manca
un’analisi qualitativa dei dati a disposizione e vi è una carenza di informazioni concernenti
azioni di cooperazione internazionale connesse allo sviluppo del turismo.
Questo non permette di comprendere con chiarezza e maggior dettaglio i risultati ottenuti e
rivela la scarsa attenzione che è stata concessa al settore negli anni passati.
Difficoltà si sono riscontrare anche in relazione allo studio della letteratura del settore,
sottolineando ancora una volta, la necessità di avviare un dibattito più vivace, rispetto agli
anni passati, nel contesto internazionale.
La tesi si articola in quattro capitoli.
Il primo capitolo analizza gli aspetti generali del turismo ed in particolare il suo impatto
nell’economia, nella società, nella cultura e nell’ambiente, evidenziando gli aspetti più
significativi che lo possono rendere uno strumento di lotta alla povertà. Nella seconda
parte, viene descritto il summenzionato Pro Poor Tourism,
Il secondo capitolo analizza lo sviluppo del settore turistico nei Paesi in Via di Sviluppo e
nei Least Developed Countries, ponendo in luce come questo rivesta un ruolo
fondamentale per alcuni, importante per altri e, sia pure per una minoranza, ancora poco
strategico per lo sviluppo del Paese. Si è voluto, soprattutto, comprendere quanta parte
degli aiuti internazionali è stata finalizzata alla promozione del settore; di conseguenza,
quanto la comunità internazionale abbia influito per la nascita e lo sviluppo di una solida
industria turistica. Si sono analizzati i dati dell’Official Development Assistance (ODA),
che mettono in evidenza la scarsa considerazione verso il settore, in particolare negli anni
passati, ma anche ai giorni nostri.
Un altro aspetto, oggetto di analisi, riguarda le implicazioni che, la liberalizzazione, che
caratterizza fortemente il settore, può avere nello sviluppo del settore, in particolare in
relazione agli aspetti in questione della povertà e del miglioramento del Paese.
Il terzo capitolo analizza i progetti di cooperazione tecnica, sia di breve che di lungo
periodo, promossi dall’Organizzazione Mondiale del Turismo, massima esponente
mondiale del settore ed agenzia specializzata delle Nazioni Unite. In particolare vengono
presentati dei casi studio di progetti realizzati dal programma Sustainable Tourism –
Eliminating Poverty (ST-EP) di recente costituzione. Essi testimoniano la volontà
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dell’organizzazione di promuovere un turismo sostenibile, in aree che soffrono di un
ritardo di sviluppo, finalizzato ad accrescere il benessere della popolazione che vive in
condizione di indigenza. Nella seconda parte del capitolo, sia pure in modo sintetico, si
presentano i finalisti del Tourism for Tomorrow Award, riconoscimento promosso dalla
World Travel and Tourism Council, associazione internazionale che rappresenta le imprese
private del settore. Si vuole così evidenziare l’interesse che anche la società civile, intesa in
senso lato, dimostra; a partire dagli anni Novanta, sono state avviate, con successo,
iniziative private o di partnership pubblico-private miranti ad accrescere la sostenibilità del
settore.
Il quarto ed ultimo capitolo pone l’accento sul futuro: quali, tra le diverse iniziative e
modalità possibili, possono promuovere ed accrescere in maniera efficace, sfruttando la
caratteristica di multisettorialità insita nel settore, il potenziale di riduzione del livello di
povertà, garantendo comunque la sostenibilità economica, sociale ed ambientale?
Un valido strumento, in grado di tenere in considerazione simultaneamente le diverse
priorità, può essere individuato nel processo di certificazione e nella promozione di
standard e codici di condotta internazionali, rivolti ai diversi stakeholders turistici. A questi
aspetti si dedica l’intero capitolo, includendo anche una parte dedicata ai sistemi di
certificazione relativi alle piccole e medie imprese, che possono essere un’opportunità non
trascurabile di accesso al settore, e più in generale all’economia, anche per le fasce meno
abbienti della popolazione dei Paesi in Via di Sviluppo.
Ogni svista, imprecisione ed opinione sono, ovviamente, mie.
