6
corpo sessuato, in questo senso l’essere donna da oggetto del pensiero
maschile diventa soggetto del pensiero.
Ma come pensarsi al di fuori degli stereotipi maschili, con quali
strumenti e su cosa contare? Diversamente dal maschile, il pensiero
femminile della differenza ha al suo centro la continua interrogazione del
vissuto, del corpo, dell’esperienza per la loro significazione: linguaggio e
corpo non sono separati, non c’è distanza fra esperienza e rappresentazione.
Attraverso l’interrogazione, con altre donne, del proprio essere donna
e a partire dal desiderio personale di esistenza libera in un mondo non
neutro, le donne hanno sperimentato pratiche nuove – il ‘partire da sé
stesse’, la relazione, l’affidamento – per dire l’esperienza e la soggettività
femminili, per fare società.
Pur non essendo nata in un ambiente occidentale, Malika Mokeddem,
per carattere, per ‘occidentalizzazione’, ci offre nella sua opera degli spunti di
studio molto interessanti per quanto riguarda i temi su citati che meritano,
ancora, un’analisi approfondita per enucleare nuovi assunti.
La presente tesi, è articolata in due parti, la prima affronta questioni di
carattere generale ma fondamentali per la successiva analisi. Sono trattati
argomenti che riguardano i rapporti tra la Francofonia ed il Postcolonialismo,
i femminismi e la scrittura cosiddetta di donne (nel contesto ‘occidentale’ ed
in quello francofono mediterraneo). Nella seconda parte, dopo una
presentazione dell’autrice come voce del Maghreb contemporaneo, si è
7
proceduto all’analisi di tre romanzi: Les Hommes qui marchent
2
, L’Interdite
3
,
La Transe des insoumis
4
.
La scrittura cosiddetta migrante ha dato luogo a larghi spazi di
riflessione critica; la tematica dei meccanismi propri della lingua e la
risonanza sociale che questi testi hanno, quali l’identità, soprattutto di
genere, l’alterità e il livello comunicativo della lingua sono le tematiche che
abbiamo analizzato in particolar modo e che costituiscono, tutto sommato,
l’essenza stessa del vissuto e della pratica letteraria della/o scrittore-scrittrice
detta/o migrante, nomade, straniera/o, specie per quel che riguarda i testi
femminili.
Attraverso questa tesi cercheremo di dimostrare che Malika
Mokeddem, profondamente posseduta dalla sua cultura e dalla sua identità
territoriale, attrice reale essa stessa dell’universo prismatico e sempre
distinto da essa rappresentato, attraverso la finzione esprime l’essenza della
donna autentica “insoumise à la réalité pour triompher de tous les regs de la
vie”
5
.
Due appendici completano il lavoro. La prima è un excursus sul
movimento femminile in Algeria legato anche ai fatti storici più salienti dalla
colonizzazione ai giorni nostri, oggetto trasversale della narrazione di
Mokeddem. La seconda analizza la traduzione italiana del primo romanzo
2
Malika Mokeddem, Les Hommes qui marchent, Paris, Ramsay, 1990. Nel corso della tesi mi servirò
dell’edizione del 1997 presso Grasset, per le citazioni.
3
Malika Mokeddem , L’Interdite, Paris, Grasset, 1993.
4
Malika Mokeddem, La Transe des insoumis, Paris, Grasset, 2003.
5
Malika Mokeddem, Les Hommes qui marchent, cit., p. 194.
8
della scrittrice algerina, mettendo in evidenza le difficoltà che l’atto del
tradurre implica: tradurre non significa solo riprodurre la forma iniziale, ma
anche cercare nella lingua d’arrivo delle equivalenze, che diano al lettore
un’emozione analoga all’originale.
Ci siamo interessati in particolar modo a questa espressione della
‘scrittura femminile’, a questa memoria, a questa voce perché desideravamo
sapere cosa guida questa scrittrice, cosa collega o separa una donna dal
suo paese. Ci siamo posti la domanda, se tutte le donne in questo paese
subiscono la stessa oppressione sociale, la stessa ingiustizia, se sono
spettatrici dell’usurpazione della loro Storia e della dilapidazione della loro
memoria, cosa fa sì che la scrittura di una di esse esprima un tale fermento e
rivolta, insieme a sensibilità e poesia?
