Nella sua prima edizione la regata riunì 17 barche all’Isola di Wight, a sud
dell’Inghilterra: la finale si disputò tra il team americano del “New York Yacht Club” e
l’equipaggio inglese “Royal Yacht Squadron de Cowes” e si concluse con la vittoria da
parte della famosa goletta “America”, che si aggiudicò l’ambita “Coppa delle 100
Ghinee”.
Fig. 1. La Coppa America e la
Coppa Louis Vuitton
La Coppa, che cambiò il proprio nome e prese quello della goletta vincitrice “America”,
si trasferì dunque a New York e lì rimase per oltre cento anni: fu stabilito che, a partire
da quel momento, ogni club nautico sfidante avrebbe dovuto affrontare il detentore
“New York Yacht Club” nelle sue acque per potergli sottrarre il trofeo.
Durante il suo primo secolo di vita l'America's Cup visse momenti di grande splendore e
il suo svolgimento fu interrotto soltanto dai due conflitti mondiali.
Nel 1970 il “New York Yacht Club” si trovò ad affrontare numerosi avversari
provenienti da più circoli velici; decise così di organizzare delle regate tra gli sfidanti,
allo scopo di selezionare il Challenger (sfidante) ufficiale degno di affrontare il
Defender (detentore).
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Qualche anno dopo, la nota casa francese produttrice di valige “Louis Vuitton” decise di
sponsorizzare le regate di selezione all'America's Cup, conosciute oggi appunto con il
nome di “Louis Vuitton Cup”.
Per molto tempo le vittorie arrisero alle diverse squadre americane; nel 1983,
finalmente, il team australiano “Australia II”, a sorpresa, riuscì a conquistare la coppa
per la prima volta, così che dopo 132 anni, la competizione si svolse lontano dagli Stati
Uniti. Nel 1987, tuttavia, gli americani di Dennis Conner riconquistarono il trofeo e solo
nel 1995 i neozelandesi di “Black Magic”, con al timone Russel Coutts, strapparono per
la seconda volta la coppa al team americano conservandola per le due edizioni
successive.
L’edizione 2000 della “Louis Vuitton Cup” è stata tra le più avvincenti: dopo due
settimane di grande vela e nove regate al cardiopalmo, l'italiana “Luna Rossa” sconfisse
“America One” timonata dal formidabile Paul Cayard per 5 a 4.
Il team italiano, sebbene forte e ben preparato, fu sconfitto facilmente nella finale di
Coppa America da “New Zealand”, guidato dall’affermato skipper Russell Coutts, che
vinse lasciando l'avversario a zero punti.
Poco dopo la vittoria, Russell Coutts e altri membri del team “New Zealand”
annunciarono il loro passaggio ad una nuova squadra in allestimento patrocinata da
Ernesto Bertarelli, imprenditore svizzero del settore farmaceutico, e nell'arco di pochi
mesi, con un entusiasmo simile a quello che animò le prime edizioni della Coppa, altri
ricchi imprenditori scesero in campo desiderosi di far parte della sfida successiva.
Patrizio Bertelli, patron di “Luna Rossa”, confermò ben presto la sua partecipazione e
così fecero altri tre team americani, tra i quali “Oracle BMW Racing”, guidato da Larry
Ellison, presidente e fondatore della Oracle Computer, e “OneWorld”, capeggiato da
Craig McCaw e Paul Allen.
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Arrivarono poi anche altre squadre dalla Francia, dall'Italia, dalla Svezia e, per la prima
volta dopo 16 anni, dall'Inghilterra, che tentava di riprendersi il trofeo sottrattole da
oltre un secolo e mezzo.
Nel 2003, dopo quattro mesi di gironi eliminatori, la “Louis Vuitton Cup” si disputò al
meglio di nove regate tra “Alinghi” di Ernesto Bertarelli e “Oracle BMW Racing” di
Larry Ellison,.
Entrambe le squadre approdarono alla finale con ottimi risultati e con la consapevolezza
di non essere inferiori all’avversario, ma alla fine la spuntò Alinghi.
