4 
La tesi da me elaborata si propone di analizzare i fattori che incidono sulla 
scelta di effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza da parte di donne 
immigrate, sulle condizioni psico-sociali che influenzano questa decisione, sui 
vissuti che le colpiscono. 
Il primo capitolo della tesi offre un quadro generale sul tema 
dell’immigrazione, descrivendo i vari cambiamenti che nel tempo il fenomeno ha 
subito, sottolineando il mutamento dell’Italia, che da Paese di emigrazione è 
divenuto Paese di immigrazione, e  presentando dati statistici aggiornati al 2006 e 
relativi alla portata del fenomeno nell’ambito del territorio italiano, con 
particolare riferimento alla presenza straniera in Sicilia e al fenomeno, ancor più 
recente, della femminilizzazione dei flussi migratori.   
Il secondo capitolo descrive le fasi cruciali del percorso migratorio, 
analizzando le motivazioni che spingono gli immigrati ad intraprendere un simile 
progetto e le problematiche relative all’insediamento in Italia. Tali percorsi 
mettono in luce un’umanità sofferente ma speranzosa che, nonostante la precarietà 
delle condizioni esistenziali nel Paese d’approdo, mostra una notevole adattabilità 
e tenacia, nell’attesa di realizzare il desiderio di un inserimento stabile nell’ambito 
del nuovo tessuto sociale.  
Il terzo capitolo centra l’attenzione sul fenomeno migratorio femminile, 
evidenziando le problematiche più rilevanti che la donna si trova ad affrontare e le 
difficoltà relative all’impatto con una diversa cultura, situazione che per la 
straniera migrante appare ancor più difficoltosa e che può dar vita a condizioni di 
solitudine e isolamento, che acutizzano la percezione delle distanze culturali e 
sociali e i vissuti di sofferenza nell’ambito del Paese ospitante. 
  5 
I cittadini stranieri presenti nel nostro Paese si trovano a dover sperimentare 
l’accesso ai servizi socio-sanitari, per poter proseguire il progetto migratorio nel 
miglior modo possibile.  
Il capitolo quarto presenta la situazione normativa riguardante, per 
l’appunto, l’accesso ai servizi da parte di immigrati, ed il ruolo che i servizi hanno 
nei loro confronti, prendendo in considerazione le difficoltà che l’utente straniero 
deve superare per poter usufruire delle prestazioni alle quali ha diritto. Si assiste 
in Italia al fenomeno della scarsa utilizzazione dei servizi da parte delle 
immigrate, da ricondursi a fattori differenti, quali la situazione di presenza 
irregolare nel nostro paese, la mancata conoscenza della normativa che regola 
l’accesso ai servizi, la mancata conoscenza della struttura socio-sanitaria e 
assistenziale del Paese ospitante e le difficoltà di accesso ai servizi per problemi 
legati alla lingua e alla propria cultura di appartenenza.  
Il capitolo quinto è dedicato, specificatamente, alle sfide che la donna 
migrante si trova ad affrontare qualora decidesse di avere e crescere un figlio 
“altrove”. Si analizzano gli aspetti salienti dell’evento maternità vissuto dalla 
donna migrante, dando particolare attenzione al momento della gravidanza, del 
parto e delle prime cure fornite al bambino. 
Questa difficile situazione viene vissuta dalla donna con forte drammaticità 
e solitudine, resa ancor più problematica dalle condizioni lavorative, connotate da 
aspetti molto restrittivi, oppure da una condizione familiare di solitudine. Le 
difficoltà vissute nella migrazione si ripercuotono nella maternità che, spesso, 
viene rifiutata o rimandata a tempo indeterminato.  
  6 
Partendo da queste premesse e considerando il contesto socio-culturale di 
appartenenza di tali donne, a cui si affiancano le innumerevoli difficoltà relative al 
percorso di insediamento nell’ambito del paese di approdo, si pone l’accento sul 
fenomeno del forte ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza da parte delle 
donne immigrate, registratosi in questi ultimi anni in Italia, riportando le 
statistiche relative all’andamento generale delle IVG praticate in Italia da donne 
autoctone e straniere. 
Infine, nell’ultimo capitolo vengono presentati i risultati dell’indagine 
statistica, condotta personalmente presso l’Azienda Ospedaliera “S. Antonio 
Abate di Trapani”, relativamente alle interruzioni di gravidanza effettuate, presso 
la suddetta struttura socio-sanitaria, dall’utenza straniera nel triennio 2005-2007. 
Le variabili prese in considerazione delineano i profili socio-demografici delle 
donne che hanno praticato le IVG e le motivazioni che le inducono ad 
interrompere la gravidanza.  
A tale indagine ho affiancato la tecnica qualitativa dell’osservazione 
partecipante, attraverso cui ho avuto modo di “osservare” le modalità di approccio 
degli operatori sanitari con tale fascia di utenza, oltre che “ascoltare” i vissuti e le 
problematiche esplicitate dalle donne recatesi al servizio per richiedere 
l’interruzione di gravidanza..  
In questo modo, le teorie e le considerazioni riportate nel mio elaborato 
hanno potuto trovare conferma, anche in riferimento al territorio in cui vivo, 
rappresentando un punto di partenza dal quale iniziare a riflettere, al fine di 
trovare soluzioni adeguate, attraverso la messa in atto di interventi idonei a 
fronteggiare un fenomeno che appare in costante crescita. 
 
