VII
l’argomentazione. Nel primo paragrafo si spiega cosa siano i
sondaggi e gli pseudo-sondaggi, cercando di dare una definizione
del fenomeno; il secondo paragrafo narra la storia dei sondaggi,
dalla loro nascita fino al 1994, anno di forte cambiamento in
Italia. Infine, ma forse il più importante, il terzo paragrafo
analizza tecnicamente il processo di realizzazione di un
sondaggio, dal progetto alla pubblicazione, affrontando nello
specifico temi come il campionamento e la stesura dei
questionari, argomenti nevralgici per la serietà dell’indagine.
La seconda parte ruota tutta attorno al suo nome:
Mediando. Mediando indica una discussione aperta sviluppata su
tre temi di attualità: l’opinione pubblica, il sistema mass
mediatico e la comunicazione politica. Per quanto riguarda
l’opinione pubblica, alla quale è dedicato il quinto paragrafo, si
spazia tra le varie teorie per cercare di definire qualcosa che forse
definibile non è; il tono è forse un po’ vago e polemico, ma credo
che avrei peccato di superbia asserendo qualcosa su cui non vi è
certezza. Il sesto paragrafo descrive il mondo dei mezzi di
comunicazione di massa e il potere che essi esercitano sul
“volgo”: essi sono il quarto potere italiano (e non solo),
alimentano – o denutriscono – il motore politico, economico e
sociale. Infine, nel settimo paragrafo viene descritta la
comunicazione politica e come essa giochi un ruolo fondamentale
per il candidato. Essa è divenuta una disciplina e si serve di vari
professionisti in vari settori per raggiungere il proprio obiettivo.
Ma essa non vive solo nei periodi di campagna, bensì 365 giorni
all’anno: in un regime di campagna permanente, il politico deve
VIII
essere sempre in forma e farsi vedere al meglio di se stesso, è
continuamente in lizza per Palazzo Chigi e non può permettersi di
trascurarsi o di dire una parola sbagliata in nessun momento.
Dall’homo sapiens all’homo videns è la degna conclusione
di questo lavoro. La terza parte, il nucleo della mia tesi, offre un
punto di vista particolare su come guardare al rapporto tra
giornalismo, politica e sistema dei media. I primi due paragrafi
del capitolo otto trattano del marketing politico-elettorale e della
videopolitica, argomenti che completano il settimo paragrafo e
che introducono al successivo, offrendo spunti e osservazioni utili
a crearsi una propria opinione sull’argomento. Il terzo paragrafo
del suddetto capitolo, descrive la mia tesi sull’uso e abuso dei
sondaggi, i quali, assieme a media e politica, invadono le nostre
case tutti i giorni.
Il capitolo 8 descrive le elezioni politiche italiane del 2006:
elezioni sui generis a causa dei molti punti interrogativi rimasti,
sia riguardo ai sondaggi che all’esito finale. Infine, nell’ultimo
capitolo viene fatta una panoramica dell’uso e della “cultura”
sondaggio in altri paesi, come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.
Questa tesi mi ha dato la possibilità di esprimere una mia
posizione in merito a questo argomento così delicato. Non cerco
certezze né risposte; le mie sono solo critiche ad un mondo fitto
di correlazioni intrigate e celate al comune cittadino.
Niente più che della lettura potrà chiarirvi la mia posizione.
Parte prima
Sondaggio Sum
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2. Il sondaggio: questo “coinquilino” sconosciuto
Per definizione il sondaggio è quella “operazione compiuta
per mezzo di una sonda”, la quale identifica strumenti e
dispositivi usati per esplorazioni, prelievi, immissioni…che
permettono di conoscere quello che non si può vedere in
superficie. Il sondaggio permette quindi di raggiungere e far
emergere ciò che non è visibile. Ai fini di questo studio, non è
però necessario conoscere i sondaggi di ricerca scientifica, dove
sondaggio è inteso proprio come l’atto di sondare; ci interessa
invece capire e conoscere i vari tipi di sondaggi che “studiano” le
opinioni.