Così nello stesso anno Russel Coutts si trovò ad affrontare con Alinghi il suo vecchio
“Team New Zealand” in quella che, da mesi, era pronosticata come la regata del secolo.
Sfortunatamente per i “kiwi” e per il loro skipper Dean Barker, “Team New Zealand”
non si presentò all’appuntamento adeguatamente preparato e non riuscì a mettere in
seria difficoltà l'avversario, permettendo ad Alinghi di conquistare con relativa facilità
l'atteso trofeo con un perentorio 5 a 0 e portare così l'America's Cup per la prima volta
in Europa.
Dopo la vittoria, verso la fine del 2003, la squadra svizzera, affiliata all’SNG - Société
Nautique de Genève, in veste di Defender, accettò la sfida lanciata dal “Golden Gate
Yacht Club” di New York - circolo velico di Bmw Oracle - e, dopo il vaglio delle
candidature di diverse città europee, scelse Valencia come prossima sede della
manifestazione velica.
Furono redatti un nuovo Protocollo ed un dettagliato programma dell’evento e fu
costituita la società AC Management, ente responsabile unico per ogni aspetto
organizzativo della 32ma America's Cup.
1.2.2) La struttura della competizione
Caratteristica storica dell’America’s Cup è il duello diretto, un “match race” in cui due
barche si affrontano in un serrato testa a testa dal quale può e deve uscire un solo
vincitore.
Tuttavia a Valencia, per la prima volta, grazie al nuovo regolamento degli “Atti della
Louis Vuitton Cup”, il pubblico ha potuto godersi le spettacolari regate di flotta, in cui
12 imbarcazioni si sono affrontate contemporaneamente sul campo di regata.
La sfida di un club nautico (Challenger) al club detentore del trofeo (Defender) dà inizio
all’evento che viene poi organizzato da quest’ultimo.
La competizione si divide in due parti: la “Louis Vuitton Coppa”, in cui si fronteggiano
le squadre sfidanti, e l’”America’s Cup Match”, in cui il vincitore della Louis Vuitton
Cup, al meglio delle nove regate, sfida il defender per la conquista della Coppa
America.
1.2.3) I team partecipanti a Valencia
I team partecipanti alla 32ma America's Cup si sono avvalsi dei migliori al mondo tra i
velisti, i progettisti, i velai, gli ingegneri nautici ed i costruttori.
Anche se è l'equipaggio che raccoglie la gloria della vittoria, il successo di una squadra
dipende sempre dall’insieme degli sforzi di tutti i suoi componenti, decine di persone
che lavorano con la stessa passione ad un unico comune obiettivo: vincere l'America's
Cup.
Alinghi
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Il sindacato di Alinghi è nato nell'estate del 2000 con l'obiettivo di vincere l'America's
Cup e il 2 marzo 2003 lo ha raggiunto battendo ad Auckland “Team New Zealand” per
5 a 0 ed aggiudicandosi la 31ma America's Cup.
Questa vittoria gli ha permesso di portare in Europa il prestigioso trofeo, per la prima
volta dopo 156 anni.
Alinghi, squadra formata da oltre 120 persone di svariate nazionalità avente quartier
generale a Ginevra, ha regatato per i colori della S.N.G. Société Nautique de Genève.
Avendo come unico obiettivo la difesa del titolo, Alinghi si è potuta ben organizzare e
strutturare per affrontare con tranquillità la difficile sfida.
Suo patron era Ernesto Bertarelli, il veterano Grant Simmer era general manager e
supervisore del pool progettuale, mentre il sailing team era guidato dallo skipper Brad
Butterworth, supportato da alcuni tra i migliori velisti al mondo come Peter Holmberg
ed Ed Baird.
Bmw Oracle Racing
Il team, che raggruppa 140 persone di 16 nazioni diverse, è stato fondato nella
primavera del 2000 da Larry Ellison, Presidente e fondatore di Oracle Corporation,
leader nella produzione di software.