  7 
CAPITOLO I 
IL FENOMENO MIGRATORIO 
 
1.1  LE MIGRAZIONI 
“Le migrazioni internazionali sono il risultato di cambiamenti strutturali che 
riguardano l’intero pianeta e che incidono profondamente sull’andamento 
economico, politico e sociale dei diversi paesi di arrivo e di partenza, 
condizionando i costumi, le abitudini, gli stili di vita, l’ambiente ed i rapporti 
umani. 
La globalizzazione del mercato ha inciso profondamente sui movimenti 
migratori, che hanno acquisito con il tempo una nuova valenza sociale. Dagli anni 
cinquanta, i paesi industrializzati diventano meta di coloro che vogliono fuggire 
dalla precarietà e dalla povertà che opprime il sud del mondo”1. 
I motivi che sono alla base di questi nuovi flussi sono legati a fattori di 
espulsione presenti nei paesi di esodo ed a fattori di attrazione presenti nei paesi di 
accoglienza. 
Tra i fattori di espulsione o PUSH-FACTORS, che maggiormente 
influenzano l’immigrazione, possiamo individuare il forte incremento 
demografico dei paesi più poveri che, modificandone le condizioni economiche e 
sociali, porta ad un deterioramento delle condizioni di vita, già considerate 
precarie. 
Altri fattori di espulsione, che denotano un peso specifico e significativo dei 
flussi migratori, possono essere i conflitti razziali ed etnici, i colpi di stato militari 
e determinate situazioni di degrado sociale e ambientale. Altresì, la situazione 
economica, produttiva, occupazionale, che spesso si associa a sistemi socio-
culturali tradizionali e limitanti l’individuo. 
Destinazione dei recenti flussi migratori è, in primo luogo e per varie 
ragioni l’Europa, ormai stabilmente abitata da persone provenienti da altri paesi, 
                                                 
1Corti P., Storia delle migrazioni internazionali, Laterza, Roma-Bari, 2003, pag. 25 
  8 
portatrici di altre culture. Gli immigrati sono attualmente 28.000.000 e quasi 
altrettanti sono gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza2. 
L’Italia, rispetto ad altre nazioni europee, è divenuta più tardi paese 
d’immigrazione. L’arrivo delle prime consistenti correnti migratorie nel nostro 
paese, avvenuta all’inizio degli anni settanta del ‘900, coincide con l’attuazione di 
misure restrittive da parte dei paesi di immigrazione tradizionali, al fine di 
limitarne il flusso. 
Le politiche di chiusura hanno raggiunto solo in parte il loro obiettivo ed 
hanno avuto una serie di effetti secondari che hanno riguardato, seppur 
marginalmente, anche l’Italia. 
Queste politiche hanno diminuito le quote programmate di entrata ma, non 
riuscendo a bloccare definitivamente il fenomeno, hanno aumentato il flusso 
complessivo di immigrazione clandestina. 
La chiusura che ha caratterizzato alcuni paesi europei ha coinciso con una 
situazione di sostanziale apertura da parte dell’Italia e perciò i nuovi immigrati 
hanno fatto del nostro paese la meta della loro destinazione. 
La situazione italiana ha rappresentato per l’immigrato, piuttosto che una 
soluzione da privilegiare, una scelta di ripiego, a causa della progressiva crisi 
economica nazionale e della disoccupazione crescente”3. 
Problemi politici e sociali, insofferenza per le restrizioni della propria 
cultura, legata ad una voglia di emancipazione e ad esigenze lavorative, spingono 
gli immigrati ad accettare lavori dequalificati, poiché questi rappresentano pur 
sempre una realtà migliore rispetto alla disoccupazione presente nel paese di 
origine. 
 