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CAPITOLO 1. IL SETTORE DEL TURISMO ED IL
PRO POOR TOURISM
In questa prima parte dell’elaborato si tenterà di delineare gli aspetti salienti che
congiuntamente compongono il mondo del turismo. Si vogliono infatti presentare al lettore
alcuni dati basilari che possano fungere da riferimento alla comprensione del settore e che
permettano di fornirne una panoramica il più completa possibile. Verranno quindi
presentate le potenzialità, le peculiarità ed ovviamente gli aspetti problematici che il
turismo presenta. Particolare attenzione, nei paragrafi finali del capitolo, sarà rivolta alla
presentazione delle connessioni esistenti tra il turismo e la lotta alla povertà, in particolare
facendo riferimento ad uno specifico approccio di sviluppo del settore: il Pro Poor
Tourism. Si vuole ripensare cioè a come si possano minimizzare le negatività dell’operare
di tale settore, molto dibattute nella letteratura specializzata, incrementando al contempo i
benefici per la popolazione che si trova costretta a vivere in condizioni di indigenza.
1.1 Introduzione al settore del turismo
Il turismo può essere un efficace strumento per promuovere la crescita economica e, più in
generale, lo sviluppo sostenibile, ridurre la povertà e garantire la salvaguardia di risorse
naturali, storiche e culturali. Negli ultimi decenni le esternalità sia positive che negative e
l’evoluzione delle realtà “toccate” dal turismo hanno ottenuto sempre maggior attenzione
da parte di accademici, ricercatori e varie organizzazioni, internazionali non.
Si pensi che oggigiorno il settore Travel & Tourism produce il 10% del PIL, l’8%
dell’occupazione (considerando sia l’indotto che il settore sommerso) ed il 12% degli
investimenti mondiali annui; che esso presenta il più elevato potenziale di crescita di
qualsiasi industria (attualmente stimato intorno al 4% annuo) che varia dal 3% delle
economie sviluppate al 7% delle economie dei mercati emergenti (WTTC, 2007).
Secondo stime della World Tourism Organization (UNWTO) gli introiti turistici, nel 2003,
rappresentavano approssimativamente il 6% delle esportazioni globali di beni e servizi.
Come evidenziato in tabella 1.1, considerando esclusivamente le esportazioni di servizi, la
percentuale aumenta di molto, ed è pari al 30% circa; è questo un dato che lascia intendere
l’importanza del settore in analisi.
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Tabella 1.1 Esportazioni mondiali per settore
Fonte: UNWTO website (www.unwto.org)
Si riporta qui di seguito un grafico (Figura 1.1) redatto dall’Organizzazione Mondiale del
Turismo (UNWTO) ed aggiornato al 2007, che, oltre ad illustrare l’evoluzione del numero
di turisti internazionali negli anni passati, presenta una previsione di quelli futuri. Pur
assumendo come anno base il 1995, il grafico non risulta essere obsoleto: nonostante in
questi ultimi anni si sia riscontrato un andamento irregolare, il grafico non ha subito
mutamenti sostanziali nell’analisi di previsione di lungo periodo (UNWTO, 2007). Nel
breve periodo a momenti di crescita sostenuta (1995, 1996, 2000, 2004-2006) si sono
alternati periodi di stagnazione (2001-2003), ma come già detto il trend di lungo periodo è
rimasto immutato.
È noto che quello turistico è un comparto estremamente sensibile. L’evento epocale delle
Torri Gemelle del 2001, negli Stati Uniti, con l’enorme pressione suscitata, in ultima
analisi implicò solo una flessione, seppur consistente, poi recuperata. Persino l’effetto delle
bombe esplose nei vari Paesi in Via di Sviluppo è stato riassorbito: Kuta nel 2002 e
Jimbaran nel 2005 nell’isola di Bali, Djerba in Tunisia nel 2003, Kusadasi in Turchia nel
2005, Taba e Sharm El Sheik in Egitto nel 2005, Dahab nel 2006, ed in Europa, a Londra,
gli attentati alla metropolitana (2005) e le bombe all’aeroporto di Heathrow (2006), uno tra
i più frequentati al mondo (Garrone, 2007). Certamente dopo tali eventi il turismo ha
subito una mutazione “dopo i cannibali ed i briganti, i terroristi: la paura del rischio […]
produce un turismo sorvegliato, protetto e militarizzato” (Canestrini, 2004).
21
Chiaramente gli attentati terroristici sono solo uno (forse il più nuovo) tra gli scenari che
possono arrestare lo sviluppo del turismo. Il settore è vulnerabile alle guerre, al terrorismo,
ai disastri naturali e alle epidemie. Esempi di recenti calamità, quali lo Tsunami del 26
Dicembre 2004, la polmonite atipica (SARS), i conflitti e rivoluzioni, la guerriglia civile
hanno determinato una rilevante crisi internazionale del turismo.
