8
Si è proceduto poi con l’analisi dell’applicazione delle misure E, F1 ed F2 del piano di
Sviluppo Rurale 2001-2006 della Regione Marche, all’interno delle aziende ricadenti
nei comuni del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
L’analisi è volta ad individuare il numero delle aziende finanziate in ciascun comune, la
distribuzione territoriale, i contributi percepiti ad ettaro, il confronto con la superficie a
parco, la caratterizzazione delle aziende agricole ecc.
Infine, nell’ultimo capitolo, vengono presentati i risultati dell’indagine svolta
direttamente in campo attraverso i questionari di valutazione.
Un campione delle aziende finanziate e ricadenti nei comuni del Parco Nazionale è stato
sottoposto al questionario di valutazione il cui obiettivo principale è capire il grado di
comprensione ed il rispetto degli obblighi previsti dalle misure e se gli imprenditori
agricoli vengono adeguatamente ricompensati dei maggiori costi sostenuti per
l’adozione del metodo di coltivazione biologico e i costi sostenuti per la tutela
ambientale.
9
CAPITOLO 1: LO SVILUPPO RURALE NEI PARCHI
Prima di affrontare gli argomenti specifici indicati per questo capitolo, si è ritenuto
importante fornire un quadro generale relativo alle condizioni dell’attuale realtà
agricola, dove l’immissione di determinate sostanze (pesticidi, diserbanti..)
nell’ambiente ne provoca una degradazione producendo effetti negativi (esternalità
negative) per la collettività, ma nello stesso tempo vengono offerti dei servizi gratuiti a
coloro che usufruiscono del paesaggio agrario generando, così, quella che in gergo
viene definita una esternalità positiva.
Questi aspetti diventano tanto più importanti nel momento in cui le attività agricole
vengono svolte all’interno di un’area protetta. In tal caso ci troviamo di fronte ad un
territorio on una sensibilità più accentuata nei confronti di tali problematiche.
1.1 INTRODUZIONE
L’impegno verso un’agricoltura sostenibile è una delle priorità e finalità generali delle
politica comunitaria in materia di ambiente, e si basa su disposizioni previste dalla
riforma della PAC sancita in Agenda 2000.
La comunità europea, per mezzo di un sistema di incentivi finanziari, si impegna a
limitare le forme di inquinamento agricolo e a ripagare i benefici che l’attività agricola
esercita sul territorio rurale.
Da sempre esiste il problema dei fattori negativi, quali l’inquinamento delle acque e
dell’aria, apportati con le pratiche agricole. Nell’ambito agricolo, infatti, l’uso di
prodotti chimici quali i diserbanti, gli erbicidi, gli insetticidi, ecc., se da una parte arreca
vantaggio alla produzione, dall’altra contribuisce al degrado ambientale.
Un’agricoltura condotta in questo modo produce un effetto negativo che va a
ripercuotersi su tutti coloro che dell’ambiente ne beneficiano, generando quella che in
gergo viene definita una esternalità negativa, ovvero una situazione in cui il benessere
di una persona, o la capacità produttiva di un’impresa, è direttamente influenzata dalle
azioni di altri consumatori e tali effetti non si riflettono in una variazione dei prezzi.
10
Va tenuto anche presente, però, che l’agricoltore compie alcune operazioni, quali il
mantenimento dell’assetto idrogeologico, la manutenzione di siepi e alberature, la
conservazione di paesaggi idonei allo svolgimento di attività ricreative, la salvaguardia
e la tutela di paesaggi di rilevanza storico-culturale, il contributo alla conservazione
della biodiversità animale e vegetale, ecc. che apportano vantaggi per l’ambiente,
offrendo un servizio gratuito a quanti usufruiscono del paesaggio agrario e generando,
così, quella che in gergo viene definita una esternalità positiva.
La qualità ambientale, però, è un bene da classificare tra quelli cosiddetti pubblici puri
in quanto possiede le caratteristiche di “non rivalità” e di “non escludibilità”.
