riprodurre integralmente la complessità dei suoi rapporti. Il secondo capitolo è
dedicato allo studio del valore della marca, alla sua definizione, ai suoi significati al
processo di costruzione della brand equity e alle modalità di gestione di questo
patrimonio dell’impresa. Nel terzo capitolo, gli strumenti della comunicazione
d’impresa vengono analizzati come espressioni della brand identity, individuando per
ciascuno di essi il particolare contributo fornito alla diffusione del discorso di marca.
Il quarto e ultimo capitolo conclude questa esperienza d’indagine sul mondo della
marca con la proposta di un’idea progettuale che, coinvolgendo mercato e comunità
nella costruzione della brand identity, vuole restituire alla marca la sua dimensione
relazionale, la sua efficacia comunicativa e il suo potenziale di valore.
6
Capitolo 1
L’identità della marca
1.1 Introduzione
La marca non è semplicemente il marchio. Uno degli errori piø comuni che
vengono commessi tanto dal grande popolo dei consumatori, quanto dal vasto
pubblico dei messaggi commerciali - a volte persino dagli stessi addetti ai lavori - è
quello di ritenere il marchio di fabbrica quale sinonimo perfettamente equivalente ed
intercambiabile del concetto di marca. Niente di piø sbagliato. La questione che è
stata appena presentata non è una mera disputa terminologica, ma qualcosa di molto
piø importante e centrale nel discorso di un’azienda: si tratta di un equivoco
concettuale che rischia non solo di alterare gli sforzi comunicativi dell’impresa ma
anche di creare il caos e l’incomprensione tra la struttura dirigenziale e quella
operativa.
La marca è il principale strumento di comunicazione dell’identità dell’impresa. Il
marchio, invece, è solamente uno dei molteplici elementi che costituiscono la marca.
La marca è un luogo semiotico aperto e vitale, che assume continuamente senso e
significati sempre nuovi attraverso le complesse dinamiche di interazione tra
emittente, destinatario e contesto.
La costruzione dell’identità di una marca commerciale è un processo che prende
avvio da una proposizione d’identità, da un’intenzione e una volontà dell’azienda di
assegnare contenuti, significati e valori a ciò che l’impresa rappresenta per i
consumatori, per i dipendenti, per gli azionisti, per i fornitori, per i distributori e per
la società nel suo complesso. Ma la costruzione di quest’identità non si esaurisce con
la realizzazione dei programmi di comunicazione aziendale, ma prosegue e si
arricchisce attraverso l’interazione con l’immagine che la marca assume rispetto ai
suoi destinatari e al suo contesto socio-culturale. Così come accade anche per
l’identità umana, l’identità di marca si costruisce non solo attraverso ciò che la marca
7
vuole essere, ma anche attraverso le modalità in cui essa viene percepita dal pubblico
e i modi in cui si inquadra nell’ambiente circostante.
Per questo Semprini sostiene che “l’identità della marca è un complesso gioco di
interazione e di trasformazione e non semplicemente un luogo di partenza o un luogo
di arrivo, a seconda che si privilegi il punto di vista dell’azienda o il punto di vista
del consumatore. La distinzione tra sistema di produzione e sistema della ricezione è
utile ai fini analitici, ma non si dovrebbe mai dimenticare che la sola dialettica tra i
1
due sistemi produce l’identità della marca”.
In questo capitolo vengono presi in considerazione i modelli per descrivere
l’identità della marca, prodotti dagli studiosi ed esperti di marketing che si sono
occupati di questa tematica, e verrà costruito uno schema integrativo che sappia
riprodurre in maniera chiara ed efficace la complessità della brand identity.
Successivamente, saranno analizzate dettagliatamente le molteplici componenti che
costituiscono la visual identity, l’identità visiva della marca, per comprendere le
modalità e gli strumenti di costruzione e di espressione dei segni della marca.
1.2 Modelli per l’identità della marca
La letteratura del settore ha prodotto un gran numero di modelli per descrivere in
maniera chiara ed efficace la complessità della marca.