Quella turistica è però un'industria dotata di enormi capacità di recupero. I flussi turistici
possono diminuire per alcuni periodi, ma prima o poi il desiderio del viaggio prende di
nuovo il sopravvento. Il fenomeno "turismo" si impone e si imporrà sempre all'attenzione
dei Governi, delle Istituzioni e dei Media (Monni, 2003)
Nonostante tutte queste nuove paure, resta vero, infatti, che il turismo oggi non è
considerabile come un’industria marginale, secondaria ma riveste ancora un ruolo di
primissimo piano (Garrone, 2007).
Figura 1.1: Arrivi turistici internazionali e loro previsione futura, 1950-2020
Fonte: UNWTO website (www.unwto.org)
Le previsioni ipotizzano che per il 2020 vi saranno 1,6 miliardi di turisti internazionali
(non sono considerati in questi dati i turisti che si muovono entro i propri confini
nazionali). Di questi la maggioranza (717 milioni) avranno come meta l’Europa, a seguire
l’Asia dell’Est e Pacifico (397 milioni) e le Americhe (282 milioni). L’Africa ed il Medio
Oriente godono ancora di una quota irrisoria, ma il tasso di crescita di queste due regioni è
previsto essere del 5% circa rispetto alla media globale dello 4,1%. Questo è un chiaro
indice di come il turismo, settore in forte espansione soprattutto in macroregioni composte
22
per la maggioranza da Paesi in Via di Sviluppo, possa diventare uno strumento molto
efficace per promuovere lo sviluppo delle aree interessate e per la lotta alla povertà.
1.1.1 L’evoluzione del settore turistico
A metà Ottocento avviene la sovrapposizione dell’idea della montagna (prima meta
turistica) happy few (per pochi fortunati), alla pratica della montagna per tutti. I tre
acceleratori fondamentali che hanno permesso la massificazione del fenomeno sono:
1 la curiosità verso l’altrove e verso l’altrui;
2 l’evoluzione tecnologica dei mezzi di trasporto che hanno “annullato” le distanze;
3 la conquista sindacale delle ferie pagate e la diffusione delle prime guide cartacee,
considerate come dei veri e propri prontuari di viaggio per permettere al turista di
entrare in rapporto con la gente e l’ambiente della località designata. Prototipo di
tale strumento è il Beadeker: una collezione di guide redatte dal figlio di un editore
tedesco a partire dal 1827.
Tutto ciò ha portato ad una rivoluzione straordinaria: il tempo libero.
Storicamente l’industria turistica si è evoluta per far fronte alla crescente domanda di
strutture; queste iniziarono a specializzarsi nei primi decenni del ventesimo secolo, con
l’intento di offrire una gamma di risposte a coloro che, avendo appunto del tempo libero a
disposizione, viaggiavano. È in questo modo che nasce l’industria turistica, la quale ha
come scopo lo spostamento e l’organizzazione delle attività delle persone quando queste si
trovano lontane dal loro ambiente abituale.
La capacità di inglobare diverse attività al fine di soddisfare diverse necessità, caratteristica
intrinseca di questo settore, ha fatto sì che il turismo diventasse negli ultimi anni la
principale voce negli scambi commerciali mondiali.
È noto però che il turismo è un fenomeno ambivalente, poiché può potenzialmente
innescare un processo di arricchimento, contribuendo al raggiungimento di obiettivi
socioeconomici e culturali; se non adeguatamente governato, però, può esser causa di
degrado ambientale e di perdita delle identità locali. Deve quindi essere affrontato con un
approccio olistico.
Nel chiedersi qual è la “merce” prodotta dall’industria turistica, alcuni affermano che essa
venda sogni, altri sostengono che i beni di consumo del turismo sono le risorse naturali e
culturali di cui fruisce, ma se si considera un altro punto di vista non è difficile immaginare
che la merce sia il turista stesso. Siamo cioè “noi” che veniamo temporaneamente spostati
da compagnie aeree, imprenditori dell’accoglienza, enti turistici governativi, operatori
23
economici specializzati nella gestione del tempo libero (Canestrini, 2001). È immediato
chiedersi quindi chi siano i turisti. Pur mancando un consenso generale sulle definizioni
proposte, la UNWTO provvede a fornirne la seguente descrizione:
“Turista è colui che viaggia in un Paese diverso da quello di residenza abituale,
fuori dal suo ambiente, per un periodo di almeno 24 ore (che comprenda una notte)
ma non superiore ad un anno; e il cui principale scopo di visita è diverso
dall’esercitare un’attività remunerata entro il Paese visitato”
Se ne deduce che le motivazioni per “mettersi in viaggio” sono le più svariate e dipendono
da bisogni e desideri personali; per molti è stato un mezzo di scoperta, di crescita, di
ricerca, addirittura una chiave per recuperare identità. Ma non si possono trascurare i
messaggi lanciati da un’attività di marketing sempre più mirata e dal richiamo delle mode.