Infatti la produzione del bene qualità dell’ambiente da parte di una persona non implica
che nessun’altra possa fare la stessa cosa (caratteristica di “non rivalità”), né che da tale
fruizione possa essere escluso chi non paga un prezzo di mercato (caratteristica di “non
escludibilità”)
1
.
In presenza di risorse che assumono la caratteristica di bene pubblico, il mercato non
garantisce un’allocazione ottimale e pertanto ci si trova in presenza del “fallimento del
mercato”, venendo meno quindi uno dei principi del mercato concorrenziale.
Nel caso delle risorse agricole il fallimento del mercato si manifesta appunto per la
presenza di esternalità, sia negative che positive, nel senso che le scelte individuali degli
agenti economici sono effettuate sulla base di prezzi e costi che non riflettono il valore
reale delle risorse impiegate.
L’equilibrio concorrenziale, infatti, non è in grado di massimizzare il benessere sociale
in quanto le forze in gioco pongono il prezzo del prodotto pari al costo marginale
privato anziché al costo marginale sociale comprendente sia i costi privati di produzione
sia il danno/beneficio dell’esternalità.
Sulla base di quanto esposto, risulta evidente come l’attitudine di un mercato
concorrenziale sia quella di produrre un’eccessiva quantità di esternalità negative e, allo
stesso tempo, una quantità assai ridotta di esternalità positive; del resto, il ragionamento
risulta piuttosto logico in quanto, non dovendo pagare per i danni causati dalle proprie
esternalità negative, gli agricoltori ne generano quantità eccessive, mentre, non venendo
compensati per i benefici derivanti dalle proprie esternalità positive, ne andranno a
produrre quantità sempre esigue (Casoni e Polidori, 2004).
1
Prestamburgo 1988
11
Quindi come abbiamo precedentemente accennato, per rimediare a tali problemi le
diseconomie vengono internalizzate attraverso le politiche di sovvenzione, la politica
agroambientale si configura, infatti, come uno strumento economico finanziario in
grado di determinare la cessazione delle imperfezioni nel funzionamento del mercato.
Attraverso la distribuzione dei contributi, la Politica di Sviluppo Rurale si pone
l’obiettivo di ridurre le esternalità negative ed aumentare quelle positive.
Lo scopo concreto degli incentivi concessi dal PSR è, dunque, in primo luogo quello di
compensare l’agricoltore delle perdite di produzione causate dall’abbandono di tecniche
agricole tradizionali a vantaggio di tecniche caratterizzate da un minore impatto
sull’ambiente (misure agro-ambientali) e, in secondo luogo, di premiarlo per la
produzione di esternalità positive.
Bisogna però tener presente, a tal proposito, che l’agricoltore, in base all’impegno
sottoscritto, vede diminuire, parallelamente alle esternalità negative, anche la
produzione della propria azienda, effetto dovuto al fatto che l’utilizzo di tecniche per
produzioni a basso impatto ambientale o per produzioni biologiche, se da una parte
limita l’esternalità negativa sull’ambiente, dall’altra non permette all’agricoltore di
ottenere il medesimo raccolto concesso dall’agricoltura tradizionale.
L’indagine conoscitiva che abbiamo svolto attraverso i questionari, la cui metodologia e
risultati illustreremo nel quarto capitolo, punta proprio alla comprensione delle perdite
economiche dovute all’applicazione di tecniche a basso impatto ambientale.
Bisogna aggiungere che il fallimento del mercato non è dato dalla presenza delle sole
esternalità, ma anche il problema informativo che esiste nell’applicazione delle politiche
in particolare quelle relative al regolamento 1257/99. L’agricoltore deve, infatti, deve
conoscere in pieno e nuove tecniche e metodologie di coltivazione che si appresta ad
introdurre nella propria azienda, allo stesso modo l’ente pubblico deve essere in grado
di ottenere una serie di informazioni sulle aziende, in particolare sull’ottemperanza
degli impegni sottoscritti dagli agricoltori.