Ad Auckland, durante l'edizione 2002/2003, “BMW Oracle Racing” diede prova di
essere una squadra forte e molto ben preparata, tanto che raggiunse la finale della Louis
Vuitton Cup; in quanto Challenger of Record (primo degli sfidanti) dell’edizione
valenciana, ha collaborato con Alinghi per sviluppare l'evento in Europa.
L'equipaggio di cui facevano parte alcuni tra i migliori velisti al mondo, veterani di
coppa e vincitori della Volvo Ocean Race, una regata di fama internazionale, si è
classificato in quinta posizione.
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+39
Il team gardesano “+39 Challenge”, portacolori del Circolo Vela Gargnano (CVG) e
presieduto da Lorenzo Rizzardi, si è affidato allo skipper italiano Luca Devoti, argento
nel “Finn” alle Olimpiadi di Sidney, che ha voluto al timone l’amico rivale Ian Percy,
medaglia d’oro nella stessa specialità.
Il progetto della barca è stato firmato dal designer Giovanni Ceccarelli, già
collaboratore di “Mascalzone Latino” nella precedente edizione della Coppa.
Nonostante l’inesperienza del team, che è risultata determinante, +39 si è dimostrata
squadra compatta e motivata ed ha concluso la sua prima America’s Cup con un
onorevole decimo posto in classifica.
Team Shosholoza
Il Sudafrica, all’esordio nell’America’s Cup, è stato rappresentato da un equipaggio
formatosi a Cape Town per l’entusiasmo e la passione del Capitano Salvatore Sarno,
Direttore Managing della Mediterranean Shipping Company di Durban, che ha reclutato
velisti per lo più sudafricani.
Il nome Shosholoza, profondamente legato alle radici indigene della cultura sudafricana,
trae origine da un antico canto dei minatori e significa letteralmente “vai avanti” o “tira
dritto”.
Nei primi due anni di regate preliminari lo skipper è stato Geoff Meek, poi sostituito da
Mark Sadler, uno dei migliori velisti sudafricani; al timone e alla tattica due glorie
italiane, rispettivamente Paolo Cian e Tommaso Chieffi.
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Per Shosholoza è stata sicuramente un’esperienza positiva e il team ha conquistato fin
da subito la simpatia di pubblico e critica, al punto da meritarsi il soprannome “anima
della vela”.
Ha chiuso la sua prima Coppa America all’ottavo posto.
Emirates Team New Zealand
L’esordio della Nuova Zelanda in Coppa America risale al 1986/87, mentre l'attuale
“Emirates Team New Zealand” fonda le sue radici nella vittoriosa campagna del 1995;
nel 2000, ad Auckland, lo skipper Russell Coutts vinse le prime quattro regate
consecutive contro Luna Rossa.
Come già accennato, dopo la vittoria del 2000 Russell Coutts ed altri membri della
squadra lasciarono Team New Zealand per Alinghi, il nuovo Sindacato svizzero che
nell’edizione successiva ebbe facilmente ragione dei “kiwi”.
Ma nel 2007 il nuovo “Emirates Team New Zealand” si è affidato a Grant Dalton,
leader carismatico specialista di regate oceaniche, che ha portato l’equipaggio a
conquistare la Louis Vuitton Cup, battendo tutti gli altri challenger, ed a giocarsi la sfida
decisiva contro il defender.
Luna Rossa
Quello del 2007 non è stato semplicemente il terzo tentativo per Luna Rossa Challenge,
ma una sfida completamente nuova, nata dall'esperienza del progetto Prada che debuttò
in America's Cup nel 1999.
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Il primo tentativo ebbe grande successo tanto che il 6 febbraio 2000 ad Auckland Luna
Rossa, timonata da Francesco de Angelis, vinse la Louis Vuitton Cup; nell'edizione
successiva 2002/2003 giunse a disputare le finali.
A Valencia de Angelis si è affidato al campione australiano James Spithill, timoniere
giovane ma sufficientemente esperto e aggressivo, mentre sotto il profilo economico
l’accoppiata Telecom- Prada ha reso la squadra ancor più competitiva.