“Fare il turista” è sempre più una valvola di sfogo per milioni di persone che si sentono
“strette” nella società di cui fanno parte, dove ormai quasi tutto viene organizzato e tenuto
sotto controllo. “La dimensione individuale cerca un suo spazio, alternativo alle norme ed
ai valori sociali. La tendenza alla trasgressione porta ad istituire una doppia morale, con
l’aiuto della quale si tende a rendere conciliabile ciò che prima non lo era. La seconda
morale viene così ad assumere la funzione di valvola di sfogo” (Weber, 1916). Sfogo “…al
processo di separazione, di isolamento e di anomia tra gli individui, di formazione di masse
amorfe e di meccanizzazione che investe la società, uno dei primi fenomeni illustrati della
sociologia urbana” (Simmel, 1903).
Il vero detonatore dello sviluppo turistico di massa è stata la classe lavoratrice dei paesi
industrializzati. Dopo lotte sindacali, incremento dell’automatizzazione, movimenti in
favore del rispetto della persona (per citarne solo alcuni), negli anni ’80, gli anni del boom
economico, si afferma la società dei servizi, soprattutto assicurativi-finanziari, dell’alta
tecnologia e della comunicazione commerciale, ma anche i servizi alla persona come quelli
turistici. “Già nella seconda metà degli anni ’80, è cresciuta la convinzione che il viaggio
turistico è un bene di cittadinanza, un consumo relativamente anelastico, che fa sentire
“normali” (Carone e Costa, 1987). Si comincia a varcare i confini dei propri Paesi per
recarsi in “paradisi tropicali” lontani migliaia di chilometri.
Diviene necessario comprendere le relazioni esistenti nell’industria turistica e tra questa ed
il territorio circostante, al fine di sostenere le azioni dei diversi stakeholders (ad esempio
migliorandone le capacità di pianificazione e management) volte a promuovere uno
24
sviluppo sostenibile dell'area in cui operano per realizzare un possibile “successo”, non
solo economico, dell’area stessa.
Essenzialmente il problema può essere presentato in termini di domanda – offerta. I
pianificatori turistici devono conciliare due aspetti contrastanti: da un lato la domanda, e
cioè il mercato turistico, dall’altro l’offerta cioè lo sviluppo sostenibile nel lungo periodo.
Ciò implica che non è sufficiente la sola comprensione delle caratteristiche del mercato e
dei trend futuri, ma anche la pianificazione territoriale nel rispetto e nella salvaguardia
della regione. Fondamentali divengono, come già accennato, azioni di management e
monitoraggio capaci di considerare una molteplicità di aspetti, non solo attinenti ai motivi
commerciali dell’industria turistica, agli elementi paesaggistico-ambientali, culturali,
sociali e più in generale di sviluppo dell’area e della sua popolazione (dal più ricco agli
ultimi: i “poveri”). Un insieme vario ed eterogeneo di aspetti deve quindi essere analizzato
per riuscire a trarre delle conclusioni generali, che non siano distorte dalla sola analisi di
aspetti quali le tipologie di facilities turistiche, gli aspetti attrattivi e le attività turistiche
dell'area, le esternalità negative e la capacità di carico
1
(inquinamento, congestione ecc.). A
rendere l’analisi ancor più complessa è la molteplicità di attori coinvolti, ciascuno con
propri obiettivi e con una propria funzione di utilità da massimizzare, a volte contrastanti:
imprese private, ONG, pubbliche amministrazioni di diversi livelli, partnership. L’analisi
di dati su flussi turistici, occupazione nel settore, movimenti di capitali, l’ambiente e le
comunità locali in cui si opera, spese dei turisti in loco, rimesse, investimenti esteri,
1
Negli ultimi anni si è sviluppato un intenso dibattito su concetti e strumenti per la valutazione dell’impatto
turistico sull’ambiente e per determinare il livello di cambiamento tollerabile sia a livello locale (Capacità di
Carico / Carrying Capacity) o globale (Ecological Footprint) da esso generato.
Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo (WTO, 1999) la Capacità di Carico di una località
turistica è costituita dal numero massimo di persone che visita, nello stesso periodo, una determinata località
senza compromettere le sue caratteristiche ambientali, fisiche, economiche e socioculturali e senza ridurre la
soddisfazione dei turisti. Di fatto, la CCT è definita da un insieme di capacità, tra cui: 1) capacità
dell’ecosistema, cioè la disponibilità delle risorse naturali presenti nella destinazione in relazione alla
fruizione antropica (relazione ambientale); 2) capacità estetica ed esperenziale, che rappresenta la misura del
soddisfacimento estetico-culturale e delle aspettative dei turisti che frequentano la destinazione; 3) capacità
socioeconomica, che rappresenta la soddisfazione sociale ed economica della popolazione abitante la
destinazione rispetto al fenomeno turistico (Satta, 2003 cit. in Bimonte e Punzo, 2005).
Detto altrimenti, le tre capacità suddette, sebbene tutte interpretabili in termini economici, definiscono tre
limiti: fisico, economico e sociale. Il primo corrisponde al livello oltre il quale l’utilizzo della risorsa provoca
danni irreversibili ed il costo percepito (o di recupero) tende all’infinito; il secondo rappresenta il livello di
utilizzo oltre il quale la qualità dell’esperienza turistica percepita si riduce tanto da determinare una riduzione
nel valore totale dei benefici derivanti dal turismo (riduzione della disponibilità a pagare totale); la terza
individua il punto oltre il quale i costi sociali percepiti dai locali tende a superare i benefici, con un
conseguente peggioramento della qualità della vita (Costa e Manente, 2000).
Diventa, allora, evidente che la CC, più che essere rappresentata da un unico numero, è costituita da un
vettore di indici, funzione della tipologia di territorio analizzato, e che ad essere veramente limitante è il
vincolo più stringente fra quelli definiti (Bimonte e Punzo, 2005).
25
pagamenti di beni importati, trasporto… fa intuire come lo sviluppo sostenibile ponga forti
interrogativi sulle strade da perseguire per il suo raggiungimento.
1.2 I Trend del settore turistico
1.2.1 Flussi turistici internazionali
Con un totale di 846 milioni di arrivi turistici internazionali, pari ad un incremento del
5,4% (43 milioni di presenze) rispetto all’anno precedente, il 2006 ha superato per il terzo
anno consecutivo le previsioni stimate (UNWTO, 2007).
In termini assoluti l’incremento ha interessato maggiormente Europa (22 milioni di arrivi
turistici) ed Asia e Pacifico (12 milioni), mentre per le Americhe, l’Africa, ed il Medio
Oriente è stata più modesta, pari a 3 milioni ciascuna. Emerge tuttavia che, per ciascuna
regione in cui è suddiviso il globo, si è avuto una crescita positiva (tenendo in debito conto
come la media sia un indicatore che maschera le diverse performances intra-regionali).
La UNWTO suddivide il mondo in Regioni, a sua volta suddivise in Subregioni che
comprendono un numero variabile di Nazioni, come riportato in appendice A, a fine
capitolo.
In termini relativi, sia rispetto all’anno precedente ma anche considerando un arco
temporale più ampio (2000-06), si nota come la crescita sia particolarmente accentuata per
aree che coinvolgono destinazioni emergenti e Paesi in Via di Sviluppo: Medio Oriente,
Asia e Pacifico, Africa. Per quanto riguarda quest’ultima, in particolare, si nota un
aumento del 9% rispetto all’anno precedente; questo fatto la riconferma nuovamente come
“star performer” anche per il 2006, poichè continua a registrare una crescita di quasi il
doppio di quella globale. Ciò è dovuto alla forte crescita di questi ultimi anni, pari al 10 %,
della sub-regione dell’Africa sub sahariana
L’Asia ed il Pacifico, con una crescita dell’8%, hanno mantenuto lo stesso trend positivo
dell’anno precedente, dovuto sia alla ripresa della Tailandia e delle Maldive dall’evento
catastrofico del dicembre 2004, lo Tsunami, che alle performances eccellenti registrate
dalle altre destinazioni emergenti nella regione.
L’Europa con il 5% si posiziona al di sopra del target, mentre per il Medio Oriente i dati
rilevano una crescita del 9%, nonostante la situazione geopolitica della regione e la crisi tra
Israele e Libano che ha segnato i mesi estivi. (UNWTO, 2007).