Si genera, così, quella che viene definita asimmetria informativa
2
tra gli attori la quale,
in un sistema decisionale così complesso, può dare vita ad una notevole divergenza dei
risultati rispetto a quelli che avrebbero potuto ottenersi in caso di una completa e
puntuale informazione.
2
L’asimmetria informativa si ha quando una parte di una transizione conosce un dato di fatto che l’altra
parte ignora comportando un vantaggio per chi è informato ed uno svantaggio per chi non lo è.
12
Gli agricoltori, infatti, possono assumere comportamenti che portano alla
sovracompensazione della loro attività ambientale, ovvero l’agricoltore potrebbe avere
scarse motivazioni ad espletare con la dovuta diligenza tutte le operazioni necessarie per
portare l’impegno stabilito a buon fine. In questo caso l’ asimmetria informativa si
manifesta sottoforma di moral hazard
3
In questo caso il vantaggio nasce da un comportamento ex-post, in quanto l’ente
pubblico non può verificare che tutte le aziende che partecipano al programma
rispettino tutti gli obblighi previsti.
Va precisato inoltre, che se il vantaggio (svantaggio) informativo di cui godono gli
agricoltori ha origine da un comportamento ex-ante, si ha adverse selection, ciò
significa che l’amministrazione non è in grado di definire perfettamente in ex-ante, gli
ipotetici costi derivabili dall’applicazione delle singole misure alle aziende. Per cui i
contributi saranno sovra o sotto dimensionati.
Date queste premesse, la nostra indagine conoscitiva, ha come scopo primario quello di
comprendere come gli agricoltori sono venuti a conoscenza delle misure, quanto le
conoscono (conoscenza degli obblighi da rispettare) e come applicano gli impegni
previsti dal regolamento.
Vi è anche un’altra problematica collegata alle politiche di sviluppo rurale che riguarda
lo schema logico di applicazione territoriale. In realtà non esiste uno piano logico di
applicazione delle politiche in questione. Questo è un aspetto molto negativo perché in
mancanza di uno schema le varie misure previste vengono applicate senza tenere conto
di quali possano essere le zone maggiormente sensibili e che necessitano di maggiori
aiuti e di una maggiore “protezione”.
Ma prima di analizzare l’applicazione delle politiche nelle aziende ricadenti nei comuni
del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, vogliamo illustrare il significato di sviluppo
rurale, con particolare attenzione all’importanza che riveste in un’area protetta.
3
Il moral hazard si realizza quando una delle parti contraenti ha la possibilità di influenzare con le
proprie scelte decisionali o comportamentali il risultato di un contratto, senza che l’altra parte ne venga a
conoscenza, e possa quindi opporvisi.
13
1.1.1 Lo sviluppo rurale: significato ed importanza
Innanzitutto è bene definire cos’è lo spazio rurale.
La Carta Rurale Europea lo definisce come: “il territorio costituito dallo spazio
agricolo e non agricolo destinato ad usi diversi dell’agricoltura”.
Lo spazio rurale ha le seguenti peculiarità:
• Preponderanza dell’attività agricola;
• Bassa densità della popolazione;
• Paesaggio naturale trasformato dal lavoro umano;
• Cultura locale basata su saperi derivanti dalla tradizione.
La stessa Carta Rurale Europea ne definisce le funzioni:
• Funzione economica: deve garantire prodotti e servizi alla popolazione; lo
spazio rurale diventa anche la sede di imprese agro-industriali, artigianali,
commerciali e di servizi;
• Funzione ecologica: tutela del patrimoni naturale;
• Funzione sociale: luogo di relazioni tra abitanti attraverso lo sviluppo di realtà
associative con finalità economiche, sociali e culturali.
