Attuare una politica di “open borders” (frontiere aperte) significa eliminare quelle leggi e quei
regolamenti che impediscono la libera circolazione delle merci e dei servizi tra gli Stati e rimuovere
gli ostacoli alla loro mobilità.
Sebbene le leggi poste a tutela del consumatore non siano designate per limitare le transazioni
transnazionali, esse possono però avere degli effetti indiretti sul commercio e la mobilità dei vari
fattori. Le leggi poste a tutela del consumatore possono stabilire le condizioni alle quali le merci
devono essere vendute ed i servizi offerti, nonchè le informazioni che devono essere fornite ai
consumatori. Queste leggi possono stabilire la responsabilità per la vendita di certi tipi di prodotto
oppure bandirne completamente altri da un certo mercato interno. L’esatto effetto di queste misure
sul commercio e sulla mobilità dei fattori è difficile da definire a priori e sarà diverso da legge a
legge”
1
.
Integrazione economica significa che vi saranno sul mercato un numero sempre maggiore di
prodotti nei vari Stati, che il consumatore può scegliere in modo razionale. Un mercato allargato
può far però diminuire il potere di contrattazione del consumatore, incoraggiando invece un
maggiore utilizzo di contratti standard unilaterali. In un mercato comune può risultare, pertanto,
ancor più necessario che vi sia una legge che tuteli i consumatori.
1
“A consumer law problem exists in Europe because there is a potential conflict between two existing policies being
followed by the EC and the Member States – the policy of encouraging a free flow of trade and factors of production
across national borders (open borders) and the policy of governmental action on behalf of consumers, especially state
intervention in markets (consumer protection).
There is no doubt that consumers can secure substantial benefits from the reduction of trade barriers. Economic
integration in this sense may benefit consumers by increasing competition in domestic markets, making possible
economies of scale in production for the larger market, and thus generally lowering prices.
Full implementation of an open-borders policy means that laws and regulations that impede the flow of a trade between
states, and hamper factor mobility among them, should be eliminated. Although consumer protection laws may not be
designed to restrict transnational transactions, they can have indirect effects on trade and factor mobility. Laws
designed to protect consumers may determine the conditions under which goods can be sold and services provided, and
the information that must be made available to consumers. These laws may establish liability for the sale of certain
kinds of products or ban others from a national market altogether. The precise effect of these measures on trade and
factor mobility is hard to gauge and will vary from one type of law to another”. D.M.Trubek, Consumer law, Common
markets and federalism, Walter de Gruyter, Berlin/New York, 1986, p.2
4
1.2 La politica economica nella tutela del consumatore
“Ciò che si definisce legge per la tutela dei consumatori, altro non è che la somma totale dei modi in
cui uno Stato crea, definisce ed interviene nei mercati, allo scopo di proteggere il consumatore
finale di beni e servizi. In questo senso, la legge a tutela del consumatore può essere vista come una
serie di rapporti diretti o indiretti tra le Istituzioni dello Stato, compreso il diritto privato, da un
lato, e gli attori economici privati, dall’altro.
Questo concetto può essere definito come “l’economia politica per la tutela del consumatore”. E’
questo un concetto Weberiano: un concetto scientifico sociale creato dal mondo per comprenderlo,
ma che esiste solo in forma pura a livello scientifico.
La prima cosa da riconoscere è che legge e mercati sono la stessa cosa; ciò che noi chiamiamo
“Mercato” è una serie di comportamenti e di relazioni che sono, in parte, regolate dalla legge.
Talvolta pensiamo al mercato come ad una serie di attività “naturali” ed alla legge come un mezzo
per frenare un’indesiderabile sotto-serie di queste attività. Ma questo è un modo antico di concepire
il Mercato; non c’è niente di nuovo per quanto concerne la legge per la tutela dei consumatori.