Il punto di partenza della ricerca è stato quello di interrogare i testi
(tutti i testi di Malika Mokeddem, ma anche altri, di altre scrittrici) e di definire
se esiste realmente una scrittura femminile e, nella fattispecie, una scrittura
femminile algerina. Riguardo ai tre testi scelti, il nostro obiettivo era di
operare una lettura e poi una critica ‘nuova e personale’, attraverso un
approccio di ascoltatore delle voci femminili nella scrittura mokeddemiana.
Da un’altra parte abbiamo osservato come dei fatti sociali della vita
quotidiana femminile abbiano potuto servire da base di scrittura e dato
questo tocco particolare e personale alla scrittura di Mokeddem, senza,
peraltro, scadere in uno stile etnografico od esotico. Così, le problematiche
della memoria e della storia sono uniche nel loro genere nei testi dell’autrice
e, più che una problematica, sono la materia stessa del testo.
9
Ovviamente ci è stata d’aiuto la lettura di opere che trattano del
soggetto donna in modo più sociologico o antropologico, come le opere di
Fatima Mernissi, Nawal el Saadawi, Malek Chebel, Souad Khodja, Zakya
Daoud, Camille Lacoste Dujardin, Germaine Tillon e Gabriel Camp, tra le
altre
6
; opere utili per le loro informazioni che riguardano la società arabo-
musulmana ed il posto della donna in essa.
Parimenti, la lettura di alcuni romanzi di scrittori maghrebini si è resa
necessaria, come quelli di Kateb Yacine, di Rachid Mimouni o di Tahar Ben
Jelloun
7
. Le scrittrici hanno esplicitamente integrato ai loro racconti la storia
dell’Algeria dandole una dimensione ed una prospettiva differenti dagli
approcci degli scrittori. Nelle loro opere, il contesto politico e sociale sono la
linfa vitale dei racconti: la nozione di appartenenza ad uno spazio sociale
delimitato dai costumi e dalle tradizioni religiose è un fatto importante che
rafforzerà il sentimento di scissione molto forte tra loro e tutte le altre. Se gli
scrittori maghrebini hanno potuto, grazie alla scrittura, violare gli spazi
femminili
8
, le donne, da parte loro, sono rimaste lontane da tutti gli spazi
maschili, nessuna di loro frequenta i caffè moreschi o i luoghi in cui si fuma
che hanno caratterizzato, per esempio, Nedjma
9
di Kateb Yacine.
6
Si rimanda alla bibliografia per un più ampio panorama delle opere consultate.
7
Mi riferisco, ad esempio, a Rachid Boudjedra, La Pluie (Paris, Denoël, 1987), Tahar Ben Jelloun,
L'Enfant de sable (Paris, Seuil, 1985) e La Nuit sacrée (Paris, Seuil, 1987), e, ancora, Yacine Kateb,
Nedjma (Paris, Seuil,1956).
8
Per esempio, i Maghrebini hanno molto fantasticato sugli hammam, mescolando dei ricordi d’infanzia
ad un voyeurisme mal celato. Questo soggetto è stato anche portato sullo schermo in film cult del
cinema maghrebino come L'enfant de Halfaouine del tunisino Farid Boughdir o Une femme pour mon
fils dell'algerino Ali Ghalem.
9
Paris, Seuil, 1956.
10
Altri fatti importanti che caratterizzano il contesto sociale dei testi di
donne sono la struttura familiare e le leggi islamiche che reggono la cellula
familiare, il patriarcato, lo spazio scuola; non si tratta solo di temi, essi fanno
parte della personalità femminile e sono dunque integrati alla scrittura delle
scrittrici. Il contesto politico viene fuori chiaramente nel momento in cui esso
tocca la struttura familiare e femminile e quando si tratta di raccontare i fatti
di guerra.
Riguardo alla metodologia seguita per l’analisi dei romanzi, e per non
limitarci ad un solo approccio, in prima istanza ci siamo basati
esclusivamente sul singolo testo e la sua natura, facendo astrazione da tutte
le teorie letterarie, come in una sorta di ‘degré zéro de la lecture’, rilevando le
tecniche di narrazione utilizzate e notando dove e come appariva l’originalità
del testo. Solo dopo abbiamo cominciato a pensare quali teorie letterarie
potevano essere applicabili a questi romanzi; a volte, l’evoluzione stessa
della scrittrice ha reso necessario l’applicazione di metodi differenti
10
.