Si riconosce quindi la caratteristica di multifunzionalità posseduta dall’agricoltura, che
si identifica nella capacità di concorrere contemporaneamente alla produzione di
alimenti e alla protezione delle risorse naturali, all'occupazione e allo sviluppo
equilibrato del territorio.
La multifunzionalità non è riconducibile a una mera pluriattività, cioè a un insieme
eterogeneo di attività aziendali rivolte alla diversificazione del reddito, ma rappresenta
la conseguenza di una progettualità orientata a una gamma di obiettivi integrati.
Le politiche di sviluppo rurale si muovono in tal senso, cercando di creare
un’agricoltura competitiva e multifunzionale che, oltre alle funzioni produttive
tradizionali, si assuma la responsabilità di rispondere alle domande di tutela
dell’ambiente, di conservazione di fruibilità dello spazio naturale e del territorio e che
sappia dare il proprio con tributo ad uno sviluppo integrato e sostenibile delle aree
rurali.
Le politiche di sviluppo rurale rappresentano una delle componenti più innovative del
processo di riforma della politica agricola europea, iniziato fra il 1992 ed il 1998 e
maturato con Agenda 2000, nella quale le questioni legate all’eco-compatibilità, alla
14
sicurezza alimentare, alla salvaguardia dell’ambiente rurale e del territorio,
all’innalzamento dell’occupazione nelle aree rurali costituiscono obiettivi essenziali.
Anche la recente riforma della PAC ha attribuito un ruolo di rilievo alle politiche di
sviluppo rurale introducendo nuove misure.
La politica agricola in passato si prefiggeva di incrementare la produttività
dell’agricoltura sviluppando il progresso tecnico, assicurare un livello di vita equo alla
popolazione agricola, stabilizzare i mercati agricoli, garantire ai consumatori la
sicurezza degli approvvigionamenti alimentari a prezzi ragionevoli.
Tali interventi erano giustificati dal fatto che il settore agricolo in passato presentava i
seguenti caratteri che lo distinguevano:
• Domanda e offerta dei beni alimentari completamente in elastiche;
• Organizzazione delle aziende agricole prevalentemente come aziende a gestione
familiare e conduzione diretta, dove le condizioni sociali e le dimensioni
aziendali sono strettamente interconnesse;
• Debolezza negoziale dei prodotti agricoli.
Oggi però una situazione del genere, anche in vista del futuro allargamento dell’unione
europea ai paesi PECO
4
non è più sostenibile, non è possibile infatti sostenere in modo
indiscriminato il reddito tramite la garanzia di prezzi minimi, bensì è necessario
salvaguardare le imprese agricole diversificando le attività e la produzione e
contemperando le esigenze ambientali e la tutela del territorio rurale.
1.1.2 Il Piano di Sviluppo Rurale della Regione Marche
La nuova regolamentazione comunitaria per il periodo 2000-2006 trova la sua origine
dal documento comunitario denominato Agenda 2000 Reg. (CE) 1257/99. Uno dei più
importanti obiettivi individuati da tale atto di programmazione riguarda l’aumento della
competitività attraverso, sia la razionalizzazione dei costi, che la ricerca della qualità dei
prodotti.
Inoltre, per la prima volta, la salvaguardia dell’ambiente e la promozione di una
agricoltura sostenibile figurano tra gli obiettivi principali da perseguire, oltre che tra i
vincoli da rispettare; infine, il mantenimento di un equo tenore di vita per gli agricoltori,
4
Paesi dell’Europa Centrale ed Orientale: Bulgaria, Lettonia, Estonia, Lituania, Polonia, Repubblica ceca,
Cipro, Romania, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Turchia, Malta
15
venuta meno la necessità di assicurare l’autosufficienza alimentare, non viene
perseguito soltanto con lo scopo di favorire la loro attività produttiva, ma anche per
ottenere dagli stessi un servizio per la società di presidio e protezione del territorio.
