prodotta dai due gruppi delle proprie radici storiche fornisce la giustificazione teorica
su cui le due comunità fondano le motivazioni genealogiche del conflitto.
L’analisi di stampo nazionalista delle proprie origini, a fianco dell’influenza del
buddismo e del governo coloniale inglese, che hanno applicato una politica
discriminante su vari aspetti sociali e politici appoggiando la comunità singalese, ha
condotto quest’ultimi ad assumere un ruolo privilegiato e prevaricatore nella società,
anche grazie ad una strutturazione del parlamento che permette tutt’ora ai singalesi di
detenere, in proporzione, la maggioranza dei seggi.
Il fatto che la maggioranza relativa dei ministri al governo risulti essere singalese, ha
condotto spesso il parlamento ad approvare delle leggi che hanno prodotto dei
privilegi alla comunità singalese, ponendo in posizione di svantaggio la popolazione
tamil; a sua volta i tamil hanno consolidato l’idea di dover conquistare e liberare dal
dominio singalese il territorio nord orientale dell’isola, considerato il luogo
storicamente abitato dai tamil e ritenuto l’unico territorio in cui si possa realizzare
appieno la comunità e l’identità tamil.
Nell’ultimo secolo lo Sri Lanka ha subito modifiche sociali strutturali: si è
trasformato da una società dove il principale sistema di differenziazione si basava
sulla divisione molto rigida in caste sociali, ad una in cui l’esasperazione del
nazionalismo etnico ha provocato la morte e la fuga di un’ingente parte della
popolazione, disgregando questa divisione gerarchica e modificando in questo modo
l’assetto socio-economico del paese. Soprattutto dopo l’inizio del conflittto, è stata
messa in discussione e ridefinita la stessa comprensione della società dal suo interno:
si sono rotte le barriere sociali costituite dalla struttura gerarchica della casta e si è
affacciata una comprensione della società basata sulla ricchezza e sulla mobilità
sociale. Nelle motivazioni che hanno provocato la guerra in Sri Lanka si intrecciano
dinamiche relative ad identità etniche in cerca di conferma di sé e spinte nazionaliste,
a fianco ad un passato storico-coloniale che ha influito sulle relazioni sociali degli
abitanti, codizionato dalle differenze religiose, che hanno contribuito ad aumentare la
divisione della società al suo interno. Con la nascita del conflitto molti tamil hanno
deciso di fuggire dallo Sri Lanka, diretti verso gli stati europei o del continente
americano, oltre che in India.
5
I questa testo affronto alcune tematiche: la nascita del conflitto fra la guerriglia delle
Tigri Eelam e l’esercito dello Sri Lanka, elaborando i concetti di nazionalismo e
identità etnica, a fianco ad un tentativo di offrire una visione olistica delle
motivazioni che hanno condotto al conflitto nel territorio asiatico. A fianco a ciò,
pongo in primo piano una riflessione sugli studi, apparsi recentemente, relativi al
tema della diaspora, come allontanamento forzato e protratto nel tempo dal proprio
territorio di origine: molti tamil sono dovuti fuggire dalle violenze della guerra,
cercando asilo in molti paesi del mondo, fra i quali la Norgegia. In questo elaborato
offro, in primo luogo, una presentazione rispetto a come le politiche norvegesi
relative all’immigrazione, formulate dallo stato scandinavo nel corso di quest’ultimo
secolo, si siano poste rispetto al fenomeno delle migrazioni umane dirette verso il
proprio territorio nazionale e quali provvedimenti legislativi il governo abbia
adottato rispetto alle domande di accoglienza di persone in cerca di asilo e alla
presenza di rifugiati all’interno dello stato.
Il concetto di nazione deriva dal participio passato latino nasci e si riferisce al
concetto di razza o di origine di una comunità; quest’ultimo differisce dal concetto di
etnia: la parola ethnos, anche se si presenta come sinonimo greco della parola latina
nasci, è infatti connessa alla percezione di appartenenza del singolo ad una
collettività, in relazione ad una comune discendenza.
1
La presa di coscienza nazionale viene presentata da Ernest Barker come un prodotto
moderno, nonostante che la nazione come concetto politico, fosse già presente nelle
epoche precedenti:
“The self-consciousness of nations is a product of the nineteenth century. This is a
matter of the first importance. Nations were already there; they had indeed been
there for centuries. But it is not the things that are simply ‘there’ that matter in
human life. What is really ad finally matters is the thing which is apprehended as an
idea, and, as an idea, is vested with emotion until it becomes a cause and a spring of
1
Fuglerud, 1996.
6
action. In the world of action, apprehended ideas are alone electrical and a nation
must be an idea as well as a fact before it can become a dynamic force.”