2
In una prima analisi, Aaker descrive l’identità della marca come costituita da due
cerchi concentrici, in cui al centro troviamo la core identity, il nocciolo duro ed
essenziale della marca, e all’esterno, come guscio, la extended identity, l’identità
periferica di marca (Fig. 1). La core identity è l’identità specifica, fissa, invariabile,
unica e distintiva che caratterizza la marca, il cuore, la struttura essenziale che regge
tutta l’architettura aziendale. La cosiddetta extended identity, invece, è quell’insieme
di simboli, temi, argomenti, contenuti e valori che non costituisce l’elemento centrale
e distintivo della marca, ma rappresenta quella realtà in grado di arricchirne il valore
e la significatività. A differenza della core identity, la extended identity è quella parte
dell’identità di marca estremamente plastica, mutevole e dinamica che ne permette il
cambiamento e l’evoluzione nel tempo.
1
A. Semprini, (1996), p. 104
2
D. A. Aaker, (1996).
8
Fig. 1 - Modello di Aaker - Fonte: G. Fabris e L. Minestroni, (2004), p. 201.
3
In una successiva elaborazione del concetto, insieme a Joachimsthaler, Aaker
evidenzia la relazione inclusiva tra identità di marca e identità di prodotto (Fig. 2). I
significati e i valori associati alle caratteristiche della brand identity (paese d’origine,
condizioni istituzionali, personalità, simboli, relazione con il cliente, benefici,
immagine, ecc.) si riversano nell’identità del prodotto, già caratterizzata da altri
elementi quali la natura del prodotto stesso, i benefici funzionali, gli attributi, le
modalità d’uso, il valore e la qualità. L’identità del prodotto, quindi, secondo questo
modello, risente dell’identità di marca cui è associato.
Fig. 2 - Modello di Aaker e Joachimsthaler - Fonte: G. Fabris e L. Minestroni, (2004), p. 201.
3
D.A. Aaker e E. Joachimsthaler, (2001), p. 60.
9
Secondo la Leo Burnett Brand Consultancy, l’identità di marca è ciò che l’impresa
riesce a trasmettere al mercato (Fig. 3). Essa viene rappresentata ancora una volta
come un cerchio, suddiviso in quattro settori che delimitano e sostengono l’essenza
della marca (brand essence). In questa prospettiva, l’identità della marca si definisce
attraverso i suoi scopi (quali obiettivi?) le sue funzioni (cos’è e cosa fa?), la sua
immagine/personalità (com’è percepita?) e le sue differenze dalla concorrenza (come
si distingue?).
Fig. 3 - Modello della Leo Burnett Brand Consultancy - Fonte: G. Fabris e L. Minestroni,
(2004), p. 202.
4
Un altro interessante modello circolare è quello presentato da Upshaw che
distingue tra brand essence e total brand identity (Fig. 4). L’identità totale di marca è
rappresentata dalle sue caratteristiche di servizio/prodotto e dalle sue attività di
comunicazione/distribuzione. Fanno parte della total brand identity: il nome della
marca, il logo, i colori, il sistema grafico, le comunicazioni di marketing, le strategie
e i sistemi di vendita, i benefici tangibili e intangibili dei prodotti/servizi, le
promozioni, le modalità di distribuzione, ecc. Questa total brand identity altro non è
che un riverbero della brand essence. L’essenza della marca, il nocciolo duro della
sua identità, è costituito dall’interazione tra la personalità strategica attribuita al
brand dall’impresa e il posizionamento del brand stesso nella mente del consumatore.
4
L. B. Upshaw, (1995).
10
Fig. 4 – Modello di Upshaw - Fonte: G. Fabris e L. Minestroni, (2004), p. 202.
5
Secondo Brun e Rasquinet (Fig. 5) non si può parlare d’identità di marca ma
solamente di identità attribuita, ossia di immagine di marca. Come sostiene Randall
“l’immagine di una marca è ciò che esiste nella mente dei consumatori. ¨ il totale
delle informazioni che questi hanno ricevuto in merito alla marca, dall’esperienza, il
6
passaparola, la pubblicità, il packaging, il servizio è così via”. Il modello proposto
da Brun e Rasquinet inscrive l’immagine della marca all’interno di un triangolo
equilatero, a cui vertici troviamo la realtà dell’impresa, l’ambiente sociale e la
strategia. Secondo questa prospettiva teorica, l’identità attribuita di marca costruisce
il suo territorio all’interno dei confini stabiliti da:
1. la cultura e i valori aziendali;
2. il contesto socio-culturale e di mercato;
3. le strategie produttive, distributive e comunicative messe in atto
dall’impresa.