Sicuramente la critica strutturalista ha avuto la sua importanza: Gérard
Genette e Philippe Hamon hanno permesso un approccio narratologico dei
testi; la socio-critica ha permesso di osservare come la scrittrice tratta la
condizione femminile ed i differenti fenomeni della società. Riguardo questo
soggetto, bisogna segnalare che non abbiamo optato per una socio-critica
ben definita. Abbiamo piuttosto optato per delle opere sociologiche che
trattano del Maghreb piuttosto che su opere sociologiche teoriche applicate
10
Ricordiamo che tra l’edizione di Les Hommes qui marchent e La Transe des insoumis intercorrono
quasi quindici anni.
11
alla letteratura tout court. Non è mancata, però, la lettura di opere più
generali riguardanti la donna e il genere.
Anche rispetto all’approccio storico è stata opportuna un’accurata
lettura di testi, così come per quanto riguarda l’investigazione psicanalitica
che, specie per un romanzo come L’Interdite, si è rilevata essenziale. A
causa della pressione della società patriarcale musulmana, anche Malika
Mokeddem usa la scrittura come una cura terapeutica. Riguardo la critica
letteraria femminile, la bibliografia è altrettanto vasta. Giacché le donne
possiedono una relazione particolare con il loro spazio e hanno sempre
saputo crearsi degli spazi e dei tempi immaginari per far fronte alla
promiscuità del loro spazio quotidiano, i loro scritti rimandano ad un
immaginario ben preciso, e Mokeddem non ne è avulsa: per questa ragione
le teorie dell’immaginario di Gilbert Durand ci hanno aiutato a sviluppare un
ulteriore approccio alle opere dell’autrice algerina.
La domanda ultima è se attraverso questa analisi i risultati ottenuti ci
permettono di considerare Malika Mokeddem come una voce non solo
propria ma anche delle consorelle private della parola. In definitiva, in che
modo ella riesce a far rivivere la memoria delle antenate utilizzando la
propria voce di scrittura?
12
D’une pression enhardie des phalanges, je tâte la voussure de mon greffon.
Il est là, petit, ferme et oblong, sans signe de trahison. Il n’a pas profité de
mon bref sommeil pour entrer en rébellion (L’Interdite, p. 42).
13
PARTE I
TEORIE SULL’IDENTITÀ A CONFRONTO
Una delle prime questioni da segnalare è la critica ad un
comportamento comune che si è soliti tenere e che tende ad assimilare le
donne provenienti da culture altre secondo dei cliché stereotipati come il
velo o l’onnipresenza della religione, tagliandole quasi completamente fuori
dalla propria storia e dalla società attuale. La visione stereotipata che
l’Occidente ha e tende a mantenere delle donne del Maghreb è stata
segnata, in parte, dalla tradizione orientalista del XIX secolo. Indotta dalla
letteratura o dalla pittura, la visione ‘occidentale’ è stata contrassegnata da
immagini di donne recluse negli harem, avvolte in veli e con grandi dosi di
sensualità
11
. Tutte immagini che poco hanno a che vedere con la realtà:
oggi ci troviamo di fronte ad un tema di scottante attualità – il velo – più
presente nei mass media che nella letteratura o nella pittura. È in ciò che si
evidenzia, forse, l’incapacità, dal punto di vista occidentale, di
contestualizzare la prospettiva di genere all’interno di alcune strutture
politiche, economiche ed ideologiche concrete.
11
Nota ad esempio Anne Simon in un articolo relativo allo hammam: “Bain maure, bain turc, hammam
(‘bain’, ‘salle de bains’) sont autant de dénominations, de la plus orientalisante à la plus neutre,
chargées de signifier un espace à la complexité symbolique et politique qui s’avère un thème critique
incontournable pour nombre de romancières algériennes en langue française. Aurait-on ici affaire à la
reprise d’un stéréotype qui relierait une fois de plus ‘l’Orientale’ au gynécée, au harem, à l’odalisque, à
l’almée et autres danseuses dénudées ? Ou si l’on préfère, les romancières contemporaines
reprendraient-elles à leur compte inconsciemment le discours colonialiste et ses thématiques
douteuses, visant à assimiler nudité, sexualité diffuse et Orientale ? L’on verra que certains lieux
communs, issus de l’orientalisme européen des XVIIIe, XIXe et début du XXe siècles, continuent de
configurer le hammam, lieu aujourd’hui moins commun dans les pratiques effectives des Orientales
que les romancières ne le laissent à penser”. Anne Simon, “Foucault au hammam : le dévoilement du
panoptisme chez les romancières algériennes contemporaines” in Roger Célestin et Eliane Dalmolin
(dir.), Contemporary French and Francophone Studies (Sites), New York & London, Routledge, 2007.