Si tende a pensare alla ”legge di tutela del consumatore” come ad un fenomeno nuovo. In realtà, la
legge è sempre stata al servizio del consumatore, eliminando, per esempio, situazioni per lui
scomode ed aumentando la trasparenza nelle relazioni di scambio ed in questo il diritto privato
tradizionale, almeno in teoria, già tutelava i consumatori”
2
.
2
“What we call consumer protection law is the sum total of the ways in which a state constitutes, defines, and
intervenes in markets for the purpose of protecting the ultimate consumer of goods and services. In this sense, consumer
protection law can be seen as a series of relationships, direct or indirect, between state institutions, including private
law, on the one hand, and private economic actors on the other. We call this concept the “political economy of
consumer protection”. It is a way both of understanding what has occurred in modern consumer protection law, and of
evaluating various approaches to the protection of consumers through law.
The first thing to recognize is that laws and markets are the same thing; that is, what we call a “market” is a set of
behaviours and relations that are, in part, constituted by laws.
This concept is an ideal-type in the Weberian sense: a social scientific concept created from the world for the purposes
of understanding it, but which exists in pure form only at the scientific level.
Sometimes we think of the market as a set of “natural” activities and of the law as a mean of curbing an undesiderable
sub-set of these activities. However, that is an ahistorical way to understand the market. There is, in this way of looking
at things, nothing new about consumer protection law.
5
Un modo classico di intendere la tutela del consumatore si basa sul principio di trasparenza e sul
concetto di intervento statico (principle of achievable transparency and static intervention).
“Principio di “achievable” transparency significa che se i mercati sono resi possibili e certe forme
di comportamento economico, come la frode, vengono impedite, i consumatori si assicureranno
verosimilmente tutti i vantaggi attraverso la legge”
3
.
Per quanto riguarda il concetto di intervento statico, questo sta a significare che un qualsiasi ruolo
che lo Stato abbia a giocare è limitato alla definizione delle regole del gioco e all’arbitraggio delle
violazioni di regole predeterminate.
L’altra visione di intendere la tutela del consumatore rigetta questi due principi ed è quella che si
definisce “economia politica moderna della legge di tutela del consumatore”.
1.3 La moderna politica economica per la tutela del consumatore
1.3.1 Notazioni preliminari
Sebbene la “moderna economia politica per la tutela dei consumatori” derivi da precedenti forme di
coinvolgimento statale nei mercati, essa si basa su nozioni riguardanti la natura dei mercati, i
problemi che i consumatori devono fronteggiare e la legittimazione del ruolo dello Stato, che è
diverso da quello che viene preso in considerazione nella visione di tipo classico.
La dimensione del consumatore e del mondo dei consumi è penetrata molto tardi nel linguaggio dei
giuristi. Si è voluto, da qualche storico del diritto francese, o del diritto statunitense, risalire nel
tempo fino alla fine dell’Ottocento per inventare le radici del diritto dei consumi nella legislazione
penale che sanzionava le frodi alimentari
4
.
We tend to think of “consumer protection law” as a new phenomenon – a recent addition to the legal universe. Yet, law
has always served the consumer by constructing social relationships which, at least in theory, serve consumer interests.
Thus, by defining exchange as excluding situations in which the consumer had been defrauded, and otherwise
increasing the transparency of the exchange relationships, traditional private law was, at least in theory, “protecting”
consumers ”. D.M.Trubek, Consumer law, Common markets and federalism, cit., pp.6-7
3
“The principle of “achievable transparency” signifies that if markets are made possible and if certain forms of
economic behaviour like fraud are ruled out, consumers will secure all the benefits feasible through law”. D.M.Trubek,
Consumer law, Common markets and federalism, cit., p.7
4
G.Alpa, Introduzione al diritto dei consumatori, Roma-Bari, 2006, p.3
6
Rispetto al passato, in cui predominava l’idea che i mercati potessero funzionare fissando
determinate regole, la visione attuale è più pessimista per quanto riguarda la loro “perfettibilità”.
