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definiscono i livelli di autostima o la capacità di condurre una autovalutazione realistica
delle proprie capacità o bisogni, la modificazione della struttura di personalità nella sua
globalità.
L’analisi degli aspetti legati all’evoluzione, alla prognosi e alle complicazioni
mediche a cui, a lungo termine, possono condurre queste patologie, mette in evidenza
come molti pazienti che soffrono di un DCA passano, nel corso della loro esistenza, da
una categoria diagnostica all’altra, così da rivelare un’unica malattia che, a seconda
delle situazioni, si manifesta con sintomi diversi.
Per tali ragioni, la considerazione relativa non solo alle caratteristiche descrittive
del disturbo ma anche a quelle inerenti allo spettro di funzionamento di questi individui,
può consentirci di comprendere maggiormente gli aspetti psicologici implicati nella
genesi di questi disturbi.
Una diagnosi che parte dai sintomi, ci segnala – chiaramente – che “qualcosa
non va”; i sintomi tuttavia, di per sé, non ci danno alcuna indicazione sul perché quel
qualcosa che non va sia stato espresso, né ci dicono perché esso sia stato espresso in
questo modo.
Pertanto alla diagnosi “nosografico - descrittiva” è utile affiancare quella
“interpretativo - esplicativa” in quanto, i diversi orientamenti teorici forniscono
interessanti contributi che spiegano la psicologia di questi soggetti facendo
comprendere il problema che si rivela in tutta la sua complessità.
La Comunità d’accoglienza è nata per dare risposta alla complessità di cui il
DCA è espressione. In questo contesto vanno collocati gli interventi su aspetti specifici
come le distorsioni dell’immagine corporea e le dispercezioni, e l’obiettivo della cura
delle patologie nutrizionali complesse, cronicizzate e resistenti al trattamento.
La valutazione dello stato di malattia del paziente, che si presenta in Comunità,
avviene all’interno di un’équipe. Ogni specialista mette in risalto la specificità del caso,
per quanto concerne il suo campo d’azione, per definire un progetto riabilitativo
personalizzato e condiviso.
7
Mi è quindi sembrato opportuno presentare questo nuovo modello di cura
“…che vuol essere soprattutto una casa dove si cresce attraverso tentativi ed errori,
confronto relazionale, rispecchiamenti ed assunzione di responsabilità, cercando infine
di recuperare un rapporto normale con il cibo e di ricostruire l’integrità psico-fisica
smarrita”2.
2
P.Corbellini, 2006.
8
CAPITOLO I
I Disturbi dell’Alimentazione
1. I Disturbi Alimentari
1.1 Anoressia Nervosa
1.2 Bulimia Nervosa
1.3 Disturbi dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificati
1.4 Disturbo da Alimentazione Incontrollata
2. Le dimensioni del fenomeno
3. Osservazioni
1. I Disturbi Alimentari
Nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, IV edizione1-TR, i
Disturbi dell’Alimentazione figurano in Asse I: Disturbi Clinici e altre condizioni che
possono essere oggetto di attenzione clinica (APA, DSM IV-TR, pag. 42). L’Asse I
raggruppa i disturbi attuali, da distinguere dai disturbi a lungo termine registrati in Asse
II
2
.
I Disturbi dell’Alimentazione sono caratterizzati da grossolane alterazioni del
comportamento alimentare. Comprendono due categorie specifiche, l’Anoressia
Nervosa e la Bulimia Nervosa. I disturbi che non soddisfano gli specifici criteri di
1
Nel campo dei Disturbi Alimentari la maggior parte dei clinici e dei ricercatori fa riferimento al
Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, piuttosto che all’ICD-10, Classificazione
Internazionale delle Malattie, Decima Revisione.
2
C.G. Davison - J.M. Neale, 1989.
9
Anoressia e Bulimia sono attualmente classificati come Disturbi della Alimentazione
Non Altrimenti Specificati (APA, DSM IV-TR, pag. 637). È stata proposta la categoria
“Disturbo da Alimentazione Incontrollata”, caratterizzata da “episodi ricorrenti di
alimentazione impulsiva, associata con indicatori soggettivi e comportamentali di
riduzione del controllo e di disagio significativo concernenti l’alimentazione impulsiva,
e in assenza dell’uso regolare dei comportamenti compensatori inappropriati
caratteristici della Bulimia Nervosa” (APA, DSM IV-TR, pagg. 832-835). Questa
categoria è oggetto di approfondimenti in vista di un suo inserimento nei futuri
aggiornamenti del DSM (APA, DSM IV-TR, pag. 805).
Di seguito si esporranno i criteri diagnostici di ciascuna categoria diagnostica.
1.1. Anoressia Nervosa
Le manifestazioni essenziali dell’Anoressia Nervosa sono: rifiuto di mantenere il
peso corporeo al di sopra del peso minimo normale, intenso timore di acquistare peso,
presenza di una alterazione dell’immagine corporea per ciò che riguarda forma e
dimensioni corporee. Nel sesso femminile, in epoca post-puberale, vi è amenorrea
(APA, DSM IV-TR, pag. 625).
I criteri diagnostici per Anoressia Nervosa sono riportati in Tabella I.
Tabella I: criteri diagnostici per Anoressia Nervosa (adattato da APA, DSM IV-TR,
pag. 631).