1.2 L’ITALIA, DA PAESE DI EMIGRAZIONE A PAESE DI 
IMMIGRAZIONE 
“L’Italia, che è stata uno dei maggiori paesi d’emigrazione, 
progressivamente è divenuta meta di flussi di immigrazione. 
                                                 
2
 ISTAT, La presenza straniera in Italia: caratteristiche demografiche, Roma, 2007, pag. 25 
3
 Barrocci T., Liberti S., Lo stivale meticcio: l’immigrazione in Italia oggi, Carocci, Roma, 2004, 
pag. 41 
  9 
Si inizia a parlare di questo cambiamento di ruolo dell’Italia dall’inizio degli 
anni settanta del ‘900, quando si è verificato per la prima volta il saldo positivo tra 
immigrati ed emigrati, anche se gli immigrati erano essenzialmente italiani di 
ritorno da un’emigrazione all’estero. 
L’emigrazione di ritorno avviene per una graduale evoluzione e per la 
presenza di nuove opportunità nelle regioni italiane di emigrazione, in 
corrispondenza con forti fattori disincentivanti in atto nelle aree già di 
immigrazione. 
L’immigrazione straniera in Italia diventa un fenomeno rilevante nel corso 
degli anni ottanta, con una forte espansione degli immigrati che scelgono l’Italia 
come destinazione temporanea o definitiva per il loro trasferimento. 
La destinazione geografica del flusso migratorio si indirizza 
indifferentemente in tutto il territorio nazionale, interessando anche aree non 
metropolitane e regioni meno sviluppate”4. 
L’immigrazione si caratterizza per un’estrema dinamicità sia temporale che 
spaziale, risultando essere una situazione strutturale della nostra società, un 
fenomeno ricco di significati simbolico-culturali e proiezioni politico-ideologiche. 
Lo straniero non rappresenta una categoria sociologica, antropologica e culturale 
uniforme, ma una categoria difficile da definire. La migrazione, infatti, è un 
fenomeno con una chiara ed evidente connotazione territoriale e può essere 
definito solo in relazione a precisi spazi e luoghi geografici. Quantificare il 
fenomeno è, inoltre, un’operazione estremamente difficile, sia per l’incertezza 
caratterizzante le fonti ufficiali, spesso discordanti tra di loro, sia per la difficoltà 
di stimare la componente illegale dell’immigrazione, che è anche quella che, 
suscitando più allarme, viene notoriamente sovradimensionata: per queste ragioni 
ci si limiterà alla presentazione dei dati statistici relativi alla presenza straniera 
regolare sul territorio.  
Dal 1970 ad oggi si è passati da 144.000 persone ad almeno 3 milioni e 700 
mila soggiornanti, con un aumento di ben 25 volte, facendo così 
dell’immigrazione uno dei fenomeni più rilevanti della società italiana5.  
                                                 
4
 Idem, pag. 47 
5
 Caritas/Migrantes: Dossier Statistico Immigrazione 2007– XVII Rapporto, Roma, pag. 91 
 
  10 
Gli stranieri legalmente presenti al 31 dicembre 2006 nel territorio nazionale 
sono 3.690.000, la loro incidenza sulla popolazione è del 6,2%, superiore di quasi 
un punto alla media europea.  
 La ripartizione territoriale dei soggiornanti a fine 2006 vede 6 immigrati su 
10 inseriti nel settentrione: 33,7% nel Nord Ovest e 25,9% nel Nord Est, in 
termini assoluti circa 1 milione e 250 mila nella prima area e quasi 1 milione nella 
seconda; 1 milione viene sfiorato anche dalle regioni del Centro (26,6%) e il 
mezzo milione viene superato dalle regioni del Sud (13,8%). 
Prendiamo adesso in considerazione come base statistica la stima fatta sulla 
presenza complessiva straniera a fine 2006: ciò che emerge chiaramente è che per 
la metà si tratta di europei; in particolare, quelli provenienti dall’Est Europa dal 
2000 al 2006 sono aumentati di 14 punti percentuali, mentre l’Africa ne ha persi 5 
e l’Asia e l’America 2 ciascuna: i provenienti da tutte le aree, comunque, sono 
notevolmente aumentati in termini assoluti. 
 