Inoltre, il punto di vista moderno si basa su un diverso modo di concepire la “legge”. Si prende
invece in considerazione una forma di intervento statale che sia allo stesso tempo più comprensiva,
continua e particolaristica rispetto alla tradizione classica. Questo modo di vedere la natura del
ruolo dello Stato porta al riconoscimento che la tutela del consumatore è un elemento inseparabile
dalla politica.
Occorrerà un lungo periodo di tempo per sensibilizzare l’opinione pubblica e richiamare
l’attenzione dei legislatori sui problemi dei consumatori. E il merito non deve solo ascriversi alle
analisi dottrinali di economisti e di sociologi, ma anche alle organizzazioni spontanee di
consumatori, che danno inizio a campagne di stampa, con il compito di segnalare i fenomeni più
gravi e dannosi nei quali si manifesta la strategia di profitto dell’impresa.
La scoperta del consumatore non involge dunque solo l’individuo in quanto tale, ma anche
l’individuo in quanto aggregato in gruppi e associazioni.
La “coscienza” del consumatore, cioè dell’individuo che, operando nell’ambito di un ordinamento
giuridico, prende cortezza della sua funzione, dei propri interessi, e finalmente delle proprie
aspettative (sperando di poterle trasformare in diritti), si accompagna all’operare di gruppi e di
associazioni, dando luogo a una sorta di movimento di opinione e di azione, che sarà denominato
consumerism. Non è un caso che questo movimento abbia origine negli Stati Uniti d’America. In
questo paese si radica, infatti, prima che altrove, e nelle forme più intense, il capitalismo
monopolistico e oligopolistico. All’inizio degli anni Sessanta del Novecento, il consumerism si
afferma quale movimento di informazione, di contrasto, di concertazione, avendo come
interlocutori i produttori di beni e di servizi, i protagonisti del settore pubblicitario, i distributori di
beni e servizi sui mercati
5
.
5
G.Alpa, Introduzione al diritto dei consumatori, cit., p.3-5
7
1.3.2 Il bisogno di un intervento dello Stato e tipo di intervento
Le regole di funzionamento dei mercati sono risposte diverse, in ogni epoca storica, alle
imperfezioni delle realtà economiche
6
.
I mutamenti che si sono verificati negli ultimi venti anni sono radicali. Cambia la funzione e la
struttura dell’atto di scambio, sotto vari profili. Muta in particolare la funzione del corrispettivo. Il
prezzo nella tradizione classica è indice di convergenza degli interessi e parametro dell’equilibrio.
Progressivamente cessa di svolgere il suo compito di informazione e di orientamento, perché il
giudizio di convenienza non si commisura più solo al bene o al servizio, ma alle specificità delle
clausole contrattuali e al complessivo trattamento giuridico dell’operazione economica, elementi
per lo più sottratti alla conoscenza effettiva dei consumatori e degli aderenti.
Questa opacità costituisce una vera e propria barriera conoscitiva che limita la libertà di
concorrenza e la libertà di contratto
7
.
Nella moderna concezione è riconosciuto che i rapporti esclusivamente privati possono seriamente
danneggiare i consumatori e che i governi debbano, pertanto, giocare un certo ruolo nel Mercato. Il
danno per i consumatori può essere di tipo puramente economico, trovandosi gli stessi a pagare
eccessivamente merci e servizi a causa di pratiche monopolistiche o fraudolente ed inoltre possono
venire danneggiati dall’uso di prodotti malsani, pericolosi o difettosi. Ě, quindi, opportuno che i
governi intervengano per tutelarli.
“Tale intervento può assumere varie forme, comprendendo la fornitura diretta da parte dello Stato di
merci, servizi ed informazioni al consumatore, ma una delle forme più invasive è la
regolamentazione delle transazioni private attraverso varie forme di legge a tutela del
consumatore”
8
.
6
G.Vettori, Le asimmetrie informative fra regole di validità e regole di responsabilità in Riv.di dir priv.n.2/2003, p.241.