2
La costruzione di un passato nazionale riguarda la creazione di una particolare storia
del territorio e si identifica con il legame morale che unisce le persone, la nazione e
l’autodeterminazione politica di una comunità, la quale si sente unita secondo
determinati principi. Rispetto a ciò i rifugiati sono situati in una posizione
interstiziale, collocati in una zona liminale rispetto all’ordine nazionale delle cose.
(Malkki, 1995)
Walker Connor (1978) ritiene che nell’analisi delle radici e dell’evoluzione delle
polarizzazioni etniche e dei conflitti, l’elemento più importante da tenere in
considerazione non sia what is, bensì what people believe is, poiché le divisioni
etniche che nascono dalla percezione che l’individuo ha del mondo esterno, sono in
realtà creazioni collettive.
Il concetto di etnicità, identità e rappresentazione di sè, sono i temi centrali di questo
testo: i conflitti in Sri Lanka sono caratterizzati da una connotazione e sono stati
prodotti anche da forti spinte nazionaliste da parte delle comunità singalesi e tamil.
La comprensione del concetto di identità e di come l’individuo comprende sè stesso
ed il mondo esterno, si rilevano elementi chiave per la comprensione delle dinamiche
che mettono in relazione i tamil rifugiati accolti dallo stato norvegese, con i propri
connazionali, sia quelli che si trovano all’estero che in Sri Lanka, sia con la società
scandinava. I tamil in Norvegia si sono trovati sradicati dal contesto culturale,
religioso e sociale di provenienza: il nuovo status di rifugiato li ha condotti ad un
confronto con comunità ed identità altre, spesso l’incontro e l’inter-relazione con
società diverse è stato caratterizzato da numerose difficoltà.
Secondo Brum (2003) il caso dei tamil può essere considerato un esempio di come
una parte della società, appunto i tamil, che si trova all’interno di un territorio
nazionale, in questo caso lo Sri Lanka, possa diventare del tutto aliena allo stato
giuridico che ne regolamenta il territorio, che dovrebbe rappresentarla e tutelarne i
diritti. Lo scontro fra la guerriglia delle Tigri Eelam e l’esercito dello Sri Lanka è
stato prodotto dall’incapacità dello stato applicare una politica equa; tutto ciò ha
2
Barker, 1927:173.
7
prodotto la nascita di tensioni e di conflitti sociali, politici e culturali di tale entità da
portare alla nascita di un vero e proprio scontro bellico.
La presenza dei tamil in Norvegia, di come la comunità tamil accolta si relaziona con
i propri connazionali e con la società scandinava, con le tradizioni, con il proprio
passato politico-sociale e con il presente storico, sono tematiche che si intrecciano
con le politiche sociali che lo stato norvegese ha elaborato per affrontate la
“questione immigrazione” e la presenza di rifugiati all’interno del territorio nazionale.
L’identità del tamil, la comprensione di sè come persona e come rifugiato, le
relazioni che mette in atto con la comunità di appartenenza e con la società in cui
viene accolto, la realizzazione del proprio essere come individuo e la lontananza dal
paese di origine, sono tutti temi che ruotano attorno al concetto di identità, di
appartenenza etnica, di integrazione e di esclusione.
Esclusione ed appartenenza, identità etnica e sociale, rapporto fra territorio, cittadino
e nazione, definiscono non solo la comprensione del significato di rifugiato, ma
anche quello di cittadino, oltre che di persona. Rispetto al concetto di identità sono
state elaborate teorie che cercano di offrire una risposta efficace a cosa questa
rappresenti e a quanto possa influenzare le relazioni sociali all’interno di uno stato-
nazione. Ciò che è familiare e ciò che è percepito come estraneo, l’Altro, determina
non solo la comprensione della realtà esterna, ma influisce nella produzione di
elaborazioni politiche che un paese applica per coordinare gli aspetti giuridici delle
relazioni che intercorrono fra con coloro che risiedono all’interno territorio nazionale
e coloro che sono stanziati al di fuori di esso.
Le politiche norvegesi elaborate rispetto all’immigrazione, rispecchiano la
comprensione, l’interpretazione e la percezione che lo stato ha elaborato in relazione
a questi temi. Le politiche di integrazione o i decreti di espulsione dimostrano, in
senso giuridico, la teoria sociale che soggiace ed è costituitiva della comprensione
che il paese scandinavo ha elaborato relativamente agli immigrati e ai rifugiati,
compresi come persone che provengono da un territorio, uno stato ed una nazione
altra, ma che chiedono di essere accolti all’interno dei suoi confini nazionali.
L’interpretazione del concetto di identità si dimostra fondamentale per la
comprensione di come i tamil si considerano come gruppo e come individui
all’interno di un territorio, la Norvegia, il luogo di arrivo dopo un viaggio di fuga.