14
È vero che effettuando ricerche sull’‘Altra/o’ ci troviamo spesso di
fronte ad un’identità frammentata, segnata dall’‘entre deux’, sia dal punto di
vista strettamente etnico sia dal punto di vista culturale: a volte si considera
la popolazione maghrebina a cavallo tra quella araba e l’occidentale; la
colonizzazione francese e, successivamente, l’emigrazione hanno
caratterizzato i vincoli che le ex colonie hanno mantenuto con la Francia.
Riguardo alla donna, poi, non si possono non tenere in considerazione i
legami che – fortunatamente o sfortunatamente – si sono intrecciati tra la
colonizzazione e la ‘liberazione/emancipazione’ della donna.
Parimenti, riferendoci a donne provenienti da altre etnie, da altre
culture e anche classi sociali differenti, affronteremo alcune mancanze del
discorso femminista occidentale. Lungi dallo stabilire una teoria femminista
delle donne del Maghreb
12
, occorrerà prendere in considerazione le
contraddizioni ma anche i nessi che esistono tra queste donne e l’eredità –
nel nostro caso con il femminismo francese – che hanno ricevuto e quali
sono le attuali vie di dibattito. Avremo modo di sottolineare come Simone de
Beauvoir sia un riferimento per varie scrittrici francofone, per esempio, per
quanto riguarda una determinata specificità dell’universo femminile o il
discorso sull’alterità o, anche, il rapporto con la madre. Si sottolinea, ancora,
che ci si riferisce ad un territorio fortemente marcato dalla presenza
coloniale della Francia; un paese che ha dei legami comuni con la
12
Con il termine Maghreb ci riferiremo essenzialmente ad Algeria, Marocco e Tunisia, lasciando da
parte paesi come la Mauritania o la Libia, che pure ne fanno parte geograficamente. Per quanto
riguarda i primi tre, a parte il fatto che esistano fra di essi grandi differenze politiche, amministrative e
culturali, essi mostrano una certa omogeneità per quanto riguarda il passato coloniale e le strette
relazioni che hanno mantenuto e mantengono con i diversi paesi europei relativamente al flusso
migratorio (soprattutto Francia, Belgio e, più recentemente, Italia e Spagna).
15
cosiddetta ‘cultura mediterranea’ che ingloba altri paesi come la Spagna,
l’Italia e la Grecia… culture ‘occidentali’, fortemente radicate nelle tradizioni
religiose – tutte religioni monoteiste – e nelle strutture ideologiche del
patriarcato. Alcuni critici fanno allusione al territorio comune del bacino
mediterraneo, madre mediterranea, o alla ‘cosmologia androcentrica’
comune alle società mediterranee
13
. La vicinanza con l’Europa ha,
ovviamente, reso possibili alcuni mutui contatti, sia per ragioni storiche o
altre più recenti, economiche, che hanno dato luogo all’emigrazione, per
esempio: questi flussi migratori determinano la nuova Europa multiculturale.
Nell’Europa del nuovo millennio, dove le connotazioni imperialiste
sembrano aver perduto valore – data la relativa lontananza del periodo
coloniale propriamente detto –, gli studi postcoloniali hanno invece sempre
più valore, in quanto manifestano le caratteristiche proprie dei discorsi che
procedono da paesi o collettività che in un dato momento hanno sofferto
questi processi. Inoltre, è necessario segnalare, anche, che viviamo
attualmente la fine di un processo di omogeneizzazione culturale; l’Europa
del nuovo millennio, ricettrice di questi flussi migratori, è immersa in profondi
cambiamenti sociali e culturali e vive la creazione di nuovi concetti, come la
globalizzazione, che incidono nel nuovo approccio al multiculturalismo. Ad
esempio, l’approccio di genere sembra aver concesso alla donna la
categoria di soggetto permettendole così di iniziare ad allontanarsi dalla
13
Vedi Pierre Bourdieu, La Domination masculine, Paris, Seuil, 1998, p. 18.