TAB. 1 
ITALIA - SOGGIORNANTI STRANIERI PER CONTINENTE DI PROVENIENZA  
(1970 - 2006) 
Anni Europa Africa Asia America Oceania Apol./altri Totale 
1970 61,3 3,3 7,8 25,7 1,9 ----------- 143.838 
1980 53,2 10,0 14,0 21,0 1,4 0,4 298.749 
1990 33,5 30,5 18,7 16,4 0,8 0,1 781.138 
2000 40,7 28,0 19,2 11,8 0,2 0,0 1.379.749 
2006 49,6 22,3 18,0 9,7 0,1 0,0 3.690.052 
 
FONTE: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/ Migrantes: Elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno, 2006 
 
La Romania sfiora un sesto del totale (15,1%-556.000 unità) e distanzia di 
quasi cinque punti il Marocco (387.000 presenze) e l’Albania (381.000). Con 
poco meno di 200.000 unità sono presenti l’Ucraina (195.000) e la Cina Popolare 
(186.000), entrambe con percentuali del 5%. Le Filippine si attestano a quota 113 
mila soggiornanti, cifra dalla quale non sono lontane la Moldava, la Tunisia, 
l’India e la Polonia. Vi sono quindi gruppi di immigrati compresi tra le 80.000 e le 
50.000 unità provenienti da Serbia, Bangladesh, Perù, Egitto, Sri Lanka, Ecuador, 
Macedonia, Senegal, Pakistan e Stati Uniti6. 
                                                 
6
 Idem, pag. 92 
  11 
I gruppi nazionali più consistenti possono essere anche studiati nella loro 
tendenza a concentrarsi di più in determinate regioni, nelle quali si riscontra una 
loro maggiore incidenza percentuale sulla presenza immigrata complessiva: ad 
esempio, gli albanesi in Puglia, i filippini e i romeni nel Lazio, gli ecuadoriani in 
Liguria, i tunisini e gli srilankesi in Sicilia. 
 
TAB. 2 
ITALIA - PRESENZA STRANIERA REGOLARE PER PRINCIPALI PAESI:  
(stima al 31.12.2006) 
Paesi Presenze regolari % Paesi Presenze regolari % 
Romania 555.997 15,1 Serbia-Monten. 79.468 2,2 
Marocco 387.031 10,5 Bangladesh 77.229 2,1 
Albania 381.011 10,3 Perù 76.406 2,1 
Ucraina 195.412 5,3 Egitto 73.747 2,0 
Cina, Popolare 186.522 5,1 Sri Lanka 69.919 1,9 
Filippine 113.907 3,1 Ecuador 67.327 1,8 
Moldova 98.149 2,7 Macedonia 65.880 1,8 
Tunisia 94.861 2,6 Senegal 65.136 1,8 
India 91.781 2,5 Pakistan 56.949 1,5 
Polonia 90.776 2,5 Stati Uniti 50.820 1,4 
 
FONTE: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/ Migrantes: Elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno, degli Affari 
Esteri e dell’ISTAT, 2006  
 
L’Italia non è più il fanalino di coda per la presenza di immigrati comunitari, 
che ormai costituiscono un terzo del totale delle presenze. Il loro numero è 
aumentato in misura notevole a seguito dell’ultimo allargamento dell’U.E. (1° 
gennaio 2007). Infatti, le provenienze degli immigrati comunitari sono così 
ripartite: 
 ξ 7,9% dagli stati membri dell’UE a 25 (291.402); 
 ξ 16% dalla Bulgaria e dalla Romania (con una quota del 15,1% relativi a 
quest’ultimo Stato membro per 556.000 presenze)7. 
Particolare rilevanza, quindi, assume la presenza di immigrati romeni nel 
nostro contesto territoriale. La Romania, infatti, che già era la prima collettività 
straniera prima dell’allargamento, ha superato il mezzo milione di presenze e sta 
affermandosi sempre più in Italia, paese che dai romeni viene considerato la 
destinazione più appetibile anche per ragioni di affinità culturale.  
                                                 
7
 Idem, pag. 93