7
G.Vettori, Le asimmetrie informative fra regole di validità e regole di responsabilità, cit., pp.242-243
8
“Such intervention can take many forms. While these include direct state provision of goods, services and consumer
information, one of the most pervasive forms of intervention is the regulation of private transactions through various
forms of consumer protection law”, D.M.Trubek, Consumer law, Common markets and federalism, cit., p.8
8
Per garantire pari opportunità agli operatori occorre assicurare libero accesso a tutti gli interessati,
regole omogenee per le contrattazioni, conoscenza dei soggetti e delle condizioni.
L’assenza di notizie limita la libertà di concorrenza ed incide nell’autonomia contrattuale perché la
carenza di informazioni è una delle cause più frequenti di squilibri negoziali
9
.
Una legge a tutela del consumatore è spesso designata per “perfezionare” le relazioni di mercato,
eliminando quelle caratteristiche che possono distorcere il sistema. Tuttavia, la legge (o più in
generale l’azione statale) spesso integra o rimpiazza le decisioni private del mercato attraverso dei
processi di tipo collettivo.
Molte leggi per la tutela dei consumatori mirano a rimuovere le barriere informative, che il
consumatore deve nella realtà fronteggiare e di cui, invece, non si tiene in debita considerazione
nella pura teoria dei Mercati. Per esempio, le leggi che proibiscono le pratiche ingannevoli o le
richieste ai produttori/venditori di fornire tutte le informazioni relative alle merci e servizi, che
sarebbero diversamente difficili da reperire da parte del consumatore, presumono che con una
adeguata “information gap
10
” l’eliminazione dei fallimenti del Mercato o quantomeno una
riduzione di essi ed un miglior servizio nei confronti dei consumatori da parte di altri mercati
diversamente regolati.
Ma altre forme di legge per la tutela del consumatore si impongono in modo più radicale nelle
decisioni del mercato.
A livello di Governo si stabiliscono degli standard di produzione, largamente usati per esempio nel
campo alimentare, e vengono previste delle sanzioni per coloro che non li rispettano. A questo
proposito si può citare il caso Cassis de Dijon
11
.
Nel settembre 1976 la ditta REWE si rivolgeva all’amministrazione del Monopolio federale per i
liquori, chiedendo l’autorizzazione ad importare dalla Francia una partita di liquore denominato
Cassis de Dijon, per venderlo in Germania. Il Cassis, che ha un tasso alcolico del 15-20%, è
9
G.Vettori, Le asimmetrie informative fra regole di validità e regole di responsabilità, cit., p.241
10
D.M.Trubek, Consumer law, Common markets and federalism, cit., p.9
11
H.W.Micklitz, Prospettive di un diritto privato europeo. Ius comune praeter legem? in Contratto e impresa Europa,
1999, pp.35-82
9
liberamente acquistabile in Francia. L’amministrazione del monopolio federale decideva che non
era possibile porre in commercio il liquore Cassis de Dijon in Germania per il suo contenuto
alcolico troppo basso. L’amministrazione si rifaceva al § 100 III della legge che regola il monopolio
in materia di liquori (Branntweinmonopolgesetz), secondo la quale possono essere messi in
commercio liquori il cui tasso alcolico sia di almeno 32%.
Il Finanzgericht dell’Assia adiva, pertanto, la Corte di Giustizia delle Comunità europee, la quale
decideva la questione con sentenza del 20 febbraio 1979. Gli effetti di questa sentenza rilevano
ancora oggi nella configurazione del rapporto tra diritto europeo e diritto nazionale.
Secondo questa sentenza le merci regolarmente prodotte e regolarmente messe in commercio in uno
Stato Membro, in linea di principio, possono circolare liberamente all’interno della Comunità
europea
12
.
La complessità dei Mercati è evidente ed occorre avere una visione almeno sommaria della realtà
sottesa alle norme e dei mutamenti del sistema delle fonti.
La forza dei codici trae alimento nel corso dell’800 da un sogno di stabilità. Offre un sistema chiaro
e semplice, contiene regole uguali e l’uguaglianza distoglie dalla concretezza dei fatti. Si propone di
dissolvere i conflitti eliminando asimmetrie che non si trovano nella legge e che non sono
consentite nella valutazione degli interpreti. Codice e sistema economico sono a lungo in sintonia e
per molti decenni vi è una sostanziale identità fra modelli formali e presupposti sostanziali
13
.