5
M. Brun e P. Rasquinet, (1996).
6
G. Randall, (1997), p. 14.
11
Fig. 5 - Modello di Brun e Rasquinet - Fonte: G. Fabris e L. Minestroni, (2004), p. 204.
Uno dei modelli piø efficaci per la rappresentazione dell’identità di marca è “le
7
prisme d’identitØ” proposto da Kapferer (Fig. 6). In questo modello, il carattere
variegato e poliedrico della brand identity viene opportunamente espresso attraverso
la multidimensionalità di un’altra forma geometrica: l’esagono. Il ricorso a questa
figura permette a Kapferer di illustrare in maniera chiara e immediata la complessità
dell’identità di marca, attraverso la caratterizzazione delle sei facce del poligono.
Secondo questo modello, la marca si costruisce nella relazione tra emittente e
destinatario, attraverso una serie di luoghi, campi e territori interiori ed esteriori. In
primo luogo, la marca è una dimensione fisica, uno spazio fatto di attributi e
caratteristiche oggettive e significative: il prodotto cui è associata, la forma, lo stile,
il colore, la musicalità, le qualità specifiche, i temi e i personaggi evocati, ecc. La
fisicità della marca è il suo carattere unico e distintivo: la bottiglia di Coca-Cola, la
sicurezza per Volvo, il blu per Barilla, la genuinità per Mulino Bianco, l’omino
pelato e muscoloso per Mastro Lindo o quello nero e stilizzato per Omino Bianco, la
zucca arancione per Conto Arancio, l’aerobica per Reebok, l’atletica per Adidas, ecc.
La marca è anche un luogo di relazione: è incontro, è scambio simbolico di
contenuti e significati, è dialogo, è confronto. Oggi la dimensione relazionale della
marca è al centro del discorso delle imprese. Ricordiamo, come esempio, alcuni
slogan, rivelatori di un nuovo modo di intendere il rapporto con il cliente: “Tutto
intorno a te” per Vodafone, “La Coop sei tu” per Coop, “Costruita intorno a te” per
Banca Mediolanum, “PerchØ voi valete” per L’Oreal Paris.
7
J. -N. Kapferer, (2000), pp. 108-115.
12
La marca, inoltre, è riflesso, è l’immagine del suo consumatore tipo che essa stessa
produce e proietta al mercato. Questa idea di riflesso non va confusa con il concetto
di target. Come osserva lo stesso Kapferer, infatti, “il target è la descrizione degli
acquirenti e degli utilizzatori potenziali della marca. Il riflesso […] è l’immagine
8
esteriore che la marca fornisce di questo target. ¨ un modello di identificazione”.
Anche in questo caso gli esempi si sprecano: pensiamo ad esempio alla figura di
Michael Jordan per la Nike, a Christian Vieri per Cepu, a Valentino Rossi per Grandi
Scuole, a Marisa Laurito per la pasta Voiello o, ancora, alle innumerevoli
rappresentazioni maschili e femminili di giovani belli ed affascinanti per le marche
di profumi, e di quelli festosi ed esuberanti per quelle di superalcolici.
Un’altra dimensione della marca è quella della personalità: la marca rivela un
carattere, un modo di essere, un temperamento, una soggettività, uno spessore
psicologico. La brand identity manifesta la sua personalità nel momento in cui
comincia a comunicare, con le sue parole, i suoi discorsi e le sue espressioni. Mulino
Bianco è rassicurante e familiare, Sony è tecnologica e innovativa, Dior è altera e
borghese, Tic Tac è briosa ed esuberante, Virgin è giovane e dinamica, Philadelphia
è simpatica e allegra, Volkswagen è sicura e affidabile.
Fig. 6 - Modello di Kapferer - Fonte: G. Fabris e L. Minestroni, (2004), p. 205.
8
Ibidem, p.113.
13