Criteri diagnostici per Anoressia Nervosa
A. Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età e la statura
(es. perdita di peso che porta a mantenere il peso corporeo al di sotto dell’ 85% rispetto a quanto
previsto, oppure incapacità di raggiungere il peso previsto durante il periodo della crescita in
altezza, con la conseguenza che il peso rimane al di sotto dell’ 85% rispetto a quanto previsto).
B. Intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si è sottopeso.
C. Alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, o eccessiva influenza
10
del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità della
attuale condizione di sottopeso.
D. Nelle femmine dopo il menarca, amenorrea, cioè assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi.
(Una donna viene considerata amenorroica se i suoi cicli si manifestano solo a seguito di
somministrazione di ormoni, per es. estrogeni).
Specificare il sottotipo:
Con Restrizioni: nell’episodio attuale di Anoressia Nervosa il soggetto non ha presentato
regolarmente abbuffate o condotte di eliminazione (es. vomito autoindotto, uso inappropriato di
lassativi, diuretici o enteroclismi).
Con Abbuffate/Condotte di Eliminazione: nell’episodio attuale di Anoressia Nervosa il soggetto
ha presentato regolarmente abbuffate o condotte di eliminazione (es. vomito autoindotto, uso
inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi).
Bisogna sottolineare che il termine “anoressia” non è del tutto appropriato,
poiché la perdita di appetito è rara. La maggior parte dei soggetti affetti da questo
disturbo sperimenta in effetti una fame estremamente intensa, che si attenua o è assente
solo nelle fasi iniziali o in quelle finali del disturbo3. In linea di massima il soggetto
nega ostinatamente di provare fame con i familiari, gli amici, il personale sanitario, etc.
La sensazione è che voglia negare anche a sé stesso di provare questo stimolo. In effetti
il soggetto mette in atto tutta una serie di strategie per ridurre la sensazione di fame. Le
più comuni tra esse sono: l’ingestione di notevoli quantità di liquidi, generalmente a
temperature quanto più possibile elevate; l’assunzione dei pasti in tempi quanto più
possibile lunghi; l’assunzione di cibi molto caldi, molto salati, molto speziati;
l’ingestione di alimenti molto ricchi in fibre, che rispondono al doppio scopo di favorire
la sensazione di sazietà ed il transito intestinale; l’assunzione di sostanze anoressizzanti
quali the, caffè, amfetamine; l’iperattività fisica, che ha anch’essa effetto
anoressizzante, eccetera.
3
R. Dalle Grave, 1996.
11
Rispetto al Criterio A, il peso di riferimento è quello considerato normale per età
ed altezza in base ai diagrammi di crescita comunemente accettati. In ambito sia clinico
che di ricerca si utilizza l’Indice di Massa Corporea4, ponendo come discriminante il
valore di BMI di 17,5: si pone diagnosi di Anoressia Nervosa con valori uguali o
inferiori ad esso. Quando l’Anoressia Nervosa si manifesta nella fanciullezza o nella
prima adolescenza può esservi incapacità di raggiungere il peso previsto, piuttosto che
perdita di peso. Si valuteranno anche costituzione del soggetto e storia anamnestica del
peso di ciascun individuo (APA, DSM IV-TR, pag. 626). In alcuni casi vi è un vero e
proprio arresto dello sviluppo.
La perdita di peso è ottenuta in prevalenza mediante la riduzione della quantità
di cibo assunta. La restrizione calorica generalmente inizia escludendo dalla dieta i cibi
considerati ipercalorici, ed evolve nel tempo in una alimentazione rigidamente limitata a
poche categorie di cibi. Inoltre possono essere messe in atto condotte di eliminazione
quali il vomito o l’uso di lassativi e diuretici, e la pratica eccessiva di attività fisica
(APA, DSM IV-TR, pag. 626). La dieta, oltre a ridursi e impoverirsi, può assumere
connotazioni molto peculiari, a volte decisamente bizzarre. Spesso le pazienti affermano
di essere vegetariane, o di non poter assumere dati cibi per motivi etici, o di salute, o di
gusto personale, o psicologici. In alcuni casi la dieta di una paziente può essere
strutturata “per colore”: ad esempio può decidere di nutrirsi solo di alimenti rossi (rape,
pomodori, etc), o bianchi (finocchi, cavolo, stracchino, etc). La pratica eccessiva di
attività fisica comprende, oltre a forme facilmente immaginabili quali l’impegnarsi in
discipline sportive, la frequentazione di palestre, l’intraprendere lunge passeggiate,
forme insolite: riordinare di continuo gli ambienti, lavare molto spesso e con acqua
fredda i propri indumenti, non sedersi mai o sedersi mantenendo la muscolatura in
tensione, fino al punto di non essere davvero appoggiati alla sedia. Le pazienti possono
essere meno vestite di quanto la temperatura ambiente richieda allo scopo di dissipare
calore e quindi consumare calorie.
4
Indice di Massa Corporea, o Body Mass Index, (BMI): calcolato come rapporto tra peso in chilogrammi
e quadrato dell’altezza espresso in metri. BMI = Kg/m2. Utilizzato anche nei Criteri diagnostici ICD-10
per la ricerca.