16
prospettiva colonialista androcentrica “que convertía a la maternidad en
metáfora de la madre patria”
14
.
14
Josefina Bueno Alonso, “Identitades enfrentadas y maternidades fronterizas. Mujer y maternidad en
el Magreb”, in Silvia Caporale Bizzini (coord.), Discursos teóricos en torno a la(s) maternidad(es),
Madrid, Entinema, 2005, p. 256.
17
Le désert. Oran. Paris. Montpellier. Morcellement des terres et morcellement
du paysage intérieur (...). À force de partir, vous vous déshabituez de vous-
même, vous vous déshabitez. Vous n’êtes plus qu’un étranger partout
(L’Interdite, p. 151).
18
CAPITOLO I
FRANCOFONIA E TEORIA POSTCOLONIALE
Circa 200 milioni di persone sui cinque continenti parlano il francese.
Sulla base di questa lingua in condivisione, il movimento francofono ha dato
vita ad una Organisation internationale de la Francophonie. La diversità
culturale e la solidarietà sono oggi i principali temi promossi dalla
Francofonia.
Nata come neologismo del geografo francese Onésime Reclus nel
1886 in France, Algérie et colonies
15
, la parola francofonia/Francofonia
indica oggi ad un tempo un concetto socio-linguistico e un’entità geopolitica:
l’insieme delle persone che possono esprimersi in francese a diverso titolo
(francofonia) e la struttura istituzionale che riunisce i paesi che condividono
la lingua francese in seno all'Organisation internationale de la Francophonie
(Francofonia).
Il francese è, così, insieme all’inglese, una delle due sole lingue
parlate in tutti i continenti. Difatti, dalla prima pietra posta a Niamey nel
1970, la lenta costituzione di una Francofonia culturale, economica e poi
politica ha riunito un numero crescente di paesi: da 18 membri nel 1970 a 68
membri ed osservatori nel 2006, questa espansione ha anche modificato
l’equilibrio geografico di una Francofonia storicamente soprattutto africana,
15
Paris, Hachette, 1886.
19
come lo ha mostrato il summit di Hanoï nel 1997, e fonda ormai la questione
della sua coerenza e delle sue missioni.
L’affermazione politica della Francofonia sulla scena internazionale si
accompagna ad una riconsiderazione dei temi della democrazia, della
diversità culturale e dello sviluppo
16
.
È difficile individuare il meccanismo nel quale si inserisce la
Francofonia nel contesto di una globalizzazione degli scambi determinati
dall’egemonia americana. Di fronte alla minaccia che farebbe pesare
l’avvento di un mondo unipolare determinato dall’universalismo commerciale
che impone i suoi modi di intervento, ci si chiede se la Francofonia possa
proporre un ordine mondiale alternativo diversificato ed autenticamente
internazionale. La domanda si collega alla preoccupazione che anima gli
stati francofoni nella loro volontà di sottrarre i beni culturali e artistici alle
negoziazioni dell’Organizzazione mondiale del commercio. Al di là del
contesto attuale della supremazia americana, questo tipo di dibattito rivela
una differenza radicale di approccio filosofico che tocca i valori fondatori
delle società umane. La Francofonia si presenta come erede della filosofia
dell’Illuminismo e dei principi che hanno condotto alla Rivoluzione francese,
tra i quali uno dei più fondamentali è il rispetto della diversità. Impregnata
16
Per approfondire il concetto di francofonia come spazio di dialogo, di cooperazione, di partenariato,
nonché la definizione della parola, la storia, le strutture, le leggi ed i progetti, è fondamentale la lettura
del saggio di Xavier Deniau, La Francophonie, Paris, PUF, 1992. Più recentemente, Alfred Gilder et
Albert Salon, in Alerte francophone : plaidoyer et moyens d’action pour les générations futures (Paris,
Arnaud Franel, 2004), hanno descritto la genesi della Francofonia e misurano le sue forze e le sue
debolezze; allo stesso modo, essi tracciano un piano d’azione completo di misure concrete in favore
del futuro del francese e di un miglior dialogo delle culture. Di fronte al fenomeno di mondializzazione o
globalizzazione, gli autori promuovono un universalismo di ispirazione francese fatto di dialoghi e di
condivisioni.