L’opinione è il nucleo centrale dal quale si diramano le
varie teorie ed elaborazioni di questo studio; prima però di
analizzare l’opinione da un punto di vista sociologico, è
importante capire la differenza tra analisi quantitative e analisi
qualitative delle opinioni stesse: il primo tipo di analisi è
l’oggetto del nostro studio e normalmente utilizza campioni
abbastanza ampi, traducendo in dati numerici tutte le risposte
ricevute; il secondo tipo, invece, ha come obiettivo
l’approfondimento delle tematiche che la ricerca quantitativa
lascia inespresse. “L’indagine quantitativa, dovendo semplificare la
realtà per renderla comprensibile, può essere, in certi casi, per forza
di cose superficiale”
1
.
1
B. Poggi e L. Guelfi, La repubblica dei sondaggi. Come si riconosce una buona ricerca
d’opinione, Franco Angeli, Milano 2004, p. 44.
11
Le analisi qualitative infatti, hanno metodi di intervista
diversi dai sondaggi d’opinione: interviste “semistrutturate”,
interviste in profondità, focus group…e il numero degli
intervistati è notevolmente ridotto. In questo tipo di analisi non
interessa tanto l’opinione che una persona ha, quanto le
motivazioni che l’hanno generata.
Ma torniamo al fulcro della nostra indagine: il sondaggio
d’opinione, ovvero “un metodo per raccogliere delle informazioni
su una popolazione, attraverso una serie di domande poste
direttamente a un gruppo di persone scelte in rappresentanza di
questa stessa popolazione”
2
. Teniamo ben presente che il
sondaggio è uno strumento che serve a rilevare l’opinione e non
un comportamento. Anche perché il comportamento è un’azione
visibile, mentre le opinioni, gli atteggiamenti e gli orientamenti
della gente possono difficilmente essere osservati dall’esterno.
L’utilità dei sondaggi d’opinione è quella di fornire una
conoscenza delle opinioni, degli atteggiamenti dei cittadini,
principalmente da tre punti di vista: essi indicano infatti la
quantità di persone che hanno una determinata opinione, la
tipologia di tali persone e l’intensità con cui esse sostengono
questa opinione. Esso offre ai cittadini uno strumento per capire
gli orientamenti della popolazione su un determinato argomento,
ma anche per farlo conoscere o semplicemente per farne parlare.
Il sondaggio d’opinione è uno strumento di studio dell’opinione
2
M. Barisione e R. Mannheimer, I sondaggi, Il Mulino, Bologna 2005, p. 8.
12
pubblica, la quale studieremo e analizzeremo nella seconda parte
e che ci permetterà di integrare le informazioni acquisite in
questa prima parte.
Un’altra tipologia di “sondaggio” sono le ricerche di
mercato, fatte dagli specialisti di Marketing a fini di lucro per
l’azienda committente. Strumento che sembra simile nella
funzionalità ad un sondaggio (viene comunque fatta
un’intervista), risulta invece essere molto diverso, perché diversi
sono gli obiettivi: conoscere le abitudini e i comportamenti, le
preferenze, i gusti e le aspettative dei consumatori ma soprattutto
testare un nuovo prodotto, capire un nuovo prodotto immesso sul
mercato e magari spingerlo verso un determinato target di
persone. Una piccola anticipazione di quelle che saranno le
ricerche di mercato elettorale.