Processi di razionalizzazione sono in movimento già da tempo. Essi si manifestano semplicemente
su singole isole, pervadendo gradualmente l’intero diritto privato. Questo processo può essere
riconosciuto analizzando una branca del diritto: il diritto dei consumatori.
Dal punto di vista nazionale, il diritto dei consumatori è un diritto di protezione. Il rapporto tra
diritto dei consumatori e diritto privato non è privo di tensioni all’interno degli Stati Membri. Il
diritto dei consumatori viene inteso come un diritto particolare, che si sottrae o contrappone agli
aneliti universali del diritto privato; è un corpo estraneo nell’ordinamento giuridico nazionale.
12
H.W.Micklitz; Prospettive di un diritto privato europeo. Ius comune praeter legem?, cit., pp.36-40
13
G.Vettori, Le asimmetrie informative fra regole di validità e regole di responsabilità, cit., pp.241-242
10
Completamente diversa è la situazione giuridica a livello comunitario: il diritto dei consumatori
costituisce uno dei punti fondamentali di regolamentazione del diritto privato europeizzato
14
.
1.3.3 Il problema degli interessi diffusi
Una legge per la tutela dei consumatori è uno strumento designato a correggere lo squilibrio tra le
forze economiche nei mercati privati.
“Ma la legge non è mai politicamente neutrale. Se la forza economica superiore del
produttore/venditore viene trasferita a livello politico, sarà ben difficile che una siffatta legge, posta
a tutela del consumatore, riesca veramente a raggiungere il suo obiettivo. Questo è ciò che accade
nelle economie politiche delle moderne nazioni capitalistiche”
15
.
L’interesse dei consumatori può essere visto come un interesse diffuso. Il concetto di interesse
diffuso fa riferimento ad un interesse che appartiene ad un largo numero di individui, che non sono
pienamente rappresentati da gruppi di interesse.
“In una politica pluralista, si presume, in linea di principio, che tutti gli interessi legittimi possano
essere organizzati in gruppi, che faranno pressione per essere presi in considerazione a livello
governativo. Ma spesso vi è disparità tra la forza o la dimensione dell’ “interesse” e le risorse che
possono essere mobilizzate per fare questo . Si parla, in questi casi, di organizzazione “sub-
ottimale”, cioè quella situazione in cui il gruppo di interesse non riesce ad imporsi o ad influire in
proporzione al numero di persone che potrebbero trarre dei benefici dall’attività del gruppo di
interesse e dall regolamento che si intende assicurare”
16
.
14
H.W.Micklitz; Prospettive di un diritto privato europeo. Ius comune praeter legem?, cit., pp.46-47.
15
“But law is never politically neutral. If the superior economic power of producers/sellers is translated into political
power, then it is unlikely that consumer law will achieve its stated purpose. Yet, this is just what is likely to happen in
the political economies of modern capitalist nations”. D.M.Trubek, Consumer law, Common markets and federalism,
cit., p.10
16
“In a pluralist polity, it is normally assumed that all legittimate interests can be organized into groups which will
press for governmental action. But often there is a disparity between the strength or size of the “interest” and the
resources that can be mobilized to press for measures to protect or advance it. In such cases, we speak of “sub-
optimal” organization, a situation in which the interest group cannot command resources or influence commensurate
with the number of people who might be benefited by interest group activity and the regulation it is designed to secure”,
D.M.Trubek, Consumer law, Common markets and federalism, cit., p.10
11
Essendo i consumatori sono relativamente deboli, i proponenti delle leggi a tutela del consumatore
sostengono che uno stato democratico ha l’obbligo di assicurare un’ adeguata ed effettiva
rappresentanza dei consumatori a livello legislativo. Lo Stato deve fare in modo che la voce dei
consumatori venga effettivamente ascoltata e le istituzioni statali non devono farsi coinvolgere dal
rischio di essere prese nelle reti del business, ma devono avere la capacità tecnica e legale di
applicare leggi e regolamenti che proteggano i consumatori dagli abusi di potere delle forze di
mercato.