Luna Rossa è stato il primo team ad allestire la base di Valencia, progettata dal noto
architetto Renzo Piano, ed il primo ad iniziare gli allenamenti.
Luna Rossa ha disputato un’ottima Louis Vuitton Cup dimostrandosi agguerrita e
competitiva, ma non è riuscita a ripetere l’esperienza del 2000 e ha concluso al terzo
posto in classifica.
Areva-Challenge
Il team, che sino al 2005 ha regatato con il nome K-Challenge, è stato uno dei più
“internazionali” di questa edizione, avendo componenti di ben 9 diverse nazioni.
Lo skipper Thierry Peponnet, poi sostituito da Sebastian Col, ha partecipato a due
America's Cup e vanta una medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 1984 e una medaglia
d'oro a quelle del 1988.
Come “K-Challenge” il team ha condotto la maggior parte dei Louis Vuitton Acts a
metà classifica; nel 2006 dopo che sopravvenute difficoltà finanziarie hanno messo a
rischio l'intero progetto, l’intervento della compagnia Areva ha permesso all’equipaggio
di completare le regate e di chiudere in nona posizione.
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Victory Challenge
Per Victory Challenge si tratta della seconda partecipazione consecutiva e, per la
Svezia, del quinto assalto alla Coppa.
A Valencia ha fatto affidamento sull'esperienza acquisita nell’edizione precedente e
sulla bravura del progettista Mani Frers.
L’uomo di punta è stato Magnus Holmberg, selezionatore e guida del team, affiancato
da Mats Johnasson e Jesper Bank.
Nonostante abbia avuto poco tempo a disposizione per allenarsi prima della Louis
Vuitton Cup, la squadra svedese ha disputato buone prove durante le regate di selezione,
chiudendo al sesto posto.
Mascalzone Latino
Caratterizzato da un forte spirito italiano e supportato dal Gruppo Bancario Capitalia
quale sponsor principale, il team ha partecipato per la seconda volta consecutiva alla
Coppa America, dopo il promettente esordio dell’edizione di Auckland.
A Valencia, con Vasco Vascotto esordiente in Coppa alla tattica, e Flavio Favini al
timone, si è dimostrata una squadra matura, ben strutturata ed economicamente solida,
classificandosi al settimo posto.
United Team Germany
È stata la prima sfida tedesca all'America's Cup: United Internet Team Germany era
guidato sull'acqua dallo skipper danese Jesper Bank, che vanta due medaglie d'oro alle
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Olimpiadi ed esperienza nell’America's Cup, mentre Eberhard Magg e Michael
Scheeren erano rispettivamente il direttore tecnico e il capo del sindacato.
I tedeschi, pur se guidati da un velista bravo ed esperto come Bank, avendo a
disposizione un’imbarcazione vecchia e piuttosto lenta si sono dovuti accontentare della
penultima posizione in classifica.
China Team
Considerata l’imminenza delle Olimpiadi di Pechino 2008, anche i cinesi hanno voluto
partecipare alla 32ma edizione della Coppa America, regatando con i colori del
“Qingdao International Yacht Club”.
Primo team cinese nella storia dell'America's Cup, China Team è stato finanziato da
Chao Yong Wang, presidente di un'importante società asiatica, e, per la parte tecnica si
è avvalso dell’equipaggio francese “Le Defi”, reduce dalla partecipazione alle due
precedenti edizioni della Coppa America.
La squadra ha concluso in dodicesima e ultima posizione.
Desafio Espanol
In ombra nelle precedenti tre edizioni di Coppa America, a Valencia la Spagna è stata
degnamente rappresentata da Desafio, equipaggio inedito che ha saputo sfruttare al
meglio le favorevoli condizioni ambientali e le notevoli risorse economiche disponibili.
Nell'equipaggio vi erano i migliori velisti spagnoli e campioni di altri Paesi, tra i quali il
timoniere Karol Jablonski e il tattico e direttore tecnico John Cutler.
La squadra ha concluso al quarto posto in classifica.
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