Nel mare del sondaggismo però non nuotano solo reali
sondaggi, ma anche quelli che sembrano dei sondaggi ma in
realtà non lo sono: gli pseudo-sondaggi. Gli pseudo-sondaggi
sono denominati così perché non rispondono ai tre elementi
principali del sondaggio: rilevazione di un’opinione e non di un
comportamento, intervista standardizzata e utilizzo di una tecnica
di campionamento per la scelta degli intervistati. Per esempio,
durante le trasmissioni televisive di politica o d’attualità, accade
spesso che il conduttore inviti i telespettatori a telefonare ad uno
dei numeri in sovraimpressione per partecipare a un sondaggio in
diretta. La regola è semplice: per rispondere affermativamente
alla domanda del giorno, basta comporre un certo numero, per
13
rispondere negativamente bisogna comporre l’altro. Nel corso
della trasmissione i risultati vengono aggiornati più volte, con un
aumento costante della quantità di partecipanti, cioè di persone
che telefonano per rispondere al quesito. Il risultato finale è
talvolta presentato come l’esito di un autentico sondaggio
dell’opinione degli italiani sul tema prescelto, ma questi
strumenti non solo non sono scientifici, ma non possono neppure
essere considerati veri e propri sondaggi. In un normale
sondaggio d’opinione, infatti, le persone a cui sottoporre la
domanda sarebbero selezionate in modo da potersi considerare
rappresentative degli italiani, secondo la procedura nota come
campionamento.
Nel caso degli pseudo-sondaggi televisivi, invece, il
metodo utilizzato pone almeno tre problemi. Innanzitutto, a
rispondere sono soltanto gli spettatori della trasmissione, che
assai difficilmente possono essere considerati rappresentativi
della popolazione italiana; tutt’al più, il conduttore potrebbe
quindi annunciare “un sondaggio per sapere come la pensano i
nostri telespettatori”. In secondo luogo, coloro che rispondono
non sono prescelti in base ad un piano di campionamento, ma
decidono volontariamente di partecipare al sondaggio; chi si offre
volontario è per definizione un po’ diverso dagli altri, perché è
spinto da motivazioni e non può quindi essere rappresentativo di
una popolazione in cui la maggioranza è spesso silenziosa. Infine,
ogni telespettatore è libero di telefonare più volte, con effetti
imprevedibili; immaginando che su un dato argomento i
sostenitori di una posizione siano pochi ma particolarmente
14
appassionati, questi potrebbero approfittare in misura molto
maggiore degli altri del “voto multiplo”, col risultato di apparire
molto più numerosi di quanto non lo siano realmente.
Un altro esempio di pseudo-sondaggio è quello del
sondaggio via internet: il funzionamento è lo stesso dei tele-
sondaggi, ma i visitatori della rete (per età, conoscenze,
cultura…) sono ancor meno rappresentativi della popolazione
italiana rispetto ai telespettatori.
Ultime tipologie di ricerche d’opinione sono i cosiddetti
sondaggi scientifici e, altre forme di rilevazione (exit polls e
proiezioni), prettamente legate alla politica. Il sondaggio
scientifico non deve essere confuso con le ricerche scientifiche di
cui parlavamo all’inizio del capitolo; il sondaggio scientifico è
detto così proprio perché viene eseguito secondo la metodologia
che garantisce la massima correttezza possibile dei risultati: il
metodo statistico-probabilistico. Nei capitoli successivi avrete
modo di capire e valutare voi stessi questo tipo di metodologia,
arrivando persino a saper distinguere un buon sondaggio da uno
fittizio; Barisione e Mannheimer ne offrono un’anticipazione:
“Più che dal fatto che un sondaggio sia eseguito da un istituto
privato con finalità commerciali o da un istituto universitario con
finalità di ricerca, il suo carattere scientifico o meno è dunque legato
alla corretta applicazione delle regole riguardanti la costruzione di
un campione statistico, la formulazione di un questionario, lo
svolgimento dell’intervista, l’analisi dei dati. Ma l’utilizzo di una
metodologia corretta, naturalmente, richiede la presenza di un altro
15
presupposto: la buona fede di chi commissiona e di chi esegue il
sondaggio. Non si può contare, infatti, sulla scientificità di un
sondaggio realizzato allo scopo di soddisfare a tutti i costi le
aspettative di un committente, ansioso di affermare una tesi in
sintonia con i propri interessi”
3
.