1.4 La legge per la tutela del consumatore nella Comunità europea
In un mercato unico non possono esistere leggi configgenti tra quelle poste a tutela dei consumatori
e quelle che assicurano la libera circolazione di merci o servizi. Occorre fare in modo che le leggi
siano uniformi.
Una soluzione a questo problema è quello di fare in modo che la protezione del consumatore sia di
esclusiva competenza dell’Autorità centrale, in modo che le leggi siano coerenti per tutti i Paesi
coinvolti. A questo punto, una siffatta legge non avrà effetto alcuno sul mercato comune e le
frontiere aperte non ne impediranno il passaggio. E’ chiaro però che questa soluzione, che appare
concettualmente chiara, può non essere così fattibile, perchè i vari Stati reclameranno
probabilmente la propria “Sovranità” e si opporranno in qualche modo.
Invero un mercato interno può instaurarsi soltanto ove venga creato un complesso di regole
uniformi che rappresenti una sorta di zoccolo duro del diritto delle transazioni, in grado di
assicurare una soddisfacente allocazione delle risorse mediante interventi riequilibratori idonei ad
eliminare consolidate situazioni di debolezza negoziale, attraverso misure dirette a favorire la
12
circolazione delle informazioni tra gli operatori e ad eliminare gli ostacoli esistenti per un effettivo
esercizio della libertà di contrattazione anche in ambito sovranazionale”
17
.
La Comunità interviene al fine di assicurare l’armonizzazione delle regole del “mercato interno”.
Armonizzazione non vuol dire uniformazione, ma solo affinità, somiglianza, vicinanza, secondo un
grado di convergenza che varia da momento a momento e da intervento a intervento
18
.
1.5 Il percorso verso la Direttiva 93/13/CE del 5 Aprile 1993
La maggior parte delle leggi poste a tutela del consumatore in Europa deriva dal diritto nazionale.
Tutti gli Stati membri della Comunità europea già applicavano/applicano norme sostanziali e
procedure in tal senso. Questi diritti nazionali sono la fonte primaria della tutela governativa e
legale per i consumatori che vivono nell’ambito della Comunità europea.
In tutti gli Stati membri vi è stata la percezione che le manchevolezze dei mercati competitivi
richiedessero misure per aggiustare gli squilibri fra i produttori, i distributori ed i prestatori di
servizi, da un lato, ed i consumatori, dall’altro.
La visione sociale descritta precedentemente come la “moderna economia politica della tutela del
consumatore” è quella che è stata in un certo qualmodo accettata da tutti i Paesi membri della
Comunità europea. C’è stato un riconoscimento comune della necessità di fare qualcosa a livello
statale per aumentare la protezione dei consumatori. In tutti questi paesi è stata accettata l’idea della
necessità di educare il consumatore, di informarlo, di proteggerlo dal punto di vista legale e di
rappresentarlo.
Questo ha significato un riconoscimento dei limiti della teoria liberale, che crea solo “miti di
diritti”, ma dà ai consumatori solo una protezione illusoria.
17
G.Chinè, Regole del diritto Comunitario, rapporti di consumo, contratti del consumatore in Legislazione
Giurisprudenza, Ambiente Diritto.it
18
G.Alpa, Introduzione al diritto dei consumatori, cit., p.6-7
13
Si è denunciata da parte di tutti gli Stati membri la standardizzazione delle relazioni fra i
consumatori, la prevalenza di contratti per adesione, l’uso di pratiche aggressive di marketing,
metodi di vendita e di pubblicità, la presenza di condizioni non eque o irragionevoli nei contratti del
consumatore, il trasferimento al consumatore dei maggiori rischi e costi legati al trattamento di
prodotti difettosi, pericolosi o insoddisfacenti o di servizi mediante l’inserimento di clausole di
esenzione da responsabilità e di garanzia, le più diverse barriere che impediscono ai consumatori di
avere effettivamente accesso alla consulenza legale, assistenza, rimedi adeguati, ecc.