I regolamenti comunitari di maggiore importanza riguardanti la nuova programmazione
2000-2006 sono: il 1260/99, recante disposizioni generali sui Fondi strutturali; il
1257/99, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo di
orientamento e di garanzia (FEAOG); il 1750/99, modificato dal Reg. (CE) 445/2002,
recante norme applicative del precedente.
Il Piano di Sviluppo della Regione Marche (PSR) approvato nel 2000, è lo strumento
amministrativo di diretta derivazione di tale regolamentazione comunitaria, che per la
prima volta riunisce in un unico documento tutti gli interventi cofinanziati dall’Unione
Europea per il settore agricolo.
Il Piano di Sviluppo Rurale della Regione Marche persegue come obiettivo globale
l’innalzamento della competitività delle imprese, mantenendo la coesione e
l’integrazione dei sistemi socio economici territoriali, favorendo la salvaguardia delle
risorse ambientali.
Per il conseguimento di questo obiettivo globale, sono stati identificati tre assi di
intervento, ognuno dei quali concorre al raggiungimento degli obiettivi generali del
piano che prevedono al loro interno obiettivi specifici da raggiungere nel corso dell’arco
di implementazione del piano (2000-2006).
− Asse 1 - Miglioramento della competitività e dell’efficienza dei sistemi agricoli
e agro-industriali e della qualità dei prodotti, in un contesto di filiera
Obiettivo generale dell’Asse è sostenere il rafforzamento competitivo del
sistema delle imprese e dell’evoluzione differenziata delle diverse realtà
agricole.
In relazione al raggiungimento di questo obiettivo, gli impatti globali attesi
dell’asse sono quindi legati al rafforzamento competitivo delle imprese del
settore, con particolare riferimento all’incremento della competitività delle
imprese agricole e agroalimentari. Impatti positivi attesi sul sistema produttivo
regionale derivano dal previsto innalzamento della diffusione dei sistemi di
controllo di qualità di processo e di prodotto delle aziende del settore.
Di seguito elenchiamo le misure che vi fanno parte:
• Misura A: investimenti nelle aziende agricole;
• Misura B: insediamento dei giovani agricoltori;
16
• Misura C: formazione professionale;
• Misura D: prepensionamento;
• Misura G: miglioramento delle condizioni di trasformazione e di
commercializzazione dei prodotti agricoli;
• Misura K: ricomposizione fondiaria;
• Misura L: avviamento di servizi di sostituzione e di assistenza alla
gestione delle aziende agricole;
• Misura M: commercializzazione di prodotti agricoli di qualità;
• Misura V: ingegneria finanziaria;
− Asse 2 - Tutela e valorizzazione del paesaggio rurale e delle risorse ambientali
nel rispetto di quanto previsto dal Piano di Inquadramento Territoriale delle
Marche
Questo Asse, traduce pienamente l’orientamento della Comunità Europea per
quanto attiene la salvaguardia ambientale attraverso l’attività agricola.
L’obiettivo generale che l’asse persegue e al quale ricondurre l’impatto e gli esiti
delle azioni si riferisce alla promozione dello sviluppo sostenibile che faccia
della tutela dell’ambiente un servizio rivolto al benessere della collettività e
un’opportunità di valorizzazione dell’agricoltura e dello sviluppo rurale.
In relazione all’obiettivo dell’Asse, l’impatto previsto avrà un effetto positivo
su:
- incremento dell’adozione di metodi di produzione compatibili con le
esigenze di tutela
dell’ambiente con particolare riferimento alla riduzione dell’erosione dei suoli e
miglioramento della gestione del piano forestale regionale
- riduzione dei carichi inquinanti sull’atmosfera, risorse idriche e suolo
- il miglioramento del paesaggio agrario e la tutela delle risorse naturali
L’asse comprende le seguenti misure:
• Misura E: zone svantaggiate e zone soggette a vincoli ambientali;
• Misura F: misure agroambientali;
• Misura H: imboschimento delle superfici agricole;
• Misura I: altre misure forestali;
• Misura Q: gestione delle risorse idriche in agricoltura;
17
• Misura T: tutela dell’ambiente in relazione all’agricoltura, alla
silvicoltura, alla conservazione delle risorse naturali nonché al benessere
degli animali;
- Asse 3 – Azioni di sostegno allo sviluppo rurale
L’obiettivo dell’Asse 3 fa riferimento al riconoscimento del ruolo polifunzionale
dell’agricoltura e quindi all’adozione di strategie integrate per le zone rurali.