Soprattutto nel campo politico-mediatico esistono altre
forme di rilevazione, non definibili sondaggi, finalizzate alla
generalizzazione dei risultati da un campione all’intera
popolazione: le proiezioni elettorali e gli exit polls. Le proiezioni
consistono nella stima dei risultati finali di un’elezione sulla base
dei primi voti scrutinati in un piccolo,ma ben selezionato
campione di seggi. Esse si differenziano dagli exit polls proprio
per il fatto di basarsi su voti realmente espressi (le schede
scrutinate) invece che su voti dichiarati (le risposte degli
intervistati); gli exit polls, noti a tutti, non sono altro che la
replica del comportamento di voto appena avuto nel seggio e
proprio per questo non possono essere definiti sondaggi, perché
esprimono un comportamento e non un’opinione.
Le caratteristiche rilevanti che proiezioni ed exit polls
hanno in comune sono due:
ﻬ si riferiscono a qualcosa di già avvenuto(i voti già espressi);
ﻬ le stime che essi producono vengono confrontate nel giro di
poche ore con i risultati effettivi.
3
M. Barisione e R. Mannheimer, op. cit., p. 20.
16
“Qualcosa che è già avvenuto non può essere modificato: sono
quindi i media, e non i partiti, che hanno interesse a commissionare
proiezioni ed exit polls. Ma anche sul mercato della comunicazione,
il loro valore è altissimo fin tanto che non sono noti i risultati
ufficiali; dopodiché essi vengono per così dire assorbiti da questi
ultimi”
4
.
4
A. Marradi, Casuale e rappresentativo: ma cosa vuol dire?, in P. Ceri, La politica e i
sondaggi, Rosenberg & Sellier, Torino 1997, pp. 23-87.
17
3. La “nascita” dei sondaggi
Fra i precursori del sondaggio, i più lontani possono forse
essere individuati nel diciassettesimo secolo, quando a fianco del
censimento nascono i primi studi demografici della cosiddetta
“scuola di aritmetica politica” inglese, i quali si distinguono per il
loro tentativo di ottenere delle informazioni su alcune
caratteristiche della popolazione (fertilità, mortalità, aspettative di
vita) senza disporre dei dati relativi a tutti i suoi membri, ma
proiettando delle stime a partire da pochi dati relativi a una parte
della popolazione, ottenuti generalmente dalle parrocchie.
L’esperienza di questa scuola pone le basi per la nascita della
scienza statistica moderna, disciplina che gioca un ruolo
fondamentale nella definizione del sondaggio scientifico. Con
l’inizio del diciannovesimo secolo, infatti, la statistica apporta
un’innovazione decisiva, senza la quale il sondaggio non
potrebbe essere concepito: il calcolo delle probabilità. Questo
principio offre infatti una giustificazione teorica a quelle tecniche
(come le proiezioni) utilizzate per estendere all’intera
popolazione i dati raccolti su una sua frazione, e pone così le basi
per la successiva messa a punto della tecnica del campionamento.
Dopo la Rivoluzione industriale, fioriscono inoltre,
soprattutto in Gran Bretagna, le ricerche sulle condizioni di vita
(salute, alloggio, lavoro, salario) della classe operaia e degli strati
più poveri della popolazione urbana: questa tipologia di ricerche
forniscono un contributo essenziale perché introducono
18
l’intervista come metodo di raccolta dei dati. Per studiare una
popolazione, ormai, non è necessario limitarsi ai dati demografici
e alle stime a partire da questi, ma è possibile venire a contatto
con la popolazione stessa, e ottenere direttamente delle
informazioni dai soggetti studiati. Oltre agli studi demografici,
statistici e sociali sulla popolazione, almeno altre due pratiche
devono essere considerate decisive per la nascita del sondaggio:
gli straw polls e le ricerche di mercato.