Questo riconoscimento ha portato al graduale emergere nella Comunità europea del “diritto di tutela
del consumatore”, vale a dire un corpo di norme, di regole, di strumenti e di procedimenti diretti a
promuovere gli interessi del consumatore sul mercato.
Merita, però, citare il fatto che le prime iniziative nel campo del diritto del consumatore sono state
prese da Istituzioni non comunitarie.
Fin dal 1961, la FAO (Food and Agricolture Organization) e la WHO (Worl Health Organization)
delle Nazioni Unite ha creato una Commissione, denominata Codex Alimentarius, per fare un
programma designato a proteggere il consumatore nei confronti di pratiche inique nel commercio
alimentare ed a sviluppare la libera circolazione dei prodotti alimentari sui mercati internazionali.
Il Codex ha avuto una certa influenza sull’evoluzione di diritti nazionali riguardanti l’etichettatura
dei prodotti alimentari, la sicurezza ed i controlli di qualità degli alimenti e degli additivi.
Nel 1981 la WHO ha preparato un codice per la commercializzazione di formule per l’Infanzia e
altri prodotti usati come sostitutivi del latte materno.
Ancora, la WHO e altre organizzazioni UN hanno intrapreso varie iniziative per fronteggiare il
problema dei prodotti pericolosi, in particolare il problema dei pesticidi e dei prodotti farmaceutici
del mercato internazionale.
Per molti prodotti hanno giocato e giocano un ruolo significativo Enti privati internazionali ed
europei, che sono l’ISO (Internationl Standards Organization), l’IEC (International Electro-
14
technical Commission), il CEN (European Committee for Standardization) e il CENELEC
(European Committee for electronical Standardization).
L’OECD (Organization for Economic Cooperation and Development), i cui membri sono tutti i
Paesi europei insieme al Canada e gli Usa, era già attivo da tempo nel campo della tutela del
consumatore.
Il 9 aprile 1985 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, all’unanimità, adottò una direttiva UN
per la tutela del consumatore, che dettava una serie dettagliata di regole e di principi a tutela del
consumatore sulla scena internazionale ed in particolar modo nei Paesi del Terzo mondo,
suggerendo un modo di intendere comune a livello mondiale di quelli che devono essere gli
standard base posti a tutela del consumatore.
Indubbiamente, il primo riconoscimento di una politica chiara e comprensiva della necessità di
prendere delle misure a tutela del consumatore in Europa fu preso dall’Assemblea Consultiva del
CONSIGLIO D’EUROPA.
Nel 1973 la Commissione della Comunità europea istituì un Organismo consultivo sui problemi del
consumo, denominato Comitato consultivo dei consumatori, per esprimere pareri in ordine
all’armonizzazione delle discipline del settore e promuovre uno scambio cospicuo di informazioni e
di esperienze tra i paesi membri della Comunità
19
.
L’Assemblea, con l’Art.28 della CONSUMER PROTECTION CHARTER (Dichiarazione di
protezione del consumatore) predr posizione in vari di campi.
La Dichiarazione riguardava i diritti generali del consumatore, la protezione contro i danni fisici
dovuti ai prodotti non sicuri, la protezione contro i danni arrecati agli interessi economici del
consumatore, il diritto del consumatore alla consulenza, educazione, informazione e rappresentanza,
ed il diritto di indennizzo contro i danni. Citava anche una serie di misure prioritarie, la cui
adozione veniva raccomandata a tutti gli Stati membri, comprese le misure che riguardano i
19
G.Alpa, Introduzione al diritto dei consumatori, cit., p.7
15
contratti standard unilaterali, il post-vendita per i beni durevoli, la pubblicità ingannevole ed altre
proposte.