L’Asse intende, prioritariamente, favorire la diversificazione dell’attività
agricola, accrescendo il valore aggiunto dei prodotti e conseguentemente la
redditività delle aziende, riducendo contemporaneamente l’impatto ambientale
dell’attività agricola.
In riferimento ai suddetti obiettivi, la realizzazione delle misure contenute
all’interno dell’Asse avrà un impatto positivo nell’innalzamento complessivo
della redditività agricola, nell’ incremento della qualità delle produzioni
agricole. Si prevede che l’Asse avrà anche una influenza nel contenimento
dell’impatto dell’attività agricola sull’ambiente e sul paesaggio, come effetto
indiretto determinato dalla permanenza della popolazione nelle aree rurali.
All’asse appartengono le seguenti misure:
• Misura N: servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale;
• Misura O: rinnovamento e miglioramento dei villaggi rurali e tutela del
patrimonio rurale;
• Misura P: diversificazione delle attività del settore agricolo e delle
attività affini allo scopo di sviluppare attività plurime o fonti di reddito
alternative;
• Misura R: sviluppo e miglioramento delle infrastrutture rurali connesse
allo sviluppo dell’agricoltura;
• Misura S: incentivazione delle attività turistiche e artigianali;
Come abbiamo già accennato la nostra azione si è concentrata sulle misure “E” (terzo
asse) ed “F”(secondo asse):
• MISURA E): Zone svantaggiate e zone soggette a vincoli ambientali
Prevedono un regime di compensazioni capace di garantire un uso continuato
delle superfici agricole e favorire in tal modo il mantenimento di una comunità
rurale vitale, conservare lo spazio naturale, mantenere e promuovere sistemi di
produzione agricola sostenibili, che tengono particolare conto dei requisiti in
18
materia d'ambiente. Nelle zone soggette a vincoli ambientali l’obiettivo è quello
di garantire il rispetto dei requisiti in materia di ambiente e assicurare l'uso delle
superfici agricole nelle aree protette. L’impegno che deve essere assunto ha la
durata di almeno un quinquennio e devono essere attuate le buone pratiche
agricole in grado di salvaguardare l’ambiente e conservare il paesaggio. Gli aiuti
sono modulati anche in base a specifici problemi ambientali e parametrizzati alla
zona di localizzazione aziendale.
Gli incentivi di questa misura vengono definiti indennità compensative in quanto
vogliono assegnare un valore alle difficoltà ambientali che limitano la crescita e
lo sviluppo dell’agricoltura nelle aree interne.
• MISURA F): Misure agro-ambientali
Accolgono gran parte degli interventi precedentemente previsti dal regolamento
2078/92. Il sostegno alle aziende viene concesso per promuovere forme di
conduzione dei terreni agricoli compatibili con la tutela e con il miglioramento
dell'ambiente, del paesaggio e delle sue caratteristiche, delle risorse naturali, del
suolo e della biodiversità; l'estensivizzazione della produzione agricola e la
gestione dei sistemi di pascolo a scarsa intensità per un minore impatto
ambientale, la tutela di ambienti agricoli ad alto valore naturale esposti a rischi,
la salvaguardia del paesaggio e delle caratteristiche tradizionali dei terreni
agricoli, il ricorso alla pianificazione ambientale nell'ambito della produzione
agricola.
Anche in questo caso l’impegno chiesto all’imprenditore ha la durata di almeno
di cinque anni.