È negli Stati Uniti che, secondo una discussa ricostruzione
storica, in occasione delle elezioni presidenziali del 1824 il
quotidiano Harrisburg Pennsylvanian pubblica per la prima volta
i risultati di un esperimento che diventerà più tardi noto come
straw poll (voto di paglia). L’esperimento consiste in una
consultazione che il quotidiano stesso effettua fra i propri lettori,
domandando loro di compilare un tagliando con l’indicazione del
candidato che sono intenzionati a votare ma, il risultato, non è
quello atteso: il responso del quotidiano è totalmente contrario
all’esito delle elezioni. Perché questi straw polis non sono in
grado di fornire delle indicazioni credibili e non possono essere
ancora considerati dei veri sondaggi? Essenzialmente, per
l’assenza di due requisiti fondamentali: un campione costruito in
funzione della rappresentatività e un metodo di raccolta delle
informazioni che non incentivi a partecipare solo i più motivati.
Queste due lacune espongono lo straw polls a distorsioni gravi,
che si riflettono poi sui risultati finali. Gli straw polls, che del
resto non avevano una funzione previsionale, ma puramente
“espressiva” per i lettori, dal punto di vista della metodologia
19
sono piuttosto degli pseudo-sondaggi, non molto diversi in fondo
da quelli di cui parlavamo precedentemente, e tanto diffusi
ancora oggi tra i media. Stampare sulle pagine di un giornale un
facsimile della scheda di voto e chiedere ai lettori di ritagliarlo,
compilarlo e rispedirlo, o distribuire direttamente le schede fra i
partecipanti a un qualche evento elettorale, sono infatti due
metodi che riproducono gli stessi errori degli pseudo-sondaggi
televisivi e telematici condotti soltanto fra gli spettatori di una
trasmissione o tra i visitatori di un sito internet.
Nel 1911 nascono negli Stati Uniti le prime agenzie
specializzate in ricerche di mercato, con la funzione di
raccogliere informazioni per conto di aziende e giornali sulle
caratteristiche dei loro clienti o lettori. Questo settore è il più
rapido nell’assimilare le tecniche di ricerca sociale che fino a
quel momento hanno dato i migliori frutti, e in particolare il
campionamento e l’intervista. Nel corso degli anni ‘10 e ‘20,
d’altronde, si diffonde a poco a poco nel settore la
consapevolezza del fatto che un campione relativamente piccolo
può garantire risultati attendibili e che la costruzione del
campione stesso può essere guidata in modo da riprodurre certe
caratteristiche della popolazione nelle proporzioni reali. Come si
può notare, tuttavia, fino a questo periodo ogni forma di ricerca
sulla società serve a portare alla luce i fatti riguardanti la vita
degli intervistati e mai le loro opinioni.
20
Nel 1922, la pubblicazione del saggio di Walter Lippmann
Public Opinion
5
— in cui è sostenuta la tesi della scarsa
razionalità del pubblico di massa — diffonde un notevole
interesse per il concetto di opinione pubblica e contribuisce a
deviare in questa direzione l’orizzonte di molte ricerche. È
proprio in quell’anno, ad esempio, che la rivista Literary Digest
realizza un esteso straw poll postale per conoscere gli
atteggiamenti degli americani riguardo al proibizionismo: il
risultato sembra indicare la loro sostanziale contrarietà alla
repressione del consumo degli alcolici, come confermerà un altro
pseudo-sondaggio condotto dieci anni dopo dalla stessa rivista.
La Grande depressione seguita alla crisi del 1929, il New Deal
del presidente Roosevelt e il dibattito sulla società di massa
riaccendono in seguito il desiderio di esplorare l’opinione
pubblica, contribuendo a creare quel clima che favorisce la
nascita del moderno sondaggio d’opinione.
È nel 1935 che Elmo Roper e George Gallup, due
personalità provenienti dal settore delle ricerche di mercato,
realizzano i primi veri sondaggi, parlando esplicitamente di
applicazioni dei metodi della market research alla misurazione
della pubblica opinione. Sia gli pseudo-sondaggi del Literary
Digest sul proibizionismo, sia i sondaggi di Roper sia quelli di
Gallup su vari giornali americani sono accolti con grande
interesse dal pubblico, ma con lo scetticismo riservato alle
affermazioni la cui veridicità non può essere confermata. È in
5
W. Lippmann, L' opinione pubblica, Donzelli, Roma 1995.