8
Allo stesso tempo la comprensione del concetto di identità viene inserita all’interno
di un’elaborazione politica nazionale, dove identità, nazionalismo, territorialità e
spazialità, si intrecciano per la formulazione di un corpus giuridico che determini e
definisca il rapporto fra stato, cittadino, immigrato e rifugiato. La fuga dei tamil dallo
Sri Lanka e l’impossibilità di ritorno a causa del conflitto in atto, determina la
condizione di una lontananza forzata e protratta nel tempo, definita diaspora da molti
studiosi. La diaspora condiziona l’esistenza dei tamil, determinando le modalità di
interazione con i connazionali, presenti sia in patria che all’estero.
La Norvegia, afferma Fuglerud (1996) e (1999), viene compresa dai tamil o come il
luogo transitorio dove l’identità tamil non può mai realizzarsi in quanto proiettata
all’esterno del paese di origine e di appartenenza naturale; o come luogo dove
l’identità tamil, nonostante la distanza dallo Sri Lanka, può realizzarsi appieno, in
quanto l’identità si costituisce indipendentemente dal luogo in cui è proiettata.
Malkki (1995) ritiene che la società contemporanea consideri gli immigrati forzati
dei soggetti impuri, in quanto si sono allontanati dal territorio di appartenenza,
violando i confini territoriali e separandosi dallo stato-nazione di origine. È proprio
la specifica comprensione che ruota attorno al rapporto esclusivo fra il concetto di
persona, luogo e nazione, sulla quale si fonda la comprensione che il mondo
occidentale ha dell’immigrato forzato. I rifugiati, continua Malkki, sono considerati
dalla società occidentale come persone fuori dal tempo e dallo spazio: soggetti
contaminati strappati dalla propria cultura, concetto compreso come territorializzato,
inserito all’interno di confini territoriali. La comprensione dell’identità si intreccia
con quella relativa al concetto di relazione sociale e di integrazione, meticciato,
ibridità e contaminazione. Queste parole segnalano tutte una peculiare comprensione
della relazione che si instaura fa identità, culture e società diverse.
9
I Identità e identità etnica
Hall (1996) ritiene che le dinamiche storiche e sociali siano le cause determinanti che
conferiscono l’aspetto di perpetuo mutamento e cambiamento alle identità. Queste
ultime si trovano ad essere in una condizione di incompletezza e di perenne
formazione: le identità sono proiettate all’interno della dimensione della
rappresentazione, non solo in risposta alle domande chi siamo? e da dove veniamo?,
ma anche in risposta a come potremmo diventare?, a come siamo rappresentati dagli
altri? e a come questo possa influire nella rappresentazione di se stessi?
Le identità sono costruite attraverso le dinamiche di rappresentazione e della
percezione di sé e degli altri e si pongono in relazione con la tradizione tanto quanto
con la reinvenzione della tradizione stessa; nascono dalla narrativa dell’io, ma la
natura fittizia della loro formazione non ne indebolisce l’efficacia materiale, politica
o discorsiva. L’identità risulta appartenere, almeno in parte, alla dimensione
immaginaria e simbolica, quindi viene costruita dalla fantasia dei soggetti.
“Precisely, because the identities are constructed within, and not outside, discourse;
we need to understand them as produced in specific historical and institutional sites
within specific discursive formations and practices, by specific enunciative
strategies.”
3
Secondo Hall le identità sono il punto di sutura e il frutto dell’incontro fra il discorso
e la pratica,
che ci posiziona in un luogo specifico e in un contesto sociale determinato: il
processo narrativo produce, in definitiva, la soggettività che ci costruisce come
soggetti che possono essere raccontati.
3
Hall, 1996:4.
10
“Identities are thus points of temporary attachment to the subject positions which
discursive practices construct for us. They are the result of a successful articulation
or “chaining” of the subject into the flow of the discourse...called an intersection.”
4
Le identità si formano attraverso le differenze e quindi solo attraverso la relazione
con l’altro, con ciò che è definito constitutive outside e che rappresenta la mancanza;
l’identità si forma attraverso la comparazione con la realtà esterna e risulta costituire
il punto di identificazione del sé solo tramite la sua capacità di esclusione e di
esternazione dell’oggetto.
Le identità sono rappresentazioni sempre formate nelle divisioni, fra lo spazio degli
altri e la dimensione del noi, queste due sfere non possono mai essere uguali,
identiche, dal punto di vista del soggetto che le percepisce. Tutte le entità possiedono
dei confini e sono permeabili dagli stimoli esterni; l’unità dell’entità è rappresentata
dall’omogeinità interna; l’identità si presenta comunque come qualcosa di instabile,
frammentario. L’unità interna dell’identità è una costruzione, nasce dall’operazione
che ogni soggetto compie tramite l’esclusione con l’altro. Le identità sono costruite
attraverso il potere dell’esclusione, non sono dunque determinate da un’unità
inevitabile, né da una totalità primordiale, ma da un processo legato alla
fragmentazione e al contingente.