La misura F comprende 4 sottomisure, noi ci siamo occupati delle due misure
che sono state attivate (le sottomisure F3 ed F4 non sono state attivate):
o Sottomisura 1): azioni finalizzate alla conduzione di terreni agricoli
secondo tecniche a basso impatto ambientale e protettive dell’ambiente;
o Sottomisura 2): azioni finalizzate alla conduzione di terreni agricoli
secondo tecniche di produzione biologica e protettive dell’ambiente.
Per essere ammessi al finanziamento, per entrambe le misure, sono previsti una serie di
requisiti e impegni che l’agricoltore deve dimostrare di possedere e dovrà rispettare e
mantenere per tutta la durata del contratto.
Gli obblighi relativi a ciascuna misura verranno trattati più avanti, nel capito relativo
all’indagine svolta attraverso i questionari.
19
1.1.3 Lo sviluppo rurale nei parchi
Riconosciuto quindi il valore di multifunzionalità dell’attività agricola, il ruolo che ha e
potrà svolgere in futuro all'interno delle aree protette assume un significato molto
importante.
Tra le funzioni legate all’agricoltura abbiamo infatti: la salvaguardia, la gestione ed il
miglioramento del paesaggio rurale, la protezione dell'ambiente, anche dai rischi
naturali, la fruibilità delle aree stesse.
Pertanto conservare le attività agricole, in particolare nelle aree marginali e periferiche
dove scarse sono le altre possibilità di occupazione redditizia, è importante sia al fine di
evitare lo spopolamento, sia per assicurare un equilibrio, in ogni parte del territorio,
della presenza e delle attività umane.
Per lungo tempo le aree protette hanno gestito i propri territori secondo una filosofia
vincolistica e protezionistica, ma nel tempo questa si è evoluta verso un approccio più
“attivo” dove le finalità di recupero e conservazione del territorio vengono considerate
strettamente legate anche ad uno sviluppo economico e sociale.
E’ importante promuovere all'interno di queste aree una vera e propria sinergia tra
esigenze di protezione e promozione di attività agricole, non solo compatibili con le
necessità di salvaguardia della natura, ma in molti casi fondamentali proprio per
raggiungere le stesse finalità di protezione e fruizione controllata dell'area.
L’agricoltura è quindi parte integrante dell’area protetta, contribuendo alla biodiversità,
alla conservazione e differenziazione dei paesaggi, alle condizioni di sopravvivenza e
riproduzione delle specie animali e vegetali.
L’agricoltura in questi territori è certamente meno competitiva e quindi più svantaggiata
rispetto ad altri territori. Come sarà possibile vedere nei prossimi capitoli, all’interno
dell’area protetta dei Monti Sibillini, troviamo aziende agricole di piccole dimensioni
(con meno di 30 ettari di SAU), prevalentemente a conduzione familiare, e con un’età
dei conduttori che va oltre i cinquanta anni, poco diffuse sono le forme di associazione
come ad esempio le cooperative. L’agricoltura diffusa ha un carattere estensivo (con
bassa rilevanza di seminativi), con rese per ettaro piuttosto basse i terreni sono investiti
prevalentemente i prati e pascoli.
20
Inoltre anche la diffusione del numero di aziende nel parco è alquanto insoddisfacente,
tanto che l’incidenza media della SAU delle attività agricole all’interno dell’are protetta
è pari al 43%.
In questa situazione si ha, in modo progressivo ma lento, la perdita di connotazione
montana dell’agricoltura, tra l’altro accompagnata dallo spopolamento le cui cause
potrebbero essere ricondotte a: mancanza di fonti di reddito alternative, il pendolarismo
ai fini di lavoro, l’invecchiamento dell’imprenditoria agricola e la mancanza di ricambio
generazionale.
Ciò porta alla perdita sia delle produzioni tipiche, sia delle tradizioni e degli usi delle
popolazioni che lo risiedono in tali territori, ma la perdita maggiore consiste nella
mancanza di un presidio per il territorio.