La Dichiarazione venne adottata conformemente al Preambolo dello Statuto del Consiglio
d’Europa, che esige “una più stretta unione tra tutti i Paesi europei che sono interessati ad un
progresso economico e sociale”. E’ una dichiarazione sia economica che sociale, che combina il
bisogno di una certa standardizzazione a livello internazionale nel campo della politica di
protezione dei consumatori con l’intento del Consiglio d’Europa di proteggere l’individuo e certi
diritti particolarmente vulnerabili.
Mentre la Dichiarazione non ha un effetto vincolante ed è una dichiarazione di intenti, essa però è il
primo riconoscimento ufficiale a livello europeo della necessità di una legge posta a tutela del
consumatore.
Molto è stato fatto da parte della Commissione europea con la cooperazione del Consiglio. Sono
state fatte molte raccomandazioni o risoluzioni fino ad arrivare alla firma di una convenzione
riguardante i problemi specifici del consumatore: le vendite porta a porta, la pubblicità ingannevole,
le condizioni inique nel contratto, il post-vendita, gli Enti di rappresentanza dei consumatori,
l’educazione e l’informazione del consumatore, l’assistenza legale per i consumatori, la tutela e la
difesa degli interessi collettivi dei consumatori e i modi per facilitare l’accesso alla giustizia.
Le Istituzioni CE sono state coinvolte anche in attività dirette a promuovere sia direttamente che
indirettamente gli interessi dei consumatori di ogni parte del mercato comune.
Mentre i firmatari del Trattato di Roma nel 1957 non avevano percepito né il bisogno o, a fortiori,
lo scopo della politica comunitaria, destinata a promuovere gli interessi dei consumatori nel mercato
comune, negli anni ’70 la Comunità iniziò a riconoscere il bisogno di una azione specifica in tal
senso e agli inizi degli anni ’70 venne raggiunto un consensus per formulare, da parte delle
Istituzioni comunitarie, un programma in cui venissero considerate determinate misure a favore dei
consumatori.
16
La Comunità europea non solo si adoperò per assumere una posizione severa a favore della tutela
del consumatore, ma era anche armata di poteri legali per rendere effettiva tale politica., anche se
in realtà poco è stato fatto, perché fintanto che si tratta di discutere, tutto va bene, ma poi quando
bisogna mettere in pratica i principi, il consensus si erode.
1.6 Consumatori, Mercato Comune e Trattato di Roma
La creazione di un mercato comune senza frontiere e ostacoli per la libera circolazione delle merci
e dei servizi e la libera circolazione delle persone, lavoro e dei capitali è chiaramente lo scopo
primario del Trattato CE.
Il preambolo del Trattato dimostra l’importanza che viene affidata alla concorrenza. Ma, a parte le
previsioni del Trattato che esplicitamente fanno riferimento al consumatore, null’altro si trova a
questo proposito.
L’idea del consumatore, che sembra essere sullo sfondo del Trattato di Roma, ha delle conseguenze
sul piano del mercato economico, che il Trattato stesso cerca di creare. Il consumatore è
considerato, innanzitutto, una entità individuale; egli è definito semplicemente come un acquirente
di prodotti o utilizzatore di servizi e non vengono per nulla presi in considerazione gli interessi
collettivi della categoria.
In secondo luogo, poiché il Trattato di Roma confida sulle decisioni del mercato riguardo alle merci
o servizi da fornire, non si esplicita nessun altro strumento oltre al mercato stesso per identificare i
veri bisogni dei consumatori. Il Trattato pone piena fiducia nelle forze di mercato piuttosto che in
un intervento governativo atto a correggere o sostituire i mercati.
Infine, i consumatori non sono visti come un gruppo sociale ed economico, la cui partecipazione nei
processi decisivi a livello della Comunità riveste, invece, particolare importanza: essi non sono in
alcun modo rappresentati negli Enti consultivi a livello comunitario, tanto che, l’Art.193 del
Trattato di Roma, nel definire la composizione della Commissione, dice che essa sarà composta di
17