Sollors (1996) pone una distinzione fra identità e identità etnica, citando le
conclusioni di Swanson (1979):
“If we construct an identity without ethnicity (in the sense of historical continuity
through lineage), we may feel dead, but if we define ourselves exclusively in ethnic
terms, we are equally in trouble.”
5
Una definizione classica dell’identità etnica viene fornita da Shermerhorn (1970) e
(1978):
“An ethnic group is ...a collectivity within a larger society having real or putative
common ancestry, memories of a shared historical past, and a cultural focus on one
4
Hall, 1996:6.
5
In Sollors, 1996:XX.
11
or more symbolic elements defined as the epitome of their peoplehood. Examples of
such symbolic elements are: kinship patterns, physical contiguity (as in localism or
sectionalism) religious affiliation, language or dialect forms, tribal affiliation,
nationality, phenotypal features, or any combination of these. A necessary
accompaniment is some consciousness of kind among members of the group.”
6
Max Weber definisce così il gruppo etnico:
“We shall call ‘ethnic groups’ those human groups that entertain a subjective belief
in their common descent… this belief must be important for the propagation of group
formation; conversely
it doesn’t not matter whether or not an objective blood relationship exists. Ethnic
membership differs from kinship group precisely by being a presumed identity.”
7
L’identità etnica è uno degli elementi trattati in questa tesi: il nuovo contesto sociale
in cui i tamil in esilio sono proiettati, coinvolge le relazioni con altri gruppi che si
sono costituiti all’interno di differenti strutture sociali, religiose, culturali storiche,
nazionali. L’incontro fra comunità diverse rende manifesta l’identità etnica.
Barth (1969) propone un’interpretazione dell’identità etnica intesa come un’identità
sociale, nella condivisione di tratti culturali, caratterizzata dalla sua produzione e
riproduzione non all’interno del gruppo culturale di per sé, ma ai confini di questo,
laddove il gruppo si incontra e interagisce con altri gruppi, percepiti come diversi:
“First it is clear that the boundaries persist despite a flow of personnel across them.
In other words, categorical ethnic distinctions do not depend on an absence of
mobility, contact and information, but do entail social processes of exclusion and
incorporation whereby discrete categories are maintained despite changing
participation and membership in the course of individual life histories. Secondly, one
finds that stable, persisting, and often vitally important social relations are
6
Sollors, 1996:Xii.
7
Weber, 1968:389. Citazione in Brum, 2003.
12
maintained across such boundaries, and are frequently based precisely on the
dichotomized ethnic statuses.”
8
L’interazione sociale risulta essere per Barth elemento fondamentale per le
distinzioni etniche. L’interazione non produce l’appiattimento delle differenze
attraverso il cambiamento e l’acculturazione, infatti le differenze culturali persistono
nonostante i contatti inter-etnici e l’interdipendenza; i gruppi etnici vivono in una
sorta di relazione simbiotica dove le differenze sopravvivono nonostante le
interazioni fra gruppi, che avvengono ai confini dei gruppi stessi.
La formazione etnica è negoziata dai significati dei processi di categorizzazione e di
ascrizione
9
di sé fra i gruppi. Il contesto sociale dei tamil in Sri Lanka condiziona
molto i processi di negoziazione dell’identità, così come il potere delle relazioni
esterne e le categorizazioni. L’esperienza è un fattore fondamentale nella vita della
maggior parte dei rifugiati, spesso è il collegamento fisico o mentale con l’esperienza
della guerra che li porta a cercare rifugio.
Secondo Barth le riflessioni intorno al tema dell’etnicità devono concentrarsi su ciò
che occorre per far emergere le distinzioni etniche in un’area; in ogni evento la
riduzione drastica delle differenze culturali fra gruppi etnici non è connessa con la
riduzione dell’importanza organizzativa delle identità etniche o della rottura dei
processi di mantenimento dei confini.
“When one traces the history of an ethnic group through time, one is not
simultaneously, in the same sense, tracing the history of a culture: the elements of
the present culture of the ethnic group have not sprung from the particular set that
constituted the group’s culture at a previous time, whereas the group has a continual
organizational existence with boundaries (criteria of membership) that despite
modifications have marked off a continuing unit.”
10
8
Barth 1996: 295.
9
La categoria di ascrizione definita da Barth si manifesta come categoria di ascrizione etnica quando
categorizza una persona in termini base, più in generale in termini di identità, determinati
presumibilmente dalla sua origine e contesto. Gli attori sociali utilizzano queste categorie etniche per
classificare se stessi e gli altri in funzione dell’interazione sociale e vanno a costituire i gruppi etnici
proprio in funzione di questa organizzazione.
10
Barth, 1969:38.
13