Quindi mantenere le attività agricole in questi territori diventa quindi una priorità, ciò
può essere perseguito mediante:
• Creazione di un’agricoltura competitiva e capace di affrontare il mercato
mondiale;
• Promozione della diffusione di mezzi produttivi sani, rispettosi dell’ambiente,
atti a fornire prodotti di qualità che soddisfino le esigenze dei consumatori;
• Mantenimento di un’agricoltura poliedrica, ricca di tradizioni la cui finalità non
è solo quella di produrre, ma anche salvaguardare la varietà del paesaggio e
mantenere in vita comunità rurali vivaci e attive, capaci di creare occupazione.
Dal punto di vista operativo, tali obiettivi si possono tradurre ad esempio nelle seguenti
operazioni:
• Creazione di marchi di qualità;
• Creazione di un marchio dell’area protetta;
• Sviluppo delle attività agrituristiche;
• Sviluppo di fattorie didattiche;
• Adottare disciplinari di produzione che favoriscano tecniche a basso impatto e
biologiche, ricorrendo possibilmente a varietà e razze autoctone.
In poche parole la valorizzazione delle produzioni agricole, soprattutto quelle realizzate
nelle aree a vincolo ambientale, deve puntare sulla qualità, che deve avere carattere di
visibilità e identificabilità. Si devono quindi adottare disciplinari di produzione che
favoriscano tecniche a basso impatto e biologiche, ricorrendo possibilmente a varietà e
21
razze autoctone. La scelta di privilegiare la qualità contribuisce così alla tutela della
diversità biologica e degli ecosistemi.
Anche il turismo, se opportunamente gestito, può giocare un ruolo importante per lo
sviluppo economico dell’area, infatti l’offerta di servizi turistici e culturali destinati al
miglioramento della fruizione del territorio protetto, il potenziamento delle strutture
ricettive ecocompatibile, la valorizzazione dei prodotti tipici agroalimentari e
dell’artigianato rappresentano forme di promozione del territorio, nonché forme di
occupazione, soprattutto per i giovani.
Quindi le aree protette costituiscono un contesto nel quale le politiche di sviluppo rurale
possono trovare un approccio preferenziale, infatti gli obiettivi della tutela ambientale e
della qualità di vita delle popolazioni, perseguiti dalle stesse politiche, sono per
definizione gli scopi prioritari nelle aree a vincolo ambientale.
Inoltre non bisogna trascurare anche il fatto che spesso si ha a che fare con sistemi
locali che insistono su aree poco estese e con bassa densità demografica, per cui
l’azione pubblica in alcuni ambiti può essere efficace ed incisiva anche con risorse
finanziarie relativamente ridotte.
Un ulteriore vantaggio nell’applicazione degli interventi nelle aree protette è dato dalla
preesistenza di numerosi strumenti conoscitivi e di pianificazione . Infatti poche altre
zone possono vantare il grado di conoscenza del territorio sviluppato nei parchi
attraverso la realizzazione di numerosi studi e ricerche che agevolano notevolmente le
procedure di valutazione. Inoltre i parchi sono dotati di specifici strumenti di
programmazione che possono affiancarsi a quelli regionali e amplificare gli effetti sul
territorio (Piano del Parco, Piano Pluriennale Economico e Sociale).
Tra l’altro le risorse pubbliche possono essere utilizzate più efficientemente in quanto
su questi territori esistono già soggetti e strutture operative in grado di coordinare,
promuovere e migliorare l applicazione degli interventi, esistono infatti competenze e
strutture da utilizzare e valorizzare (uffici tecnici, centri visita, centri didattici, case del
parco…).
Tuttavia nonostante le aree protette siano particolarmente vocate per l’applicazione
delle misure del PSR in quanto rispecchiano in pieno le caratteristiche di “area rurale”,
in tali l’applicazione delle politiche di sviluppo rurale non è stata molto forte.